domenica 16 giugno 2019

Dentro soffia il vento

Dentro soffia il vento di Francesca Diotallevi, Neri Pozza, 2016 
Numero pagine: 222
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 2016
Genere: romanzo storico, sentimentale
Epoca: primo dopoguerra
Ambientazione: il villaggio di Saint Rhémy, Val d'Aosta

Sono incappata in questo libro, come al solito, cercando storie di streghe; ultimamente ne ho lette di veramente scadenti, così sono partita con i piedi di piombo nella lettura di questo libro, ma sono stata piacevolmente sorpresa, ed anzi l'ho finito nel giro di una giornata.
Dentro soffia il vento è un romanzo storico ambientato sulle montagne della Val d'Aosta nel primo dopoguerra, con tre voci narranti: don Agape, il nuovo giovane parroco del villaggio di Saint Rhémy che da Roma porta con sé sui monti i suoi dubbi, Fiamma, una giovane donna che abita i boschi, creduta strega dagli abitanti del villaggio e per questo temuta ma ricercata per le sue abilità di guaritrice, e Yann, il fratello dell'unico amico di Fiamma, Raphäel, partito per la guerra e mai più tornato.
In questo romanzo troviamo sicuramente il tema dell'amore, negato, sofferto, incerto, mai sdolcinato, nato in un groviglio di emozioni discordanti che emergono poco a poco nel corso della narrazione: non temete però, non è la solita storiella stucchevole: certo, la storia in sé stessa non è nuova, un triangolo sentimentale ed una catastrofe a cancellare le reticenze dei due amanti, però viene qui narrata con una personale sfumatura e con qualche colpo di scena ben costruito. L'Autrice è riuscita a delineare dei personaggi principali a tutto tondo, che si svelano e crescono nel corso del romanzo stesso attraverso tappe progressive e confronti gli uni con gli altri. Gli antagonisti purtroppo, risultano meno limati.
Non ci sono voli di fantasia su poteri, magia ecc., la strega di questo libro non è fantasy, ed è strega solo perché creduta tale dalla gente del paese, ed infatti la superstizione, la diffidenza verso il diverso, è un altro dei temi principali. E da sfondo a tutto le montagne e la natura selvaggia con la sua durezza, che però in qualche maniera sembra poter rispondere alle grandi domande che tutti ci poniamo.
Non ho apprezzato particolarmente il finale che mi è risultato forzato ed eccessivamente positivo rispetto a come sono stati costruiti i personaggi (però non dispiace, ecco). In definitiva un bel romanzo, non eccelso ma equilibrato e ben scritto, sicuramente l'autrice può maturare ma ci ha comunque regalato una bella storia.

Utilità
Nello stesso anno di pubblicazione del romanzo, è uscito in formato ebook il prequel Le grand diable, un racconto breve che vede protagonisti i fratelli Yann e Raphäel, sempre ben scritto ma che non aggiunge molto al romanzo.

Il sentiero della strega

Il sentiero della strega di Maddalena Tiblissi, PubMe – Collana StarLight, 2019
Numero pagine: 235
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 2019
Genere: romanzo fantastico, sentimentale
Epoca: contemporanea
Ambientazione: principalmente Stigliano e Potenza

Ecco un altro romanzo sulle streghe, che, ve lo dico subito, non mi ha per nulla entusiasmato. Ambientato in Basilicata, fra boschi e paesi della Lucania, racconta di Elizabeth, tessitrice irlandese espatriata che si scopre essere una strega grazie a Sofia, proprietaria di un negozio di prodotti biologici, e che farà innamorare perdutamente Duccio, giornalista senese con un matrimonio finito alle spalle. Non aggiungo altro riguardo alla trama per non rovinare la lettura a chi ci si vorrà cimentare.
Qualcosa di positivo dovrò pur dirlo, ed in effetti, una cosa che ho apprezzato è che per una volta la tizia (al solito bella e misteriosa) in copertina rispecchia la protagonista. Per il resto ho trovato un libro scritto con un lessico molto molto semplice, una quasi totale mancanza di dettagli e descrizioni di ambienti e personaggi, tanto che le amiche streghe di Elizabeth mi si confondevano nella memoria, ed ogni volta pensavo "e questa qual'era?". Inoltre, a volte si trovano termini in inglese in situazioni in cui sono assolutamente anacronistici.
I personaggi sono piatti, stereotipati, abbiamo lei bella, buona, e un po' ingenua, lui innamoratissimo a prima vista (però almeno non è il bel tenebroso classico, ricchissimo e possessivo), le amiche streghe solidali e un po' alternative, e i cattivi cattivissimi senza un perché. Elizabeth acquisisce la capacità di fare viaggi astrali nel giro di poche pagine, e diventa competente nel settore "magia/sciamanesimo/pratiche New Age alla rinfusa" leggendo qualche libro sulle streghe e la meditazione, e tutti i personaggi positivi trovano l'amore della vita in pochi mesi, sicché arriviamo ad un lieto fine da favola senza che ci sia stata un minimo di suspance. C'è tra l'altro una propensione inverosimile al monologo ad alta voce, che se è accettata per forza di cose in un testo teatrale, stona in un romanzo: immaginatevi di camminare per strada fra gente che riflette ad alta voce su "essere o non essere", non sareste un po' straniti?
E non dimentichiamo vite precedenti, telepatia, meditazione, controfatture, riti della luna piena piuttosto scarni, ma soprattutto le sacerdotesse di Avalon, collocate durante un sogno/viaggio astrale in Irlanda, quando Avalon appartiene ai racconti gallesi e britannici, o al massimo alle più tarde rielaborazioni d'ambiente cortese. Fortuna che almeno sta volta non sono stati scomodati i Templari.
Quindi in sintesi, per quanto sia apprezzabile l'intento, esplicitato dall'Autrice alla fine del libro, di voler scrivere un romanzo in cui la magia appaia come qualcosa di naturale, trovo poco riuscito il risultato. Forse il peggior libro sulle streghe che abbia mai letto.

Il sentiero del diavolo

Il sentiero del diavolo di Eugenia Rico, Elliot, 2018
Numero pagine: 149
Lingua originale: spagnolo
Titolo originale: El camino del diablo
Prima edizione: 2014
Prima edizione italiana: 2018
Genere: in parte romanzo storico

Se avete letto qualcosa in questo blog, sapete già che le streghe mi piacciono; se avete letto un po' di recensioni, sapete anche che trovare un buon libro di narrativa sulle streghe non è facilissimo. Ma questa volta ce l'ho fatta. Il sentiero del diavolo attendeva nel mio lettore già da un po', e alla fine, ieri notte, nella quiete solitaria di quanto tutte le incombenze quotidiane sono scivolate via, l'ho iniziato. L'ho chiuso solo perché ormai erano le due, ma l'avrei finito volentieri (anche perché è piuttosto breve, pur essendo compiuto in sé stesso).
Non saprei dire a quale genere possa appartenere questo libro, è romanzo storico quando narra di Ana dei Lupi, una ragazzina abbandonata e violata divenuta strega vagante, o dell'eroe, il così detto "avvocato delle streghe", Alonso de Salazar y Frías (già incontrato nel romanzo La ragazza e l'inquisitore di Nerea Riesco), mentre fa da cornice, la voce narrante di una scrittrice tornata nella sua casa d'infanzia sui monti delle Asturie, in una terra in cui gli abitanti ancora conservano le vestigia della magia popolare, dove cerca di trovare un senso, un filo condutture che possa farle capire la storia del sentiero del diavolo, ovvero della caccia alle streghe che portò migliaia, probabilmente milioni di donne al rogo. È una prosa poetica densa e forte nella sua semplicità quella che Eugenia Rico usa per provare a parlare di questa pagina oscura della nostra storia, e lo fa tramite frasi brevi, incisive, raccolte in capitoli corti ma densi di riflessioni azzeccate e dati storici reali, che riecheggiano le teorie di storici e studiosi, nel finale anche quelle di Marjia Gimbutas (anche se non viene mai citata), rendendo chiaro quanto seriamente si sia documentata. Dal Malleus maleficarum all'ultimo rogo spagnolo a Cadice e attraverso i processi di Zugarramurdi, il viaggio a cavallo di una scopa in cui siamo trascinati, ci porta sì fra le streghe e la superstizione, ma temi importanti sono anche quelli del viaggio, dell'importanza e potere della parola scritta, della tolleranza crepata dalla paura, addirittura del femminismo, senza mai scadere in eccessi fantastici, in luoghi comuni sulla stregoneria o in teorie affascinanti ma fantasiose. 
La storia della caccia alle streghe è soprattutto quella di una delle tante persecuzione degli oppressi, e in questo romanzo, uno dei pochi veramente apprezzabili sull'argomento, l'autrice riesce a parlare con molte voci, non ultima quella della ragione e della speranza che atti del genere non si verifichino più, grazie ad ognuno di noi.
Consigliatissimo a tutti gli appassionati dell'argomento ma anche a tutti i lettori per il suo valore letterario e piacevolezza di lettura.

