venerdì 27 ottobre 2017

I desideri dell'anima

I desideri dell'anima di Clarissa Pinkola Estés, Frassinelli, 2014.
Numero pagine: 199
Lingua originale: inglese
Prima edizione: è una raccolta di brani pubblicato fra il 2008 e il 2014
Prima edizione italiana: 2014
Genere: raccolta di racconti

Quando è uscito questo libro, speravo fosse qualcosa di "potente" come Donne che corrono coi lupi (certo la Estés ha scritto anche altre cose che meritano di essere lette, tipo La danza delle grandi madri, ma nulla come il suo primo libro, che mi accompagna da più di un decennio); sono stata più volte lì lì per comprarlo, ed in fine me l'ha prestato un'amica, così ho potuto immergermi nella lettura e vedere un po' cosa riservava questo nuovo volume della Estés. Purtroppo le mie aspettative non sono state confermate, non che questo sia un brutto libro, ma niente a che vedere con l'ampiezza e la bellezza di Donne che corrono coi lupi.
I desideri dell'anima è una raccolta di testi eterogenei, di diversa lunghezza, alcuni dei quali ho apprezzato più di altri. E' composto da 11 brani (più i ringraziamenti), di cui i primi due sono i più estesi.
Il primo consiste in un introduzione alle favole dei fratelli Grimm e qui si ritrova la Estés cantadora, che parla delle favole come contenitori, nonostante i rimaneggiamenti e le inevitabili variazioni dovute alle traduzione e al gusto/interesse di chi le racconta e/o raccoglie, di soulfulness, sono cioè "pieni d'anima", indicando i percorsi interiori dell'anima verso il sé.
Il secondo invece è un'introduzione a L'eroe dai mille volti di Campbell. Oltre a parlare dell'autore e del ruolo della sua opera, riprende il discorso dell'importanza delle storie come modelli della vita profonda universali, ognuno dei quali risponde ad una delle grandi domande cruciali della vita.
Il terzo prendendo spunto dal Solstizio e dai suoi riti parla dell'unione del puer e del senex, il fanciullo ed il vecchio, un sodalizio fra la forza creatrice e quella saggia della psiche, richiamando la massima contenuta nel'introduzione a La danza delle grandi madri "essere giovani da vecchie e vecchie da giovani" (pag. XX).
Il quarto partendo dalla festa di S. Valentino parla dell'Amore come froza inestinguibile anche se ferita, che che continua però sempre a vivere e ripresentarsi.
Gli altri sette capitoli, piuttosto brevi, sono alcuni in versi, come quello sul Fiume-Nonna, altri raccontano brevi storie come quello sull'Orsa Callisto, altri ancora prendono le mosse da particolari della vita dell'autrice, come quello del suo rapporto con il padre alcolizzato.
Questi ultimi mi hanno detto poco per la maggior parte. Insomma avvicinerei questo volume a Storie di donne selvagge, anch'esso composto da testi non collegati fra loro, e riuniti senza un apparente filo conduttore.

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