Devo dire che questo studio è stato meno complicato di altri; non ho dovuto inseguire per mesi e mesi notizie e intuizioni su questo fiore, è venuto tutto molto spontaneo, in tempi piuttosto brevi (anche se nulla vieta che fra qualche mese mi metta a stravolgere ciò che ho scritto fin ora, in favore di più profonde conoscenze - spesso capita - aggiornamento: sì, in effetti ho corretto e allungato parecchio :D). Forse perché la Viola è uno dei primi fiori che ho imparato a riconoscere e salutare durante le mie passeggiate di bambina, è una di quelle piante che mi accompagnano da sempre; forse perché si mostra anche in città e quindi è più facile passarci del tempo insieme; forse perché mentre ne scrivo inizia a sbocciare.
Questo è ciò che io ho colto di Lei.
A vederla sembra quasi un'erba timida, così ritirata all'ombra di alberi e siepi, e molto discreta. Poi però ne vedi un'altra un po' più in là, un'altra poco distante, ed un'altra ancora laggiù...sembra che crescano vicine, a macchie ravvicinate, per farsi compagnia in una indipendenza condivisa, ognuna ha il suo nucleo ma tutte sono prossime e collegate (anche dagli stoloni che creano nuove piante). E credo che questo esempio di modello di vita, comunitaria ma indipendente, in cui ognuna ha il suo posto ma condivide lo spazio con le altre, sia molto attuale. Inoltre si trovano in pieno prato, nelle crepe dei muri, fra le pietre dei muretti a secco, lungo gli argini e fra le radici degli alberi...cioè, si sanno adattare. E anche questo non è banale né scontato. Basta però che ricevano un po' d'ombra, di umido, di nutrimento; la Viola non è la Calendula selvatica che cresce anche fra i sassi, o una di quelle erbe di mare che spuntano nella sabbia. Qualche esigenza ce l'ha anche lei, e va rispettata, se no, non fiorisce.
Ma guardiamola più da vicino: la Violetta non ha fusti, non è unidirezionale, fiori e foglie spuntano direttamente dalla radice, e così le donne-Viola hanno molti e diversi interessi, qualità, caratteristiche, tutte che spuntano dalle loro radici, avvero dal loro centro, dal loro io più profondo e radicato.
E poi sono tutte così diverse! I fiori vanno dall'azzurro tenue al bianco, dal lilla al viola intenso, eppure, convivono tutte pacificamente, nessuna si chiede, insicura, se per caso l'una è più bella dell'altra, come facciamo spesso noi donne. Tra l'altro, è uno dei primi fiori a fiorire, e questo mi fa pensare che colei che incarna lo spirito della Viola sia una pioniera, una delle prime e lanciarsi nelle nuove sfide e stagioni, anche a rischio di trovarsi i petali scottati da qualche gelata.
E ci sono le foglie, di quel verde unico che solo a Primavera è dato vedere, con quella leggiadra forma a cuore, che ricorda l'inizio dell'Amore, quando tutto è ancora fresco e intatto in noi. Trovo che lo spirito della Violetta coincida proprio con il concetto di nuovo inizio, giovinezza, e freschezza; e in effetti
non sbagliavano di molto gli autori antichi, che la dicevano in grado di
rinfrescare e curare i mali caldi, le infiammazioni, la febbre (concordemente alle moderne conoscenze). E quando
si è giovani - non anagraficamente, ma come stato d'essere interiore - e freschi,
si è in grado di dire ciò che si ha dentro, si è liberi di comunicare e respirare a
pieni polmoni, e la Viola, simbolicamente, aiuta anche a fare questo, con la sua capacità di curare la tosse e risanare le vie respiratorie. Inoltre è lassativa e diuretica, ovvero aiuta a far scorrere, rimuovere i blocchi, alleggerire, illimpidire, ma attenzione, un eccesso di spirito "violesco" porta a rigettare indiscriminatamente, infatti in dosi massicce provoca vomito e diarrea.