Atlante delle erbette di prati, rive e dei piccoli frutti di bosco

Atlante delle erbette di prati, rive e dei piccolo frutti di bosco di Paola Mancini, Edizioni del Baldo, 2016
Numero pagine: 160
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 2015
Genere: libro di cucina con le erbe spontanee

Ho già recensito vari titoli delle Edizioni del Baldo riguardanti le erbe; questo in particolare si concentra sull'aspetto culinario. Si apre con una breve introduzione su antichità e attualità dell'uso culinario delle spontanee. Seguono brevi indicazioni di raccolta e le schede di circa una sessantina fra erbe ed alberi corredata da una foto piccola ed un'illustrazione botanica; ognuna riporta nome comune, nome botanico, famiglia, habitat, parti utilizzate, periodo di raccolta, etimologia, proprietà, uso culinario, nomi dialettali.
La seconda parte del volume contiene le ricette a base di erbe spontanee, divise a seconda del tipo di piatto (insalate, risotti, zuppe ecc.), mentre la terza e ultima si concentra sulle ricette a base di frutti spontanei (oltre ai classici frutti di bosco si possono trovare anche corbezzoli, sorbe, melograni ecc.).
Ad intervallare i testi si trovano citazioni, poesie e delicate illustrazioni all'acquarello, come d'altra parte in buona parte dei libri di questo editore, che hanno una veste editoriale molto graziosa.
Come potete vedere dunque, questo libro è particolarmente indicato per chi è interessato alla preparazione di piatti particolari servendosi di erbe raccolte in campagna, non nel caso si cerchi un libro per l'identificazione o sulle proprietà curative delle piante.

lunedì 10 giugno 2019

Doni di Madre Terra

Doni di Madre Terra - Medicina popolare del Piemonte e della Valle d'Aosta di Marco Leone, Araba Fenice, 2010
Numero pagine: 191
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 2010
Fotografie delle piante: no
Illustrazioni botaniche: sì, ma solo di alcune piante
Illustrazioni di altro tipo: sì, di contadini, pastori e\o guaritori popolari
Schede singole piante: sì
Ricette e preparazioni: sì
Piante commestibili: sì,
Piante officinali: sì
Piante aromatiche: sì
Piante protette: sì, la Stella Alpina
Etnobotanica e storia: sì

Questo libro mi è stato regalato da una persona cara, ed appena uscito mi era stato consigliato vivamente da un'amica; ha per me un valore affettivo oltre che pratico (senza considerare anche il fatto che i libri dell'Araba Fenice sulle erbe sono generalmente semplici ma ben fatti ed utili). Fra i tanti libri sull'uso delle erbe, questo si distingue per un approccio più attento alla medicina popolare, quella tramandata nelle campagne e sui monti fino all'epoca dei nostri nonni, oggi viva solo nella memoria di pochi anziani. L'autore permea la sua scrittura con il suo grande amore per la natura e la montagna, e sì sente dalla sue parole il suo approccio olistico alla guarigione (è fra l'altro un naturopata).
Il libro è costituito da una breve introduzione in cui l'autore parla della sua necessità di naturalità, di andare a ritmo con la terra stessa, la Pachamama, ed auspica un futuro in cui l'ascolto di noi stessi e della natura non sia più sottovalutato o misconosciuto. Segue un breve inquadramento geo-botanico dei territori presi in considerazione per questo volume, ed una trattazione stringata sull'incidenza delle malattie nelle popolazioni alpine. Arriviamo ad una prima rilevante selezione del libro composta da una serie di rimedi popolari, raccolti dalla viva voce dei guaritori di campagna o da erboristi dei secoli scorsi, divisi secondo i diversi apparati e relativi disturbi. Ad intervallare si trovano proverbi e modi di dire dialettali. L'autore ci accompagna quindi in una rapita carrellata sui guaritori popolari ed i loro diversi metodi di guarigione. Seguono un breve elenco dei principali principi attivi e in che piante si trovano, informazioni sull'epoca di raccolta delle varie parti della pianta e accorgimenti vari, illustrazione dei principali rimedi erboristici (ho apprezzato particolarmente le direttive per la preparazione si Tinture Madri e Gemmoderivati che non sempre si trovano, ed anzi in questo campo c'è molta confusione). Troviamo poi alcune utili tabelle con glossario delle proprietà, quando assumere i rimedi nel corso della giornata e i dosaggi.
La seconda parte del libro ed anche la più corposa, è costituita dalle schede monografiche di circa 110 fra erbe ed alberi con: nome comune, nome botanico, nomi popolari, proprietà, eventuali cautele e controindicazioni, impiego terapeutico, principi attivi, parte utilizzata, curiosità (principalmente etimologia), epoca di raccolta, modalità di conservazione. riquadro a fondo pagina con le indicazioni di usi medicinali, culinari o d'altra natura. Ogni scheda è completata da un'illustrazione botanica in bianco e nero della pianta o di parte di essa, inoltre si trova anche un inserto con alcune delle tavole botaniche a colori.
Il libro si chiude con un elenco di alcune tisane per curare i più comuni disturbi, conclusione, bibliografia, indice delle schede monografiche, indice generale.
Si tratta sicuramente di un volume adatto a tutti, ma indicato soprattutto per chi ha una particolare sensibilità per le piante ed il loro valore storico ma anche per il loro lato energetico (si può dire "adatto per i fricchettoni?" :D); certo non ha la completezza di altri testi più ricchi, ma nel suo genere, cioè quello erboristico divulgativo, rimane per me uno dei migliori in circolazione.

Utilità
Dello stesso autore si può trovare Erbe e usi popolari delle valli alpine.

domenica 9 giugno 2019

Manuale di erboristeria

Manuale di erboristeria di Teodoro Negro, edito dall'Autore, 1965
Numero pagine: 167
Lingua originale: italiano
Prima edizione: ?
Fotografie delle piante: no
Illustrazioni botaniche: sì, ma solo di alcune piante
Illustrazioni di altro tipo: sì, una a colori dei tipi di fiore
Schede singole piante: sì
Ricette e preparazioni: no
Piante commestibili: sì, ma per il loro uso terapeutico
Piante officinali: sì 
Piante aromatiche: sì 
Piante protette: sì, alcune Orchidee spontanee
Etnobotanica e storia: no

Ho ripescato questo libricino dal fondo di uno scaffale di mia madre: non l'avevo mai notato fino ad oggi, il che è curioso, visto che ha più anni di me, ed è sicuramente in quello scaffale da anni, reduce da un paio di traslochi. Come si può vedere dalla data di pubblicazione, si tratta di un testo estremamente datato, ma ho deciso di recensirlo lo stesso perché ha la bellezza dei vecchi testi di erboristeria, che trattavano in maniera estremamente disinvolta le piante tossiche, e consigliavano la raccolta di spontanee piuttosto che di quelle coltivate a fini di vendita (ma immaginate una cosa del genere al giorno d'oggi?). L'autore fu un erborista dell'Astigiano, i cui discendenti hanno ancora oggi un'erboristeria.
Ecco cosa contiene il libro: breve introduzione dell'autore, norme di raccolta delle varie parti della pianta, essiccazione, immagazzinamento, regolamentazione della raccolta (chiaramente desueta vista la data di pubblicazione). Troviamo poi le schede delle singole piante (circa 125 fra erbe ed alberi, anche velenosi) con nome comune, binomio botanico, famiglia, descrizione, habitat, parti usate, proprietà, tempo balsamico, modalità di raccolta, norme di essiccazione, coltivazione. Solo per alcune delle erbe ed alberi trattati (che sono grosso modo quelli classici che si trovano in quasi tutti i libri sull'argomento) è presente una tavola botanica di piccole dimensioni in bianco e nero. Chiudono il volume indice generale, indice delle piante trattate, ordinate alfabeticamente secondo il loro nome comune e bibliografia (costituita da quattro volumi degli anni 40-50).
Il focus di quest'opera è messo sulla preparazione delle droghe erboristiche, non è quindi adatto come base per il riconoscimento delle piante, e non presenta ricette delle preparazioni; sicuramente è per alcuni versi obsoleto, e solitamente un buon libro di erboristeria contiene tutte le informazioni qui riunite, tutta via le indicazioni generali sono valide ancora oggi e spiegate in maniera chiara ed efficace.

