lunedì 19 maggio 2014

Chirone - Unguento vulnerario

Chirone era un centauro, metà uomo e metà cavallo. Chirone era il centauro più sapiente fra i suoi fratelli. Mentre gli altri gozzovigliavano e si davano a violenza e passioni, Chirone aveva appreso i segreti della natura, gli usi delle erbe, le migliori tecniche di combattimento, tanto che fu il maestro di molti grandi eroi: Eracle, Teseo, Giasone, Enea, e secondo alcuni fu lui ad insegnare ad Asclepio, Dio della medicina, l’arte di guarire con le piante. Ma fu il maestro anche del più grande eroe greco: Achille.

Ingredienti:
  • oleolito di Achillea (Achillea millefolium)
  • oleolito di Melissa (Melissa officinalis
  • cera d’api
  • vitamina E (tocopherol) facoltativo, serve come antiossidante e per tanto garantisce la conservazione più a lungo.
Riguardo alla cera
La cera d'api si trova nelle erboristerie, nei negozietti che vendono miele e prodotti locali, oppure direttamente dagli apicoltori, opzione che io preferisco per favorire i piccoli produttori dei dintorni, che tra l'altro la vendono ad un prezzo molto inferiore rispetto alle erboristerie. Per questa ricetta vi serve della cera del tutto naturale, se vi rifilano i fogli rifiutateli perché di solito contengono anche parafina o altri materiali. Se doveste trovare quella non ancora pulita (si presenta di un bel giallo caldo con corpuscoli nero-marroni ed un forte profumo di miele) prendetela, si può purificare facilmente come potete leggere qui: Come pulire la cera.


Preparazione 
Gli unguenti si preparano con una parte di cera, e fra le 5 e le 7 parti di olio; io di solito mi regolo su una di cera e sei di olio (es. 10 g di cera e 60 g di olio) e con queste dosi viene un unguento dall'aspetto solido ma che si può raccogliere agevolmente con il dito e si spalma benissimo. La consistenza dipende anche dalla temperatura esterna, d'estate chiaramente è più morbida, mentre d'inverno solidifica.
Considerate che non se ne usa mai moltissimo, sicché se non avete intenzione di regalarlo tenetevi sulle piccole quantità.
Mettete a sciogliere la cera a pezzettini e gli oleoliti in parti uguali (secondo l'esempio precedente 10 g di cera, 30 g di oleolito di Achillea, 30 g. di oleolito di Melissa) in un pentolino a bagnomaria; il calore non giova agli oli quindi tenete il fuoco basso e non appena la cera si è sciolta completamente mescolate, togliete dalla fonte di calore e versate in barattolini di vetro ben puliti e asciutti. Raffreddandosi l'unguento si solidifica in superficie e a contatto col vetro, prima che sia del tutto solido versate una goccia di vitamina E e mescolate bene; quest'ultima è termolabile quindi va aggiunta solo quando la temperatura è scesa.
Se non aggiungete la vitamina E e quindi non smuovete l'unguento, può succedere che la superficie rimanga un po' più solida e presenti delle crepe a completo raffreddamento ma con il calore delle mani si scioglie perfettamente. Per evitare quest'effetto comunque si può mescolare di tanto in tanto durante il raffreddamento dell'unguento, che così rimarrà più "spumoso".
Eventualmente si può aggiungere alla cera in via di sciogliemento anche un po' di burro di karitè o di cacao per rendere ancora più morbida e nutriente la miscela. Attenzione però al fatto che il burro di karitè se surriscaldato, quando si raffredda si rapprende in piccoli granelli; la cosa non è particolarmente fastidiosa a mio avviso, visto che comunque rimangono amalgamati al resto e si sciolgono quando prelevati con le mani o spalmati. Se però siete dei perfezionisti a livello estetico e la cosa non vi piace, evitate!
 
Utilizzi
Achille che sotto le mura di Troia usò ciò che gli era stato insegnato da Chirone, distinguendosi in battaglia per coraggio e bravura, ma anche dopo i combattimenti, per la sua abilità nell’utilizzo delle erbe guaritrici. In particolare l’Achillea prese il suo nome dal fatto che l’eroe la utilizzava per risanare le ferite. E questa particolare capacità dell’Achillea è stata confermata dai moderni studi, che ne fanno un ottimo ciccatrizzante, emostatico, antinfiammatorio, astringente, tonificante del sistema circolatorio e dunque utile anche in caso di mestruazioni dolorose e vene varicose. E non è un caso se in molti dialetti abbia nomi che richiamano queste sue proprietà, come Stagnasangue (Liguria), Erba tajera (Piemonte), Erba del tai (Lombardia), Erba da taggi (Veneto), Sanguinella (Toscana), Erba de feridas (Sardegna).
In questo unguento l’Achillea si unisce alla Melissa che è ciccatrizzante, antimicrobica, decongestionante e purificante, facendone un rimedio principe per la cura di ferite, abrasioni, ragadi, piage, favorendo una veloce e uniforme ciccatrizzazione.
E’ anche un rimedio per emorroidi, bruciature solari e non, arrossamenti, screpolature da freddo o causate da lavori manuali o dal contatto col terreno.

ATTENZIONE: l’unguento va applicato quando il sangue ha già smesso di uscire! L’olio essenziale di Achillea è fotosensibilizzante (rende la pelle più sensibile ai raggi solari); in questa preparazione ce n’è davvero una minima parte, comunque per maggior sicurezza se si ha la pelle particolarmente chiara e delicata, evitare di esporsi al sole nell’ora successiva all’utilizzo dell’unguento.

Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.
Vedi anche:
Melissa

Aggiornato l'ultima volta il 5 agosto 2015.

Chryse - Unguento lenitivo

Chryse è la Dorata, l’Aurea. Chryse è la Preziosa,la  Cara. Chryse era uno dei molti nomi di Afrodite, Dea della della bellezza e dell’Amore, ma anche di Athena, signora di guerre e saggezza. Tutti gli strumenti degli Dei erano in oro: la verga di Ermes, l’arco di Apollo, lo scettro di Zeus, le ali di Eros. Forse perché questo metallo rappresenta ciò che è incorruttibile e simbolicamente luminoso, oltre che prezioso e utile.

