lunedì 11 giugno 2018

L'Inquisizione a Genova e in Liguria

L'Inquisizione a Genova e in Liguria di Carlo Brizzolari, E. R. G. A, 1974.
Numero pagine: 98
Lingua originale: italiano
Genere: saggio

Questo volume non è facilissimo da trovare, un po' chiaramente perché è decisamente specializzato, un po' anche per la data dell'edizione. Lungi dall'esaurire l'argomento trattato, offre però un'interessante panoramica di quella che fu l'Inquisizione in Liguria in maniera chiara e concisa.
Si apre con una breve prefazione al quale segue una trattazione generale sull'Inquisizione a Genova, fin dove ciò può essere ricostruito sulla scorta dei documenti pervenutici dai vari archivi. Seguono informazioni sull'atteggiamento tenuto contro i movimenti ereticali (valdesi-albigesi, catari); i rapporti fra il governo locale e il tribunale del S. Ufficio e ne viene descritta la sede, nel luogo dell'odierno teatro Carlo Felice; l'atteggiamento verso le chiese riformate; alcuni dati sull'entità della caccia alle streghe prendendo in considerazione nello specifico alcuni processi, fra cui il noto contro alcune donne di Triora; i conflitti giurisdizionali fra il potere repubblicano e quello ecclesiastico e una panoramica sugli ultimi processi tenuti nei territori genovesi.
Il libro è corredato da alcune illustrazioni e riproduzioni di documenti citati. Nelle appendici sono riportati un elenco degli Inquisitori di Genova, dei vicari del S. Ufficio e la trascrizione di un procedimento che portò all'espulsione dai territori della Repubblica un'Inquisitore. Chiude il volume la bibliografia (chiaramente non aggiornata ai giorni nostri) con le fonti manoscritte e a stampa, e l'indice delle illustrazioni.
Come si potrà intuire dal numero di pagine, i singoli argomenti vengono trattati in maniera sommaria ma chiara, e la bibliografia offre la possibilità di approfondire.
Si tratta di uno dei primi saggi volti ad indagare l'argomento della caccia alle streghe in Liguria, nonché uno dei pochi a fornire una panoramica generale, per questi motivi lo consiglio agli interessati.

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  • Bagiue di Sandro Oddo
  • Brevi note sui meccanismi di esteriorizzazione in criminologia. Analisi della deposizione di due presunte streghe del 1631 in Rassegna di criminologia, XV, 1984, Storia minima. Streghe, inquisitori, peste e guerra in un episodio di violenza collettiva del XVII secolo di Adolfo Francia
  • Caterina e le altrei processi per stregoneria nel savonese nel XVI e XVII secolo di Adolfo Francia, Alfredo Verde e M Zanella
  • Il Tribunale inquisitorio di Genova e l’Inquisizione romana, in Civiltà Cattolica, quad. 2468 del 18 aprile 1953 di G. Bertora
  • In viaggio con la strega di Silvia Bertorello e Enzo Macca
  • La Causa delle Streghe di Triora. I documenti dei processi 1587 – 1618 di Alfonso Assini, Paolo Fontana, Gian Maria Panizza, Paolo Portone
  • La pace impossibile. Indagini ed ipotesi per una ricerca sulle accuse di stregoneria a Triora (1587-1590) in Rivista di Storia e Letteratura Religiosa, XXVI, 1990  di Claudio Coppo e Gian Maria Panizza
  • La stregoneria in Liguria. Prospettive di ricerca, in Caccia alle streghe in Italia tra XIV e XVII secolo: atti del IV Convegno Nazionale di Studi Storico-Antropologici di Lucia Gianna
  • Le streghe di Triora in Liguria, Michele Rosi
  • Le streghe e l'Inquisizione di padre Francesco Ferraironi 
  • Le tre bocche di Cerbero di Stefano Moriggi
  • Processi per stregoneria nel savonese (1551-1664) tesi di laurea di Federica Lequio
  • Strega di Remo Guerrini 
  • Streghe e loro trasformazioni nella tradizione orale stellese e quilianese di Furio Ciciliot
  • Stregoneria magia credenze e superstizioni a Genova e in Liguria di Patrizia Castelli
  • Terra di streghe. Albisola e dintorni tra realtà e fantasia di AA. VV.
  • Triora 1587-1590: bilancio di una ricerca e prospettive per ulteriori indagini in Oltre Triora. Nuove ipotesi di indagine sulla stregoneria e la caccia alle streghe, Atti del convegno, Triora – Toirano 29-30 ottobre 1994 di Gian Maria Panizza
  • Un processo per stregoneria nel Savonese. Benedetta Carzolia di Perti tesi di laurea di Carolina di Francisca
  • Un processo per stregoneria nel secolo XVIII. Riflessioni criminologiche tesi di laurea Maria Grazia Marchiano
  • Una strega del XVI secolo: Gentile Pessana in Rassegna di criminologia, 1983 di Adolfo Francia, Federica Lequio, Mario Scarrone