Le erbe che guariscono

Le erbe che guariscono di Paul Belaiche, Mondadori, 2004
Numero pagine: 269
Lingua originale: francese
Titolo originale: Guide familial de la médicine par les plantes
Prima edizione: 1987
Prima edizione italiana: 2003
Fotografie delle piante: no
Illustrazioni botaniche: solo alcune piuttosto piccole
Illustrazioni di altro tipo: no
Schede singole piante: sì, molto schematiche
Ricette e preparazioni: sì
Piante commestibili: sì, ma nel loro impiego terapeutico
Piante officinali: sì
Piante aromatiche: sì
Piante protette: no
Etnobotanica e storia: cenni

Ho acquistato questo libro ad un prezzo stracciato, durante una svendita, pensando che per quanto riguarda i libri sulle erbe, sempre meglio averne uno in più che uno in meno. Ed in effetti, è stata una buona pensata. Vediamo perché: il volume si apre con indice generale e nota all'uso del libro (che in effetti serve, come si capirà). L'introduzione da brevi cenni sulla fitoterapia, mette in guardia contro l'autoterapia selvaggia e all'uso irrazionale delle erbe, che non sono esenti da pericoli ed evidenzia i limiti delle cure a base di erbe. L'autore spiega poi come preparare infusi, decotti e macerazioni (ritiene infatti estratti, tinture ecc. non adatti all'autoterapia ma di competenza del medico), seguono alcune indicazioni di buon senso su raccolta e conservazione delle erbe.
Troviamo poi due parti principali: la prima descrive i singoli disturbi e indica quali erbe possono aiutare nella cura, seguite da uno o più numeri che rimandano alla sezione successiva. Come intermezzo si trova un glossario delle proprietà delle piante ed in fine le schede singole in ordine alfabetico secondo il nome comune, così costituite: nome comune, nome botanico, famiglia, notizie storiche, descrizione, proprietà, parte usata, indicazioni terapeutiche e un riquadro con ricette fitoterapiche numerate a cui rimandano i numeri della sezione precedente. Qualora siano tossiche o pericolose nell'impiego senza il consulto del medico, ciò viene indicato. Fra le pagine si trovano piccole illustrazioni botaniche in bianco e nero di alcune delle erbe trattate, che sono quelle classiche che si possono trovare generalmente negli erbari ben forniti più alcune invece poco citate (comprendono anche piante ad uso alimentare e aromatiche).
Chiudono il volume l'indice dei nomi latini, italiani e dei disturbi.
Come potete vedere da questa descrizione è un libro pensato per chi già ha le conoscenze base nel campo della botanica e dell'erboristeria per riconoscere, raccogliere e preparare le piante che gli servono, non è adatto quindi come strumento di riconoscimento su campo o come primo libro per neofiti. Tuttavia l'ho trovato piuttosto valido (in fondo l'autore è un docente universitario di fitoterapia), anche se costruito in maniera un po' ponderosa, con i suoi rimandi numerici alle ricette. Non ha una grafica particolarmente accattivante, e la scrittura è suddivisa in due colonne per pagina quindi risulta piuttosto piccola, sicché il pregio di questo volume in definitiva, sono sicuramente le ricette fitoterapiche chiare e semplici.

sabato 8 giugno 2019

La grande enciclopedia delle erbe

La grande enciclopedia delle erbe di autori vari, Dix, 2014
Numero pagine: 448
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 2011
Fotografie delle piante: no
Illustrazioni botaniche: sì
Illustrazioni di altro tipo: sì, dei piatti preparati con le erbe ed altre decorative
Schede singole piante: sì
Ricette e preparazioni: sì
Piante commestibili: sì
Piante officinali: sì 
Piante aromatiche: sì 
Piante protette: no
Etnobotanica e storia: sì

Se devo essere sincera, non so da dove salti fuori questo libro, si trova nella mia libreria da anni, ma non riesco a ricorcare chi l'abbia regalato a chi, e come sia arrivato nelle mie mani. Generalmente quando voglio fare una ricerca sulle erbe ho i miei quattro o cinque testi di riferimento, così questo in particolare è rimasto ignorato per un po', ma ultimamente ho deciso di riprenderlo in mano.
Ecco quello che contiene; innanzitutto una breve presentazione e l'indice generale, mentre il libro vero e proprio è suddiviso in due parti principali. La prima è composta da schede (riguardanti un centinaio di piante) così costruite: nome comune, nome botanico, famiglia, descrizione delle varie parti della pianta, habitat e coltivazione, parti utilizzate, epoca di raccolta, conservazione, curiosità (di natura storica, mitologica, folklorica) ed una sezione culinaria (due o tre pagine per scheda) che riporta un certo numero di ricette preparate con la pianta in questione. Completano il tutto una tavola botanica ed una fotografia di uno dei piatti preparati seguendo le ricette.
La seconda parte del libro ha invece un focus più erboristico, infatti per ognuna delle piante già trattate si trova una dissertazione generale sul suo uso curativo (anche antico o popolare), proprietà, indicazioni terapeutiche e cosmetiche, ed in fine ricette per preparati utili ai singoli disturbi.
Nelle cento piante trattate rientrano principalmente piante domestiche coltivate ad uso alimentare, solitamente poco presenti negli erbari: frutti come Ananas e Albicocco, e piante esotiche come Caffè e Soia, ma non mancano le più comuni aromatiche e spezie. Chiudono il volume l'indice delle piante trattate, delle ricette culinarie e dei rimedi per i singoli disturbi.
Come potete vedere manca la parte esplicativa su raccolta, conservazione e utilizzo delle piante, che solitamente si trova nei testi sulle erbe; ciò però non è necessariamente invalidante, infatti quest'Enciclopedia mi sembra particolarmente indicata a chi vuole conoscere meglio il mondo della cucina a base di erbe e frutti, avendo già una conoscenza base delle premesse. Per altro, la maggior parte delle piante trattate sono universalmente conosciute o comunque molto comuni. L'unica vera pecca è il titolo fuorviante, che fa pensare ad un testo più completo di quanto non sia questo a conti fatti, sicché non fatevi ingannare.
La veste grafica è molto piacevole, colorata ma rimanendo comunque fine e mai invadente, facendo di questo volume un prodotto editoriale curato (tranne che per il fatto che mancano alcune informazioni tipografiche relative alle varie edizioni e agli autori), ed un regalo utile e visivamente piacevole per gli appassionati all'argomento (è anche veramente pesante, nonché un tomo di discrete dimensioni ma insolitamente economico, quindi un regalo di un certo spessore a prezzo contenuto :D).

Erbe - Buone e facili

Erbe - Buone e facili di Graziella De Nizza, EmmeKlibri, 2016
Numero pagine: 128
Lingua originale: italiano:
Prima edizione: 2016
Fotografie delle piante: sì 
Illustrazioni botaniche: no
Illustrazioni di altro tipo: sì, dei piatti preparati con le erbe
Schede singole piante: sì
Ricette e preparazioni: sì
Piante commestibili: sì
Piante officinali: sì 
Piante aromatiche: sì 
Piante protette: no
Etnobotanica e storia: cenni

