domenica 18 maggio 2014

Iuno - Unguento di Calendula

La Calendula è una delle piante più comuni e usate, dagli albori della civiltà ad oggi, ed è uno dei rimedi popolari più conosciuti e versatili. Questa dolce e dorata piantina tanto rustica e comune quanto utile, solare e lunare insieme, prende il nome dal latino calendae ovvero il primo giorno di ogni mese del calendario latino, che corrispondeva con la luna nuova, giorno consacrato a Iuno, ovvero Giunone, la Regina degli Dei di Roma. Porta questo nome perché fiorisce ad ogni calenda, cioè continua a fiorire per tutti i mesi della bella stagione, e dove il tempo è mite, persino in inverno.

Ingredienti 
  • oleolito di Calendula (Calendula officinalis o Calendula arvensis) 
  • cera d’api 
  • tintura di Calendula (Calendula officinali o Calendula arvensis) 
  • vitamina E (tocopherol) facoltativo, serve come antiossidante e per tanto garantisce la conservazione più a lungo
Riguardo all'oleolito
La mia ricetta per prepararlo la trovate qui: Oleolito di Calendula. Ricordate che l'oleolito di Calendula deve avere una certa sufmatura giallo-arancio (a seconda dell'olio che avete usato) ed un odore caratteristico, se sentite odore di rancido l'olio non è più utilizzabile per l'unguento, potreste magari impiegarlo per produrre del sapone. 

Riguardo alla cera
La cera d'api si trova nelle erboristerie, nei negozietti che vendono miele e prodotti locali, oppure direttamente dagli apicoltori, opzione che io preferisco per favorire i piccoli produttori dei dintorni, che tra l'altro la vendono ad un prezzo molto inferiore rispetto alle erboristerie. Per questa ricetta vi serve della cera del tutto naturale, se vi rifilano i fogli rifiutateli perché di solito contengono anche parafina o altri materiali. Se doveste trovare quella non ancora pulita (si presenta di un bel giallo caldo con corpuscoli nero-marroni ed un forte profumo di miele) prendetela, si può purificare facilmente come potete leggere qui: Come pulire la cera.

Riguardo alla tintura
La mia ricetta per prepararla la trovate qui: Tintura di Calendula

Preparazione
Gli unguenti si preparano con una parte di cera, e fra le 5 e le 7 parti di olio; io di solito mi regolo su una di cera e sei di olio (es. 10 g di cera e 60 g di olio) e con queste dosi viene un unguento dall'aspetto solido ma che si può raccogliere agevolmente con il dito e si spalma benissimo. La consistenza dipende anche dalla temperatura esterna, d'estate chiaramente è più morbida, mentre d'inverno solidifica.
Considerate che non se ne usa mai moltissimo, sicché se non avete intenzione di regalarlo tenetevi sulle piccole quantità.
Mettete a sciogliere la cera a pezzettini e l'olio in un pentolino a bagnomaria; il calore non giova agli oli quindi tenete il fuoco basso e non appena la cera si è sciolta completamente mescolate, togliete dalla fonte di calore e versate in barattolini di vetro ben puliti e asciutti. Raffreddandosi l'unguento si solidifica in superficie e a contatto col vetro, prima che sia del tutto solido versate una goccia di vitamina E; quest'ultima è termolabile quindi va aggiunta solo quando la temperatura è scesa, così come la tintura che essendo a base alcolica si guasta alle alte temperature. Se si è fatta una piccola quantità d'unguento si aggiungono solo poche gocce di tintura, in modo che riesca ad emulsionarsi con la cera e gli oli, e si mescola bene per spargerla uniformemente.

Eventualmente si può aggiungere alla cera in via di sciogliemento anche un po' di burro di karitè o di cacao per rendere ancora più morbida e nutriente la miscela. Attenzione però al fatto che il burro di karitè se surriscaldato quando si raffredda si rapprende in piccoli granelli; la cosa non è particolarmente fastidiosa a mio avviso, visto che comunque rimangono amalgamati al resto e si sciolgono quando prelevati con le mani o spalmati. Se però siete dei perfezionisti a livello estetico e la cosa non vi piace, evitate!


Utilizzi
La Calendula ha molto altro a che fare con Giunone, oltre al nome: Iuno era una Dea protettrice delle Donne, associata con la luna crescente e piena, ed i numerosissimi semi della Calendula sono proprio a forma di falce di luna; inoltre da sempre il ciclo lunare è associato con quello femminile, e proprio questa è una delle piante principe(sse) nella cura dei problemi femminili. Infatti in caso di dolori mestruali ed altri disturbi legati al ciclo può giovare un’infuso di questa pianta, come anche un massaggio sul basso ventre e schiena con l’oleolito. Inoltre si può usare l’unguento in caso di candida e irritazioni vaginali come una normale crema.
Ma Iuno era anche chiamata Lucina, la Dea che porta alla luce i bimbi, ed anche in questo campo la Calendula ha vari impieghi: serve per disinfettare e ciccatrizzare l’ombelico, per lenire gli arrossamenti da pannolino e per proteggere la pelle delicata dei bambini piccoli.
Umida, femminile, lunare, così come dorata e solare (basta guardare i suoi fulgidi fiori!) la Calendula aiuta anche in caso di pelle screpolata, arrosata, infiammata e delicata o molto secca come quella delle mani di giardinieri e contadini, sempre immersa nella terra. Giova inoltre per curare punture d’insetto, piccole ferite che fa rimarginare in fretta, duroni, infiammazioni acneiche (applicato localmente), scottature, psoriasi, eczemi.
ATTENZIONE: l'uso interno della Calendula si sconsiglia alle donne in gravidanza.


Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.

Vedi anche:
Calendula
Lo Spirito della Calendula
Alcune varietà di Calendula 
Illustrazioni botaniche di Calendule   
La Calendula nell'antichità 
Mitologia della Calendula  
Oleolito di Calendula
Tintura di Calendula

Cautha - Unguento alla Calendula e Iperico
Chryse - Unguento lenitivo di Camomilla, Calendula e Lavanda. 


Aggiornato l'ultima volta il 5 agosto 2015.

Pyrra - Unguento d'Iperico

Pyrra è la Rossa, la Focosa, la Fulva. Pyrra è il nome che assunse Achille poco più che bambino celato fra le fanciulle, per sfuggire il suo destino: la guerra di Troia e la morte.
E anche l'Iperico è così: rosso rubino e con molto a che fare col fuoco.