Ingredienti
  • oleolito di Camomilla (Matricaria chamomilla)
  • oleolito di Calendula (Calendula officinalis)
  • oleolito di Lavanda (Lavanda officinalis
  • cera d’api
  • vitamina E (tocopherol) facoltativo, serve come antiossidante e per tanto garantisce la conservazione più a lungo.
Riguardo alla cera
La cera d'api si trova nelle erboristerie, nei negozietti che vendono miele e prodotti locali, oppure direttamente dagli apicoltori, opzione che io preferisco per favorire i piccoli produttori dei dintorni, che tra l'altro la vendono ad un prezzo molto inferiore rispetto alle erboristerie. Per questa ricetta vi serve della cera del tutto naturale, se vi rifilano i fogli rifiutateli perché di solito contengono anche parafina o altri materiali. Se doveste trovare quella non ancora pulita (si presenta di un bel giallo caldo con corpuscoli nero-marroni ed un forte profumo di miele) prendetela, si può purificare facilmente come potete leggere qui: Come pulire la cera.
Riguardo agli oleoliti
Si possono preparare tre distinti oleoliti oppure uno solo unendo tutte e tre le erbe e l'olio scelto in un solo barattolo.
Preparazione
Gli unguenti si preparano con una parte di cera, e fra le 5 e le 7 parti di olio; io di solito mi regolo su una di cera e sei di olio (es. 10 g di cera e 60 g di olio) e con queste dosi viene un unguento dall'aspetto solido ma che si può raccogliere agevolmente con il dito e si spalma benissimo. La consistenza dipende anche dalla temperatura esterna, d'estate chiaramente è più morbida, mentre d'inverno solidifica.
Considerate che non se ne usa mai moltissimo, sicché se non avete intenzione di regalarlo tenetevi sulle piccole quantità.
Mettete a sciogliere la cera a pezzettini e gli oleoliti in parti uguali (secondo l'esempio precedente 10 g. di cera, 20 g di oleolito di Camomilla, 20 g di oleolito di Calendula, 20 g di oleolito di Lavanda, oppure 60 g dell'oleolito ottenuto dalla macerazione delle tre erbe insieme)
in un pentolino a bagnomaria; il calore non giova agli oli quindi tenete il fuoco basso e non appena la cera si è sciolta completamente mescolate, togliete dalla fonte di calore e versate in barattolini di vetro ben puliti e asciutti. Raffreddandosi l'unguento si solidifica in superficie e a contatto col vetro, prima che sia del tutto solido versate una goccia di vitamina E e mescolate bene; quest'ultima è termolabile quindi va aggiunta solo quando la temperatura è scesa.
Se non aggiungete la vitamina E e quindi non smuovete l'unguento, può succedere che la superficie rimanga un po' più solida e presenti delle crepe a completo raffreddamento ma con il calore delle mani si scioglie perfettamente. Per evitare quest'effetto comunque si può mescolare di tanto in tanto durante il raffreddamento dell'unguento, che così rimarrà più "spumoso".
Eventualmente si può aggiungere alla cera in via di sciogliemento anche un po' di burro di karitè o di cacao per rendere ancora più morbida e nutriente la miscela. Attenzione però al fatto che il burro di karitè se surriscaldato, quando si raffredda si rapprende in piccoli granelli; la cosa non è particolarmente fastidiosa a mio avviso, visto che comunque rimangono amalgamati al resto e si sciolgono quando prelevati con le mani o spalmati. Se però siete dei perfezionisti a livello estetico e la cosa non vi piace, evitate!
  
Utilizzi
Qui di dorato, di prezioso e caro c’è molto: la cera delle api instancabili, il biondo e ricco olio d’oliva, i capolini di Camomilla come pioggia d’oro, i fiori di Calendula come gocce di luce sui prati, e la dolce Lavanda che fiorisce in particolare al Solstizio d’Estate, giorno più lungo dell’anno, in cui le proprietà del sole, secondo la tradizione, si trasferiscono alle piante. Pennellate di luce e colori caldi, con una sfumatura di viola profumato.
La Camomilla, conosciuta comunemente come l’erba che dona un buon sonno, ha tantissime proprietà sia medicinali che cosmetiche fra le quali schiarire i capelli biondi, lenire delicatamente arrossamenti e screpolature, decongestionare gli occhi gonfi e calmare il mal di pancia portato dal ciclo.
La Calendula, tanto diffusa e rustica quanto utile, ha la capacità di calmare bruciori, pruriti, rossori, ma anche, essendo antisettica, di combattere i funghi della pelle e delle parti intime; anche la Calendula può aiutare nei giorni di mestruazioni a regolarizzare il ciclo e calmare il dolore.
La Lavanda, il cui fresco profumo tutti conoscono, è anch’essa blandamente disinfettante, purificante, ciccatrizzante, calmante, decongestionante e aiuta a migliorare la circolazione, oltre che rilassare, far passare ma di testa e crampi addominali e sedare la tosse.
Queste tre erbe agiscono in sinergia potenziando i loro rispettivi poteri curativi, creando una mistura particolarmente indicata per qualsiasi problema della pelle: secchezza, infiammazioni, rossori, punture d’insetti, piccole ferite, eritemi, bruciature, screpolature. Ma è anche efficace in caso di bruciore intimo, ed adatta per le pelli sensibili, mature, atoniche o particolarmente delicate come quelle di bimbi e anziani.
Arricchita ulteriormente con burro di karitè, può essere usata per massaggi nutrienti e rilassanti sul basso ventre e schiena, anche in caso di mestruazioni dolorose.


Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.

Vedi anche:
Calendula
Lo Spirito della Calendula
Alcune varietà di Calendula
Illustrazioni botaniche di Calendule   
La Calendula nell'antichità  
Mitologia della Calendula 
Oleolito di Calendula
Iuno - Unguento di Calendula
Cautha - Unguento alla Calendula e Iperico
Tintura di Calendula

Aggiornato l'ultima volta il 5 agosto 2015.

domenica 18 maggio 2014

Myntha - Unguento balsamico

Myntha è il nome greco della Ninfa che divenne la Menta, una delle amanti di Ade, il Dio che regna sui morti. Ci sono varie versione della sua storia, ma in tutte essaviene uccisa, così il suo amante, impietosito dalla sua triste sorte, la trasforma nella piccola pianta odorosa e balsamica il cui grato aroma tutti conosciamo. 
 