Questo volumetto gira per casa già da un po', credo che sia un acquisto di mia madre, che come me non riesce a tenersi le mani in tasca quando si tratta di piante (comunque, c'è da dire che lo si trova a prezzo veramente contenuto).
Eccoci davanti all'ennesimo libro sulle erbe spontanee, questa volta con un focus sul loro aspetto mangereccio.
Si apre con un indice ed una breve presentazione, per passare poi ad una rapida (tre facciate) trattazione dell'autrice, che traccia brevemente l'importanza dell'utilizzo delle erbe alimentari, parla di cosa sia la fitoalimurgia e delle proprietà nutrizionali delle piante, descrive brevemente i principali principi attivi presenti nelle piante e dà le indicazioni base sulla raccolta a scopo mangereccio. Purtroppo queste poche pagine sono scritte con un carattere molto piccolo, che può dare fastidio durante la lettura.
Seguono le schede dedicate alle singole piante divise in spontanee (45) e aromatiche (19); ogni scheda è costituita da nome comune, nome botanico, famiglia, nomi volgari, descrizione della pianta e dell'habitat, curiosità di varia natura (erboristiche, etimologiche, storiche, botaniche, chimiche ecc.), uso in cucina e ricetta. Corredano le schede una foto a colori a mezza pagina ed una o due più piccole che rappresentano l'habitat o specifiche parti della pianta.
In alcuni casi si tratta di foto di buona qualità, altre volte il soggetto è fuori fuoco o le foto risultano sgranate, il che è un peccato visto che la grafica del libro è generalmente piacevole (a parte la copertina, personalmente), ed imita un quaderno di appunti.
Chiudono il volume una breve biografia dell'autrice e del fotografo ed i ringraziamenti. Mancano bibliografia, note tipografiche nel frontespizio e colophon, il che mi fa pensare che a livello editoriale non si tratti proprio di un gran lavoro.
In generale come potete vedere, questo volume non si distingue molto dagli altri sull'argomento, purtroppo, visto che l'autrice sembra preparata e appassionata, ma contiene comunque informazioni interessanti a livello culinario, e tratta alcune specifiche erbe che non sono molto note come alimentari; considerando anche il prezzo basso a cui lo si trova, penso che possa valere la pena averlo per consultarlo di tanto in tanto.

Utilità
La nuova edizione del 2017 ha una copertina diversa, graficamente molto più bella.

Enciclopedia delle piante magiche

Enciclopedia delle piante magiche di Scott Cunningham, Mursia, 2011
Numero pagine: 286
Titolo originale: Cunningham's Encyclopedia of Magical Herbs
Lingua originale: inglese
Prima edizione: 1985
Prima edizione italiana: 1992 col titolo Enciclopedia delle erbe magiche, 2003 col titolo Enciclopedia delle piante magiche

Come accennavo nella recensione di Erboristeria planetaria, ho deciso di recensire, oltre ai testi canonici sulle piante, il loro uso e riconoscimento, le loro mitologia, anche quelli che trattano della loro magia o del loro uso sottile. E' un argomento che mi ha sempre affascinato, come si capirà dal costante riferimenti alle streghe in questo blog, sicché ho deciso di mettere a disposizione recensioni anche in questo campo, spesso dominato da una certa faciloneria, per non dire ignoranza, soprattutto in blog e forum dedicati al neopaganesimo (senza nulla togliere a tutti gli esponenti del genere, alcuni mi sembra abbiano una certa tendenza ad accettare supinamente qualsiasi cosa senza una minima verifica delle fonti o della fondatezza di ciò che leggono). Scott Cunningham è uno dei più conosciuti autori sulla Wicca, e questo suo libro in particolare sembra essere il più diffuso sull'uso magico delle piante, insieme a Il grande libro delle piante magiche Laura Rangoni. Io ho letto la versione in inglese, ma qui riporto i dati bibliografici della più recente edizione italiana, confidando che nella traduzione non siano stati tagliati capitoli o altro.
Il libro si apre con una prefazione in cui Cunningham afferma di aver studiato le erbe e poi sperimentato il loro uso magico, fino a creare il suo proprio sistema che ci va ad esporre. La magia con le erbe, dice, è forse la più antica e pratica forma di magia, visto che le erbe crescono ovunque; nel precedente Magical Herbalism (non tradotto in italiano) parlava delle sole piante Europee, qui ha invece ampliato anche agli altri continenti, riportando usi pratici e non ritualisticamente complessi delle piante, per la vita di tutti i giorni, tralasciando volutamente gli aspetti medici, mitologici e storici delle piante trattate.
Il libro è diviso in due parti.
Nella prima traccia brevemente il funzionamento della magia in generale e di quella con le erbe in particolare, parlando di potere inteso come la forza della vita, ciò che ha creato e mantiene l'universo e che ha preso i nomi degli Dei. Questo potere si trova all'interno della pianta stessa, ed è influenzato da habitat, colore, forma, principio di simpatia ecc. Cunningham specifica anche come la magia non debba mai essere impiegato a fini dannosi.
Approfondisce poi i principi e metodi magici, dicendo che non ha tutta questa importanza seguire pedantemente corrispondenze e periodi lunari, perché la magia andrebbe fatta quando serve, dovrebbe rispondere ai bisogni della vita di tutti i giorni, quando questi si presentano. Elenca gli attrezzi adatti a manipolare le erbe a fine magico, e parla anche di come l'altare possa essere in definitiva qualsiasi superficie piatta adatta per ospitare il lavoro magico, e descrive come impiegare la visualizzazione per dirigere il potere.Specifica anche che la magia non andrebbe fatta per denaro, né senza il consenso degli interessati, né per fare del male o per narcisismo.
Parla di come le erbe prima di essere usate a fini magici vadano incantate, ovvero vada allineato il loro potere al bisogno per cui verranno utilizzate, e spiega come farlo tramite la visualizzazione. Illustra poi come fare sacchetti, bambole, infusi, bagni, unguenti, incensi ecc. (notiamo che dice di usare gli oli profumati anche se sono sintetici, l'importante è che sia un profumo gradito, questo si scontra sicuramente con i principi dell'aromaterapia per cui vanno usati solo oli essenziali d'origine vegetale). Segue un elenco dei principali intenti magici (per es. protezione, amore ecc.)
La seconda parte si apre con una breve spiegazione sull'uso del libro e sui possibili pericoli nel maneggiare erbe velenose o sconosciute, spiega poi perché le erbe vengano suddivise in femminili e maschili (è la prima volta che sento questa particolare bipartizione, ma Cunningham stesso rimanda i due principi di genere ai concetti di caldo e freddo, questi invece presenti fin nell'erboristeria antica), e secondo le influenze planetarie ed elementali.
Troviamo quindi le schede delle singole piante con  disegno in bianco e nero (spesso poco riconoscibile), nome botanico, nomi popolari, genere, pianeta, elemento, divinità, potere, uso rituale (nel passato), uso magico (moderno), e viene indicato anche se sono velenose o in quali casi possono essere dannose. Non posso pronunciarmi su tutto, ma sicuramente in queste schede si trovano delle attribuzioni un po' arbitrarie delle piante alle varie divinità.
Completano il testo varie tabelle in appendice, una su piante maschili e femminili, una in cui per ogni pianeta vengono fornite le erbe associate, una per ogni elemento, una per i diversi intenti, una con i significati legati ai colori ed un  elenco di oli indicati per i singoli intenti (alcuni non possono essere oli essenziali...che sono?). Il libro si chiude con glossario, indice dei nomi popolari e bibliografia annotata (per forza di cose datata).
Questo il contenuto; devo ammettere che mi aspettavo un libro molto più fuffa da un lato, ma comunque trovo molte caratteristiche associate alle erbe totalmente soggettive ed arbitrarie. E se non si possono avere certezze in un campo come l'uso magico dei vegetali, tanto vale che ognuno si impegni nel conoscere e familiarizzare con le piante sia materialmente sia nel loro aspetto sottile, per capire cos'hanno da dire ad ognuno di noi. Questo è in definitiva un libro che incuriosisce e che può avere un suo valore nella storia del movimento Wicca, ma che non ha a mio avviso nessuna autorità.