  
Ingredienti:
  • oleolito d’Iperico (Hypericum perforatum)
  • cera d’api
  • vitamina E (tocopherol) facoltativo, serve come antiossidante e per tanto garantisce la conservazione più a lungo.
Riguardo all'oleolito
La mia ricetta per prepararlo la trovate qui: Oleolito d'Iperico. Ricordate che l'oleolito d'Iperico dev'essere di un bel rosso rubino, e con un profumo particolare ed erbaceo, se sentite odore di rancido l'olio non è più utilizzabile per l'unguento, potreste magari impiegarlo per produrre del sapone. 

Riguardo alla cera
La cera d'api si trova nelle erboristerie, nei negozietti che vendono miele e prodotti locali, oppure direttamente dagli apicoltori, opzione che io preferisco per favorire i piccoli produttori dei dintorni, che tra l'altro la vendono ad un prezzo molto inferiore rispetto alle erboristerie. Per questa ricetta vi serve della cera del tutto naturale, se vi rifilano i fogli rifiutateli perché di solito contengono anche parafina o altri materiali. Se doveste trovare quella non ancora pulita (si presenta di un bel giallo caldo con corpuscoli nero-marroni ed un forte profumo di miele) prendetela, si può purificare facilmente come potete leggere qui: Come pulire la cera.

Preparazione
Gli unguenti si preparano con una parte di cera, e fra le 5 e le 7 parti di olio; io di solito mi regolo su una di cera e sei di olio (es. 10 g di cera e 60 g di olio) e con queste dosi viene un unguento dall'aspetto solido ma che si può raccogliere agevolmente con il dito e si spalma benissimo. La consistenza dipende anche dalla temperatura esterna, d'estate chiaramente è più morbida, mentre d'inverno solidifica.
Considerate che non se ne usa mai moltissimo, sicché se non avete intenzione di regalarlo tenetevi sulle piccole quantità.
Mettete a sciogliere la cera a pezzettini e l'olio in un pentolino a bagnomaria; il calore non giova agli oli quindi tenete il fuoco basso e non appena la cera si è sciolta completamente mescolate, togliete dalla fonte di calore e versate in barattolini di vetro ben puliti e asciutti. Raffreddandosi l'unguento si solidifica in superficie e a contatto col vetro, prima che sia del tutto solido versate una goccia di vitamina E; quest'ultima è termolabile quindi va aggiunta solo quando la temperatura è scesa.
Se non aggiungete la vitamina E, può succedere che la superficie rimanga un po' più solida e presenti delle crepe a completo raffreddamento ma con il calore delle mani si scioglie perfettamente. Per evitare quest'effetto comunque si può mescolare di tanto in tanto durante il raffreddamento dell'unguento, che così rimarrà più "spumoso".
Eventualmente si può aggiungere alla cera in via di sciogliemento anche un po' di burro di karitè o di cacao per rendere ancora più morbida e nutriente la miscela. Attenzione però al fatto che il burro di karitè se surriscaldato quando si raffredda si rapprende in piccoli granelli; la cosa non è particolarmente fastidiosa a mio avviso, visto che comunque rimangono amalgamati al resto e si sciolgono quando prelevati con le mani o spalmati. Se però siete dei perfezionisti a livello estetico e la cosa non vi piace, evitate!
 

Utilizzi
Fino a non molti anni fa in ogni casa non mancava mai una boccetta di oleolito d'Iperico, uno dei rimedi popolari più facili da preparare e diffuso ovunque, la cui efficacia è stata riconosciuta in tempi più moderni anche dalla scienza. 
L’Iperico è una pianta dalla storia antica, di cui l’uomo si è sempre servito e alla quale sono legate leggende, tradizioni e ritualità particolari. Innanzi tutto è una delle erbe del Solstizio d'estate (22 giungo, il giorno più lungo dell'anno, apice del ciclo solare) e di San Giovanni (24 giugno, giorno in cui secondo la tradizione, le erbe hanno la maggior quantità di principi utili) feste dal significato comune celebrate da millenni. E non stupisce che questa piantina sia legata a tale periodo, avendo una connotazione solare molto spiccata; infatti fiorisce proprio nel periodo del Solstizio, ed i suoi fiori sono gialli, dorati e brillanti, come un piccolo concentrato di calda luce che i raggi di sole hanno lasciato nei prati, dono estremo dell’astro nel suo momento di maggiore forza. Inoltre è interessante notare che l’olio non diventa rosso se non viene esposto ai raggi del sole (questo perché è la luce ad attivare l’ipericina, il componente responsabile del colore).
Alcune notizie folkloristiche dicono che l’Iperico va raccolto prima che venga colpito dal primo raggio di sole del 24 giugno, altri sostengono che invece vada colto a mezzogiorno dello stesso giorno, mentre alcuni sostengono che durante il periodo di macerazione nell’olio questo non dovrebbe mai “essere visto dalla luna” ma solo dal sole.

Un proverbio dice che “fuoco scaccia fuoco” ed è proprio questo che fa il focoso e solare Iperico: l’oleolito e l’unguento che ne derivano servono per curare le bruciature, sia date da fonti di calore, sia quelle solari, come anche per lenire gli eritemi, gli arrossamenti e in generale tutti i dolori “caldi” come ulcere, piaghe, ferite, punture d’insetto, infiammazioni sia a livello epidermico che muscolare e articolare e per lenire il dolore in generale. Può quindi essere usato per massaggi, come linimento sulla pelle irritata o senescente, sui tagli e le ulcerazioni in via di guarigione, come ingrediente di creme autoprodotte.
Ma come Achille, l’Iperico si rivela un buon guerriero: respinge infatti le aggressioni esterne essendo antivirale e antisettico, dona ed incrementa la vitalità come antidepressivo ed era una delle piante principali per curare le ferite dei guerrieri, infatti questa pianta calma il dolore e favorisce la ricostruzione della pelle. La tradizione popolare lo riconosce come un utile talismano contro gli influssi negativi, se gli ha dato il nome di “cacciadiavoli”, ed ancora oggi si usa appenderne un mazzetto dietro la porta o le finestre per tenere fuori di casa la sfortuna e le streghe.
E’ inoltre astringente, ipotensivo, sedativo e digestivo ed aiuta a curare le malattie dell’apparato respiratorio come potete leggere qui: Iperico.

