sabato 31 gennaio 2015

Lo Spirito della Violetta

 Devo dire che questo studio è stato meno complicato di altri; non ho dovuto inseguire per mesi e mesi notizie e intuizioni su questo fiore, è venuto tutto molto spontaneo, in tempi piuttosto brevi (anche se nulla vieta che fra qualche mese mi metta a stravolgere ciò che ho scritto fin ora, in favore di più profonde conoscenze - spesso capita - aggiornamento: sì, in effetti ho corretto e allungato parecchio :D). Forse perché la Viola è uno dei primi fiori che ho imparato a riconoscere e salutare durante le mie passeggiate di bambina, è una di quelle piante che mi accompagnano da sempre; forse perché si  mostra anche in città e quindi è più facile passarci del tempo insieme; forse perché mentre ne scrivo inizia a sbocciare.
Questo è ciò che io ho colto di Lei.

A vederla sembra quasi un'erba timida, così ritirata all'ombra di alberi e siepi, e molto discreta. Poi però ne vedi un'altra un po' più in là, un'altra poco distante, ed un'altra ancora laggiù...sembra che crescano vicine, a macchie ravvicinate, per farsi compagnia in una indipendenza condivisa, ognuna ha il suo nucleo ma tutte sono prossime e collegate (anche dagli stoloni che creano nuove piante). E credo che questo esempio di modello di vita, comunitaria ma indipendente, in cui ognuna ha il suo posto ma condivide lo spazio con le altre, sia molto attuale. Inoltre si trovano in pieno prato, nelle crepe dei muri, fra le pietre dei muretti a secco, lungo gli argini e fra le radici degli alberi...cioè, si sanno adattare. E anche questo non è banale né scontato. Basta però che ricevano un po' d'ombra, di umido, di nutrimento; la Viola non è la Calendula selvatica che cresce anche fra i sassi, o una di quelle erbe di mare che spuntano nella sabbia. Qualche esigenza ce l'ha anche lei, e va rispettata, se no, non fiorisce.
Ma guardiamola più da vicino: la Violetta non ha fusti, non è unidirezionale, fiori e foglie spuntano direttamente dalla radice, e così le donne-Viola hanno molti e diversi interessi, qualità, caratteristiche, tutte che spuntano dalle loro radici, avvero dal loro centro, dal loro io più profondo e radicato.
E poi sono tutte così diverse! I fiori vanno dall'azzurro tenue al bianco, dal lilla al viola intenso, eppure, convivono tutte pacificamente, nessuna si chiede, insicura, se per caso l'una è più bella dell'altra, come facciamo spesso noi donne. Tra l'altro, è uno dei primi fiori a fiorire, e questo mi fa pensare che colei che incarna lo spirito della Viola sia una pioniera, una delle prime e lanciarsi nelle nuove sfide e stagioni, anche a rischio di trovarsi i petali scottati da qualche gelata.
E ci sono le foglie, di quel verde unico che solo a Primavera è dato vedere, con quella leggiadra forma a cuore, che ricorda l'inizio dell'Amore, quando tutto è ancora fresco e intatto in noi. Trovo che lo spirito della Violetta coincida proprio con il concetto di nuovo inizio, giovinezza, e freschezza; e in effetti non  sbagliavano di molto gli autori antichi, che la dicevano in grado di rinfrescare e curare i mali caldi, le infiammazioni, la febbre (concordemente alle moderne conoscenze). E quando si è giovani - non anagraficamente, ma come stato d'essere interiore - e freschi, si è in grado di dire ciò che si ha dentro, si è liberi di comunicare e respirare a pieni polmoni, e la Viola, simbolicamente, aiuta anche a fare questo, con la sua capacità di curare la tosse e risanare le vie respiratorie. Inoltre è lassativa e diuretica, ovvero aiuta a far scorrere, rimuovere i blocchi, alleggerire, illimpidire, ma attenzione, un eccesso di spirito "violesco" porta a rigettare indiscriminatamente, infatti in dosi massicce provoca vomito e diarrea.
Non so a voi, ma a me fa pensare ad una giovane ragazza, ancora sospesa fra fanciullezza e maturità, ingenua forse, ma intatta, non ancora provata da alcune durezze della vita, libera e spontanea, dotata di una bellezza leggiadra ma quasi inconsapevole. Ma questo tipo di stato, come già detto, non è legato ad un'età in particolare, torna a farci visita per tutta la nostra esistenza nei momenti in cui usciamo dai nostri inverni interiori e rifioriamo. È l'anima che riemerge dalla propria notte oscura. È la vita che rifiorisce, ritorna in una nuova e leggiadra forma, così come il fiore è nato dal sangue, dal dolore di Attis, così come è la Viola che attira Kore-Persefone verso la sua trasmutazione sotterranea da fanciulla a donna-Regina. Non mi stupirei se da qualche parte, in qualche tempo, la Viola fosse nata dal primo sangue mestruale di uno Spirito femminile della vegetazione.
Ed è forse proprio per questo che è cara alle ninfe, che sono le donne sempre nel fiore della giovinezza, mai domate da alcuno, infaticabili guardiane e nutrici della Natura-psiche selvaggia.
Così è per me lo spirito della Viola, quello che troviamo anche in noi ad ogni nuova alba della vita, ad ogni rinascita e ad ogni primavera interiore. E' la promessa di Rinascita che viene mantenuta, che si manifesta concretamente; non è il traboccare e lo splendere dei prati di maggio, ma è già un passare dalla potenzialità alle basi dell'atto.
Per tutti questi motivi, personalmente, associo questo fiore al periodo che va da Imbolc, il 2 di febbraio, la Festa delle Candele e della Luce,a Ostara, 21 marzo, quando la Primavera si è ormai palesata. E' il periodo della Luce che torna a splendere, della Terra che rinverdisce e sembra gioire dei suoi fiori, ornamenti della Giovane, della Fanciulla che è Essa stessa.
Foto mie scattate a Spotorno (SV) e Santuario (SV) nel marzo 2015.

Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.

Vedi anche:
Violetta
La Violetta nell'antichità
Mitologia della Violetta
Alcune varietà di Violetta
Illustrazioni botaniche di Violette
Sciroppo di Violette

Aggiornato l'ultima volta il 19 marzo 2015.