Il linguaggio segreto dei fiori

Il linguaggio segreto dei fiori di Vanessa Diffenbaugh, Garzanti, 2011
Numero pagine: 359
Lingua originale: inglese
Titolo originale: The Language of Flowers
Prima edizione: 2011
Prima edizione italiana: 2011
Genere: romanzo sentimentale
Ambientazione: S. Francisco
Epoca: contemporanea

Ho parlato altrove del fatto che fra un libro "serio" e l'altro, mi diletto anche nella lettura a tempo perso di "romanzetti", senza nulla togliere agli autori, in particolare di quelli che hanno in qualche modo a che fare con erbe e fiori. Questo è uno di loro; l'ho letto l'estate scorsa durante interminabili pomeriggi di noia, bloccata in una scatola di cemento mentre fuori c'era il sole.
La storia è quella di Victoria, una ragazza diciottenne problematica, abbandonata da piccola e passata in varie famiglie e comunità, finché non si ritrova a vivere in un parco. Qui crea un suo piccolo giardino, poiché Victoria conosce i fiori ed il loro significato, grazie ad Elizabeth, una donna a cui è stata affidata da bambina, l'unica che per lei sia stata qualcosa di simile ad una madre.
Avendo trovato lavoro presso un negozio di fiori, Victoria riesce a rendersi sempre più indispensabile grazie alla sua capacità di capire quale fiore serva ai clienti del negozio, e sarà durante l'acquisto dei fiori per il negozio, che conoscerà Grant, un uomo che riuscirà a farsi strada nel suo guscio di riservatezza. Anche perché qualcosa del loro passato li lega. La segue sia lo svolgersi degli eventi della linea narrativa principale, sia i flashback sul passato di Victoria che ci aiutano a capire l'intrecciarsi delle vite dei personaggi.
Devo dire che fra i vari romanzetti che ho letto, questo è uno dei meno scontati; cioè, sì c'è la storia d'amore e sai fin dalla loro prima comparsa quali saranno i personaggi coinvolti, tutti cercano inesplicabilmente di aiutare la protagonista sempre e comunque e con tutta la pazienza del mondo, sai già che ci sarà un lieto fine, ma il modo in cui la protagonista ci arriva non è lineare come ci si aspetterebbe, anzi, l'autrice è riuscita a tracciare la profondità e le ferite di un dolore che condiziona tutti gli aspetti della vita, e che non se ne va in pochi giorni, nonostante la comparsa del principe azzurro. Inoltre Victoria non è la classica bella che non sa di saperlo, insicura ma in realtà piena delle migliori qualità femminili, profondamente innocente, è invece un personaggio sofferto, verosimilmente diviso, a tratti psicologicamente problematico, con zone oscure importanti; è una donna alle prese con il rifiuto di sé stessa e la sfiducia verso gli altri, che non sa come relazionarsi con la figura della madre e con l'essere madre (ovvio, visto che non ha avuto un'educazione affettiva, ma questo nella realtà è spesso taciuto).
Ciò che mi aveva attirato all'inizio, ovvero il linguaggio dei fiori, è presente nella storia, e la protagonista si costruisce il suo personale schedario con l'immagine del fiore ed il relativo significato, che però sono estremamente soggettivi e personali. Carina la trovata di variare il fiore ritratto nella fotografia della copertina.
Insomma alla fine delle fini, pur rientrando nella mia categoria mentale "romanzetti", Il linguaggio segreto dei fiori si è rivelato essere una lettura niente male.

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La piccola erboristeria di Montmartre

La piccola erboristeria di Montmartre di Donatella Rizzati, Mondadori, 2016
Numero pagine: 391
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 2016
Genere: romanzo sentimentale
Ambientazione: principalmente Parigi, marginalmente Roma
Epoca: contemporanea

Questo è quello che io definiscono "romanzetto". Senza nulla togliere agli autori, per me i romanzetti sono quei romanzi che sicuramente non vinceranno il Nobel, leggeri, a tratti scontati, con una storia d'amore ed un immancabile lieto fine; nel corso dell'anno ne leggo vari, dopo aver finito un libro che mi è piaciuto molto e nell'attesa di trovarne un altro altrettanto valido. Niente contro di loro dunque, solo, sono per me lettura a tempo perso, ricreativa. Tra l'altro non vorrei generalizzare, ma spesso questo tipi di romanzi ha una tizia in copertina (che molte volte non c'entra niente con la protagonista del racconto), bella e leggiadra, con sfondi colorati, spesso foglie, fiori o paesaggi naturali che si intravedono dietro da lei. In questa copertina almeno non tutti questi cliché sono rispettati.
La storia è quella di Viola Consalvi, di professione naturopata, che inseguito alla morte del marito Michel, lascia Roma e i genitori critici riguardo alla sua scelta professionale, per rifugiarsi in una piccola erboristeria di Parigi, città dove aveva studiato anni prima. Qui, grazie all'aiuto della proprietaria e amica, Gisèle, cerca a poco a poco di riprendere i fili della sua vita, fare pace con il dolore e costruirsi una nuova professione, anche grazie agli insegnamenti sull'iridologia trasmessile da Michel, che le permetteranno di aiutare varie persone, i quali diventeranno gli amici nella sua nuova vita. Immancabile l'incontro con un bello e per alcuni versi misterioso, uomo francese, Romain, che a poco a poco si avvicinerà sempre più a Viola. Immancabile un lieto fine totale.
Ho apprezzato il tema della risoluzione del dolore, con i propri tempi (qui piuttosto brevi, anche per motivi di lunghezza del romanzo immagino), inoltre alla fine di alcuni capitoli vengono riportati trattamenti, ricette di tisane e cosmetici naturali interessanti, che sono la nota originale di questo libro altrimenti scontato.
In generale si tratta di un romanzo ben scritto, anche se a tratti poco credibile e con dinamiche psicologiche non troppo approfondite.  Sicché, se vi piace l'argomento medicina naturale e erboristeria, e non disdegnate i "romanzetti", questa potrebbe essere una lettura scorrevole e senza impegno.

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I misteri del Monte di Venere

I misteri del monte di Venere di Duccio Canestrini, Rizzoli, 2010
Numero pagine: 140
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 2010
Genere: saggio

Negli anni, ho letto tutto quello che ho trovato sulla vagina. Potrebbe sembrare un soggetto imbarazzante, e per alcuni sicuramente lo è, io però trovo che non ci siano abbastanza testi competenti sull'argomento, e che quei pochi andrebbero letti da più persone. Dal pionieristico I monologhi della vagina di Eve Esler passando per Storia di V. di Catherine Blackledge fino a Vagina di Naomi Wolf, ho trovato sempre delle ottime letture, sia a livello scientifico sia culturale, poetico, femminista; così, quando per caso sono incappata in questo libro, mi sono subito tuffata nella lettura. Che però è stata una delusione.
Questa la struttura del libro: dopo una breve introduzione dell'autore, in cui sono trattati anche i vari nomi che si danno alla vagina, si passa al primo capitolo che ne tratteggia la storia culturale e mitica partendo dalla preistoria (cita anche le teorie dell'archeologa Marija Gimbutas contenute in Il linguaggio della Dea) e definendo alcuni topoi, quasi archetipi, quali la vagina dentata, la vagina vista come una ferita, ed inoltre affronta il ruolo della verginità e l'esibizione della vagina.
In questo capitolo ho riscontrato alcune inesattezze mitologiche, come l'affermazione che Demetra, dopo la danza di Baubo, riporterebbe in vita Persefone (!?!).
Il secondo capitolo si concentra su natura e cultura del clitoride, delle mestruazioni e del pelo pubico.
Il terzo approfondisce la sfera delle modificazioni vaginali, partendo dalle le modificazioni etniche (ivi comprese le mutilazioni), e proseguendo con piercing, parrucchini pubici e chirurgia estetica.
Seguono note, bibliografia e indice.
Come potete vedere gli argomenti sono vari e potenzialmente interessanti, tuttavia sono trattati piuttosto brevemente (è comunque un volume di 140 pagine), e a mio avviso con una certa pedanteria paternalistica, nonché in alcuni punti, critica al femminismo. Insomma, il generale relativismo culturale, che di solito si traduce in distacco e sospensione del giudizio nei testi di antropologi, non l'ho ritrovato in questo volume, che è quindi si divulgativo, ma in alcuni punti risulta essere fastidiosamente normativo.
Inoltre, considerata appunto la brevità del testo, può costituire solo un introduzione all'argomento, da integrare con testi più approfonditi, come ad esempio le fonti bibliografiche riportate, che ho trovato interessanti che cercherò di procurarmi.
In definitiva quindi, pur trattandosi di un libro breve e di facile lettura, rimanderei ad altri testi sull'argomento.