Ingredienti
  • un'olio o una miscela di oli a scelta
  • cera d’api 
  • cristalli di mentolo 
  • vitamina E (tocopherol) facoltativo, serve come antiossidante e per tanto garantisce la conservazione più a lungo
  • olio essenziale di Menta (Mentha piperita)
  • olio essenziale di Eucalipto (Eucaliptus globulus)
  • olio essenziale di Tea tree (Melaleuca alternifolia) 
  • olio essenziale di Pino (Pinus silvestris)
  • olio essenziale di Lavanda (Lavanda officinalis) 
  • olio essenziale di Cannella (Cinnamomum zeylanicum)
  • olio essenziale di Cipresso (Cupressus sempervirens)
 Riguardo all'olio
Per quest'unguento in particolare si può scegliere l'olio che si preferisce; io ho adottato spesso l'olio di sesamo che è assorbito facilmente dalla pelle, ma sono tutti adatti, tranne chiaramente quelli termolabili. Se ne può usare uno solo oppure creare una miscela.

Riguardo alla cera
La cera d'api si trova nelle erboristerie, nei negozietti che vendono miele e prodotti locali, oppure direttamente dagli apicoltori, opzione che io preferisco per favorire i piccoli produttori dei dintorni, che tra l'altro la vendono ad un prezzo molto inferiore rispetto alle erboristerie. Per questa ricetta vi serve della cera del tutto naturale, se vi rifilano i fogli rifiutateli perché di solito contengono anche parafina o altri materiali. Se doveste trovare quella non ancora pulita (si presenta di un bel giallo caldo con corpuscoli nero-marroni ed un forte profumo di miele) prendetela, si può purificare facilmente come potete leggere qui: Come pulire la cera.


Riguardo ai cristalli di mentolo
Si possono trovare nei siti dedicati alla cosmesi naturale e all'autoproduzione, oppure si possono far arrivare in farmacie e erboristerie.

Riguardo agli oli essenziali
Si possono trovare in farmacia, erboristeria o negozi del biologico, ma anche presso aziende agricole o che producono aromatiche. Sono piuttosto costosi, poichè per produrne piccole quantità servono molti kili di pianta fresca, ma se ne usano sempre solo alcune gocce e si conservano a lungo, quindi piano piano si può creare un proprio armadietto di oli essenziali.
Leggete sempre attentamente gli ingredienti, dev'esserci scritto solo il nome della pianta e nient'altro; a volte le essenze vengono "allungate" con altre sostanze più economiche, che però, chiaramente, alterano le proprietà del prodotto finale.

ATTENZIONE: non ingeriteli se non su consiglio medico, non usateli puri sulle mucose e sugli occhi, non usateli su bambini al di sotto dei tre anni, prima di applicare preparati che li contengono su una vasta parte di pelle, controllate di non essere allergici applicandone una piccola quantità.

Preparazione
Gli unguenti si preparano con una parte di cera, e fra le 5 e le 7 parti di olio; io di solito mi regolo su una di cera e sei di olio (es. 10 g di cera e 60 g di olio) e con queste dosi viene un unguento dall'aspetto solido ma che si può raccogliere agevolmente con il dito e si spalma benissimo. La consistenza dipende anche dalla temperatura esterna, d'estate chiaramente è più morbida, mentre d'inverno solidifica.
Considerate che non se ne usa mai moltissimo, sicché se non avete intenzione di regalarlo tenetevi sulle piccole quantità.
Mettete a sciogliere la cera a pezzettini, l'olio e i cristalli di mentolo (io mi tengo sul 2% della formula totale, quindi secondo l'esempio precedente, se il totale è 70 g aggiungo 1,4 g di mentolo) in un pentolino a bagnomaria; il calore non giova agli oli quindi tenete il fuoco basso e non appena la cera si è sciolta completamente mescolate, togliete dalla fonte di calore e versate in barattolini di vetro ben puliti e asciutti. Raffreddandosi l'unguento si solidifica in superficie e a contatto col vetro, prima che sia del tutto solido versate una goccia di vitamina E; quest'ultima è termolabile quindi va aggiunta solo quando la temperatura è scesa, così come gli oli essenziali. Se avete preparato poco unguento basterà una goccia per tipo, in caso contrario due; in caso si siano ottenuti più barattoli d'unguento, viene più facile preparare la miscela di oli essenziali, e poi versarla col contagocce nei singoli contenitori, mescolando bene per farli amalgamare al composto.

Eventualmente si può aggiungere alla cera in via di sciogliemento anche un po' di burro di karitè o di cacao per rendere ancora più morbida e nutriente la miscela. Attenzione però al fatto che il burro di karitè se surriscaldato quando si raffredda si rapprende in piccoli granelli; la cosa non è particolarmente fastidiosa a mio avviso, visto che comunque rimangono amalgamati al resto e si sciolgono quando prelevati con le mani o spalmati. Se però siete dei perfezionisti a livello estetico e la cosa non vi piace, evitate!

Utilizzi
Erba rustica quanto utile, esistono moltissime varietà di Menta, tutte riconoscibili per il loro fresco profumo; in questa formula viene unita ad altri oli essenziali dal benefico influsso sulle vie respiratorie, adatti a calmare il bruciore e a disinfettare dolcemente gola e naso. 
Quest’unguento si spalma sotto al naso, sul petto o sulla gola in caso di tosse, raffreddore, naso chiuso, catarro ed in generare per curare le affezioni dell’apparato respiratorio.
Inoltre all’occorrenza questa preparazione può essere usata per calmare il dolore dato da punture d’insetto, per disinfettare piccole ferite e per contrastare funghi e parassiti della pelle. Massaggiato in piccole quantità sulle tempie allontana il mal di testa.

ATTENZIONE: i bimbi d’età inferiore ai tre anni sono molto sensibili agli oli essenziali, quindi fare una prova e vedere come reagiscono, ed usare sempre e comunque solo una quantità minima di unguento. Si sconsiglia l’uso di preparati a base di Menta nelle donne in gravidanza, inoltre i rimedi omeopatici non vanno assunti in concomitanza con preparati a base di questa pianta.

Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.

Vedi anche:
Menta 

Aggiornato l'ultima volta il 5 agosto 2015.

Iuno - Unguento di Calendula

La Calendula è una delle piante più comuni e usate, dagli albori della civiltà ad oggi, ed è uno dei rimedi popolari più conosciuti e versatili. Questa dolce e dorata piantina tanto rustica e comune quanto utile, solare e lunare insieme, prende il nome dal latino calendae ovvero il primo giorno di ogni mese del calendario latino, che corrispondeva con la luna nuova, giorno consacrato a Iuno, ovvero Giunone, la Regina degli Dei di Roma. Porta questo nome perché fiorisce ad ogni calenda, cioè continua a fiorire per tutti i mesi della bella stagione, e dove il tempo è mite, persino in inverno.