mercoledì 30 maggio 2018

Il bosco degli urogalli

Il bosco degli urogalli di Mario Rigoni Stern, Einaudi, 2009
Numero pagine: 176
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 1962
Genere: raccolta di racconti

Ho scoperto Rigoni Stern con Arboreto salvatico; i più invece passano prima dai suoi racconti di guerra, di cui il più noto è Il sergente nella neve. Ho avuto modo, nel corso degli anni, di leggere anche qualcuno dei libri dell'autore sulla seconda Guerra Mondiale, ma quelli che mi piacciono di più sono, come questo, le raccolte di racconti su animali, alberi, personaggi dell'altipiano di Asiago di dov'era originario Rigoni Stern, che vengono tracciati semplicemente, presi in un immagine particolare rimasta impigliata nei ricordi o nell'immaginazione di chi ne scrive.
Questa raccolta, che riunisce dodici racconti, parla per l'appunto di di animali, fedeli cani da caccia, volpi che scorrazzano nella notte, urogalli imprendibili, e da sfondo il bosco, la montagna, sempre più in alto, e coloro che la abitano, i cacciatori soprattutto, ma anche personaggi che tornano ai propri paesi dopo la guerra, segnati indelebilmente ma ancora capaci di specchiarsi nella natura.
Solitamente non amo i testi che parlano di caccia, ma in quelli di Rigoni Stern si può leggere il rispetto per la montagna e i suoi abitanti, dato da una stretta convivenza e conoscenza, abbozzato con semplicità non priva di poesia.

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Santa o strega?

Santa o strega? - Donne e devianza religiosa tra Medioevo e Età moderna di Peter Dinzelbacher, ECIG, 1999
Numero di pagine: 348
Titolo originale: Heilige oden Hexen?
Lingua originale: tedesco
Prima edizione: 1995
Prima edizione italiana:1999
Genere: saggio