ATTENZIONE: per uso interno ad alte dosi può interferire con l’azione di farmaci antidepressivi ed anticoncezionali e in rari casi può avere proprietà fotosensibilizzanti (rende la pelle più sensibile ai raggi solari), per tanto non usare prima di esporsi al sole o a lampade UV se si ha la pelle particolarmente chiara e sensibile.

Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.

Vedi anche:
Come pulire la cera
Iperico
Alcune varietà d'Iperico
Illustrazioni botaniche d'Iperico 
Oleolito d'Iperico 
Cautha - Unguento alla Calendula e Iperico 

Aggiornato l'ultima volta il 5 agosto 2015.

giovedì 1 maggio 2014

Raccolta

Dopo aver imparato a relazionarsi e a riconoscere le prime erbe, dopo esserci avvicinati ed averle corteggiate, dopo averle toccate e osservate, arriva il momento in cui si prende coraggio e si inizia a raccoglierle. E non è un passo da poco. Già dalla prima volta si avverte una sottile soddisfazione, che fa sorridere e pensare che la giornata non è andata sprecata, si è contenti di essere riusciti ad interagire con Natura, a riconoscerne una piccola parte, ad entrare in risonanza con Lei. Ci si sente uniti a tutti quelli che prima di noi hanno compiuto lo stesso atto.
Ma non è per noi un gesto spontaneo e naturale, come quello della capra che d'istinto sa quale pianta brucare e come farlo, noi umani abbiamo bisogno di prendere qualche accorgimento.

Chiaramente per prima cosa dovrete assicurarvi di aver a che fare proprio con l'erba che cercate, quindi informatevi, cercate le foto sui vari erbari e libri di botanica, o anche nei molti forum e siti che trattano questi argomenti e non procedete finché non siete sicurissimi. Dopo aver cercato informazioni dovreste avere anche un'idea di dove la pianta cresce, e potrete così evitarvi ricerche inutili: per esempio, andare a caccia di Nontiscordardime in piena macchia mediterranea non dovrebbe succedervi! :)
Fate attenzione a che la vostra erba non sia protetta o troppo rara; soprattutto le piante alpine possono essere a rischio di estinzione o può esserne vietata la raccolta a seconda delle regioni.

E proseguiamo. Innanzi tutto, ci sono il buon senso e la sensibilità: strappare selvaggiamente una sola pianta, depredare un solo prato, spogliare un solo albero di tutto ciò che ha va contro la logica e l'armonico sentire; sicché cercate di distriubire fra vari esemplari e luoghi la vostra raccolta. E poi: non raccogliete mai più di quanto siete assolutamente certi di usare effettivamente! Se vi ritroverete a finire un'erba...avrete un buon pretesto per fare una nuova passeggiata in campagna o sui monti. Se invece il periodo di raccolta di quell'erba dovesse essere finito, pazienza, sono poche le erbe insostituibili, ed inoltre saprete regolarvi meglio per l'anno prossimo.
Chiaramente dovrete evitare i luoghi in cui c'è inquinamento di qualsiasi tipo, sicchè meglio raccogliere in aperta campagna o ancora meglio in montagna, evitate di prelevare le piante lungo le strade trafficate!

A seconda della parte di pianta che vogliamo raccogliere dovremo anche osservare alcune ulteriori accortezze. Le radici vanno raccolte in autunno o all'inizio della primavera, alla fine o prima che ricominci il ciclo vegetativo e vanno ripulite dal terriccio ed eventualmente tagliate a pezzi per farle seccare meglio. La corteccia si stacca in primavera quando è ricca di linfa. Le gemme si prendono poco prima che inizino a schiudersi. Le foglie si raccolgono quando sono ben sviluppate, pulite e non danneggiate o attaccate da parassiti. I fiori vanni colti all'inizio della fioritura, quando sono aperti ma non hanno ancora iniziato ad appassire. Le sommità fiorite o in generale le parti aeree della pianta si prelavano quando la maggior parte dei fiori sono sbocciati ma non sfioriti. I frutti si colgono ben maturi. I semi vanno raccolti poco prima che la pianta madre li lasci cadere naturalmente. Per la linfa e le resine si predilige la primavera-estate ma varia da albero ad albero.
Le raccolte di radici, linfe e cortecce sono sicuramente quelle più invasive e distruttive, e a riguardo fatevi una domanda: un tempo avevano davvero bisogno di conoscere e usare tutte le parti delle piante, perché non avevano alternative; noi oggi ne abbiamo davvero così bisogno, in un mondo in cui la Natura è costantemente minacciata e distrutta, o vogliamo ricorrere ad altre soluzioni (probabilmente ugualmente distruttive anche se in altre forme)? Non sto cercando di dire che c'è una risposta giusta ed una sbagliata a questa domanda, ma solo di agire con consapevolezza e riflessione sui propri intenti.

Ho parlato di periodo di raccolta: ogni pianta infatti ha un periodo in cui è più ricca di sostanze utili. Questo tempo è detto tempo balsamico e varia a seconda della specie e della parte di pianta che si vuole raccogliere; chiaramente dipende anche da latitudine e altitudine a cui ci troviamo e dalle diverse annate, però diciamo che consultando le tabelle che riportano il periodo balsamico avremo una buona traccia. Potete trovare la tabella qui.
Inoltre la tradizione popolare vuole che alcuni giorni particolari siano più adatti per trattare con le erbe: ad esempio il 19 Marzo (S. Giuseppe) bisognerebbe potare la Salvia; il Venerdì santo è un buon giorno per seminare, e così via. Il giorno più adatto alla raccolta sarebbe S. Giovanni cioè il 24 Giugno; non per niente tra l'altro, proprio in questo periodo è il tempo balsamico di molte piante tradizionalmente legate a tale ricorrenza come Iperico, Lavanda, Camomilla. Vediamo quindi che anche la scienza in questo caso dà ragione alla tradizione. Anche se a noi queste usanze possono sembrare strane e desuete, vengono da uomini e donne che vivevano costantemente in mezzo alle essenze naturali, e che per generazioni si erano tramandati conoscenze acquisite lentamente e sperimentando, dunque credo che valga la pena di provare ad applicarle.