Ingredienti 
  • oleolito di Calendula (Calendula officinalis o Calendula arvensis) 
  • cera d’api 
  • tintura di Calendula (Calendula officinali o Calendula arvensis) 
  • vitamina E (tocopherol) facoltativo, serve come antiossidante e per tanto garantisce la conservazione più a lungo
Riguardo all'oleolito
La mia ricetta per prepararlo la trovate qui: Oleolito di Calendula. Ricordate che l'oleolito di Calendula deve avere una certa sufmatura giallo-arancio (a seconda dell'olio che avete usato) ed un odore caratteristico, se sentite odore di rancido l'olio non è più utilizzabile per l'unguento, potreste magari impiegarlo per produrre del sapone. 

Riguardo alla cera
La cera d'api si trova nelle erboristerie, nei negozietti che vendono miele e prodotti locali, oppure direttamente dagli apicoltori, opzione che io preferisco per favorire i piccoli produttori dei dintorni, che tra l'altro la vendono ad un prezzo molto inferiore rispetto alle erboristerie. Per questa ricetta vi serve della cera del tutto naturale, se vi rifilano i fogli rifiutateli perché di solito contengono anche parafina o altri materiali. Se doveste trovare quella non ancora pulita (si presenta di un bel giallo caldo con corpuscoli nero-marroni ed un forte profumo di miele) prendetela, si può purificare facilmente come potete leggere qui: Come pulire la cera.

Riguardo alla tintura
La mia ricetta per prepararla la trovate qui: Tintura di Calendula

Preparazione
Gli unguenti si preparano con una parte di cera, e fra le 5 e le 7 parti di olio; io di solito mi regolo su una di cera e sei di olio (es. 10 g di cera e 60 g di olio) e con queste dosi viene un unguento dall'aspetto solido ma che si può raccogliere agevolmente con il dito e si spalma benissimo. La consistenza dipende anche dalla temperatura esterna, d'estate chiaramente è più morbida, mentre d'inverno solidifica.
Considerate che non se ne usa mai moltissimo, sicché se non avete intenzione di regalarlo tenetevi sulle piccole quantità.
Mettete a sciogliere la cera a pezzettini e l'olio in un pentolino a bagnomaria; il calore non giova agli oli quindi tenete il fuoco basso e non appena la cera si è sciolta completamente mescolate, togliete dalla fonte di calore e versate in barattolini di vetro ben puliti e asciutti. Raffreddandosi l'unguento si solidifica in superficie e a contatto col vetro, prima che sia del tutto solido versate una goccia di vitamina E; quest'ultima è termolabile quindi va aggiunta solo quando la temperatura è scesa, così come la tintura che essendo a base alcolica si guasta alle alte temperature. Se si è fatta una piccola quantità d'unguento si aggiungono solo poche gocce di tintura, in modo che riesca ad emulsionarsi con la cera e gli oli, e si mescola bene per spargerla uniformemente.

Eventualmente si può aggiungere alla cera in via di sciogliemento anche un po' di burro di karitè o di cacao per rendere ancora più morbida e nutriente la miscela. Attenzione però al fatto che il burro di karitè se surriscaldato quando si raffredda si rapprende in piccoli granelli; la cosa non è particolarmente fastidiosa a mio avviso, visto che comunque rimangono amalgamati al resto e si sciolgono quando prelevati con le mani o spalmati. Se però siete dei perfezionisti a livello estetico e la cosa non vi piace, evitate!


Utilizzi
La Calendula ha molto altro a che fare con Giunone, oltre al nome: Iuno era una Dea protettrice delle Donne, associata con la luna crescente e piena, ed i numerosissimi semi della Calendula sono proprio a forma di falce di luna; inoltre da sempre il ciclo lunare è associato con quello femminile, e proprio questa è una delle piante principe(sse) nella cura dei problemi femminili. Infatti in caso di dolori mestruali ed altri disturbi legati al ciclo può giovare un’infuso di questa pianta, come anche un massaggio sul basso ventre e schiena con l’oleolito. Inoltre si può usare l’unguento in caso di candida e irritazioni vaginali come una normale crema.
Ma Iuno era anche chiamata Lucina, la Dea che porta alla luce i bimbi, ed anche in questo campo la Calendula ha vari impieghi: serve per disinfettare e ciccatrizzare l’ombelico, per lenire gli arrossamenti da pannolino e per proteggere la pelle delicata dei bambini piccoli.
Umida, femminile, lunare, così come dorata e solare (basta guardare i suoi fulgidi fiori!) la Calendula aiuta anche in caso di pelle screpolata, arrosata, infiammata e delicata o molto secca come quella delle mani di giardinieri e contadini, sempre immersa nella terra. Giova inoltre per curare punture d’insetto, piccole ferite che fa rimarginare in fretta, duroni, infiammazioni acneiche (applicato localmente), scottature, psoriasi, eczemi.
ATTENZIONE: l'uso interno della Calendula si sconsiglia alle donne in gravidanza.


Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.

Vedi anche:
Calendula
Lo Spirito della Calendula
Alcune varietà di Calendula 
Illustrazioni botaniche di Calendule   
La Calendula nell'antichità 
Mitologia della Calendula  
Oleolito di Calendula
Tintura di Calendula

Cautha - Unguento alla Calendula e Iperico
Chryse - Unguento lenitivo di Camomilla, Calendula e Lavanda. 


Aggiornato l'ultima volta il 5 agosto 2015.

Pyrra - Unguento d'Iperico

Pyrra è la Rossa, la Focosa, la Fulva. Pyrra è il nome che assunse Achille poco più che bambino celato fra le fanciulle, per sfuggire il suo destino: la guerra di Troia e la morte.
E anche l'Iperico è così: rosso rubino e con molto a che fare col fuoco.

  
Ingredienti:
  • oleolito d’Iperico (Hypericum perforatum)
  • cera d’api
  • vitamina E (tocopherol) facoltativo, serve come antiossidante e per tanto garantisce la conservazione più a lungo.
Riguardo all'oleolito
La mia ricetta per prepararlo la trovate qui: Oleolito d'Iperico. Ricordate che l'oleolito d'Iperico dev'essere di un bel rosso rubino, e con un profumo particolare ed erbaceo, se sentite odore di rancido l'olio non è più utilizzabile per l'unguento, potreste magari impiegarlo per produrre del sapone. 