Viene dal mercatino dell'usato, tanto per cambiare. Come ormai saprete (ma chi?) praticamente leggo qualsiasi cosa contenga la parola "strega" sia esso un saggio o un romanzo; sicché sul genere ho collezionato un certo numero di volumi, questo però si discosta abbastanza dagli altri saggi incentrati specificamente sulla figura della strega, ed analizza invece il rapporto fra questa e la figura della santa, esaltandone le differenze ma soprattutto i punti in comune.
Il libro prende il considerazione l'Europa fra il basso Medioevo e l'Illuminismo (dal 200 al 600 circa).
Vengono considerate le streghe, che furono per lo più donne, e le mistiche, quindi l'indagine agisce in una dimensione principalmente femminile, tenendo conto però che furono quasi sempre degli uomini a decidere se una donna dovesse essere bruciata oppure santificata.
Carattere comune ad entrambe è la ricerca e la manifestazione di una religiosità "indipendente" dalla Chiesa, ovvero che non passa attraverso la mediazione ecclesiastica ma avviene direttamente dal singolo al divino, dunque una religiosità al di fuori del "normale", la cui natura andava determinata tramite il discernimento degli spiriti, che però risulta a volte piuttosto soggettivo.
Il primo capitolo propone una carrellata di sante sospette di eresia o condannate come streghe come Giovanna d'Arco; donne che sembravano alternare estasi e possessione diabolica, altre successivamente condannate come eretiche ma che furono ritenute sante durante la loro vita, altre ancora, soprattutto nell'ultimo periodo considerato, che furono sottoposte all'attenzione dei medici del tempo. Si parla poi delle "false sante" ovvero di donne che cercarono di farsi passare come tali, delle quali si trova traccia fin dal XIII secolo; a volte il discrimine è molto sottili, in quanto in taluni casi è la stessa presunta santa a convincersi e autoindursi determinati sintomi. Il capitolo si chiude riassumendo le diverse categorie in cui venivano iscritte le donne "devianti" rispetto alla religiosità comune.
Il secondo capitolo definisce il modello di mistica individuandone le origini, la diffusione e le caratteristiche comuni alle varie mistiche, approfondendo anche la figura della "santa viva" ovvero colei che veniva considerata santa già in vita, e non solo dopo la morte. Si passa poi a definire lo stereotipo, per alcuni versi parallelo (anche temporalmente) della strega, le premesse che portarono alla caccia alle streghe e la relativa diffusione spaziale e temporale. Il capitolo si chiude con un incursione nelle identiche figure maschili del mistico e del mago.
Il terzo capitolo indaga le analogie fra la santa e la strega, confrontando parallelamente punto per punto le varie istanze.
Il quarto traccia invece le differenze fra i due modelli e le incompatibilità di fondo.
Il  quinto rileva come il dualismo del Cristianesimo fu la base del pensiero dicotomico santa-strega applicato alle donne "diverse".
Chiudono il volume la postfazione, le note, le indicazioni bibliografiche, le fonti iconografiche, e l'indice dei nomi.
Come si può vedere da questo breve riassunto dei contenuti si tratta di un libro molto ricco ma ben ordinato e chiaro nelle argomentazioni. L'ho trovato particolarmente interessante sia per l'indagine parallela che propone, sia per l'abbondanza di figure di donne particolari e poco conosciute, delle quali vengono tracciati in maniera breve ma non superficiale la vita e i tratti salienti. Insomma, è un saggio che va a completare quelli più decisamente incentrati sulla strega.
Non credo sia facilissimo da trovare nelle librerie visto che è un'edizione un po' vecchia, ma sporadicamente si trova on-line, ed è presente in molte biblioteche nazionali.

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  • Sante e streghe di Marcello Craveri

martedì 22 maggio 2018

Il formaggio e i vermi

Il formaggio e i vermi – Il cosmo di un mugnaio del ‘500 di Carlo Ginzburg, Einaudi, 1976
Numero pagine: 196
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 1976
Genere: saggio

Dopo aver letto Storia notturna, mi ero ripromessa di esplorare anche gli altri saggi di Ginzburg, I benandanti e Il formaggio e i vermi, che anche se non propriamente incentrati sulla figura della strega, che è quella che a me interessa di più, parlano comunque di personaggi appartenenti allo stesso ambiente rurale, che ebbero a che fare con l’Inquisizione.
In Il formaggio e i vermi, Ginzuburg indaga gli atti processuali a carico di Domenico Scandella, detto Menocchio di Montereale (provincia di Padova), relativi a due procedimenti: il primo del 1583, il secondo del 1599.
Il libro è composto da un indice, seguito da un interessante prefazione (circa 25 pagine) in cui l’autore illustra cause e premesse dell’indagine, prendendo in considerazione il rapporto fra cultura popolare e cultura dotta e la natura della prima, per capire se si possa veramente parlare di “cultura popolare” e quali ne siano i prodotti, come viene tramandata ecc.
Nel saggio vero e proprio, Ginzburg indaga le credenze dello straordinario personaggio che fu Menocchio, mugnaio di una certa cultura, inquadrandolo nelle tendenze del suo tempo quali le rivolte contadine, un certo radicalismo e la critica delle gerarchie profane ed ecclesiastiche, sullo sfondo di Riforma e Controriforma. Parte delle sue idee vennero anche da una rielaborazione critica delle sue letture, e forse, dall'influenza di un gruppo anabattista.
Il titolo viene dalla cosmogonia riportata negli atti processuali di Menocchio, in cui il cosmo composto dei quattro elementi, si crea aggregandosi come il formaggio nel latte, nel quale i vermi sono gli angeli e Dio; quest’idea, secondo le indagini dell’autore, fu dovuta ad un miscuglio di credenze popolari, anche molto antiche e cultura dotta, proveniente dai libri che il mugnaio aveva letto.
Molto interessante è anche il contegno tenuto da Menocchio, come lo si evince dalle parole dei suoi compaesani, e dalle risposte che dà durante gli interrogatori. Emerge la figura di un uomo dotato di forte senso critico, capacità di astrazione e indipendenza di pensiero, e orgoglioso di tali qualità, anche se non sempre consapevole di ciò che gli si è abbattuto addosso con il processo.
La prima sentenza lo condanna al carcere a vita, che però sconta solo per due anni a causa di una malattia, rilasciato, gli è fatto divieto di allontanarsi da Montereale, con l’obbligo di indossare sempre l’abito crociato a monito della sua colpevolezza.
Passando gli anni però Menocchio viola tali condizioni, riprende a parlare di questioni religiose con i paesani, e nel 1599 si apre il secondo processo, durante il quale viene giudicato relapso cioè recidivo, e, dopo alcune esitazioni, viene eseguita la condanna a morte.
Negli ultimi capitoli vengono presi in considerazione altri personaggi simili, come il mugnaio modenese detto Pighino processato nel 1570, che rivela avere alcune credenze in comune con Menocchio.
Seguono le note e l’indice dei nomi.
Insomma si tratta di una lettura senza dubbio interessante, sia a livello scientifico, sia per la possibilità di conoscere un personaggio notevole come Menocchio, inoltre va ad ampliare ed approfondire l'argomento della repressione della libertà di pensiero e di credenze parallele da parte della Chiesa. Rispetto a Storia notturna, questo saggio è sicuramente più semplice e meno articolato ma comunque rigoroso nell'indagare e nell'argomentazione.