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Se ti è piaciuto questo libro o vuoi approfondire l'argomento potrebbero interessarti anche:

  • I monologhi della vagina di Eve Esler
  • Il libro della vagina di Ellen Stokken Dahl e Nina Brochmann
  • Storia di V. di Catherine Blackledge
  • Vagina di Naomi Wolf

Salute della terra

Salute dalla terra – Guida alle piante medicinali di autori vari, Idealibri, 1981
Numero pagine: 208
Lingua originale: inglese
Titolo originale: Medicines from the earth
Prima edizione: 1978
Prima edizione italiana: 1981
Fotografie delle piante: sì ma non di tutte le piante trattate, altre generiche o ornamentali
Illustrazioni botaniche: sì
Illustrazioni di altro tipo: sì
Schede delle singole piante: sì
Ricette e preparazioni: sì
Piante commestibili: sì
Piante officinali: sì
Piante aromatiche: sì
Piante protette: sì
Etnobotanica e storia: sì

Ho comprato questo libro al mercatino dell'usato, e nonostante abbia ormai un ripiano intero dedicato solo ai volumi che trattano di piante e affini, ho deciso di portarmi a casa anche questo volumone. Non si sa mai quale nuova chicca si può trovare in un libro sulle erbe sconosciuto.
Questo volume si apre con una nota su come usare il libro (che sembra ridicolo, ma come vedrete in effetti una chiave per orientarsi nel volume serve) che tratta 247 piante scelte fra quelle di provata efficacia, omettendo, dicono gli autori, quelle velenose, i cibi, le spezie e quelle appartenenti alla medicina popolare ma considerate inefficaci; in realtà vengono trattate anche alcune piante velenose (termine che in realtà vuol dire tutto e niente, visto che piante considerate velenose hanno comunque un impiego farmaceutico di vecchia data). Si prosegue con brevi accenni di storia delle piante medicinali, sistematica, principi attivi, importanza di erbari, giardini botanici e esplorazioni, vari utilizzi (medico, nutrizionale, fibra ecc.). Questa prima parte introduttiva è molto molto scarna, a tratti mi è sembrata confusionaria, come se si saltasse di palo in frasca senza esaurire gli argomenti.
Si trova a questo punto un inserto (stampato su pagine a fondo verde) costituito da una tabella in cui sono riportati in ordine alfabetico i nomi delle 247 piante con a lato i principali usi medicinali.
Arriviamo quindi alle schede dedicate alle singole piante ordinate alfabeticamente e numerate in base al nome botanico. Ogni scheda riporta nome latino, alcuni nomi popolari, famiglia, area d'origine e diffusione, ed una parte discorsiva che contiene descrizione della pianta, habitat, principali principi attivi e qualche notizia di varia natura (storica, etimologica ecc.), completa il tutto una illustrazione botanica e/o una fotografia della pianta. Si trovano alberi, arbusti ed erbe di tutto il mondo.
A questo punto c'è un'altro inserto su pagine verdi che per ogni disturbo indica la pianta da usare, metodo d'uso (infuso, decotto ecc.), preparazione e dose, eventuali note; non essendo digiuna dell'argomento, alcune preparazioni mi hanno lasciato perplessa.
Si prosegue con una parte sulla storia della medicina popolare nei vari continenti escluse, Oceania e Antartide (argomento trattato in maniera più approfondita rispetto ai brevi cenni del primo capitolo).
Incontriamo quindi la doverosa trattazione su raccolta, essiccazione, conservazione, tipi di preparazioni con ricette, e regole base per preparale tisane (infusi misti di due o più erbe)
Epilogo dove vengono riportati esempi e si auspica una collaborazione fra erboristeria e medicina ortodossa, fra uomo e natura.
Chiudono il volume indici, bibliografia, fonti delle illustrazioni.
Si tratta di un bel volume, con fotografie decorative a tutta pagina, illustrazioni botaniche tratte da vecchi erbari e incisioni che corredano le parti discorsive. Tuttavia ho trovato alcune frasi francamente incomprensibili (forse per la traduzione?) ed alcuni errori grossolani come l'affermazione che negli oleoliti l'eventuale acqua si trova in superficie, quando chiaramente essendo più pesante dell'olio, si trova sul fondo. Inoltre ho trovato la suddivisione del materiale confusionaria, avrei preferito schede complete e non informazioni sulla stessa pianta sparse in diverse sezioni. Come molti libri un po' datati riporta, in maniera disinvolta anche l'uso di piante potenzialmente pericolose, quindi consiglio cautela. Si tratta di un volume di una certa importanza, inadatto ad essere portato in giro ed usato come base per il riconoscimento delle piante.
In definitiva quindi, non lo consiglio a neofiti, ma vale comunque la pena tenerlo come testo da consultazione.

Segreti e virtù delle piante medicinali


Segreti e virtù delle piante medicinali di autori vari, Selezione del Reader's Digest, 1980
Numero pagine: 463
Lingua originale: francese
Titolo orginale: Secrets et vertus des plantes médicinales
Prima edizione: 1977
Prima edizione italiana: 1979
Fotografie delle piante: sì 
Illustrazioni botaniche: sì 
Illustrazioni di altro tipo: sì
Schede singole piante: sì
Ricette e preparazioni: sì 
Piante commestibili: sì 
Piante officinali: sì 
Piante aromatiche: sì 
Piante protette: sì 
Etnobotanica e storia: cenni

Visto che le erbe sono una delle mie passioni da sempre, nel corso degli anni ho raccolto un buon numero di libri a riguardo, in parte regalati, in parte condivisi con mia madre che nutre la stessa passione. Fra tutti quelli che ho avuto modo di consultare, quello che più ho apprezzato per completezza, chiarezza e competenza è il mio caro Scoprire, riconoscere usare le erbe, ma, udite udite, questo volume che vado a recensire, trovo che possa essere messo alla pari (mai successo negli annali delle mie ricerche bibliografiche sulle erbe). Vediamo com'è composto il libro.
 Dopo una breve nota al lettore e prefazione ci imbattiamo nel capitolo primo che tratta Il regno dei semplici: quindi la storia della conoscenza delle piante medicinali, cenni di chimica (fotosintesi) e principi attivi, parti utilizzabili delle piante, glossario delle proprietà, cenni (ben fatti) su come riconoscerle con una tabella delle chiavi di classificazione delle famiglie delle 100 piante trattate nel libro, elenco delle stesse in ordine alfabetico per famiglia con indicazioni di tossicità, cenni di classificazione e tabella dei nomi dei principali botanici il cui nome segue la denominazione latina per identificare senza dubbio le varie specie, descrizione delle varie parti della pianta con chiare figure esplicative (radice, fusto, foglie, fiore, infiorescenza, frutto nelle loro varie parti), dove, come e quando raccoglierle con tabella che per ogni stagione definisce quale parte di quale pianta raccogliere, come essiccarle e conservarle. Solo per questo primo capitolo l'intero volume meriterebbe di essere letto, tutti questi argomenti infatti costituiscono una salda base teorica e indicazioni pratiche per chiunque voglia muoversi nel mondo delle erbe, un imprescindibile punto di partenza, il tutto spiegato in maniera chiara ma puntuale.
Ci si sposta poi nella parte principale del libro che è costituita da schede delle singole piante suddivise in spontanee, coltivate, tossiche ed esotiche. Per quanto riguarda le spontanee ogni scheda è composta da: nome comune, nome botanico, nomi popolari, famiglia d'appartenenza, breve trattazione discorsiva con cenni sulla storia dell'utilizzo della pianta; una tabella a fondo pagina riporta in maniera essenziale habitat, descrizione, parti utilizzate ed epoca di raccolta, costituenti, proprietà, usi (interno, esterno, farmaceutico, cosmetico, veterinario) e indicazioni che rimandano ad una successiva sezione del libro in cui sono trattati i singoli disturbi, curati dalla pianta in questione. Ogni scheda è corredata da un illustrazione della pianta intera o di una o più parti, e di una foto più piccola che oltre a mostrare il portamento, permette di identificare l'ambiente in cui la pianta stessa cresce.
Le schede delle piante coltivate (generalmente ortaggi, aromatiche, piante da frutto, da fiore), prive di immagini, sono composte da nome comune, nome botanico, famiglia, cenni storici, proprietà, usi e rimando ai disturbi.
La trattazione sulle piante tossiche, è divisa in capitoli dedicati a bacche e semi, bulbi, piante spontanee, ornamentali, indirettamente dannose (che provocano allergia o altre reazioni), completata da inserti fotografici sulle principali piante tossiche, con nome comune, nome botanico, parte tossica e possibili piante con cui può essere confusa.
Segue la parte sulle piante esotiche, principalmente le spezie conosciute comunemente ma non solo, per ogni pianta sono riportati nome comune, nome botanico, famiglia, habitat, cenni storici, parte utilizzata, usi.
Troviamo quindi un nuovo capitolo dedicato alla cura mediante erbe, si descrivono brevemente i vari tipi di medicina che includono le erbe (omeopatia, fitoterapia, aromaterapia ecc.), cenni di dietetica, fitocosmesi, usi domestici. Segue una descrizione dei vari tipi di preparazioni con un'utile tabella di pesi e misure.
Segue un elenco di alcuni disturbi o apparati, con per ognuno molte indicazioni e ricette su come curarli, divise per uso esterno o interno.
L'ultimo capitolo tratta dei rimedi veterinari, divisi in generici o specifici per i diversi animali domestici. Chiudono il volume un glossario (con illustrazioni) e l'indice.
Come potete vedere si tratta di un libro molto ricco, prezioso, ben scritto e ben illustrato, chiaro senza perdersi in panegirici, e che fornisce anche valide indicazioni pratiche. Visto che è un tomo piuttosto grande e pesante è inadatto ad essere potato in giro, ma ottimo per lo studio. Lo consiglio a tutti come testo base per iniziare a muoversi nell'affascinante mondo delle erbe, e come strumento di consultazione costante; io l'ho trovato usato, una copia che ha più anni di me, e visto che ne esistono varie edizioni, penso non sia difficile reperirlo di seconda mano.