Riguardo alla cera
La cera d'api si trova nelle erboristerie, nei negozietti che vendono miele e prodotti locali, oppure direttamente dagli apicoltori, opzione che io preferisco per favorire i piccoli produttori dei dintorni, che tra l'altro la vendono ad un prezzo molto inferiore rispetto alle erboristerie. Per questa ricetta vi serve della cera del tutto naturale, se vi rifilano i fogli rifiutateli perché di solito contengono anche parafina o altri materiali. Se doveste trovare quella non ancora pulita (si presenta di un bel giallo caldo con corpuscoli nero-marroni ed un forte profumo di miele) prendetela, si può purificare facilmente come potete leggere qui: Come pulire la cera.

Preparazione
Gli unguenti si preparano con una parte di cera, e fra le 5 e le 7 parti di olio; io di solito mi regolo su una di cera e sei di olio (es. 10 g di cera e 60 g di olio) e con queste dosi viene un unguento dall'aspetto solido ma che si può raccogliere agevolmente con il dito e si spalma benissimo. La consistenza dipende anche dalla temperatura esterna, d'estate chiaramente è più morbida, mentre d'inverno solidifica.
Considerate che non se ne usa mai moltissimo, sicché se non avete intenzione di regalarlo tenetevi sulle piccole quantità.
Mettete a sciogliere la cera a pezzettini e l'olio in un pentolino a bagnomaria; il calore non giova agli oli quindi tenete il fuoco basso e non appena la cera si è sciolta completamente mescolate, togliete dalla fonte di calore e versate in barattolini di vetro ben puliti e asciutti. Raffreddandosi l'unguento si solidifica in superficie e a contatto col vetro, prima che sia del tutto solido versate una goccia di vitamina E; quest'ultima è termolabile quindi va aggiunta solo quando la temperatura è scesa.
Se non aggiungete la vitamina E, può succedere che la superficie rimanga un po' più solida e presenti delle crepe a completo raffreddamento ma con il calore delle mani si scioglie perfettamente. Per evitare quest'effetto comunque si può mescolare di tanto in tanto durante il raffreddamento dell'unguento, che così rimarrà più "spumoso".
Eventualmente si può aggiungere alla cera in via di sciogliemento anche un po' di burro di karitè o di cacao per rendere ancora più morbida e nutriente la miscela. Attenzione però al fatto che il burro di karitè se surriscaldato quando si raffredda si rapprende in piccoli granelli; la cosa non è particolarmente fastidiosa a mio avviso, visto che comunque rimangono amalgamati al resto e si sciolgono quando prelevati con le mani o spalmati. Se però siete dei perfezionisti a livello estetico e la cosa non vi piace, evitate!
 

Utilizzi
Fino a non molti anni fa in ogni casa non mancava mai una boccetta di oleolito d'Iperico, uno dei rimedi popolari più facili da preparare e diffuso ovunque, la cui efficacia è stata riconosciuta in tempi più moderni anche dalla scienza. 
L’Iperico è una pianta dalla storia antica, di cui l’uomo si è sempre servito e alla quale sono legate leggende, tradizioni e ritualità particolari. Innanzi tutto è una delle erbe del Solstizio d'estate (22 giungo, il giorno più lungo dell'anno, apice del ciclo solare) e di San Giovanni (24 giugno, giorno in cui secondo la tradizione, le erbe hanno la maggior quantità di principi utili) feste dal significato comune celebrate da millenni. E non stupisce che questa piantina sia legata a tale periodo, avendo una connotazione solare molto spiccata; infatti fiorisce proprio nel periodo del Solstizio, ed i suoi fiori sono gialli, dorati e brillanti, come un piccolo concentrato di calda luce che i raggi di sole hanno lasciato nei prati, dono estremo dell’astro nel suo momento di maggiore forza. Inoltre è interessante notare che l’olio non diventa rosso se non viene esposto ai raggi del sole (questo perché è la luce ad attivare l’ipericina, il componente responsabile del colore).
Alcune notizie folkloristiche dicono che l’Iperico va raccolto prima che venga colpito dal primo raggio di sole del 24 giugno, altri sostengono che invece vada colto a mezzogiorno dello stesso giorno, mentre alcuni sostengono che durante il periodo di macerazione nell’olio questo non dovrebbe mai “essere visto dalla luna” ma solo dal sole.

Un proverbio dice che “fuoco scaccia fuoco” ed è proprio questo che fa il focoso e solare Iperico: l’oleolito e l’unguento che ne derivano servono per curare le bruciature, sia date da fonti di calore, sia quelle solari, come anche per lenire gli eritemi, gli arrossamenti e in generale tutti i dolori “caldi” come ulcere, piaghe, ferite, punture d’insetto, infiammazioni sia a livello epidermico che muscolare e articolare e per lenire il dolore in generale. Può quindi essere usato per massaggi, come linimento sulla pelle irritata o senescente, sui tagli e le ulcerazioni in via di guarigione, come ingrediente di creme autoprodotte.
Ma come Achille, l’Iperico si rivela un buon guerriero: respinge infatti le aggressioni esterne essendo antivirale e antisettico, dona ed incrementa la vitalità come antidepressivo ed era una delle piante principali per curare le ferite dei guerrieri, infatti questa pianta calma il dolore e favorisce la ricostruzione della pelle. La tradizione popolare lo riconosce come un utile talismano contro gli influssi negativi, se gli ha dato il nome di “cacciadiavoli”, ed ancora oggi si usa appenderne un mazzetto dietro la porta o le finestre per tenere fuori di casa la sfortuna e le streghe.
E’ inoltre astringente, ipotensivo, sedativo e digestivo ed aiuta a curare le malattie dell’apparato respiratorio come potete leggere qui: Iperico.

ATTENZIONE: per uso interno ad alte dosi può interferire con l’azione di farmaci antidepressivi ed anticoncezionali e in rari casi può avere proprietà fotosensibilizzanti (rende la pelle più sensibile ai raggi solari), per tanto non usare prima di esporsi al sole o a lampade UV se si ha la pelle particolarmente chiara e sensibile.

Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.