giovedì 29 gennaio 2015

Mitologia della Violetta

In greco antico la Viola è íon, fitonimo di probabile origine pre-ellenica. Il termine viene tradotto anche "bruno, scuro", poiché è questa la sfera cromatica a cui si riferisce questo specifico termine, più che alla nostra idea di colore viola, come conferma la parola iodnephés "scuro come la Viola". Il termine ricorre in epiteti come iostéphanos "coronata di Viole" che veniva attribuito ad Afrodite e alle Muse, e persino Saffo venne così chiamata dal suo contemporaneo Alceo. Ioblépharos "dagli occhi di Viola" è ancora Afrodite e con lei le Cariti, ióplokamos "dalle trecce di Viola"e iókolpos "dal seno o dalla cintura di Viola" sono altre entità femminili o donne cantate dai poeti, Luciano chiama una delle sue cortigiane Ioessa "Violetta" (1).
Al di là dello studio linguistico, i riferimenti mitologici che riguardano la Viola sono moltissimi: innanzi tutto, le Viole ornavano i prati magnifici intorno l'antro di Calipso, la bellissima ninfa che tentò di trattenere Odisseo presso di sé.
Pausania riporta una variante del ratto di Kore/Persefone: la fanciulla intenta a cogliere boccioli sarebbe stata attratta da un particolare fiore fatto spuntare da Gea, la Terra, per ingannarla, solitamente è il Narciso, ma in questa versione comprare la nostra Violetta. Forse a causa di questo inganno, Persefone rese le Viole più scure degli altri fiori, come dice Ateneo, ed anzi, da quanto si può desumere dalla sfera di significati legati alla Viola nella lingua greca, è proprio il fiore scuro per eccellenza, come per altro confermano altre sue denomiazioni, ovvero melanion "scuro/nero" e melanthium "fiore scuro/nero".
Io trasformata in vacca
Un'altra traccia riguarda Io, la fanciulla argiva amata da Zeus e per ciò tramutata in vacca da Hera e costretta a vagare intorno al Mediterraneo sferzata da un tremendo tafano. Gea, la Terra, impietosita per le sventure della donna-mucca, fece sorgere dai prati le Violette, affinché essa potesse cibarsene, e poiché erano spuntate per Io, da essa presero il nome (íon).
Negli ultimi due racconti è la Terra, l'antichissima e prima Madre a far spuntare le Viole, e ciò potrebbe indicare l'appartenenza della Viola a quella gamma di piante usate e conosciute in  Grecia fin dai tempi remoti, considerando anche che la maggior parte delle piante citate nei miti, sorgono da o grazie a divinità di generazioni successive.
Altra figura mitica legata alla Violetta è Ione, eroe eponimo degli Ioni, una delle antiche stirpi greche, il quale deve forse il suo nome alla Viola (2). All'arrivo dell'eroe in Elide le ninfe ioniades, ovvero le "ninfe delle Viole" gli donarono una corona intrecciata con questi fiori. Alle ioniades era dedicato un santuario, sempre in Elide, dove si trovava una sorgente curativa in grado di guarire da ogni dolore e malattia. Si ritrova qui la capacità curativa di questa pianta dalle proprietà sudorifere, depurative, diuretiche, dermopurificanti, emollienti, antinfiammatorie, e dunque legate simbolicamente all'acqua, alle sue proprietà rinfrescanti e al suo scorrere. Ione è anche una delle Nereidi secondo lo Pseudo-Apollodoro.
Alla luce di tutto ciò Ileana Chirassi, una studiosa del mondo classico, teorizza che la Viola potesse essere una sorta di "pianta totemica" della stirpe degli Ioni, risalente ad un remoto periodo pre-cerealicolo, durante il quale era una delle piante usate dagli uomini (nutritiva e curativa a un tempo) e dunque investita di significati sacrali.
Esistono però anche altre personificazioni della Viola, come Iole: costei fu amata da Eracle ma andò in sposa al figlio Illo dopo la morte dell'eroe. Alla sfera dei congiunti di Eracle appartiene anche Iolao, il quale avrebbe fondato una città in Sardegna e da lui sarebbe discesa la stirpe degli Iolaeis, forse il "popolo viola", e quindi "popolo scuro, nero".
Pindaro, nella sesta Olimpica, racconta di Iamo, il capostipite di una dinastia sacerdotale di Olimpia, gli Iamidi. Evadne "dalle trecce di Viola", avendo giaciuto con Apollo partorisce in un bosco, per non rendere nota la sua condizione, e adagia il bimbo fra "i raggi chiari e purpurei delle Viole" dalle quali il piccolo prende il nome. Nutrito con miele da due serpenti dagli occhi splendenti, una volta cresciuto viene a conoscenza dell'identità dei suoi genitori e diviene indovino. Il  popolarissimo schema del bambino "speciale" abbandonato in un luogo naturale e nutrito da animali selvatici, potrebbe riferirsi a quasi dimenticati riti di iniziazione, che presumono un allontanamento dalla sfera del noto, dell'umano, del certo, verso ciò che è divino, naturale, selvaggio.

Cibele e Attis dietro ad un Pino
In ambiente romano, il mito più noto che parla delle Viole è sicuramente quello di Attis, d'origine frigia ma importato a Roma già in età repubblicana.
Il mito, piuttosto lungo e complesso inizia con il desiderio di Zeus per la Grande Madre Cibele, ovvero la Terra, sulla quale il Dio rilascia il proprio seme. Da esso nasce l'androgino Agditis dotato di enorme forza a causa della sua doppia natura. Gli Dei lo evirano e dal membro reciso germoglia un Melograno (o un Mandorlo).
Nana, la figlia del fiume Sangario si posa in grembo un frutto del magico albero, e così concepisce un figlio. Sangario persuaso della dissolutezza della giovane, tenta di farla morire di fame, ma la Grande Madre la nutre con delle mele e la aiuta a partorire. Tuttavia il padre espone il bambino in un canneto, ma il piccolo viene fortunatamente salvato ed allattato da una capra (detta attagos in frigio, da cui il nome di Attis).
Cresciuto, diviene un giovane bellissimo, che suscita l'amore sia di Cibele che di Agditis. Quando Attis si reca a Pessinunte per sposare la figlia del re, di nome Ia, Agditis lo rende folle,  tanto da spingerlo ad evirarsi sotto un Pino; dal suo sangue versato spuntano le Viole. La ferita lo porta alla morte e la stessa Ia, addolorata per la fine dello sposo, si suicida e anche dal suo sangue nascono i fiori scuri.
Cibele porta il Pino nella sua grotta e Agditis, pentito, chiede a Zeus di riportare in vita il bel giovane, ma esso rifiuta, promettendo però di renderne il corpo incorruttibile. Agditis diventa quindi il primo sacerdote del culto di Attis a Pessinunte ed istituisce le feste primaverili in suo onore.

Benché l'epilogo di questa storia si concluda con eventi di morte, il culto di Attis e della Grande Madre sottointendeva un ritorno alla vita del giovane. Infatti le feste di Cibele a Roma si svolgevano dal 22 al 28 Marzo, nel periodo dell'Equinozio di Primavera, quando i giorni iniziano ad essere più lunghi delle notti.
Dopo una settimana di purificazione detta castus matri "digiuno della Madre" dal 15 al 21 marzo, il 22, detto arbor intrat "l'albero entra" o dies violae "giorno della Viola", i sacerdoti di Cibele tagliavano un Pino e lo ornavano con bende di lana, l'effige di un giovane - certo il bel Attis - e serti di Viole, il fiore nato dalle stille del suo sangue. L'albero veniva condotto al tempio con una grande processione. Nei giorni successivi il Pino veniva sepolto con manifestazioni di lutto e tristezza, ma il 25 marzo, detto hilaria "giorno di gioia" si celebrava con grande allegria il ritorno alla vita di Attis, con travestimenti e licenze d'ogni tipo, come nel nostro Carnevale.
Per affrontare tutti gli aspetti della storia di Attis e della sua liturgia servirebbe un libro intero, ma volendo trattare della parte che le Viole hanno in esso, ciò che io penso, è che mentre il Pino che attraversa l'inverno senza perdere le foglie rappresenta una promessa di sopravvivenza, di rinnovamento della vita, della Natura e degli stessi uomini, le Viole come primi fiori della prima vera sono il mantenimento di quella promessa. Sembrano dire: "Ecco, è vero, la vita è tornata, e noi ne siamo le annunciatrici", sono testimonianza che la morte si tramuta in vita, il sangue versato in fiore. 
 Può darsi dunque che per le antiche civiltà il ritorno della primavera, del tempo delle Viole, fosse una delle molte conferme del fatto che ad ogni morte succede la rinascita. Da questo nucleo originario, potrebbe essersi derivare il ciclo mitico comune anche ad Adone, Osiride, Tammuz e ad altri Dei che muoiono e risorgono, inizialmente in forma di vegetali spontanei ed alberi, e in seguito come simbolo dei cereali e dell'umanità stessa.