Il periodo del giorno più adatto è il mattino, quando la rugiada si è già asciugata. Dev'essere una giornata asciutta, assolutamente non nebbiosa, umida o piovosa poichè questo comprometterebbe l'essicazione e quindi la conservazione della droga.
Ma non solo la stagione o il sole infulenzano le erbe: c'è anche la Luna. Come tutti bene o male abbiamo studiato, la Luna con il suo apparire e sparire e la sua continua danza di avvicinamento e allontanamento influenza l'acqua e dunque tutti gli esseri viventi che la contengono, uomini e vegetali inclusi. Scienza e cultura popolare dicono che la Luna crescente porta su, accresce, apre, fa scorrere la linfa verso le parti alte della pianta; dunque questi saranno i giorni adatti per raccogliere tutto ciò che sta fuori dalla terra. Tuttavia alcuni contadini mi hanno detto che il primo quarto di luna (la prima settimana di Luna crescente) non è "buono per niente". La Luna piena è il culmine dell'apertura, del fluire verso l'alto ed è dunque il periodo migliore per la raccolta di tutte le parti vegetali tranne le radici. In tali giorni secondo la saggezza popolare andrebbero raccolte le erbe a scopo magico e sottile, poiché sono imbevute di tutti i poteri dell'astro d'argento, da sempre legato alla magia, alle Streghe e alle Donne di conoscenza. inoltre la raccolta in questa fase favorirà l'essicazione che avverrà in calante. La Luna calante manifesta un'inversione di marcia: dall'apice si scende di nuovo verso il basso, favorisce un movimento di chiusura, calo, discesa ed è dunque il momento buono per raccogliere tutto ciò che si trova in basso: tuberi, bulbi, radici, rizzomi ecc.
La raccolta di piante ad uso "sottile" od interiore dovrebbe rispettare particolarmente questi principi, che sono sia fisico-biologici che simbolici (e a mio parere il simbolo che si fa àncora per il nostro intento e la nostra energia è tutto quando si cerca di smuovere qualcosa di profondo e non, o non solo, materiale): le erbe che si vogliono usare per attrarre, aprire, avvicinare, accrescere, iniziare, favorire vanno raccolte in Luna crecente. Quelle che devono smuovere energie volte a far prosperare, culminare, "brillare", dare corpo si colgono in Luna Piena e questa fase è adatta in generale a tutti gli usi. Le piante il cui spirito ci aiuta a bandire, allontanare, diminuire, scendere, terminare si prendono in Luna calante o nera.

Ma vi è ancora un'altro ciclo legato alla Luna che interessa la vegetazione; infatti la Luna ogni due giorni e mezzo circa attraversa un diverso segno zodiacale, dando a tale periodo una particolare sfumatura. Questa specifica influenza è stata studiata ed è seguita da coloro che praticano l'agricoltura biodinamica ma credo che possa tornare utile a chiunque.
I giorni in cui la luna è nei segni di Terra (Toro, Vergine, Capricorno) sono giorni della radice, quelli in cui si trva in segni d'Aria (Gemelli, Bilancia, Acquario) giorni del fiore, in segni di Fuoco (Ariete, Leone, Sagittario) giorni del frutto e in segni d'Acqua (Cancro, Scorpione, Pesci) giorni della foglia, ma sembra che i giorni di Scorpioni siano particolarmente adatti per ogni tipo di raccolta. Ogni segno inoltre è associato con una particolare parte del corpo, e alcuni sostengono che le erbe raccolte in un giorno in cui il segno lunare domina la parte che si vuole andare a guarire siano particolarmente efficaci.
A riguardo vi direi: provate! Per chi vive in città spesso non è facile trovarsi nei prati al mattino di un giorno di luna crescente in Bilancia per raccogliere una pianta diuretica (la Bilancia è associata ai reni), ma nel corso degli anni avrete modo di sperimentare le varie combinazioni.

Forse qualcuno potrebbe sentire di stare ricevendo un prezioso dono al momento della raccolta, e di voler ricambiare in qualche maniera; se ciò accade, assecondate il vostro sentire, e riversate energia sulla pianta o nel luogo in cui vi trovate, cantate o fate una di quelle specie di danze che fanno i bimbi, lasciate briciole per gli animali o offerte di altro tipo, o semplicemente ringraziate l'erba, il suo spirito e il luogo in cui vi trovate. A lungo mi sono interrogata a riguardo: cosa potrei mai dare in cambio di questi doni alla Natura se tutto ciò che ho, la mia vita stessa, viene da lei? Sono arrivata a pensare che una qualsiasi cosa creativa, armonica, bella può andare bene. Anche solo il senso di gratitudine che si sente dentro. Ma non dubito che la vostra individuale sensibilità vi indicherà la cosa giusta da fare.

Un'ultima nota sugli strumenti necessari: sicuramente bisogna munirsi di un coltello per recidere i fusti o le parti legnose, da mantenere sempre pulito; delle forbici da giardiniere per raccogliere rami o parti più dure; un coltellino di quelli ricurvi da innsti per le cortecce; una zappetta o paletta per dissotterrare le radici.
Per portare a casa le erbe raccolte la cosa migliore è un cestino di vimini, in modo che ci sia sempre passaggio d'aria, da coprire con un telo in modo che il sole non le bruci. In mancanza però vanno bene anche sacchetti di carta, di quelli del pane. Questo però vale per le piante da seccare; per quelle invece che si vogliono consumare fresche una comoda alternativa sono i sacchetti di plastica (orrore!): questo perché l'umidità della pianta rimane all'interno del contenitore e così si manterrà fresca fino al ritorno a casa, invece che appassire. In qualsiasi caso cercate di non schiacciare o sballottare i vostri contenitori durante il trasporto!


Buone passeggiate fra prati e boschi dunque, ma soprattutto buona vita in compagnia delle erbe...sono splendide amiche che hanno molto da insegnare!

Aggiornamento: in questi giorni ha raccolto notizie per scrivere riguardo a Dioscoride. Fra le molte altre cose interessanti mi ha colpito la parte del prologo in cui questo medico del I sec. d. C. indica come dove e quando raccogliere le erbe...sono quasi rimasta sorpresa nel leggere che sono per lo più le stesse identiche cose che si possono trovare in un moderno libro sulle erbe, che ho trascritto qui! Già due millenni fa, ma in realtà molto e molto prima, gli uomini e le due compivano gli stessi gesti che ora noi ripetiamo, pensate a questa catena infinita di mani che prendono e donano, di schiene chinate sulla terra, di occhi persi nel verde, di piedi che camminano oltre la prossima curva per vedere se lì cresce questa o quest'altra pianta. Pensate quanta energia ci unisce a loro e a coloro che lo faranno dopo di noi. Gli antichi erboristi, le streghe, le donne di conoscienza, gli sciamani, i guaritori, non sono così distanti, le loro mani sono nelle nostre mani.