Vedi anche:
Come pulire la cera
Iperico
Alcune varietà d'Iperico
Illustrazioni botaniche d'Iperico 
Oleolito d'Iperico 
Cautha - Unguento alla Calendula e Iperico 

Aggiornato l'ultima volta il 5 agosto 2015.

giovedì 1 maggio 2014

Raccolta

Dopo aver imparato a relazionarsi e a riconoscere le prime erbe, dopo esserci avvicinati ed averle corteggiate, dopo averle toccate e osservate, arriva il momento in cui si prende coraggio e si inizia a raccoglierle. E non è un passo da poco. Già dalla prima volta si avverte una sottile soddisfazione, che fa sorridere e pensare che la giornata non è andata sprecata, si è contenti di essere riusciti ad interagire con Natura, a riconoscerne una piccola parte, ad entrare in risonanza con Lei. Ci si sente uniti a tutti quelli che prima di noi hanno compiuto lo stesso atto.
Ma non è per noi un gesto spontaneo e naturale, come quello della capra che d'istinto sa quale pianta brucare e come farlo, noi umani abbiamo bisogno di prendere qualche accorgimento.

Chiaramente per prima cosa dovrete assicurarvi di aver a che fare proprio con l'erba che cercate, quindi informatevi, cercate le foto sui vari erbari e libri di botanica, o anche nei molti forum e siti che trattano questi argomenti e non procedete finché non siete sicurissimi. Dopo aver cercato informazioni dovreste avere anche un'idea di dove la pianta cresce, e potrete così evitarvi ricerche inutili: per esempio, andare a caccia di Nontiscordardime in piena macchia mediterranea non dovrebbe succedervi! :)
Fate attenzione a che la vostra erba non sia protetta o troppo rara; soprattutto le piante alpine possono essere a rischio di estinzione o può esserne vietata la raccolta a seconda delle regioni.

E proseguiamo. Innanzi tutto, ci sono il buon senso e la sensibilità: strappare selvaggiamente una sola pianta, depredare un solo prato, spogliare un solo albero di tutto ciò che ha va contro la logica e l'armonico sentire; sicché cercate di distriubire fra vari esemplari e luoghi la vostra raccolta. E poi: non raccogliete mai più di quanto siete assolutamente certi di usare effettivamente! Se vi ritroverete a finire un'erba...avrete un buon pretesto per fare una nuova passeggiata in campagna o sui monti. Se invece il periodo di raccolta di quell'erba dovesse essere finito, pazienza, sono poche le erbe insostituibili, ed inoltre saprete regolarvi meglio per l'anno prossimo.
Chiaramente dovrete evitare i luoghi in cui c'è inquinamento di qualsiasi tipo, sicchè meglio raccogliere in aperta campagna o ancora meglio in montagna, evitate di prelevare le piante lungo le strade trafficate!

A seconda della parte di pianta che vogliamo raccogliere dovremo anche osservare alcune ulteriori accortezze. Le radici vanno raccolte in autunno o all'inizio della primavera, alla fine o prima che ricominci il ciclo vegetativo e vanno ripulite dal terriccio ed eventualmente tagliate a pezzi per farle seccare meglio. La corteccia si stacca in primavera quando è ricca di linfa. Le gemme si prendono poco prima che inizino a schiudersi. Le foglie si raccolgono quando sono ben sviluppate, pulite e non danneggiate o attaccate da parassiti. I fiori vanni colti all'inizio della fioritura, quando sono aperti ma non hanno ancora iniziato ad appassire. Le sommità fiorite o in generale le parti aeree della pianta si prelavano quando la maggior parte dei fiori sono sbocciati ma non sfioriti. I frutti si colgono ben maturi. I semi vanno raccolti poco prima che la pianta madre li lasci cadere naturalmente. Per la linfa e le resine si predilige la primavera-estate ma varia da albero ad albero.
Le raccolte di radici, linfe e cortecce sono sicuramente quelle più invasive e distruttive, e a riguardo fatevi una domanda: un tempo avevano davvero bisogno di conoscere e usare tutte le parti delle piante, perché non avevano alternative; noi oggi ne abbiamo davvero così bisogno, in un mondo in cui la Natura è costantemente minacciata e distrutta, o vogliamo ricorrere ad altre soluzioni (probabilmente ugualmente distruttive anche se in altre forme)? Non sto cercando di dire che c'è una risposta giusta ed una sbagliata a questa domanda, ma solo di agire con consapevolezza e riflessione sui propri intenti.

Ho parlato di periodo di raccolta: ogni pianta infatti ha un periodo in cui è più ricca di sostanze utili. Questo tempo è detto tempo balsamico e varia a seconda della specie e della parte di pianta che si vuole raccogliere; chiaramente dipende anche da latitudine e altitudine a cui ci troviamo e dalle diverse annate, però diciamo che consultando le tabelle che riportano il periodo balsamico avremo una buona traccia. Potete trovare la tabella qui.
Inoltre la tradizione popolare vuole che alcuni giorni particolari siano più adatti per trattare con le erbe: ad esempio il 19 Marzo (S. Giuseppe) bisognerebbe potare la Salvia; il Venerdì santo è un buon giorno per seminare, e così via. Il giorno più adatto alla raccolta sarebbe S. Giovanni cioè il 24 Giugno; non per niente tra l'altro, proprio in questo periodo è il tempo balsamico di molte piante tradizionalmente legate a tale ricorrenza come Iperico, Lavanda, Camomilla. Vediamo quindi che anche la scienza in questo caso dà ragione alla tradizione. Anche se a noi queste usanze possono sembrare strane e desuete, vengono da uomini e donne che vivevano costantemente in mezzo alle essenze naturali, e che per generazioni si erano tramandati conoscenze acquisite lentamente e sperimentando, dunque credo che valga la pena di provare ad applicarle.