Note
(1) I nomi delle cortigiane greche si rifanno spesso a nomi di fiori, o a concetti come la dolcezza, la grazia, la bellezza.

(2) Questo secondo Ileana Chirassi, per cui anche la Ionia, altro non sarebbe stata che un'enorme aiuola di Viole; altri tuttavia propongono etimologie differenti. A confermare la sua supposizione potrebbe venire il fatto che Atene, città degli Ioni per eccellenza, viene definita "coronata di Viole", ad esempio in Pindaro ed Aristofane. Il mar Ionio prende questa denominazione secondo alcuni in seguito al passaggio di Io, secondo altri da Ione, e sarebbe dunque "il mare viola" ovvero scuro; ipotesi suggestive anche se non verificabili.


Fonti classiche
Arnobio, Adversus nationes (V, 5 storia di Attis e Ia, qui in inglese)
Ateneo, Deipnosofisti (XV, 681 D Ioniades dette tali per il dono di corona di viole a Ione) (XV, 684 b-c Violette rese scure da Proserpina)
Catullo, Carmina, 63 (evirazione di Attis)
Diodoro Siculo, Biblioteca storica IV 29-30 (Iolao in Sardegna, capostipite degli Iolaeis)
Eschilo, Prometeo incatenato (nome delle Viole da Io)
Omero, Odissea, (V, 72 Viole sui prati davanti all'antro di Calipso)
Pausania, Periegesi, (IX, 31, 9 Viola fiore del ratto di Kore; VI, 22, 7 santuario delle ioniades; VII, 17, 10-12 storia di Attis)

Fonti
Dizionario di mitologia classica, G. L. Messina, Signorelli Editore, 1959
Elementi di culture precereali nei miti e riti greci
, I. Chirassi, Edizioni dell'Ateneo, 1968
Florario, A. Cattabiani, Mondadori, 2009
Il ramo d'oro, J. Frazer, Bollati Boringhieri, 2003
La letteratura greca, G. Guidorizzi, Einaudi, 1997
La religione dei romani, J. Champeaux, Il Mulino, 2002
Lirici greci, M. Cavalli, G. Guidorizzi, A. Aloni, Mondadori, 2007
Vocabolario della lingua greca, F. Montanari, Loescher, 2004 


Immagine 1:  Oinochoe a figure rosse del 450 a. C. circa attribuita al Pittore di Pisticci. Rappresenta Io in forma di vacca condotta da Argo, dietro di loro Ermes. Da Museum of Fine Art di Boston.
Immagine 2: Altare votivo del 295 a. C. dedicato da Lucio Cornelio Scipione Oreito dedicato a Cibele che compare sul carro trainato da leoni, e Attis, ritratto dietro ad un Pino. Conservato a Villa Albani, Roma.


Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.

Grazie alla sempre cara Rebecka, che mi ha prestato il libro di Ileana Chirassi.

Vedi anche:
Violetta
La Violetta nell'antichità
Lo Spirito della Violetta
Alcune varietà di Violetta
Illustrazioni botaniche di Violette
Sciroppo di Violette

Aggiornato l'ultima volta il  24 agosto 2020.

martedì 27 gennaio 2015

Tisane, liquori, grappe e altri rimedi naturali

Tisane, liquori, grappe e altri rimedi naturali di Laura Turati, Dementra, 1994.

Qusto libricino è uno di quelli che gira per casa da quando ho memoria. Nel corso degli anni l'ho letto, ripreso ed ho sperimentato alcune ricette. Si apre con una breve introduzione in cui si tratta anche la preparazione degli ingredienti e gli strumenti utili al moderno liquorista. Seguono moltissime ricette e fotografie dei preparati, fra i quali si possono trovare gli aperitivi, i digestivi, i curativi, quelli che conciliano il sonno, gli afrodisiaci ed una piccola sezione di analcolici riguardante sciroppi e succhi. Le ricette sono brevi e chiare, con gli ingredienti ben evidenziati e dosati.
Insomma, se vi interessa la teoria forse dovreste cercare un altro testo, ma se volete avere a disposizione un ampio numero di ricette pratiche questo è il libro che fa per voi!

lunedì 26 gennaio 2015

Alcune varietà di Violetta

Secondo la tassonomia di S. Pignatti in Flora d'Italia nel nostro paese crescono spontanee quasi una sessantina fra specie e subspecie di Viola. Molte sono endemiche delle Alpi o solo di alcune parti di esse, altre del Sud. Si tratta comunque di specie piuttosto difficili da distinguere l'una dall'altra.
Particolari sono Viola tricolor dai cui ibridi derivano le Viole del Pensiero da giardino dai molteplici colori, la Viola biflora tipica dei luoghi umidi montani, con fiori di colore giallo, e la Viola alba, che invece li ha bianchi.
Ed ora...prego! Inoltratevi fra le annunciatrici della Primavera...

 Violetta - Viola odorata
 

Viola selvatica - Viola canina

Viola del Pensiero - Viola tricolor


Violetta bianca - Viola alba


Viola di montagna - Viola calcarata(forse anche esponenti di Viola bertolonii?)



Violetta gialla - Viola biflora
 

Viola maggiore - Viola elatior o Viola jordanii


Vedi anche:


Aggiornato l'ultima volta il 15 marzo 2015.

Liquori - Grappe gelatine marmellate con erbe e frutti spontanei

Liquori - Grappe gelatine marmellate con erbe e frutti spontanei tipici o presenti in Piemonte Liguria e Alpi Occidentali di Riccardo Luciano e Renzo Salvo, Araba Fenice, 2013.
Numero pagine:
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 2013
Fotografie delle piante: sì 
Illustrazioni botaniche: no
Illustrazioni di altro tipo: sì
Schede singole piante: sì
Ricette e preparazioni: sì
Piante commestibili: sì
Piante officinali: sì 
Piante aromatiche: sì 
Piante protette: no
Etnobotanica e storia: no

Ok, il titolo sembra quello di un film della Wertmüller, ma ormai so di andare sul sicuro con i libri dell'Araba Fenice, che non mi hanno mai delusa. Questo in particolare è strutturato come segue.
Ad una breve, ironica e condivisibile presentazione, segue una schematica illustrazione dei metodi di preparazione dei liquori per immersione e sospensione. troviamo poi le schede delle singole erbe ed alberi, corredate con grandi foto a colori (a volte anche di parti specifiche), che riportano nome comune e botanico, famiglia di appartenenza, descrizione della pianta, habitat, periodo di fioritura e/o fruttificazione e le varie ricette, soprattutto di grappe e liquori; ciò che più mi ha interessato però, sono state le marmellate e le confetture, ottenute con frutti dimenticati o misti con spezie. Le ultime due ricette utilizzano un certo numero di erbe e non solo una o due come nelle schede precedenti. Seguono l'indice dei nomi latini, quello con i nomi comuni, ringraziamenti e bibliografia.
Non sono molto esperta nella preparazione di bevande alcoliche, quindi il mio giudizio è molto parziale, ma trovo questo libro utile e ben fatto, adatto ad avventurarsi in questo mondo affascinante e a scoprire le erbe sotto una luce inconsueta.
Aggiornamento: sono passati gli anni, e così ho maturato qualche esperienza nel campo della produzione di liquori, riprendendo questo libro, ho trovato alcune ricette poco appetibili, ma sicuramente ho ancora bisogno di sperimentare.