Il grande libro delle piante magiche

Il grande libro delle piante magiche di Laura Rangoni, Xenia, 2005
Numero pagine: 412
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 2005
Fotografie delle piante: no 
Illustrazioni botaniche: sì 
Illustrazioni di altro tipo: no 
Schede singole piante: sì
Ricette e preparazioni: sì 
Piante commestibili: no 
Piante officinali: sì 
Piante aromatiche: sì 
Piante protette: sì 
Etnobotanica e storia: sì, in particolare leggende e mitologia

Come ho scritto in precedenti post, essendo molto interessata a tutto ciò che riguarda le erbe, ma anche la figura della strega, è stato quasi obbligato per me, venire a contatto con libri che parlano dell'uso magico dei vegetali. Visto che in alcuni testi ho trovato meno qualunquismo ed esaltazione di quanto pensassi, ho deciso di includere le recensioni di alcuni di questi nel blog.
Il grande libro della piante magiche è forse il primo libro su questo argomento in cui ci si imbatte, insieme a quello Enciclopedia delle piante magiche di Scott Cunningham; conoscevo genericamente la Ragoni, che non mi aveva colpito positivamente, ma devo dire che questo libro è meglio di quanto mi aspettassi (ok, ero molto prevenuta).
Si apre con una breve introduzione su magia naturale, che l'Autrice definisce come un'arte pratica ma anche corredata da riflessione, che diventa religione per la strega; parla quindi delle erbe considerate delle streghe, definendo queste ultime "sacerdotesse dell'antica religione pagana" (secondo la nota tesi della Murray) e le avvicina allo sciamano ed all'uso sciamanico delle erbe (come viene inquadrato nei lavori di Micera Eliade). Cita brevemente alcune tesi sul legame fra stregoneria e sostanze allucinogene e dà semplici cenni sulla storia della persecuzione delle herbarie ciò le donne di campagna, guaritrici e conoscitrici dei poteri delle erbe.
Arriviamo quindi alla parte principale del libro, costituita da "schede" dedicate alle singole piante ordinate in ordine alfabetico; ognuna di esse riporta nome comune, nome botanico (a volte seguito da altri nomi popolari), famiglia, breve descrizione, habitat, epoca di fioritura, parti utilizzate, epoca di raccolta. Più estese ma comunque stringate le parti che trattano curiosità in cui vengono citate notizie folkloriche, mitologiche o credenze popolari (a volte anche ricette di unguenti e tinture) principalmente d'ambiente greco-romano (non sempre affidabile), celtico, regionale italiano, meno comunemente del Vicino Oriente, egizio, cinese, indiano, nordico, a volte citando specifici autori come Plinio, Galeno e S.Ildegarda; usi magici cioè l'uso che se ne può fare durante rituali di vario tipo, divinazioni e festività pagane e anche quelli suggeriti da Edward Bach; altre sezioni sono dedicate a ricette di pozioni (generalmente infusi, tisane, enoliti ecc), bagni, talismani, oli (oleoliti e oli essenziali), incensi. Alcune schede sono corredate anche da un disegno in bianco e nero di parte della pianta trattata
Tratta circa 150 fra erbe, arbusti e alberi, anche velenosi come Aconito, Belladonna e Cicuta (specificandone sempre la tossicità), esotici come il Caffé e la Canapa e spezie come Cannella e Cardamomo.
Chiudono il volume un ampia bibliografia (per forza di cose un po' datata ai giorni nostri, ma ho visto che è stato rieditato nel 2017, non so se con un bibliografia aggiornata) e indice.
Come accennavo all'inizio e come si può intuire leggendo questo sunto dei contenuti, si tratta di un libro per quanto possibile basato su fonti, non sempre scientifiche ma comunque consultabili; per quanto riguarda l'uso magico chiaramente non ci sono autorità scientifiche che ci possano dire "questo è vero perché..." o il contrario, spesso però sono riportati o rielaborati aspetti legati alla fitomedicina e alla magia popolare. Vedete anche che l'introduzione non si occupa, come accade invece in altri testi sulla "magia delle piante", di illustrare il funzionamento della magia con tutto il suo bagaglio di chincaglierie e corrispondenze fantasiose e soggettive (cosa che io personalmente ho apprezzato).
Unica pecca, oltre ad alcuni errori nelle notizie mitologiche, è la mancanza di precise fonti bibliografiche per le citazioni.
Mi piacerebbe a questo punto poter analizzare anche gli altri libri dell'Autrice sull'argomento, per potermi formare un'opinione basata su più elementi e a tutto tondo.

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Il cancello del crepuscolo

Il cancello del crepuscolo di Jeannette Winterson, Mondadori, 2014
Numero pagine: 150
Lingua originale: inglese
Titolo originale: The Daylight Gate
Prima edizione: 2012
Prima edizione italiana: 2014
Genere: romanzo breve storico, gotico, horror
Epoca: 1612
Ambientazione: Pendle Forest, Lancashire

I libri di Jeanette Winterson mi sono stati consigliati anni fa da un'amica. Chiaramente io sono andata a pescare l'unico che parla di streghe, al di fuori della produzione letteraria tipica dell'autrice.
Il cancello del crepuscolo, ambientato nel Lancashire, ed in particolare nei pressi della foresta di Pendle, copre un arco temporale di pochi giorni dell'anno 1612, quindi durante il regno di Giacomo I e le persecuzioni a streghe e papisti che l'hanno caratterizzato, e si basa su fatti realmente accaduti. La protagonista è Alice Nutter una donna bella, indipendente e ricca del Lancashire, la quale cerca di mantenere un basso profilo, ben sapendo che attirare l'attenzione delle persone sbagliate potrebbe costarle la vita. I suoi propositi vanno a poco a poco in fumo, quando incontra lungo la strada una ragazza che è stata violentata perché sospettata di essere una strega, ed in effetti essa appartiene alla famiglia Demdike, ospitata da Alice sui suoi terreni, e composta da varie generazioni di donne che sembrano in effetti avere qualcosa di diabolico. Queste credono che Alice sia una potente strega e chiedono il suo aiuto per liberare la vecchia Demdike, arrestata per stregoneria. Il cerchio si stringe quando i magistrati della regione cercano di prendere in trappola il gesuita Christopher Southworth, amante di Alice e da lei ospitato...un processo si profila all'orizzonte, un processo realmente avvenuto.
Il titolo è dato dalla credenza che al confine fra giorno e notte i morti e i vivi si incontrino a Pendle Forest. L'elemento soprannaturale compare brevemente nel corso del romanzo e risulta ben inserito, è comunque qualcosa di non centrale per la narrazione. L'Autrice riesce a rendere bene il clima di  violenza normalizzata che doveva caratterizzare il periodo storico, anche tramite la descrizione di scene cruente, narrate con uno stile crudo e scarno, ma senza mai scadere nell'eccesso, e crea un crescendo fino al colpo di scena finale che riguarda Alice e la vecchia Demdike
Il personaggio che più colpisce è appunto la protagonista Alice Nutter, una donna perfettamente consapevole dei pericoli del mondo in cui vive e della misoginia del suo tempo, una donna forte e ferma nelle sue convinzioni.
L'unica pecca, se così si può dire, è la brevità del romanzo, ma se vi piacciono i romanzi storici sulle streghe, con un tocco gotico, questo merita davvero.