Il periodo del giorno più adatto è il mattino, quando la rugiada si è già asciugata. Dev'essere una giornata asciutta, assolutamente non nebbiosa, umida o piovosa poichè questo comprometterebbe l'essicazione e quindi la conservazione della droga.
Ma non solo la stagione o il sole infulenzano le erbe: c'è anche la Luna. Come tutti bene o male abbiamo studiato, la Luna con il suo apparire e sparire e la sua continua danza di avvicinamento e allontanamento influenza l'acqua e dunque tutti gli esseri viventi che la contengono, uomini e vegetali inclusi. Scienza e cultura popolare dicono che la Luna crescente porta su, accresce, apre, fa scorrere la linfa verso le parti alte della pianta; dunque questi saranno i giorni adatti per raccogliere tutto ciò che sta fuori dalla terra. Tuttavia alcuni contadini mi hanno detto che il primo quarto di luna (la prima settimana di Luna crescente) non è "buono per niente". La Luna piena è il culmine dell'apertura, del fluire verso l'alto ed è dunque il periodo migliore per la raccolta di tutte le parti vegetali tranne le radici. In tali giorni secondo la saggezza popolare andrebbero raccolte le erbe a scopo magico e sottile, poiché sono imbevute di tutti i poteri dell'astro d'argento, da sempre legato alla magia, alle Streghe e alle Donne di conoscenza. inoltre la raccolta in questa fase favorirà l'essicazione che avverrà in calante. La Luna calante manifesta un'inversione di marcia: dall'apice si scende di nuovo verso il basso, favorisce un movimento di chiusura, calo, discesa ed è dunque il momento buono per raccogliere tutto ciò che si trova in basso: tuberi, bulbi, radici, rizzomi ecc.
La raccolta di piante ad uso "sottile" od interiore dovrebbe rispettare particolarmente questi principi, che sono sia fisico-biologici che simbolici (e a mio parere il simbolo che si fa àncora per il nostro intento e la nostra energia è tutto quando si cerca di smuovere qualcosa di profondo e non, o non solo, materiale): le erbe che si vogliono usare per attrarre, aprire, avvicinare, accrescere, iniziare, favorire vanno raccolte in Luna crecente. Quelle che devono smuovere energie volte a far prosperare, culminare, "brillare", dare corpo si colgono in Luna Piena e questa fase è adatta in generale a tutti gli usi. Le piante il cui spirito ci aiuta a bandire, allontanare, diminuire, scendere, terminare si prendono in Luna calante o nera.

Ma vi è ancora un'altro ciclo legato alla Luna che interessa la vegetazione; infatti la Luna ogni due giorni e mezzo circa attraversa un diverso segno zodiacale, dando a tale periodo una particolare sfumatura. Questa specifica influenza è stata studiata ed è seguita da coloro che praticano l'agricoltura biodinamica ma credo che possa tornare utile a chiunque.
I giorni in cui la luna è nei segni di Terra (Toro, Vergine, Capricorno) sono giorni della radice, quelli in cui si trva in segni d'Aria (Gemelli, Bilancia, Acquario) giorni del fiore, in segni di Fuoco (Ariete, Leone, Sagittario) giorni del frutto e in segni d'Acqua (Cancro, Scorpione, Pesci) giorni della foglia, ma sembra che i giorni di Scorpioni siano particolarmente adatti per ogni tipo di raccolta. Ogni segno inoltre è associato con una particolare parte del corpo, e alcuni sostengono che le erbe raccolte in un giorno in cui il segno lunare domina la parte che si vuole andare a guarire siano particolarmente efficaci.
A riguardo vi direi: provate! Per chi vive in città spesso non è facile trovarsi nei prati al mattino di un giorno di luna crescente in Bilancia per raccogliere una pianta diuretica (la Bilancia è associata ai reni), ma nel corso degli anni avrete modo di sperimentare le varie combinazioni.

Forse qualcuno potrebbe sentire di stare ricevendo un prezioso dono al momento della raccolta, e di voler ricambiare in qualche maniera; se ciò accade, assecondate il vostro sentire, e riversate energia sulla pianta o nel luogo in cui vi trovate, cantate o fate una di quelle specie di danze che fanno i bimbi, lasciate briciole per gli animali o offerte di altro tipo, o semplicemente ringraziate l'erba, il suo spirito e il luogo in cui vi trovate. A lungo mi sono interrogata a riguardo: cosa potrei mai dare in cambio di questi doni alla Natura se tutto ciò che ho, la mia vita stessa, viene da lei? Sono arrivata a pensare che una qualsiasi cosa creativa, armonica, bella può andare bene. Anche solo il senso di gratitudine che si sente dentro. Ma non dubito che la vostra individuale sensibilità vi indicherà la cosa giusta da fare.

Un'ultima nota sugli strumenti necessari: sicuramente bisogna munirsi di un coltello per recidere i fusti o le parti legnose, da mantenere sempre pulito; delle forbici da giardiniere per raccogliere rami o parti più dure; un coltellino di quelli ricurvi da innsti per le cortecce; una zappetta o paletta per dissotterrare le radici.
Per portare a casa le erbe raccolte la cosa migliore è un cestino di vimini, in modo che ci sia sempre passaggio d'aria, da coprire con un telo in modo che il sole non le bruci. In mancanza però vanno bene anche sacchetti di carta, di quelli del pane. Questo però vale per le piante da seccare; per quelle invece che si vogliono consumare fresche una comoda alternativa sono i sacchetti di plastica (orrore!): questo perché l'umidità della pianta rimane all'interno del contenitore e così si manterrà fresca fino al ritorno a casa, invece che appassire. In qualsiasi caso cercate di non schiacciare o sballottare i vostri contenitori durante il trasporto!


Buone passeggiate fra prati e boschi dunque, ma soprattutto buona vita in compagnia delle erbe...sono splendide amiche che hanno molto da insegnare!

Aggiornamento: in questi giorni ha raccolto notizie per scrivere riguardo a Dioscoride. Fra le molte altre cose interessanti mi ha colpito la parte del prologo in cui questo medico del I sec. d. C. indica come dove e quando raccogliere le erbe...sono quasi rimasta sorpresa nel leggere che sono per lo più le stesse identiche cose che si possono trovare in un moderno libro sulle erbe, che ho trascritto qui! Già due millenni fa, ma in realtà molto e molto prima, gli uomini e le due compivano gli stessi gesti che ora noi ripetiamo, pensate a questa catena infinita di mani che prendono e donano, di schiene chinate sulla terra, di occhi persi nel verde, di piedi che camminano oltre la prossima curva per vedere se lì cresce questa o quest'altra pianta. Pensate quanta energia ci unisce a loro e a coloro che lo faranno dopo di noi. Gli antichi erboristi, le streghe, le donne di conoscienza, gli sciamani, i guaritori, non sono così distanti, le loro mani sono nelle nostre mani.

Fonti
Servirsi della luna, Johanna Paungger e Thomas Poppe, TEA,2005
Scoprire, riconocere, usare le erbe, Umberto Boni e Gianfranco Patri, Fabbri Editori, 1979

Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.

Vedi anche:
Essiccazione e conservazione 

Aggiornato l'ultima volta l'1 Ottobre 2015.