Ombrellifere della Provincia di Cuneo

Ombrellifere della Provincia di Cuneo di Maria Laura Colombo e Riccardo Luciano, Araba Fenice, 2007
Numero pagine: 245
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 2007
Fotografie delle piante: sì
Illustrazioni botaniche: no
Illustrazioni di altro tipo: sì
Schede singole piante: sì
Ricette e preparazioni: no
Piante commestibili: sì
Piante officinali: sì
Piante aromatiche: sì
Piante protette: no
Etnobotanica e storia: cenni

Non so voi, ma io agognavo, avevo veramente bisogno di questo libro! Ebbene sì, le Ombrellifere confondono: ce ne sono tantissime, grandi, piccole, medie, tutte con quegli ombrelli di fiori bianchi, giallini, rosati...e non c'è tanto da scherzare con loro, visto che ce n'è a bizzeffe di pericolose, una per tutte la Cicuta (una di quelle che ho astutamente imparato a riconoscere :D). Quindi siano lodati e ringraziati gli autori per questa pensata veramente utile!
Il libro si apre con una presentazione che per altro contiene idee condivisibilissime; segue l'introduzione che definisce la famiglia delle Ombrellifere e una descrizione generica delle piante appartenenti; vengono poi citate alcune fra le più diffuse e usate Ombrellifere (come Finocchio, Carota, Cumino, Prezzemolo ecc), e si chiude con una precisazione sull'ordinamento filogenetico (basato sull'evoluzione di determinati caratteri, dal più antico al più recente) in base al quale è organizzato il testo.
Le singole schede sono corredate da varie foto a colori, speso anche delle diverse parti della pianta utili al suo riconoscimento, ivi compresi fiori, frutti, foglie e fusti. Riportano il nome latino, quello volgare, una descrizione delle varie parti vegetali, l'habitat, il luogo ed il periodo di ritrovamento, la diffusione, le proprietà farmaceutiche ed eventuali usi in cucina e note. Il libro si chiude al solito con glossario di termini botanici e medici, bibliografia, indice dei nomi latini, quello dei nomi volgari ed indice generale.
Alcune delle schede sono simili a quelle di altri libri dello stesso editore come Cento erbe della salute, Erbe spontanee commestibili della Provincia di Cuneo e Liquori Grappe Gelatine Marmellate con erbe e frutti spontanei, ma la particolarità e l'utilità di questo testo rendono la cosa marginale.
A differenza di Erbe spontanee commestibili della Provincia di Cuneo, che tratta piante diffuse bene o male in tutto il Nord d'Italia, questo libro è un po' più specifico, quindi potrebbe essere adatto particolarmente a lettori interessati alla flora del Nord-Ovest.

Erbe spontanee commestibili della provincia di Cuneo

Erbe spontanee commestibili della provincia di Cuneo di Riccardo Luciano e Carlo Gatti, Araba Fenice, 2007.
Numero pagine: 258
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 2007
Fotografie delle piante: sì 
Illustrazioni botaniche: no
Illustrazioni di altro tipo: no
Schede singole piante: sì
Ricette e preparazioni: sì
Piante commestibili: sì
Piante officinali: sì 
Piante aromatiche: sì 
Piante protette: no
Etnobotanica e storia: no

Ecco un altro utile volume dell'Araba Fenice. Ho scoperto questa casa editrice tempo fa, ed apprezzo molto i suoi titoli sulle erbe, soprattutto perché tratta soprattutto le piante comuni nel basso Piemonte, che è anche la zona dove bazzico io. Ecco cosa contiene questo libro
Dopo una breve presentazione del libro si passa subito alle singole schede delle erbe mangerecce, che, come in tutti i libri di questa collana, sono corredate da una a colori a tutta pagina (ed eventualmente alcune più piccole che illustrano le varie parti della pianta trattata), con tanto di particolari e varietà, in alcuni casi. Ogni scheda riporta inoltre: nome comune, nome botanico, famiglia di appartenenza, altri nomi volgare, descrizione, habitat, proprietà farmaceutiche, uso generico in cucina ed evenuali note. Oltre alle erbe commestibili trovano posto le erbe aromatiche, i frutti selvatici ed il libro si chiude con un'ultima sezione dedicata alle ricette che utilizzano alcuni dei vegetali esaminati nel corso del libro. Non mancano però, un glossario di termini medici e botanici, la bibliografia, un indice per nome comune e latino ed uno delle ricette.
Benché sia dedicato alla provincia di Cuneo la grande maggioranza delle piante descritte sono molto comuni in buona parte d'Italia, almeno al Nord, quindi può essere apprezzato anche da non piemontesi.
Le singole schede botaniche e le foto di alcune erbe sono molto simili se non uguali a quelle di altri libri dello stesso editore, come Cento erbe della salute, Liquori Grappe Marmellate Gelatine con erbe e frutti spontanei o Ombrellifere della Provincia di Cuneo, essendo uno o più autori comuni a tutti questi testi. La cosa però non disturba visto che ogni libro offre approfondimenti diversi e tratta aspetti complementari ma differenti.
Lo trovo un testo valido e pratico, che offre interessanti e inconsueti spunti culinari.

Cento erbe della salute


Cento erbe della salute - che vale la pena di conoscere per vivere meglio di Maria Laura Colombo, Giovanni Appendino, Riccardo Luciano e Carlo Gatti, Araba Fenice, 2010.
Numero pagine: 255
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 2010
Fotografie delle piante: sì 
Illustrazioni botaniche: no
Illustrazioni di altro tipo: no
Schede singole piante: sì
Ricette e preparazioni: sì
Piante commestibili: sì ma trattate nel loro aspetto curativo
Piante officinali: sì 
Piante aromatiche: sì 
Piante protette: no
Etnobotanica e storia: no

Nel corso del tempo ho accumulato vari libri sulle erbe di questo editore, Cento erbe della salute, è stato il primo della mia collezione.
Ecco cosa contiene: dopo una breve introduzione ed una premessa, si passa subito alle schede sulle singole erbe, che oltre ad una foto a colori a tutta pagina, a volte corredata da foto più piccole di parti particolari della pianta, contengono nome comune della piante, nome botanico,famiglia d'appartenenza, nomi volgari, descrizione, habitat e diffusione, sostanze contenute, proprietà, usi suddivisi in generico, esterno, interno, popolare ed eventuali note o curiosità.
Corredano il libro un indice dei nomi volgari, uno dei binomi botanici, uno con descrizione delle proprietà ed elenco delle piante che le posseggono ed in fine un breve ed utile glossario dei principali costituenti chimici. In ultimo troviamo i crediti per le foto, la bibliografia e l'indice generale.
Si tratta quindi di un libro costituito principalmente dalle schede delle diverse piante, quindi pensato per avere un riferimento facile e schematico riguardante ogni erba trattata, può essere una buona base per chi abbia già qualche nozione di botanica e riconoscimento delle piante, e voglia cimentarsi nel loro uso; tra l'altro vista la mole del libro, non è proprio praticissimo da portare nello zaino come strumento di riconoscimento. Sicuramente si può integrare con testi che approfondiscono alcuni aspetti tecnici, tassonomici e botanici, o che trattano più piante, anche se gli autori sono sicuramente degni di lode per il loro lavoro, che vuole essere un libro facilmente accessibile e consultabile.
Alcune foto e parte dei testi si possono trovare identici in altri libri dello stesso editore come Erbe spontanee commestibili della Provincia di CuneoLiquori Grappe Gelatine Marmellate con erbe e frutti spontanei, Ombrellifere della Provincia di Cuneo.
Questo libro non va confuso con quello del Firenzuoli dallo stesso titolo.