Fonti
Servirsi della luna, Johanna Paungger e Thomas Poppe, TEA,2005
Scoprire, riconocere, usare le erbe, Umberto Boni e Gianfranco Patri, Fabbri Editori, 1979

Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.

Vedi anche:
Essiccazione e conservazione 

Aggiornato l'ultima volta l'1 Ottobre 2015.

Tabella del tempo balsamico

Il Tempo Balsamico è il periodo in cui le singole piante sono più ricche di principi curativi, e dunque è il tempo in cui è meglio raccoglierle. Chiaramente questo dipende anche dalla latitudine e dall'altitudine a cui ci troviamo. La tabella che segue riporta le erbe e gli alberi più conosciuti, ma per sapere con precisione come e quando raccogliere le singole parti della pianta e in quale momento è meglio consultare le singole schede riguardanti ogni pianta negli erbarii e nei libri di erboristeria. Alcuni spunti e tracce che ho messo insieme riguardo la raccolta delle erbe medicinali e cosmetichele potete trovare qui.
  • Gennaio: Bergamotto
  • Febbraio: Abete bianco, Abete rosso, Cipollaccio col fiocco, Cipresso, Favagello. 
  • Marzo: Asparago, Barba di becco, Borsa di pastore, Bosso, Cappero, Enula campana, Erica carnicina, Faggio, Felce florida, Fumaria, Genziana, Lichene pulmonario, Margheritina, Nocciolo, Olivo, Olmo, Pesco, Pino silvestre, Pioppo, Prugno, Quercia, Salice rosso, Sanguinello, Serenella, Viola mammola. 
  • Aprile: Acero, Agrifoglio, Alliaria, Betonica, Betulla, Biancospino, Billeri, Calamo aromatico, Calendula, Carciofo, Castagno, Centocchio, Crescione, Efedra, Favagello, Fico d'india, Fitolacca, Fragola, Frangola, Frassino, Gramigna rossa, Imperatoria, Ippocastano, Lapazio, Larice, Ligustro, Lentisco, Manna, Mentastro, Noce, Ontano, Ortica, Primavera, Prugnolo, Rovo, Salice bianco, Tamerice, Tarassaco, Tiglio, Valeriana, Viola del pensiero. 
  • Maggio: Acetosa, Acetosella, Aglio orsino, Altea, Arancio amaro, Asperula, Bagolaro, Bocca di lupo, Bugula, Camomilla, Ciliegio, Cineraria, Cino glosso, Cinquefoglio, Edera terrestre, Erba roberta, Erba ruggine, Farfaraccio, Fico, Finocchio marino, Fiordaliso, Calega, Malvone, Mestolaccia, Morine, Podagraria, Prezzemolo, Pulmonaria, Quercia marina, Rosa canina, Rosa rossa, Rosolaccio, Sambuco, Sanicula, Sedano montano, Senecione, Serenella, Trifoglio fibrino. 
  • Giugno: Agrimonia, Amarena, Amorino, Avena, Balsamina, Bocca di leone, Borragine, Camedrio, Canepizio, Caprifoglio, Cardiaca, Cardo benedetto, Centinodio, Cicutaria, Cimbalaria, Coclearia, Consolida maggiore, Crespino, Cuscuta, Dragoncello, Ebbio, Echio, Erisimo, Eucalipto, Eupatorio, Fico d'india, Fragola, Giglio bianco, Ginestrino, Lampone, Ligustro, Malva comune, Malva silvestre, Margherita, Millefoglio, Mirtillo, Mirto, Nepetella, Ortica bianca, Parietaria, Pervinca, Pesco, Pilosella, Pulegio, Risetto, Rosmarino, Ruta, Salcerella, Salvia, Serpillo, Timo, Verbasco, Veronica, Vulneraria. 
  • Luglio: Achillea moscata, Alchemilla, Alloro, Anagallide, Arancio dolce, Argentina, Arnica, Artemisia, Assenzio, Ballotta, Bardana, Basilico, Betonica, Bistorta, Canapa selvatica, Capelvenere, Carciofo, Cardo mariano, Carota, Cataria, Centaurea minore, Cetriolo, Cicoria, Coda cavallina, Corbezzolo, Corniolo, Cotogno, Cumino dei prati, Dittamo, Edera, Elicriso, Eliotropio, Erba vescica, Erigero, Eufrasia, Farfara, Fieno marrubio, Meliloto, Melissa, Menta acquatica, Menta piperita, Mentastro, Mentone, Mugo, Origano, Pastinaca, Piede di gatto, Pimpinella, Pologala, Porcellana, Prunella, Rapunzia, Riebes nero, Ribes rosso, Salvia sclarea, Santolina, Semprevivo, Senape bianca, Tiglio, Tiglio doppio, Verbena. 
  • Agosto: Aglio, Anice verde, Brugo, Caglio, Carrubo, Cipolla, Coriandolo, Epilobio, Erniaria, Fagiolo, Finocchio, Finocchio marino, Fitolacca, Giaggiolo, Girasole, Iride germanica, Lampone, Licopodio, Linaiola, Lino, Luppolo, Maggiorana, Melanzana, Mirtillo, Nocciolo, Noce, Olivella, Olmaria, Peperoncino, Piantaggine, Polipodio, Prezzemolo, Prugno, Psilio, Romice, Rosolida, Santoregia, Sedano, Serenella, Spincervino, Tormentilla, Uva ursina, Verga d'oro, Vite, Vulvaria. 
  • Settembre: Aneto, Angelica, Angelica selvatica, Arnica, Barba di becco, Bistorta, Calamo aromatico, Calcatreppolo, Calendula, Canna, Canna di palude, Cappero, Cardo dei lanaioli, Cariofillata, Castagno d'india, Cedrina, Cicoria, Cinquefoglio, Dittamo, Giglio bianco, Ginepro rosso, Nigella, Ononide, Ortica, Peucedano, Pungitopo, Quercia, Rosa canina, Rovo, Salcerella, Sanicula, Sorbo rosso, Tamerici, Tarassaco, Valeriana, Zucca. 
  • Ottobre: Acetosa, Ailanto, Antea, Asfodelo, Asparago, Bardana, Borsa di pastore, Carlina, Carota, Consoplida maggiore, Corniolo, Cotogno, Crespino, Ebbio, Enula campana, Erba ruggine, Eupatorio, Felce maschio, Genziana, Ginepro, Giuggiolo, Imperatoria, Lapazio, Limone, Lingua di cane, Liquirizia, Malva silvestre, Ninfea, Pioppo, Podagraria, Primavera, Prugno spinoso, Rabarbaro alpino, Rapunzia, Sedano montano, Sigillo di Salomone, Sorbo, Tamaro, Valeriana rossa, Vulneraria, Zafferano. 
  • Novembre: Agrifoglio, Alloro, Felce florida, Finocchio, Frangola, Mestolaccia, Nespolo, Olmo. 
  • Dicembre: Arancio amaro, Arancio dolce. 
Tratto da Scoprire, riconoscere, usare le erbe, U. Boni e G. Patri, Fabbri Editori, 1979.