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Maja delle streghe

Maja delle streghe di Giuliana Boldrini, Mondadori, 1979
Numero pagine: 204
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 1979
Genere: romanzo storico per ragazzi
Ambientazione: Mantova e dintorni
Epoca: rinascimentale
Età di lettura: dagli 11 anni

Streghe, tanto per cambiare. È un po' che sono immersa in fantasy a sfondo stregonesco, così quando mi è capitato per le mani questo libro, fra quelli messi a disposizione liberamente dalla biblioteca, l'ho preso: si tratta di un buon vecchio romanzo storico sulle streghe, storicamente verosimile e accurato e truce al punto giusto; è comunque una lettura pensata per la scuola, quindi non immaginatevi nulla di particolarmente violento.
Protagoniste del romanzo sono la Ragna, una presunta strega delle campagne mantovane, e Maja, una bambina scheletrica che da sempre vive nella sua ombra, maltrattata e scansata dagli altri; grazie agli intrighi della Ragna, donna scaltra, indurita dalla vita, lei e Maja riescono ad entrare nella corte di Isabella Gonzaga, marchesa di Mantova, passando anche attraverso l''amicizia con la famiglia di un ricco usuraio ebreo. Ci sarà un processo, ed un finale agrodolce.
Nella prefazione l'autrice traccia un minimo di storia della stregoneria e dice di essersi ispirata a eventi storici; alla fine di alcuni capitoli si trovano approfondimenti storico-culturali e proposte di lavoro di gruppo, che chiaramente ad un lettore adulto non interesseranno particolarmente. Il testo è infarcita di termini arcaici (con note esplicative), l'ambientazione è accurata e storicamente verosimile, i personaggi, pur muovendosi all'interno di una narrazione breve e semplice, funzionano, in particolare la Ragna è ben tratteggiata, e si trova anche una breve comparsa di Leonardo da Vinci.
Sicché, se per caso lo trovate in giro, potrebbe essere sia una lettura adatta per i giovani lettori, sia una veloce puntata nel periodo della caccia alle streghe per gli adulti.

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Striges - La promessa immortale e Striges - La voce dell'ombra

Striges – La promessa immortale di Barbara Baraldi, Mondadori, 2013
Numero pagine: 464
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 2013
Genere: urban fantasy, young adult, paranormal romance
Epoca: contemporanea
Ambientazione: Milano

"Va beh" direte voi, "ancora streghe". Proprio così. In realtà sono incappata in questa serie per caso cercando tutt'altro, ma dando un'occhiata a quel "Striges" in copertina, il nome latino delle streghe, poi passato in biologia ad indicare i rapaci notturni, ho deciso di provare a darle una possibilità. Non che l'immagine di copertina mi ispirasse particolarmente, sì, non si giudica un libro dalla copertina, ma se lo fai nonostante tutto, a volte ci azzecchi, e visto che anche la copertina è frutto di uno studio di marketing e questa mi diceva "rivolto a lettori di sesso femminile, giovani e con una predilezione per l'oscuro" mi sembrava un po' fuori dal mio target, ma non si sa mai.
Il primo romanzo si apre sulla vita di Zoe, una diciassettenne milanese dai capelli rossi ed occhi gialli, per alcuni aspetti piuttosto introversa e insicura, orfana di madre e che vive con un padre ancora distrutto dal lutto familiare. Ad affiancarla sono Chloe, la migliore amica che sembra innamorarsi sempre del ragazzo sbagliato, e Sam, barista del Bloody Mary; la sua vita cambia con il suo diciassettesimo compleanno, quando Zoe scopre di essere una strega come la madre, e per di più, di essere la prescelta di una antica profezia. Been presto riceve anche la visita di uno strano furetto che si rivela essere il suo famiglio, l'aiutante animale delle streghe. Ma anche un altro incontro segna la sua vita: quello con Sebastian, un inquisitore, cioè il naturale nemico di una strega, legato al capo dell'Inquisizione, uno degli autori del Malleus maleficarum, un libro realmente esistito considerato una sorta di vade mecum del perfetto inquisitore. Eppure fra Zoe e Sebastian, anche a causa di una vita precedente, non l'odio, ma l'amore, nasce impetuoso, sullo sfondo di una guerra fra le due fazioni.
Ora, come vedete la trama ha tutto quello che ci si aspetta in un romanzo del genere: una protagonista femminile introversa, fragile ma con un forza nascosta, un protagonista maschile incredibilmente bello, un antagonista maggiore misterioso (ed antagonisti minori sia nel primo che nel secondo volume), la magia (anche se non è delineato chiaramente il suo funzionamento), una profezia, dinamiche da liceo piuttosto classiche (con anche i soliti bulli prepotenti).
La particolare sfumatura che l'autrice dà a questo mix piuttosto base è costituita dalla passione per il gothic ed il neo-paganesimo: ad esempio le streghe sarebbero le discendenti di Iside, inoltre cita personaggi mitologici e storici, nonché libri e canzoni. Ho apprezzato l'ambientazione, ovvero Milano, non dev'essere stato facile collocare un fantasy in un luogo così prosaico e familiare ai lettori. Tuttavia, oltre a volte a scadere nel trash, vedi il nome Cappuccetto Indemoniato per l'antagonista, l'impressione che mi ha dato questo romanzo è di immaturità narrativa: può sicuramente piacere per le sue particolarità, ma i personaggi sono scontati, la trama piuttosto banale e squilibrata, la storia d'amore infantile e già vista.
Come spesso accade, la copertina non c'entra niente con la storia narrata, sicuramente non ritrae la protagonista non avendo i suoi colori, sicché ci si chiede cosa ci stia a fare questa tizia fra i gigli, inoltre la copertina del secondo volume ha uno stile completamente diverso (ma più adatto al libro), il che non dà l'idea che si tratti di una serie.

Striges – La voce dell'ombra di Barbara Baraldi, Mondadori, 2014
Numero pagine: 489
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 2014
Genere: urban fantasy, young adult, paranormal romance
Epoca: contemporanea
Ambientazione: il Santuario delle Streghe, un posto magicamente sospeso e segreto.

Avevamo lasciato Zoe e Sebastian innamorati e in fuga da Milano e da una guerra che li voleva rivali, in questa nuova tappa della saga troviamo Zoe che si sveglia in un luogo sconosciuto, che si scopre essere il Santuario delle Streghe, un luogo sospeso magicamente e al riparo dall'Inquisizione. Non si sa che fine abbia fatto Sebastian, ma troviamo vecchie conoscenze come Misha, Angelica e Sam, e nuove, come le Amazzoni, Sasha e Nausica, la fata Ligea, varie streghe fra cui Ginevra ed il suo ragazzo Adam. Anche qui emergono ben presto le dinamiche da liceo, solo spostate in una scuola di magia (che però non insegna magia),  e antagonisti usciti dai libri di storia come Erzsebet Bathory o da quelli di mitologia, come Lamie e Furie.
Chiaramente il confronto che viene subito in mente è con Hogwarts di Harry Potter, ma oltre ad essere molto meno delineate le materie, le dinamiche e le ragioni della scuola, al Santuario delle Streghe non si pratica la magia. Inoltre c'è poca chiarezza sulle razze magiche, il funzionamento della magia in generale e dei poteri dei singoli personaggi; Zoe stessa viene a sapere dell'esistenza delle diverse creature magiche solo quando se ne trova davanti un esponente: ma non era stata istruita da Sam? Non le ha mai accennato all'esistenza di Fate, Lamie, Amazzoni ecc.?
La protagonista ondeggia fra autocompatimento, empatia, e furia ceca e antisociale, tanto che mi è sembrato un personaggio al servizio del libro, degli eventi, privo di personalità sua propria, inoltre mi è parso inverosimile come i personaggi positivi affrontino tutti gli eventi drammatici (concentrati nelle ultime pagine) senza mai riflettere un attimo o chiedere chiarimenti agli altri. Il finale non può che essere (a mio avviso forzatamente) positivo, in quanto tutti i buoni si salvano rocambolescamente, anche quelli già morti, e tutto si conclude con un finale aperto ed una richiesta di matrimonio a pochi minuti dal reciproco riconoscimento.
Nota positiva è che comunque l'autrice riesce a mettere a sesto qualche colpo di scena senza scadere nell'eccesso. Insomma, volevo vedere come andava avanti la storia, quindi mi sono impegnata nella lettura di questo secondo romanzo, ma riconfermo la mia impressione iniziale di immaturità, benché ci siano degli elementi interessanti; consigliato solo a giovani lettori, se cercate qualcosa incentrato sulle streghe, dedicatevi ad altro. Chissà se ci sarà un seguito...
Nota pignola: ho trovato più volte le espressioni "tirare un sorriso" o "lasciare una carezza"...ma solo a me suonano estremamente male?

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