Non so a voi, ma a me fa pensare ad una giovane ragazza, ancora sospesa
fra fanciullezza e maturità, ingenua forse, ma intatta, non ancora provata da alcune durezze della vita, libera e spontanea, dotata di una bellezza leggiadra ma quasi inconsapevole. Ma questo tipo di stato, come già detto, non è legato ad un'età in particolare, torna a farci visita per tutta la nostra esistenza nei momenti in cui usciamo dai nostri inverni interiori e rifioriamo. È l'anima che riemerge dalla propria notte oscura. È la vita che
rifiorisce, ritorna in una nuova e leggiadra forma, così come il fiore è
nato dal sangue, dal dolore di Attis, così come è la Viola che attira Kore-Persefone
verso la sua trasmutazione sotterranea da fanciulla a donna-Regina. Non
mi stupirei se da qualche parte, in qualche tempo, la Viola fosse nata
dal primo sangue mestruale di uno Spirito femminile della
vegetazione.
Ed è forse proprio per questo che è cara alle ninfe, che sono le donne sempre nel fiore della giovinezza, mai domate da alcuno, infaticabili guardiane e nutrici della Natura-psiche selvaggia.
Così è per me lo spirito della Viola, quello che troviamo anche in noi ad ogni nuova alba della vita, ad ogni rinascita e ad ogni primavera interiore. E' la promessa di Rinascita che viene mantenuta, che si manifesta concretamente; non è il traboccare e lo splendere dei prati di maggio, ma è già un passare dalla potenzialità alle basi dell'atto.
Per tutti questi motivi, personalmente, associo questo fiore al periodo che va da Imbolc, il 2 di febbraio, la Festa delle Candele e della Luce,a Ostara, 21 marzo, quando la Primavera si è ormai palesata. E' il periodo della Luce che torna a splendere, della Terra che rinverdisce e sembra gioire dei suoi fiori, ornamenti della Giovane, della Fanciulla che è Essa stessa.
Foto mie scattate a Spotorno (SV) e Santuario (SV) nel marzo 2015.
Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.
Vedi anche:
Violetta
La Violetta nell'antichità
Mitologia della Violetta
Alcune varietà di Violetta
Illustrazioni botaniche di Violette
Sciroppo di Violette
Aggiornato l'ultima volta il 19 marzo 2015.
sabato 31 gennaio 2015
giovedì 29 gennaio 2015
Mitologia della Violetta
In greco antico la Viola è íon, fitonimo di probabile origine pre-ellenica. Il termine viene tradotto anche "bruno, scuro", poiché
è questa la sfera cromatica a cui si riferisce questo specifico
termine, più che alla nostra idea di colore viola, come conferma la
parola iodnephés "scuro come la Viola". Il termine ricorre in epiteti come iostéphanos "coronata di Viole" che veniva attribuito ad Afrodite e alle Muse, e persino Saffo venne così chiamata dal suo contemporaneo
Alceo. Ioblépharos "dagli occhi di Viola" è ancora Afrodite e con lei le Cariti, ióplokamos "dalle trecce di Viola"e iókolpos "dal seno o dalla cintura di Viola" sono altre entità femminili o donne cantate dai poeti, Luciano chiama una delle sue cortigiane Ioessa "Violetta" (1).
Al di là dello studio linguistico, i riferimenti mitologici che riguardano la Viola sono moltissimi: innanzi tutto, le Viole ornavano i prati magnifici intorno l'antro di Calipso, la bellissima ninfa che tentò di trattenere Odisseo presso di sé.
Pausania riporta una variante del ratto di Kore/Persefone: la fanciulla intenta a cogliere boccioli sarebbe stata attratta da un particolare fiore fatto spuntare da Gea, la Terra, per ingannarla, solitamente è il Narciso, ma in questa versione comprare la nostra Violetta. Forse a causa di questo inganno, Persefone rese le Viole più scure degli altri fiori, come dice Ateneo, ed anzi, da quanto si può desumere dalla sfera di significati legati alla Viola nella lingua greca, è proprio il fiore scuro per eccellenza, come per altro confermano altre sue denomiazioni, ovvero melanion "scuro/nero" e melanthium "fiore scuro/nero".
Un'altra traccia riguarda Io, la fanciulla argiva amata da Zeus e per ciò tramutata in vacca da Hera e costretta a vagare intorno al Mediterraneo sferzata da un tremendo tafano. Gea, la Terra, impietosita per le sventure della donna-mucca, fece sorgere dai prati le Violette, affinché essa potesse cibarsene, e poiché erano spuntate per Io, da essa presero il nome (íon).
Negli ultimi due racconti è la Terra, l'antichissima e prima Madre a far spuntare le Viole, e ciò potrebbe indicare l'appartenenza della Viola a quella gamma di piante usate e conosciute in Grecia fin dai tempi remoti, considerando anche che la maggior parte delle piante citate nei miti, sorgono da o grazie a divinità di generazioni successive.