mercoledì 9 aprile 2014

Melissa


La dolce amica dei parti, l'erba fresca e profumata che richiama l'attenzione di chi a cuor leggero passeggia nei luoghi freschi ed ombrosi, la verde Melissa, antichissima Aiutante ed amica generosa degli uomini. Seguitemi in questa ricerca, e forse Lei ci svelerà parte dei suoi dorati e profumati segreti.

È della famiglia delle Labiatae (di cui fan parte moltissime erbe aromatiche e medicinali come Rosmarino, Timo, Lavanda, Santoreggia ecc.), e il nome Melissa officinalis viene dal greco e significa "ape", da meli "miele". I Greci sembra la chiamassero melissophyllon "foglia per l'ape" o meliphyllon "foglia di miele", mentre Varrone informa che quest'erba presso i romani era chiamata apiastrum (ma non c'è quasi mai certezza riguardo alle erbe a cui gli autori classici si riferiscono nei loro scritti). Ed in effetti il nome sembra appropiato, visto che le api prediligono i fiori di questa pianta. Molti dei suoi nomi popolari fanno riferimento al suo particolare profumo, simile a quello del Limone o della Citronella: Setrunedda, Erba limunina (Liguria), Limounina, Sitrounela (Piemonte), Citronella, Erba sedronela (Lombardia), Erba limona, Meissa (Veneto), Erba limuncina, Limuneina (Emilia), Melissofillo, Cedroncella, Erba cedrata (Toscana), Limongella, Mentuccia (Lazio), Limonella, Erba odorosa (Abruzzo), Ebra cidrata (Campania), Fior d'api (Puglia), Melizzofaia (Calabria), Citrunedda, Milisasa (Sicilia), Menta de abis, Folla de limonei (Sardegna).
In Francia è chiamata Baume, Citronnelle, Mélisse; in tedesco si dice Bienenkraut, Honingblume, Zitronenmelisse; nei paesi anglofoni Balm, Lemon Balm, Balm-mint, Cure-all, Honeyplant; ed in Spagna Toronil.

Descrizione: pianta erbacea perenne con rizoma lignificato da cui si sviluppano i fusti quadrangolari lunghi fino a un metro, le foglie dal caratteristico ed intenso odore simile a quello del limone sono dotate di picciolo e opposte a due a due, ovali con apice acuto e bordo dentellato, con profonde nervature e una rada peluria. I fiori sono riuniti all'ascella della foglia, giallo chiaro quand'è in boccio e bianco o leggermente rosato quand'è aperto. I frutti sono piccoli di colore bruno e lucido, di forma ovale e si formano nel calice del fiore.

Habitat: spontanea e piuttosto diffusa in tutta Italia, è originaria di Africa del Nord, Asia occidentale e Europa meridionale ed arriva fino alla Gran Bretagna dove fu introdotta dai romani. Nel nostro paese si trova dalla pianura fino ai 1000 m d'altitudine, nei luoghi ombrosi e freschi. Cresce in colonie di cespugli e piantine vicine nei pressi di ruscelli e corsi d'acqua.

Coltivazione: predilige un'esposizione medio-soleggiata al riparo dal vento ed un terreno ricco e ben drenato. Non eccedere nelle annaffiature per non far marcire le radici. Si può seminare in tarda primavera raccogliendo direttamente i semi dalla pianta madre in tarda estate, oppure si può riprodurre per talea o piantando una parte del rizzoma, tuttavia è una pianta facile da trovare in vivaio. Si secca d'inverno e non appena il clima si mitiga nuove foglionine verdi e solcate spunta di nuovo. Molto probabilmente durante il primo anno non avrete un gran raccolto, ma già dal secondo ci sarà una buona moltiplicazione, che potrà portare anche a due raccolti, all'inizio e alla fine dell'estate. È utile in consociazione inquanto con i suoi fiori attira molto insetti benefici come le api e le farfalle.

Per quanto riguarda la droga, alcuni raccolgono solo le foglie e i germogli teneri, da Maggio a Settembre, altri invece prediligono le sommità fiorite, che vanno raccolte all'inizio della fioritura che si colloca a seconda del luogo fra Maggio e Agosto. Le erbe andrebbero raccolte al mattino dopo che la rugiada si è asciugata completamente, in un giorno di luna crescente o piena, possibilmente quando la luna è nel segno dello Scorpione o in un segno d'acqua (Cancro, Pesci e Scorpione). Un altro giorno che secondo la tradizione vede la maggiore concentrazione di poteri curativi nelle erbe è il giorno di San Giovanni, il 24 Giugno (credenza confermata per altro dalla scienza, che ha individuato in questo periodo il tempo balsamico di molte delle piante popolarmente associate a tale giorno). Dopo Settembre sarebbe meglio non raccogliere i fusti adulti, infatti l'odore che ne emana è diverso da quello solito e a mio personale giudizio meno gradevole. Ovviamente ci  vuole buon senso nella raccolta: non va depredata una sola pianta, e non vanno razziate tutte quelle che si riescono a trovare. Raccogliete solo quello che può servirvi davvero, ricordando di ringraziare il luogo in cui siete, lo spirito dell'erba che avete fra le mani. Trattate la pianta con rispetto ed amore, e sicuramente Melissa vi concederà più facilmente tutti i suoi benefici.
Una volta portata a casa si maneggia il meno possibile perché è molto telicata e si mette a seccare all'ombra in mazzetti appesi o in strati sottili su reticoli in un luogo ben areato. Si conserva in barattoli di vetro o ceramica ben chiusi e al riparo dalla luce. Con l'essiccazione perde molto del suo profumo (anche se le proprietà si conservano), quindi per aromatizzare insalate, carni e formaggi utilizzare le foglie fresche, ed anche per questo sarebbe meglio usare droga che non è stata raccolta da più di sei mesi.