Scoprire, riconoscere, usare le erbe

Scoprire, riconoscere, usare le erbe di Umberto Boni e Gianfranco Patri, Fabbri Editore, 1979.
Numero pagine: 724
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 1977
Fotografie delle piante: sì 
Illustrazioni botaniche: no
Illustrazioni di altro tipo: sì
Schede singole piante: sì
Ricette e preparazioni: sì
Piante commestibili: sì ma trattate nel loro aspetto curativo
Piante officinali: sì 
Piante aromatiche: sì 
Piante protette: no
Etnobotanica e storia: cenni

Questo è il mio libro di erbe per eccellenza. Come potete vedere dalla data di pubblicazione del mio volume, è piuttosto vecchio, anzi, è più vecchio di me; esistono chiaramente edizioni più recenti, ma questo librone è quello che ancora bambina sfogliavo per guardare le figure, e che mia madre tirava fuori quando aveva dei dubbi su qualche erba o sua proprietà. E porta il segno degli anni: la copertina è tutta rigata e semi staccata dal dorso, ma ha per me un valore affettivo.
Se avete letto qualcuno dei miei approfondimenti sulle erbe avrete magari notato che questo libro è quasi sempre nella bibliografia, questo perché per me è stato il primo mattone su cui costruire la mia conoscenza teorica delle piante, e benché le parti farmacologiche siano chiaramente datate, rimane comunque un punto di riferimento valido.
Si suddivide in una breve serie di considerazioni sull'erboristeria, seguite da utili, precise ed esaurienti nozioni su come, dove e quando raccogliere le piante (questa sezione è corredata dalla tabella del tempo balsamico), come essiccarle, conservarle e prepararle all'uso.
Segue una chiara lista di preparazioni erboristiche (benché sia una facile operazione, nel libro viene riportato anche il rapporto alcol puro-acqua per ottenere soluzioni alcoliche a gradazioni diverse).
Arriviamo quindi ad un dizionario di voci botaniche e mediche.
Da qui iniziano le numerose schede sulle singole piante, ordinate in ordine alfabetico per nome comune. Ogni scheda è formata da: una foto a colori di media grandezza, nome botanico, famiglia, nomi comuni e locali, portamento, descrizione delle varie parti, habitat, qual'è la droga e quando e come conservarla, proprietà e suggerimenti di uso divisi in uso esterno, interno e cosmesi, con dosi precise.
Segue una sezione di schede su piante curative non italiane, fra le quali varie spezie, ed una parte conclusiva che riporta le informazioni sulle piante velenose.
L'ultima parte è dedicata a descrivere varie ed interessanti ricette curative come confetture, gelatine, mieli medicinali, vini medicati, liquori, tisane, sciroppi. C'è anche una piccola sezione dedicata alla cosmesi naturale.
Il volume si chiude con la bibliografia (chiaramente datata, non so se sia stata rivista nelle edizioni più recenti) e gli indici, uno che per ogni proprietà riporta le piante che le possiedono, e quello generale.
Come potete vedere è un libro molto ricco e strutturato, e secondo la mia opinione, uno dei migliori in commercio per costruirsi una base nella conoscenza ed uso delle erbe, inoltre le edizioni più moderne hanno anche un costo non proibitivo (persino per me :D). Essendo un libro di un certo peso, non è il più indicato come strumento di riconoscimento da portare su campo, ma è un valido volume da consultazione una volta che la pianta che ci interessa sia stata identificata.
Aggiornamento: un degno sostituto di questo libro può essere Segreti e virtù delle piante medicinali.

Cucinare con i fiori

Cucinare con i fiori - Centouno ricette profumate di Lina Marenghi, Priuli & Verlucca, 2011

Questo libricino davvero delizioso, mi è capitato in mano per caso (o meglio, è stato regalato a mia madre, ed io sono stata lesta ad arraffarlo :D) e mi ha conquistato fin dalla copertina. Aprendolo e leggendolo ho potuto apprezzarne i moltissimi disegni di fiori a colori, la grafica curata e graziosa, ma soprattutto, ho trovato tantissime ricette che utilizzano i miei amati fiori!
Dopo una breve prefazione in cui l'autrice racconta come è arrivata a scrivere ed illustrare il volume, ed alcune regole da seguire nella raccolta, si susseguono colorate ricette divise in antipasti, primi, secondi, insalate, salse e condimenti, dessert, marmellate e conserve, liquori e civetterie. Ce n'è per tutti i gusti insomma. Le singole preparazioni sono descritte in maniera breve e chiara, affiancate da bellissime illustrazioni. Completa l'opera un utile indice che per ogni erba o fiore usato, elenca le ricette che li richiedono. Alcune delle ricette che riporto nei vari studi sulle erbe sono ispirate da questo testo.
Insomma, un libro perfetto per farsi o fare un regalo!

Sciroppo di Rose


Anche questa ricetta mi è stata donata da una Donna dalle mille e uno conoscienze pratiche, che, se ne avesse la possibilità, credo sarebbe veramente in grado di autoprodursi il 90% di ciò che le serve. Sono quindi lieta e felice di poter condividere i suoi utili insegnamenti.
Ingredienti:
  • 6-7 Rose da sciroppo
  • 3 bicchieri d'acqua
  • 4 bicchieri di zucchero
Le proporzioni orginarie prevedevano un bicchiere d'acqua contro due di zucchero ma lo sciroppo risultava per me veramente troppo dolce, quindi ho modificato secondo mio gusto la ricetta, tuttavia voi potrete sperimentare e vedere quale versione vi piace di più.
Le Rose devono essere quelle molto profumate, da sciroppo appunto, se no lo sciroppo non saprà di nulla. Mettete l'acqua in un pentolino a fuoco vivo, versateci lo zucchero e mescolate finché la soluzione non sarà tornata limpida e lo zucchero sarà totalmente sciolto. Quando inizia a bollire versate i petali di Rosa e lasciate sul fuoco ancora 4-5 minuti. Quindi filtrate e versate in bottiglie che capovolgerete una volta chiuse per creare il sottovuoto.
Otterrete uno sciroppo appena appena vischioso, di un bel colore Rosa;  si può usare mescolato all'acqua per una gradevole bevanda dolce, per creare degli insoliti ghiaccioli o come particolare accompagnamento alla macedonia. Può essere usato per preparare dei dolci.
Le Rose avanzate dopo la filtratura non si buttano, si possono mangiare o spalmare sul pane.

Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte. 