Pausania riporta una variante del ratto di Kore/Persefone: la fanciulla intenta a cogliere boccioli sarebbe stata attratta da un particolare fiore fatto spuntare da Gea, la Terra, per ingannarla, solitamente è il Narciso, ma in questa versione comprare la nostra Violetta. Forse a causa di questo inganno, Persefone rese le Viole più scure degli altri fiori, come dice Ateneo, ed anzi, da quanto si può desumere dalla sfera di significati legati alla Viola nella lingua greca, è proprio il fiore scuro per eccellenza, come per altro confermano altre sue denomiazioni, ovvero melanion "scuro/nero" e melanthium "fiore scuro/nero".
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Io trasformata in vacca |
Negli ultimi due racconti è la Terra, l'antichissima e prima Madre a far spuntare le Viole, e ciò potrebbe indicare l'appartenenza della Viola a quella gamma di piante usate e conosciute in Grecia fin dai tempi remoti, considerando anche che la maggior parte delle piante citate nei miti, sorgono da o grazie a divinità di generazioni successive.
Altra figura mitica legata alla Violetta è Ione, eroe eponimo degli Ioni, una delle antiche stirpi greche, il quale deve forse il suo nome alla Viola (2). All'arrivo dell'eroe in Elide le ninfe ioniades, ovvero le "ninfe delle Viole" gli donarono una corona intrecciata con questi fiori. Alle ioniades era dedicato un santuario, sempre in Elide, dove si trovava una sorgente curativa in grado di guarire da ogni dolore e malattia. Si ritrova qui la capacità curativa di questa pianta dalle proprietà sudorifere, depurative, diuretiche, dermopurificanti, emollienti, antinfiammatorie, e dunque legate simbolicamente all'acqua, alle sue proprietà rinfrescanti e al suo scorrere. Ione è anche una delle Nereidi secondo lo Pseudo-Apollodoro.
Alla luce di tutto ciò Ileana Chirassi, una studiosa del mondo classico, teorizza che la Viola potesse essere una sorta di "pianta totemica" della stirpe degli Ioni, risalente ad un remoto periodo pre-cerealicolo, durante il quale era una delle piante usate dagli uomini (nutritiva e curativa a un tempo) e dunque investita di significati sacrali.
Esistono però anche altre personificazioni della Viola, come Iole: costei fu amata da Eracle ma andò in sposa al figlio Illo dopo la morte dell'eroe. Alla sfera dei congiunti di Eracle appartiene anche Iolao, il quale avrebbe fondato una città in Sardegna e da lui sarebbe discesa la stirpe degli Iolaeis, forse il "popolo viola", e quindi "popolo scuro, nero".
Pindaro, nella sesta Olimpica, racconta di Iamo, il capostipite di una dinastia sacerdotale di Olimpia, gli Iamidi. Evadne "dalle trecce di Viola", avendo giaciuto con Apollo partorisce in un bosco, per non rendere nota la sua condizione, e adagia il bimbo fra "i raggi chiari e purpurei delle Viole" dalle quali il piccolo prende il nome. Nutrito con miele da due serpenti dagli occhi splendenti, una volta cresciuto viene a conoscenza dell'identità dei suoi genitori e diviene indovino. Il popolarissimo schema del bambino "speciale" abbandonato in un luogo naturale e nutrito da animali selvatici, potrebbe riferirsi a quasi dimenticati riti di iniziazione, che presumono un allontanamento dalla sfera del noto, dell'umano, del certo, verso ciò che è divino, naturale, selvaggio.
Esistono però anche altre personificazioni della Viola, come Iole: costei fu amata da Eracle ma andò in sposa al figlio Illo dopo la morte dell'eroe. Alla sfera dei congiunti di Eracle appartiene anche Iolao, il quale avrebbe fondato una città in Sardegna e da lui sarebbe discesa la stirpe degli Iolaeis, forse il "popolo viola", e quindi "popolo scuro, nero".