Tabella del tempo balsamico

Il Tempo Balsamico è il periodo in cui le singole piante sono più ricche di principi curativi, e dunque è il tempo in cui è meglio raccoglierle. Chiaramente questo dipende anche dalla latitudine e dall'altitudine a cui ci troviamo. La tabella che segue riporta le erbe e gli alberi più conosciuti, ma per sapere con precisione come e quando raccogliere le singole parti della pianta e in quale momento è meglio consultare le singole schede riguardanti ogni pianta negli erbarii e nei libri di erboristeria. Alcuni spunti e tracce che ho messo insieme riguardo la raccolta delle erbe medicinali e cosmetichele potete trovare qui.
  • Gennaio: Bergamotto
  • Febbraio: Abete bianco, Abete rosso, Cipollaccio col fiocco, Cipresso, Favagello. 
  • Marzo: Asparago, Barba di becco, Borsa di pastore, Bosso, Cappero, Enula campana, Erica carnicina, Faggio, Felce florida, Fumaria, Genziana, Lichene pulmonario, Margheritina, Nocciolo, Olivo, Olmo, Pesco, Pino silvestre, Pioppo, Prugno, Quercia, Salice rosso, Sanguinello, Serenella, Viola mammola. 
  • Aprile: Acero, Agrifoglio, Alliaria, Betonica, Betulla, Biancospino, Billeri, Calamo aromatico, Calendula, Carciofo, Castagno, Centocchio, Crescione, Efedra, Favagello, Fico d'india, Fitolacca, Fragola, Frangola, Frassino, Gramigna rossa, Imperatoria, Ippocastano, Lapazio, Larice, Ligustro, Lentisco, Manna, Mentastro, Noce, Ontano, Ortica, Primavera, Prugnolo, Rovo, Salice bianco, Tamerice, Tarassaco, Tiglio, Valeriana, Viola del pensiero. 
  • Maggio: Acetosa, Acetosella, Aglio orsino, Altea, Arancio amaro, Asperula, Bagolaro, Bocca di lupo, Bugula, Camomilla, Ciliegio, Cineraria, Cino glosso, Cinquefoglio, Edera terrestre, Erba roberta, Erba ruggine, Farfaraccio, Fico, Finocchio marino, Fiordaliso, Calega, Malvone, Mestolaccia, Morine, Podagraria, Prezzemolo, Pulmonaria, Quercia marina, Rosa canina, Rosa rossa, Rosolaccio, Sambuco, Sanicula, Sedano montano, Senecione, Serenella, Trifoglio fibrino. 
  • Giugno: Agrimonia, Amarena, Amorino, Avena, Balsamina, Bocca di leone, Borragine, Camedrio, Canepizio, Caprifoglio, Cardiaca, Cardo benedetto, Centinodio, Cicutaria, Cimbalaria, Coclearia, Consolida maggiore, Crespino, Cuscuta, Dragoncello, Ebbio, Echio, Erisimo, Eucalipto, Eupatorio, Fico d'india, Fragola, Giglio bianco, Ginestrino, Lampone, Ligustro, Malva comune, Malva silvestre, Margherita, Millefoglio, Mirtillo, Mirto, Nepetella, Ortica bianca, Parietaria, Pervinca, Pesco, Pilosella, Pulegio, Risetto, Rosmarino, Ruta, Salcerella, Salvia, Serpillo, Timo, Verbasco, Veronica, Vulneraria. 
  • Luglio: Achillea moscata, Alchemilla, Alloro, Anagallide, Arancio dolce, Argentina, Arnica, Artemisia, Assenzio, Ballotta, Bardana, Basilico, Betonica, Bistorta, Canapa selvatica, Capelvenere, Carciofo, Cardo mariano, Carota, Cataria, Centaurea minore, Cetriolo, Cicoria, Coda cavallina, Corbezzolo, Corniolo, Cotogno, Cumino dei prati, Dittamo, Edera, Elicriso, Eliotropio, Erba vescica, Erigero, Eufrasia, Farfara, Fieno marrubio, Meliloto, Melissa, Menta acquatica, Menta piperita, Mentastro, Mentone, Mugo, Origano, Pastinaca, Piede di gatto, Pimpinella, Pologala, Porcellana, Prunella, Rapunzia, Riebes nero, Ribes rosso, Salvia sclarea, Santolina, Semprevivo, Senape bianca, Tiglio, Tiglio doppio, Verbena. 
  • Agosto: Aglio, Anice verde, Brugo, Caglio, Carrubo, Cipolla, Coriandolo, Epilobio, Erniaria, Fagiolo, Finocchio, Finocchio marino, Fitolacca, Giaggiolo, Girasole, Iride germanica, Lampone, Licopodio, Linaiola, Lino, Luppolo, Maggiorana, Melanzana, Mirtillo, Nocciolo, Noce, Olivella, Olmaria, Peperoncino, Piantaggine, Polipodio, Prezzemolo, Prugno, Psilio, Romice, Rosolida, Santoregia, Sedano, Serenella, Spincervino, Tormentilla, Uva ursina, Verga d'oro, Vite, Vulvaria. 
  • Settembre: Aneto, Angelica, Angelica selvatica, Arnica, Barba di becco, Bistorta, Calamo aromatico, Calcatreppolo, Calendula, Canna, Canna di palude, Cappero, Cardo dei lanaioli, Cariofillata, Castagno d'india, Cedrina, Cicoria, Cinquefoglio, Dittamo, Giglio bianco, Ginepro rosso, Nigella, Ononide, Ortica, Peucedano, Pungitopo, Quercia, Rosa canina, Rovo, Salcerella, Sanicula, Sorbo rosso, Tamerici, Tarassaco, Valeriana, Zucca. 
  • Ottobre: Acetosa, Ailanto, Antea, Asfodelo, Asparago, Bardana, Borsa di pastore, Carlina, Carota, Consoplida maggiore, Corniolo, Cotogno, Crespino, Ebbio, Enula campana, Erba ruggine, Eupatorio, Felce maschio, Genziana, Ginepro, Giuggiolo, Imperatoria, Lapazio, Limone, Lingua di cane, Liquirizia, Malva silvestre, Ninfea, Pioppo, Podagraria, Primavera, Prugno spinoso, Rabarbaro alpino, Rapunzia, Sedano montano, Sigillo di Salomone, Sorbo, Tamaro, Valeriana rossa, Vulneraria, Zafferano. 
  • Novembre: Agrifoglio, Alloro, Felce florida, Finocchio, Frangola, Mestolaccia, Nespolo, Olmo. 
  • Dicembre: Arancio amaro, Arancio dolce. 
Tratto da Scoprire, riconoscere, usare le erbe, U. Boni e G. Patri, Fabbri Editori, 1979.