Vedi anche:
Rosa
Alcune varietà di Rosa
Illustrazioni botaniche di Rosa (parte I)
Illustrazioni botaniche di Rosa (parte II) Marmellata di Rosa Canina
Sciroppo di Menta
Sciroppo di Violette

Sciroppo di Menta

Questa ricetta mi è stata donata da una Donna che ha vissuto per la maggior parte della vita in campagna, sa fare conserve più o meno di qualsiasi cosa, sa fare il vino, coltivare la terra e cucina dolci incredibili...
Ingredienti:
  • 3 bicchieri d'acqua
  • 4 bicchieri di zucchero
  • un mazzetto di Menta fresca
La proporzione originale sarebbe un bicchiere d'acqua e due di zucchero, ma personalmente trovo il risultato decisamente troppo dolce, così ho cercato di trovare una proporzione più gradevole. Secondo la mia maestra, la Menta dev'essere abbastanza per coprire tutta la superficie dell'acqua che si usa (sì lo so è una indicazione molto arbitraria!).
Si mette l'acqua sul fuoco e quando bolle vi si gettano i gambi della Menta tagliati a pezzi e si lasciano in infusione per 5-6 miniuti col fuoco acceso. Si aggiunge lo zucchero e si mescola bene finché non è del tutto sciolto, quindi si versano le foglie di Menta e si lascia bollire il tutto ancora per 4 minuti. Fatto questo si filtra e si imbottiglia ancora ben caldo, capovolgendo poi il contenitore per formare il sottovuoto.
Otterrete uno sciroppo appena appena denso, dal colore ambrato ed un buon sapore di Menta. Aumentando la quantità di foglie avrete chiaramente uno sciroppo più saporito, sperimentate e trovate la dose migliore per voi!
Questo sciroppo si può bere diluito nell'acqua, aggiungendo qualche cubetto di ghiaccio nelle calde giornate d'estate, oppure se ne possono fare dei ghiaccioli. Può anche accompagnare macedonie e dolci alla frutta.
 Le foglie avanzate dopo la filtratura non vanno buttate, si possono mangiare tipo caramelle o sul pane.

Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.  

Vedi anche:
Menta
Sciroppo di Rose
Sciroppo di Violette

domenica 25 gennaio 2015

Vagina - Una storia culturale

Vagina - Una storia culturale di Naomi Wolf, Mondadori, 2013.
Numero pagine: 382
Lingua originale: inglese
Titolo originale: Vagina. A New Biography
Prima edizione: 2012
Prima edizione italiana: 2013
Genere: saggio

Questo è stato il primo saggio del genere che ho letto; a poco più di vent'anni cercavo di vederci chiaro nel mondo della sessualità, e manco a dirlo, sulla vagina e il piacere femminile non sono stati scritti tanti libri come invece ci si potrebbe aspettare. Questo in particolare è stato regalato da un'amica a sua madre, ed ho colto subito l'occasione facendomelo prestare, e devo ammettere che ai tempi non mi aspettavo di trovarmi davanti ad un testo così interessante.
L'Autrice parla della Vagina innanzi tutto a livello fisico-biologico-anatomico, e mostra come sia una parte fondamentale del nostro corpo, che condiziona la nostra percezione del piacere, la nostra creatività, la nostra fiducia in noi stesse, la nostra pace interiore, la nostra capacità di aprirci agli altri.
Affronta poi il fatto che i condizionamenti culturali riguardo ad essa determinano inevitabilmente la nostra percezione di noi stesse e della nostra sessualità. Una parte che mi è piaciuta molto è quella in cui riporta vari nomi con cui ci si riferiva alla vagina nella cultura C'han, negli scritti taoisti e nei testi Tantrici, come "loto d'oro", il "boschetto profumato", la "porta del paradiso", la "perla preziosa", la "porta celeste", il "globo rosso", la "porta di giada", la "valle misteriosa", la "porta del mistero", il "tesoro". L'Autrice ci invita a immaginare come sarebbe stata diversa la nostra vita, se fossimo vissute in culture in cui la nostra Vagina è chiamata così, e non con tutti i nomi volgari o stupidi o eufemistici che si usano correntemente (se vi va di farlo con le vostre amiche, potrebbe essere un buon esercizio di "arte vaginale" e "terapia" femminile, inventare e cercare modi per voi adatti di chiamare la Vagina).
 Prosegue parlando del fatto che la Vagina ha una "memoria" e che quindi tende a "chiudersi" quando si trova in situazioni negative, fastidiose, violente, e che in seguito tutte le volte che qualcosa "le ricorderà" questo reagirà nella stessa maniera. Alla luce di questo fatto, lo stupro e qualsiasi atto deliberato contro le donne, dal far sesso quando non ne hanno voglia, alla semplice mano che ci sfiora contro il nostro consenso, dal più semplice al più grave, risulta ancora peggiore, poiché la Vagina tende a ricordare e quindi a reagire e rivivere in base a ciò che ha già esperito.
L'ultima parte intitolata "Le ancelle della Dea", lungi dall'essere un'approfondimento su Divinità o culti femminili vaginali, come io mi aspettavo, parla dell'esperienza vissuta dall'autrice durante un seminario di massaggio tantrico alla vagina, degli insegnamenti e delle conclusioni che ne ha potuto trarre. Le ancelle della Dea sono quegli atti, condizioni e situazione che aiutano la donna e la Vagina ad essere liberamente sé stesse e a provare piacere (questa parte in particolare sarebbe altamente istruttiva per gli uomini).
Ogni argomento è affrontato in maniera scientifica ma anche con un occhio al vissuto personale dell'Autrice e di altre donne, la prosa è chiara e piana, facile da seguire.
Quindi in definitiva consiglio vivamente a tutte le donne (ma anche agli eventuali lettori)

Utilità
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  • Il corpo della Dea di Selene Ballerini
  • Il libro della Vagina di Nina Brochmann e Ellen Støkken Dahl
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  • Luna Rossa di Miranda Gray
  • Mestruazioni di Alexandra Pope
  • Questo è il mio sangue di Elise Thiébaut
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  • Vengo prima io di Roberta Rossi

Violetta

 Fa parte della famiglia delle Violaceae e ne esistono tantissime varietà, ma la Violetta propriamente detta è la Viola odorata, anche chiamata Viola mammola. Il latino viola, affine al greco ion di uguale significato viene dallo stesso ceppo di viere "intrecciare, annodare" forse perché era una delle piante che rientravano nella creazione di ghirlande, tuttavia secondo altri sarebbe un termine pre-indeuropeo come molti altri fitonimi. Odorata si riferisce al profumo del fiore, che è l'unico di questa specie ad essere intensamente profumato. Altre specie fra le più conosciute sono la Viola tricolor o Viola del Pensiero, la Viola biflora o Violetta gialla che cresce in luoghi umidi sulle Alpi, la Viola calcarata diffusa nelle Alpi Occidentali, la Viola alba o Violetta bianca, ma in Italia esistono varie specie endemiche, molte delle quali alpine. Alcune di queste le ho fotografate nel corso degli anni: Alcune varietà di Violetta.
In questo studio ho deciso di concentrarmi sulla Viola mammola, più comune, conosciuta e studiata, e d'ora in avanti dicendo Viola intenderò questa in particolare.
Alcuni dei nomi popolari sono: Viunedda, Viuletta (Liguria), Violitta (Piemonte), Viola zoppina (Lombardia), Fior de Zennar, Zoppina (Veneto), Viola zopa, Viola d'foss (Emilia), Viola maura, Mammoletta, Violetta (Toscana), Vijole (Abruzzo), Jola (Puglia), Roseviole (Calabria), Viola di jardinu (Sicilia), Balcu, Bascu, Violedda (Sardegna). A volte viene detta anche Fiore di San Sebastiano perché inizia a fiorire intorno ai giorni in cui ricorre la festa del santo (20 Gennaio).
In inglese è Violet o Sweet Violet, in francese Violette, Fleure de Mars, in tedesco Veilchen, in spagnolo Violeta.
Descrizione: pianta erbacea perenne con rizoma dal quale si dipartono stoloni che emettono radici e formano nuove piante che fioriranno l'anno successivo. Le foglie verde scuro sono riunite in una rosetta (non ci sono fusti fogliari), hanno lungo picciolo e forma ovale o reniforme, incise alla base e più arrotondate all'apice, dentellate. I fiori profumati hanno cinque petali di colore fra il lilla ed il viola intenso, più chiari al centro, due in alto e tre in basso, di cui quello centrale forma uno sperone. Ad una prima fioritura all'inizio della primavera può seguirne una seconda, caratterizzata dal fatto che i fiori rimangono ad uno stato rudimentale e si auto-impollinano. Si possono trovare alcuni fiori anche in autunno. I frutti sono capsule rotondeggianti che si aprono a tre valve e contengono semi tondi, bruni con una sporgenza all'apice.
Frutti in maturazione


Habitat: pianta dell'areale mediterraneo ma diffusasi in buona parte dell'Europa, cresce dal mare alla montagna fino ai 1200 m, in tutta Italia, ma è più diffusa al Nord. Occupa boschi e luoghi erbosi, spunta sotto le siepi e all'ombra degli alberi.