Pindaro, nella sesta Olimpica, racconta di Iamo, il capostipite di una dinastia sacerdotale di Olimpia, gli Iamidi. Evadne "dalle trecce di Viola", avendo giaciuto con Apollo partorisce in un bosco, per non rendere nota la sua condizione, e adagia il bimbo fra "i raggi chiari e purpurei delle Viole" dalle quali il piccolo prende il nome. Nutrito con miele da due serpenti dagli occhi splendenti, una volta cresciuto viene a conoscenza dell'identità dei suoi genitori e diviene indovino. Il popolarissimo schema del bambino "speciale" abbandonato in un luogo naturale e nutrito da animali selvatici, potrebbe riferirsi a quasi dimenticati riti di iniziazione, che presumono un allontanamento dalla sfera del noto, dell'umano, del certo, verso ciò che è divino, naturale, selvaggio.
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Cibele e Attis dietro ad un Pino |
Il mito, piuttosto lungo e complesso inizia con il desiderio di Zeus per la Grande Madre Cibele, ovvero la Terra, sulla quale il Dio rilascia il proprio seme. Da esso nasce l'androgino Agditis dotato di enorme forza a causa della sua doppia natura. Gli Dei lo evirano e dal membro reciso germoglia un Melograno (o un Mandorlo).
Nana, la figlia del fiume Sangario si posa in grembo un frutto del magico albero, e così concepisce un figlio. Sangario persuaso della dissolutezza della giovane, tenta di farla morire di fame, ma la Grande Madre la nutre con delle mele e la aiuta a partorire. Tuttavia il padre espone il bambino in un canneto, ma il piccolo viene fortunatamente salvato ed allattato da una capra (detta attagos in frigio, da cui il nome di Attis).
Cresciuto, diviene un giovane bellissimo, che suscita l'amore sia di Cibele che di Agditis. Quando Attis si reca a Pessinunte per sposare la figlia del re, di nome Ia, Agditis lo rende folle, tanto da spingerlo ad evirarsi sotto un Pino; dal suo sangue versato spuntano le Viole. La ferita lo porta alla morte e la stessa Ia, addolorata per la fine dello sposo, si suicida e anche dal suo sangue nascono i fiori scuri.
Cibele porta il Pino nella sua grotta e Agditis, pentito, chiede a Zeus di riportare in vita il bel giovane, ma esso rifiuta, promettendo però di renderne il corpo incorruttibile. Agditis diventa quindi il primo sacerdote del culto di Attis a Pessinunte ed istituisce le feste primaverili in suo onore.
Benché l'epilogo di questa storia si concluda con eventi di morte, il culto di Attis e della Grande Madre sottointendeva un ritorno alla vita del giovane. Infatti le feste di Cibele a Roma si svolgevano dal 22 al 28 Marzo, nel periodo dell'Equinozio di Primavera, quando i giorni iniziano ad essere più lunghi delle notti.
Dopo una settimana di purificazione detta castus matri "digiuno della Madre" dal 15 al 21 marzo, il 22, detto arbor intrat "l'albero entra" o dies violae "giorno della Viola", i sacerdoti di Cibele tagliavano un Pino e lo ornavano con bende di lana, l'effige di un giovane - certo il bel Attis - e serti di Viole, il fiore nato dalle stille del suo sangue. L'albero veniva condotto al tempio con una grande processione. Nei giorni successivi il Pino veniva sepolto con manifestazioni di lutto e tristezza, ma il 25 marzo, detto hilaria "giorno di gioia" si celebrava con grande allegria il ritorno alla vita di Attis, con travestimenti e licenze d'ogni tipo, come nel nostro Carnevale.
Per affrontare tutti gli aspetti della storia di Attis e della sua liturgia servirebbe un libro intero, ma volendo trattare della parte che le Viole hanno in esso, ciò che io penso, è che mentre il Pino che attraversa l'inverno senza perdere le foglie rappresenta una promessa di sopravvivenza, di rinnovamento della vita, della Natura e degli stessi uomini, le Viole come primi fiori della prima vera sono il mantenimento di quella promessa. Sembrano dire: "Ecco, è vero, la vita è tornata, e noi ne siamo le annunciatrici", sono testimonianza che la morte si tramuta in vita, il sangue versato in fiore.
Può darsi dunque che per le antiche civiltà il ritorno della primavera, del tempo delle Viole, fosse una delle molte conferme del fatto che ad ogni morte succede la rinascita. Da questo nucleo originario, potrebbe essersi derivare il ciclo mitico comune anche ad Adone, Osiride, Tammuz e ad altri Dei che muoiono e risorgono, inizialmente in forma di vegetali spontanei ed alberi, e in seguito come simbolo dei cereali e dell'umanità stessa.