Utilizzi 
Prima di utilizzare qualsiasi erba verificate di non essere allergici. Non intendo sostituirmi ad un medico o ad un erborista non avendone le minime competenze, quindi prendete ciò che segue per quello che è, ovvero una ricerca svolta su vari testi, sperimentata solo in parte. E comunque, visto che ad ogni cosa le singole persone reagiscono in maniera diversa, non c'è garanzia alcuna sull'efficacia. Ma soprattutto prima di usare qualsiasi erba siate ben sicuri di aver raccolto quella giusta! Non assumere Melissa per periodo troppo prolungati, non ingerire l'essenza (sempre che riusciate a permettervela!), da evitare in caso di problemi alla tiroide.
Proprietà: Emmenagoghe, coleretiche, digestive, carminative, stomachice, rilassanti, sedative, blandamente antimicrobiche.

Erba fresca: una o due foglie contuse e applicate sulle punture degli insetti (api, vespe, zanzare, ragni) calmano il prurito ed il dolore.

Erba secca: insieme ad altre erbe aromatiche e spezie può rientrare nella preparazione di sacchettini per profumare la biancheria e tenere lontane le tarme. Sempre in sacchettini con sali o farina d'avena o amido può essere messa nell'acqua del bagno per un effetto rilassante e purificante.

Infuso: gettate alcune foglie di Melissa in una tazza di acqua molto calda (non bollente), spegnete il fuoco e lasciate riposare per qualche minuto. Bevetelo caldo come digestivo magari in associazione ad altre erbe adatte come la Menta per lenire gran parte dei malesseri legati ad una cattiva digestione o ad un pasto troppo abbondante.  Agendo sul sistema nervoso è adatto a tutti i malesseri che lo interessano come insonnia, nervosismo, irrequietezza, irritabilità, esaurimenti, lievi depressioni, vomito nervoso, mal di testa, crampi e spasmi. Per favorire il sonno e il rilassamento può lavorare in sinergia con Camomilla, Tiglio, Valeriana, Luppolo. Adatto anche per placare i dolori mestruali, se ne bevono almeno due tazze a giornata nei giorni precedenti il ciclo e durante lo stesso, ed anche in questo caso si può associare con altre erbe come la Calendula, l'Artemisia e la Camomilla. Ha azione ipotensiva e aiuta a rallentare il battito cardiaco insieme al Biancospino. Secondo recenti studi aiuterebbe la memoria e a mantenere la concentrazione. Inoltre grazie alla sua capacità di combattere i batteri può giovare insieme ad altre piante nella cura degli stati influenzali.
L'infuso di Melissa, una volta raffreddato è un tonico perfetto per  la pelle del viso, antimicrobico, astringente, ciccatrizzante e purificante, e si può usare da solo od addizzionato a maschere, scrub e creme autoprodotte. Adatto per la pelle di tutto il corpo, può essere aggiunto all'acqua per un bagno rilassante e purificante.
In mancanza d'altro l'infuso concentrato, grazie alle sue proprietà antimicrobiche (ed anivirali, studi recenti hanno dimostrato una certa efficacia contro l'HIV) può essere usato al posto del colluttorio per l'igene della bocca e della gola, smorzando anche le infiammazioni. Essendo appunto antibatterico ma molto delicato può essere utilizzato per lavaggi intimi.

Oleolito e unguento: si riempie un barattolo di sommità fiorite e foglie fresche o lasciate asciugare giusto per qualche giorno e si copre bene il tutto con olio (oliva, girasole, riso ecc.); fate attenzione che non sporga nulla oltre la superificie del liquido, perché le parti di pianta sporgenti potrebbero fare la muffa. Si lascia a macerare al buio per 40 giorni, squotendo di tanto in tanto. Se dovesse formarsi della muffa sulla superficie filrtare inmmediatamente e vedere se l'olio è ancora utilizzabile (se non ha cattivo odore è ancora buono). Trascorsi il periodo si filtra una prima volta con garza o colino spremendo bene le foglie, ed una seconda con un filtro da caffé per rimuovere tutte le eventuali impurità rimaste. Se sul fondo del barattolo si fosse formato un sottile strato di goccioline d'acqua fate attenzione a non travasare anche quelle.
Quest'oleolito ha le stesse proprietà dell'olio essenziale anche se molto meno concentrate, e può essere usato per massaggi, come ingrediente di creme, scrub, maschere, impacchi per capelli grassi e forfora o unguenti per la pelle arrossata o infiammata (insieme a Calendula, Lavanda, Camomilla ecc.).

Vino medicato: 60 g in un litro di vino bianco, lasciate macerare per cinque giorni. Filtrate e consumatene un bicchierino durante i pasti per favorire la digestione e come ricostituente generale, anche per vecchi e bimbi.

Tintura:  a 65°, si utilizza la pianta fresca. Si può usare per fare frizioni sulla parte dolorante in caso di dolori reumatici o articolari; per turbe del sonno, tensione, nervosismo, agitazione; per mestruazioni dolorose; per problemi della digestione. Può rientrare nella formulazione di creme autoprodotte per la pelle grassa, detergenti intimi, shampoo, maschere di bellezza.

Olio essenziale: di colore giallo pallido, è un essenza molto costosa perché ha una resa molto bassa (cioè serve una gran quantità di pianta per ottenere una minima quantità d'olio essenziale), per questo bisogna controllare bene gli ingredienti sull'etichetta e verificare che si tratti di olio essenziale puro e non addizionato con Citronella o altri.  Può essere diluito in olio di mandorle o altri per ottenere un olio adatto a massaggi rilassanti magari unito alla Lavanda. Per calmare i dolori mestruali invece si può fare un massaggio nella zona del basso ventre, aggiungendo anche Camomilla romana o Rosa. L'essenza ha un'azione antimicrobica e sembra sia paricolarmente utile contro tutti i tipi di herpes applicato puro con Eucalipto o Camomilla romana e/o tintura di propoli o Echinacea oppure come ingrediente di una crema formulata allo scopo. Nella cosmesi naturale è un ingrediente adatto per creme per pelli impure, detergenti intimi, shampoo contro la forfola e i capelli grassi e maschere purificanti. Usata nel bruciaessenze aiuta a rilassarsi e mantenere l'attenzione, potrebbe essere quindi associata alla Menta nei luoghi di studio e lavoro. In aromaterapia si usa per rinforzare e riequilibrare mente e spirito turbati.