Coltivazione: esistono moltissime varietà di Violetta e Viole del Pensiero da giardino. Si seminano in autunno (i semi hanno bisogno di essere esposti al gelo per germinare) in luoghi freschi ed ombrosi, su terreni umidi e ricchi di humus, ma si possono raccogliere anche alcune delle piante selvatiche prodotte da stolone e trapiantarle in giardino, senza depredare un intero prato ma prelevando solo qualche esemplare in ogni luogo.Visto che si diffonde molto velocemente sarà bene non piantarla vicino ad altre piante più deboli.

La droga è costituita dai fiori che si raccolgono sbocciati, fra gennaio e aprile a seconda della zona e del clima, di mattina dopo che la rugiada si è asciugata, in un giorno di luna crescente o piena, meglio se nei giorni caratterizzati da segni d'Aria (Gemelli, Bilancia, Acquario). Si lasciano seccare all'ombra in strati sottili il più velocemente possibile, e si conservano in barattoli ben chiusi al riparo dalla luce perché non si deteriorino.
Anche il rizoma ha proprietà officinali e si raccoglie d'autunno alla fine del ciclo vegetativo, in luna calante, meglio se nei giorni della Terra (Toro, Vergine, Capricorno); si lava bene e si raschia via la terra, poi si mette ad essiccare al sole e si conserva anch'esso al chiuso e al riparo dalla luce. Il suo uso però deve sempre rispettare le dosi consigliate poiché se assunto massicciamente può provocare vomito e diarrea.
Le foglie si raccolgono per tutta la primavera, meglio durante la fioritura, in luna crescente o piena nei giorni della Foglia (Cancro, Scorpione, Pesci).
Utilizzi
Come sempre prendete ciò che segue per una ricerca, sperimentata solo in parte, e prima di utilizzare qualsiasi erba assicuratevi che sia quella giusta, che sia lontana da strade e fonti di inquinamento, verificate di non essere allergici o ipersensibili a qualche componente e prima di fare qualsiasi cosa consultate il vostro medico/omeopata/erborista.
Le foglie hanno proprietà blandamente lassative, curano la tosse, sono diuretiche ed eudermiche, la forma più efficace è l'infuso, anche in associazione ai fiori.
I rizomi sono anch'essi bechici e lassativi e si usano in decotto.
I fiori sono espettoranti, sudoriferi, depurativi, diuretici, dermopurificanti, emollienti, antinfiammatori.
ATTENZIONE: se assunti in grande quantità i rizomi possono provocare vomito e diarrea.

Infuso: su 2 g di fiori si versano 100 ml d'acqua bollente, se ne bevono due-tre tazze al giorno per le infezioni delle vie urinarie e per i calcoli renali. Inoltre quest'infuso seda tosse, raffreddore e bronchiti e per potenziarne l'effetto si possono unire in parti uguali anche fiori di Verbasco e di Malva. Per uso esterno si imbevono dei batuffoli di cotone o della garza e si posizionano sulla parte interessata per lenire delicatamente infiammazioni, bruciature, eczemi, dermatiti e acne (sia per uso esterno in quanto eudermica che per uso interno come depurativo, tuttavia la Viola del Pensiero sembra essere più adatta), ma anche per curare la crosta lattea; in questo caso l'infuso può essere bevuto dalla mamma o mescolato al latte del bambino, od ancora secondo la tradizione popolare, si può versare del latte caldo sulla pianta contusa ed una volta a temperatura corporea si usa come cataplasma sulla testa del bambino. Compresse imbibite di infuso posizionate sugli occhi per dieci minuti, calmano le infiammazioni oculari.

Sciroppo: la mia versione di questo sciroppo, con differenti i tipi di procedimento, la trovate qui. Se ne prendono dei cucchiaini più volte al giorno in caso di tosse, bronchite, raffreddore ; inoltre è delicatamente lassativo, quindi adatto anche per anziani e bimbi. Tradizionalmente si preparava uno sciroppo per la tosse con fiori di Violetta, fiori di Verbasco, fiori di Malva, e fiori di Papavero ai quali a volte si aggiungevano fiori di Altea, Farfara e Antennaria; queste infatti erano le erbe pettorali più conosciute ed apprezzate.

Tintura: pianta intera fresca in alcool a 45°.

Essenza: si estrae tramite solvente dalle foglie (ebbene sì!), anche se a quanto ho capito il profumo dei fiori può essere estratto tramite enflourage (i fiori vengono immersi e pressati nel grasso, rinnovando i fiori un certo numero di volte, finché il grasso non è "saturo" di profumo, al che con un solvente si può dividere la sostanza profumata dal grasso) ma comunque il prodotto è costosissimo e dunque al di fuori della portata del mio naso e di buona parte del resto della gente, sicché non sono reperibili notizie sul suo possibile uso se non come ingrediente di profumi.

Rimedio omeopatico: serve per curare i dolori reumatici, soprattutto ai polsi.
Ricette culinarie
Viene usata come ingrediente di ricette dolci e salate da secoli: le foglie tenere e giovani possono rientrare in misticanze cotte, insalate, frittate, zuppe d'erbe (soprattutto quelle primaverili depurative), ripieni o possono essere lessate e ripassate in padella. I fiori oltre a colorare le insalate, aromatizzano le macedonie, le frittate d'erbe di campo, le creme dolci e perfino il gelato, le marmellate, lo sciroppo e rientrano nella produzione di liquori. Congelate nei cubetti di ghiaccio possono dare un tocco colorato e floreale a qualsiasi bevanda.

Insalata di fiori: questa è una ricetta della mia infanzia e per me è sempre stata circondata da un'aura un po' magica...insomma a mangiare fiori mi sentivo la principessa delle Fate! La preparazione è molto semplice, ci si può servire di una base di erbe di campo crude come foglie tenere di Piantaggine, Viola, Primula, Pimpinella, Tarassaco, Acetosella, Malva, Crescione, Nasturzio, Lattuga selvatica, cime di Finocchio e un'insalata a piacere dal gusto delicato come la Valerianella o la Lattuga. E via, aggiungete i fiori del periodo che possono essere Primula, Viola, Rosa, Calendula, Dente di leone, Nasturzio (i miei preferiti!), Borragine, Pratoline, Malva, Acacia, Salvia dei Prati, Erba cipollina, Cicoria, Trifoglio. Si può anche aromatizzare con qualche fogliolina tritata di Menta o Serpillo, o arricchire con semi, frutta secca, cubetti di mela, arancia. Si condisce appena prima di mangiarla con sale, olio e limone.