Note
(1) I nomi delle cortigiane greche si rifanno spesso a nomi di fiori, o a concetti come la dolcezza, la grazia, la bellezza.
(2) Questo secondo Ileana Chirassi, per cui anche la Ionia, altro non sarebbe stata che un'enorme aiuola di Viole; altri tuttavia propongono etimologie differenti. A confermare la sua supposizione potrebbe venire il fatto che Atene, città degli Ioni per eccellenza, viene definita "coronata di Viole", ad esempio in Pindaro ed Aristofane. Il mar Ionio prende questa denominazione secondo alcuni in seguito al passaggio di Io, secondo altri da Ione, e sarebbe dunque "il mare viola" ovvero scuro; ipotesi suggestive anche se non verificabili.
Fonti classiche
Arnobio, Adversus nationes (V, 5 storia di Attis e Ia, qui in inglese)
Ateneo, Deipnosofisti (XV, 681 D Ioniades dette tali per il dono di corona di viole a Ione) (XV, 684 b-c Violette rese scure da Proserpina)
Catullo, Carmina, 63 (evirazione di Attis)
Diodoro Siculo, Biblioteca storica IV 29-30 (Iolao in Sardegna, capostipite degli Iolaeis)
Eschilo, Prometeo incatenato (nome delle Viole da Io)
Omero, Odissea, (V, 72 Viole sui prati davanti all'antro di Calipso)
Pausania, Periegesi, (IX, 31, 9 Viola fiore del ratto di Kore; VI, 22, 7 santuario delle ioniades; VII, 17, 10-12 storia di Attis)
Ateneo, Deipnosofisti (XV, 681 D Ioniades dette tali per il dono di corona di viole a Ione) (XV, 684 b-c Violette rese scure da Proserpina)
Catullo, Carmina, 63 (evirazione di Attis)
Diodoro Siculo, Biblioteca storica IV 29-30 (Iolao in Sardegna, capostipite degli Iolaeis)
Eschilo, Prometeo incatenato (nome delle Viole da Io)
Omero, Odissea, (V, 72 Viole sui prati davanti all'antro di Calipso)
Pausania, Periegesi, (IX, 31, 9 Viola fiore del ratto di Kore; VI, 22, 7 santuario delle ioniades; VII, 17, 10-12 storia di Attis)
Fonti
Dizionario di mitologia classica, G. L. Messina, Signorelli Editore, 1959
Elementi di culture precereali nei miti e riti greci, I. Chirassi, Edizioni dell'Ateneo, 1968
Florario, A. Cattabiani, Mondadori, 2009
Dizionario di mitologia classica, G. L. Messina, Signorelli Editore, 1959
Elementi di culture precereali nei miti e riti greci, I. Chirassi, Edizioni dell'Ateneo, 1968
Florario, A. Cattabiani, Mondadori, 2009
Il ramo d'oro, J. Frazer, Bollati Boringhieri, 2003
La letteratura greca, G. Guidorizzi, Einaudi, 1997
La religione dei romani, J. Champeaux, Il Mulino, 2002
Lirici greci, M. Cavalli, G. Guidorizzi, A. Aloni, Mondadori, 2007
Vocabolario della lingua greca, F. Montanari, Loescher, 2004
La letteratura greca, G. Guidorizzi, Einaudi, 1997
La religione dei romani, J. Champeaux, Il Mulino, 2002
Lirici greci, M. Cavalli, G. Guidorizzi, A. Aloni, Mondadori, 2007
Vocabolario della lingua greca, F. Montanari, Loescher, 2004
Immagine 1: Oinochoe a figure rosse del 450 a. C. circa attribuita al Pittore di Pisticci. Rappresenta Io in forma di vacca condotta da Argo, dietro di loro Ermes. Da Museum of Fine Art di Boston.
Immagine 2: Altare votivo del 295 a. C. dedicato da Lucio Cornelio Scipione Oreito dedicato a Cibele che compare sul carro trainato da leoni, e Attis, ritratto dietro ad un Pino. Conservato a Villa Albani, Roma.
Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.
Grazie alla sempre cara Rebecka, che mi ha prestato il libro di Ileana Chirassi.
Vedi anche:
Violetta
La Violetta nell'antichità
Lo Spirito della Violetta
Alcune varietà di Violetta
Illustrazioni botaniche di Violette
Sciroppo di Violette
Aggiornato l'ultima volta il 24 agosto 2020.
Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.
Grazie alla sempre cara Rebecka, che mi ha prestato il libro di Ileana Chirassi.
Vedi anche:
Violetta
La Violetta nell'antichità
Lo Spirito della Violetta
Alcune varietà di Violetta
Illustrazioni botaniche di Violette
Sciroppo di Violette
Aggiornato l'ultima volta il 24 agosto 2020.
martedì 27 gennaio 2015
Tisane, liquori, grappe e altri rimedi naturali
Tisane, liquori, grappe e altri rimedi naturali di Laura Turati, Dementra, 1994.
Qusto libricino è uno di quelli che gira per casa da quando ho memoria. Nel corso degli anni l'ho letto, ripreso ed ho sperimentato alcune ricette. Si apre con una breve introduzione in cui si tratta anche la preparazione degli ingredienti e gli strumenti utili al moderno liquorista. Seguono moltissime ricette e fotografie dei preparati, fra i quali si possono trovare gli aperitivi, i digestivi, i curativi, quelli che conciliano il sonno, gli afrodisiaci ed una piccola sezione di analcolici riguardante sciroppi e succhi. Le ricette sono brevi e chiare, con gli ingredienti ben evidenziati e dosati.
Insomma, se vi interessa la teoria forse dovreste cercare un altro testo, ma se volete avere a disposizione un ampio numero di ricette pratiche questo è il libro che fa per voi!
lunedì 26 gennaio 2015
Alcune varietà di Violetta
Secondo la tassonomia di S. Pignatti in Flora d'Italia nel nostro paese crescono spontanee quasi una sessantina fra specie e subspecie di Viola. Molte sono endemiche delle Alpi o solo di alcune parti di esse, altre del Sud. Si tratta comunque di specie piuttosto difficili da distinguere l'una dall'altra.
Particolari sono Viola tricolor dai cui ibridi derivano le Viole del Pensiero da giardino dai molteplici colori, la Viola biflora tipica dei luoghi umidi montani, con fiori di colore giallo, e la Viola alba, che invece li ha bianchi.
Ed ora...prego! Inoltratevi fra le annunciatrici della Primavera...
Violetta - Viola odorata
Viola del Pensiero - Viola tricolor
Viola di montagna - Viola calcarata(forse anche esponenti di Viola bertolonii?)
Violetta gialla - Viola biflora
Particolari sono Viola tricolor dai cui ibridi derivano le Viole del Pensiero da giardino dai molteplici colori, la Viola biflora tipica dei luoghi umidi montani, con fiori di colore giallo, e la Viola alba, che invece li ha bianchi.
Ed ora...prego! Inoltratevi fra le annunciatrici della Primavera...
Violetta - Viola odorata
Viola selvatica - Viola canina
Viola di montagna - Viola calcarata(forse anche esponenti di Viola bertolonii?)
Violetta gialla - Viola biflora
Viola maggiore - Viola elatior o Viola jordanii
Vedi anche:
Aggiornato l'ultima volta il 15 marzo 2015.
Liquori - Grappe gelatine marmellate con erbe e frutti spontanei
Liquori - Grappe gelatine marmellate con erbe e frutti spontanei tipici o presenti in Piemonte Liguria e Alpi Occidentali di Riccardo Luciano e Renzo Salvo, Araba Fenice, 2013.
Numero pagine:
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 2013
Fotografie delle piante: sì
Illustrazioni botaniche: no
Illustrazioni di altro tipo: sì
Schede singole piante: sì
Ricette e preparazioni: sì
Piante commestibili: sì
Piante officinali: sì
Piante aromatiche: sì
Piante protette: no
Etnobotanica e storia: no
Ok, il titolo sembra quello di un film della Wertmüller, ma ormai so di andare sul sicuro con i libri dell'Araba Fenice, che non mi hanno mai delusa. Questo in particolare è strutturato come segue.
Non sono molto esperta nella preparazione di bevande alcoliche, quindi il mio giudizio è molto parziale, ma trovo questo libro utile e ben fatto, adatto ad avventurarsi in questo mondo affascinante e a scoprire le erbe sotto una luce inconsueta.
Aggiornamento: sono passati gli anni, e così ho maturato qualche esperienza nel campo della produzione di liquori, riprendendo questo libro, ho trovato alcune ricette poco appetibili, ma sicuramente ho ancora bisogno di sperimentare.
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