Idrolato: può essere usato puro come tonico viso in particolare sulla pelle grassa o impura; sarebbe anche un seboequilibrante da usare sui capelli. Si può quindi aggiungere a creme autoprodotte al posto della normale acqua distillata, a shampoo e altre preparazioni per il volto o i capelli.

Ricette culinarie
Si può usare qualche foglia fresca nelle insalate o nelle frittate per conferire ai piatti un delicato sentore vagamente simile al limone ma molto più delicato, tanto che mancando il Limone si può sostituire con la Melissa. Messa a macerare nell'olio o nell'aceto dona loro un aroma particolare. Insieme alla Menta od in alternativa ad essa può dare un tocco particolare alle macedonie di frutta. Si sposa bene anche con il pesce ed è perfetta come ingrediente di salse che lo accompagnino. Insieme ad altre erbe aromatiche e commestibili può rientrare nella preparazione di pesti particolari. Si utilizza anche per tutta una serie di liquori e grappe, inoltre è l'ingrediente principale delle varie Acque di Melissa che venivano prodotte, e in alcuni luoghi lo sono ancora, nei conventi. Può essere un buon aromatizzante del vino bianco.

Bevanda dissetante: d'estate quando fa molto caldo e siete affaticati per il lavoro fisico o mentale riempite una brocca di acqua fresca ed immergetevi foglie appena colte di Melissa, Menta e qualche spicchio di Limone non trattato, bevetela per avere un momento di calma e relax e per rinfrescarvi dentro e fuori.

Chartreuse: la vera Chartreuse andrebbe distillata, questa ne è una versione semplificata. Si mettono a macerare in 400 ml di alcool a 95° 10 g di Melissa fresca, 5 grammi di Issopo fresco e dopo averli pestati nel mortaio si aggiungono anche 3 g di radice fresca di Angelica, 1/2 g di Cannella, 1/2 g di Macis, 1/2 g di semi di Finocchio, 1 g di Coriandolo, un Chiodo di garofano. Si lascia a riposare per almeno 12 giorni, agitando di tanto in tanto, ed in seguito si prepara uno sciroppo con 300 ml d'acqua e 250 g di zucchero. Una volta raffreddato si unisce all'infusione alcoolica. Dopo 20 giorni si filtra e imbottiglia (ricetta tratta e adattata da Tisane, liquori, grappe e altri rimedi naturali).

Acqua di Melissa: la vera acqua di Melissa va distillata ma un valido sostituto si può ottenere con 20 g di foglie di Melissa fresche, 15 g di scorza di limone (solo la parte gialla che non è amara), 1 g di Noce moscata, 3 g di Coriandolo, 0,5 g di Chiodi di Garofano, 2 g di Cannella, 3 g di frutti di Angelica a macerare in acquavite per almeno 15 giorni, agitando ogni tanto, trascorsi i quali il tutto va filtrato e imbottigliato.
Si assume a gocce su una zolletta di zucchero o disciolta in acqua od altra bevanda, oppure se ne beve un bicchierino prima dei pasti per facilitare la digestione e stimolare l'appetito, in caso di nausea, agitazione, mestruazioni assenti o dolorose. Fino a non molti anni fa questa preparazione era prodotta da vari ordini monacali ed era considerato un rimedio per molti mali, e se ne poteva trovare una bottiglia quasi in ogni casa.

Grappa di Melissa: lasciate a macerare un mazzetto di Melissa fresca in 250 ml di grappa per 20 giorni. Sciogliete poi 5 cucchiai di miele il 750 ml di grappa a bagnomaria e aggiungetelo all'infuso. Imbottigliare anche senza filtrare. Se ne può bere un bicchierino alla sera dopo i pasti per facilitare la digestione e conciliare il sonno (ricetta tratta e adattata da Tisane, liquori, grappe e altri rimedi naturali).

Liquore di Melissa: si lasciano macerare una manciata di foglie di Melissa e la scorza di un limone non trattato per due settimane in 400 ml di alcool a 95°. Passato questo tempo si prepara uno sciroppo con 500 ml d'acqua e 400 g di zucchero; una volta raffreddato si unisce all'infusione alcoolica, poi trascorso qualche giorno si filtra e imbottiglia (ricetta tratta e adattata da Liquori - Grappe gelatine marmelate con erbe e frutti spontanei).

Fonti
Cento erbe della salute, M. L. Colombo, G. Appendino, Riccardo Luciano, Carlo Gatti, ArabaFenice, 2010
Dizionario di fitoterapia e piante medicinali, Enrica Campanini, Tecniche Nuove, 2004
Erbe sponteanee commestibili della provincia di Cuneo, Riccarlo Luciano e Carlo Gatti, ArabaFenice, 2007
Guida alle erbe, spezie e aromi, Tom Stobart, Mondadori, 1979
Il libro dell'autosufficienza, John Seymour, Mondadori, 1984
Il libro delle erbe, Pierre Lieutaghi, Rizzoli, 1981
Le erbe nostre amiche - vol. 2 e 3, Daniele Manta e Diego Semolli, Ferni, 1976
Liquori - Grappe gelatine marmelate con erbe e frutti spontanei, R. Luciano e R. Salvo, Araba Fenice, 2013
Meravigliose erbe - Bellezza Salute, Aldo Decò e Carla Volontè, Editoriale del drago, 1981
Orto e giardino biologico, Marie-Luise Kreuter, Giunti, 2011
Profumi celestiali, Susanne Fischer-Rizzi, Tecniche Nuove, 1995
Scoprire riconoscere usare le erbe, Umberto Boni e G. Patri, Fabbri Editori, 1979
Tisane, liquori, grappe e altri rimedi naturali, Laura Turati, Demetra, 1994
Actaplantarum.org - Melissa
Arcadia - Il mondo delle erbe officinali
Etimo.it
Infoerbe.it - Melissa
L'angolo di Lola

Fotografie mie scattate a Maclino (BS) e Altare (SV), tavola botanica di Otto Wilhelm Thomé.

Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.

Vedi anche:
Unguento vulnerario di Achillea e Melissa

Aggiornato l'ultima volta il 27 Gennaio 2015.