Violette candite: raccogliete due manciate di Viole e privatele dello stelo, dunque sbattete due albumi con due cucchiaini d'acqua senza farli diventare troppo schiumosi. Si immergono i fiori negli albumi, poi si raccolgono con una forchetta, lasciando gocciolare l'eccesso di liquido e si rigirano nello zucchero a velo, facendo attenzione a che siano ben ricoperti. Si lasciano asciugare per due o tre giorni su un foglio di carta da forno, e vanno riposti in una scatola di latta ben chiusa o in un barattolo. Si mangiano come caramelle o si usano per guarnire i dolci (ricetta tratta e adattata da Cucinare con i fiori).

Zucchero alle Viole: si raccolgono i fiori e si mondano dallo stelo, poi si pongono in un barattolo alternando uno strato di fiori e uno di zucchero. Dopo averlo lasciato un mese al sole, avendo cura di agitarlo di tanto in tanto, lo zucchero aromatizzato è pronto e può essere usato in creme e dolci vari. Ho provato una volta questa ricetta ma personalmente mi sembrava che fosse minimamente fermentata, cosa che non è un problema per il resto del mondo, ma io che sono astemia rifuggo l'odore ed il sapore dell'alcool. Merita comunque qualche altro tentativo!

Frittelle di Violette: raccogliete mazzolini di dieci Violette e legateli con uno stelo, dunque preparate una miscela di 50 g di zucchero e un bicchierino di maraschino e immergetevi i mazzetti per un ora, rigirandoli di tanto in tanto. Nel frattempo preparate la pastella con 250 g di farina bianca, due tuorli d'uovo, mezzo bicchiere di latte, due cucchiai di zucchero e due di olio e lasciate riposare un'ora. Trascorso questo tempo si uniscono gli albumi montati a neve e un pizzico di sale e si intingono nella pastella i mazzolini di viole sgocciolati e si friggono in olio ben caldo fino a doratura, si scolano, si rigirano su carta assorbente e si servono ammonticchiati e cosparsi di zucchero a velo (ricetta tratta e adattata da Cucinare con i fiori).

Marmellata alle Viole: sono in realtà marmellate di mele aromatizzate in maniera più o meno consistente con i fiori, la variante che più mi è piaciuta è questa: si prepara uno sciroppo con 800 g di zucchero e 100 ml d'acqua, quando fila si aggiungono 150 g di fiori di Viola e 400 g di purea di mele. Da quando riprende il bollore si lascia cuocere per 10 minuti e poi si invasa. Può essere usata oltre che sul pane per golose merende, per confezionare particolarissime crostate (ricetta tratta e adattata da Il Prato nel Piatto).

Conserva di Violette: si prepara uno sciroppo con 1,5 kg di zucchero e due bicchieri d'acqua. In un mortaio si pestano 200 g di fiori (senza gli steli) con due cucchiai di zucchero (si può anche fare con un mixer ma attenti a non surriscaldare i fiori). La pasta ottenuta dalle Viole si aggiunge allo sciroppo quando inizia a bollire, mescolando; si cuoce a fuoco basso finché lo sciroppo inizierà a salire, dunque si invasetta e capovolge per fare il sottovuoto (ricetta tratta e adattata da Cucinare con i fiori).

Gelato fiorito: a del gelato alla vaniglia, crema o fior di latte si miscelano delicatamente alcune Violette, poi si rimette nel congelatore e si fa di nuovo rapprendere. Si serve decorando con alcuni fiori freschi (ricetta tratta e adattata da Il Prato nel Piatto).

Gelato di Violette:su 10 g di Violette e 4 foglie di Viola si versano 150 ml di acqua bollente e si lascia macerare fino a completo raffreddamento, poi si filtra strizzando bene. Dunque si montano 200 g di panna e si battono 2 tuorli con lo 70 g di zucchero e si montano a neve gli albumi. La panna va stemperata con l'infuso di Viole, dunque si aggiungono prima i tuorli e poi gli albumi e si mescola delicatamente. Si trasferisce il tutto in una gelatiera o in freezer. Il gelato sarà pronto in tre ore (ricetta tratta e adattata da Il Prato nel Piatto).

Sorbetto di Violetta: su 15 g di fiori e 50 g di zucchero si versano 250 ml di acqua bollente e si lascia in infusione finché non si è raffreddata del tutto. Fatto ciò di filtra spremendo bene il residuo e si unisce un albume d'uovo montato a neve e si mette nel congelatore, mescolando di tanto in tanto perché si mantenga granuloso. Si deve servire in giornata perché dopo si rassoda troppo (ricetta tratta e adattata da Il Prato nel Piatto).

Vino alla viola o violaceum: è una rielaborazione del vino preparato al tempo dei Romani con fiori di Violetta perché, sembra, sostenevano che allontanasse e curasse i sintomi delle sbronze. Si mescolano e lavorano con un mestolo di legno una tazza di Violette e tanto zucchero quanto basta per creare una crema densa, fatto ciò si lascia riposare per mezz'ora, poi si aggiungono due cucchiai di alcool a 90° mescolando delicatamente. Si lascia macerare per una mezza giornata e poi si aggiunge un litro di vino bianco secco e si lascia a riposare in una bottiglia per una settimana, dunque si filtra (ricetta tratta e adattata da Il Prato nel Piatto).

Liquore di Viole: in un vaso si pongono 200 g di fiori di Viola e si coprono con 600 ml di alcool a 95° e si lascia a macerare per qualche giorno. Dunque si prepara uno sciroppo con un litro di acqua e 800 g di zucchero e una volta raffreddato vi si aggiungono le Viole filtrate dall'alcool e ben tritate. Si può ora unire lo sciroppo con l'alcool e dopo alcuni giorni il preparato va filtrato ed imbottigliato (ricetta tratta da Liquori - Grappe gelatine marmellate con erbe e frutti spontanei).

Fonti
Cucinare con i fiori, Lina Marenghi, Priuli & Verlucca, 2011
Dizionario di fitoterapia e piante medicinali, E. Campanini, Tecniche Nuove, 2004
Erbe delle valli alpine, M. Vaglio, Priuli&Verlucca, 2014
Flora e fauna delle Alpi, T. Schauer e C. Caspari, Mondadori Editore, 1978
Il libro delle erbe, P. Lieutaghi, Rizzoli Editore, 1981
Il prato nel piatto, A. Lanzani Abbà, Mondadori Editore, 1989
Liquori - Grappe gelatine marmellate con erbe e frutti spontanei, R. Luciano e R. Salvo, Araba Fenice, 2013
Manuale pratico di fitoterapia - vol. 1, E. Lazzarini e A. Lonardoni, Edizioni Mediterranee, 1985
Orto e giardino biologico, M. L. Kreuter, Giunti Editore, 2011
Scoprire, riconoscere, usare le erbe, U. Boni e G. Patri, Fabbri Editori, 1979
Actaplantarum - Viola odorata
Arcadia - Il mondo delle erbe officinali
Erbeofficinali.org - Viola mammola
Etimo.it - Viola
Infoerbe.it - Viola mammola
Fotografie mie scattate a Maclino (Bs) nell'Aprile 2013 e a Spotorno (SV) in Marzo 2015, tavola botanica d'autore sconosciuto.

Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.

Grazie a mia madre che alle volte proprio c'ha un sacco di pazienza, e a Claudia che ha allietato la mia scrittura a tempo di musica.

Vedi anche:
La Violetta nell'antichità
Mitologia della Violetta  
Lo Spirito della Violetta
Alcune varietà di Violetta
Illustrazioni botaniche di Violette
Sciroppo di Violette

Aggiornato l'ultima volta il 19 marzo 2015.