mercoledì 28 febbraio 2018

La strega innamorata

La strega innamorata di Pasquale Festa Campanile, Bompiani, 1985
Numero pagine: 191
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 1985
Genere: romanzo storico
Ambientazione: provincia di Viterbo, Roma e dintorni.
Epoca: XVII sec.

Ok, lo sapete, leggo “strega” nel titolo e nel dubbio leggo tutto il libro, tanto quelli usati mi costano massimo 2 euro. Questo è uno di quelli che già da un po’ avevo notato ma non mi decidevo a prendere, poi, visto che il mio mercatino dell’usato di fiducia (nonché l’unico rimasto in città) sta per chiudere, ho pensato fosse il caso di far mambassa anche dei titoli non troppo convincenti.
La strega innamorata, è un romanzo storico ambientato nello Stato della Chiesa del XVII secolo, e racconta la storia di Isidora Isidori, giovane figlia di una coppia bruciata sul rogo. Isidora diviene strega anch’essa, per lo più dispettosa e a tratti vendicativa, apprendendo l’arte da una vecchia del luogo, ed istruita da un non meglio definito eremita di passaggio, diviene poi una serva irriverente ed ambiziosa in casa della signora del luogo, fino a quando viene catturata e accusata dall’Inquisizione; fin qui troviamo alcuni degli elementi classici dei romanzi sulle streghe, ma pur essendo la parte che ho apprezzato di più, l’ho trovata un po’ scontata in alcuni punti, salvo qualche breve riflessione sul perché farsi strega, unica alternativa al soccombere ai soprusi per una donna d’umili condizioni e senza prospettive. Da qui inizia una sorta di altro nucleo narrativo che ho trovato meno di mio gradimento, e a tratti anche mal congegnato e fastidiosamente ammiccante, senza però erotismo ben costruito. Fuggita al monaco dell’Inquisitore (che come nella migliore tradizione tenta di sedurla, non riuscendo a resistere alla tentazione) raggiunge la sorella a Roma travestita da uomo, sarà qui che intraprenderà una scalata al lusso e al potere che da prostituta qualunque, come la sorella, la condurrà ad essere una sorta di dominatrice. Ma perché innamorata? Perché Isidora si innamora niente di meno che del papa Urbano VIII, al secolo Maffeo Barberini, il quale, unico personaggio a mio avviso con una certa coerenza, non cede ai suoi assalti, e quest’amore senza consumazione, fatto di brevi incontri, durerà fino alla morte del pontefice.
Questa in breve la vicenda, che come si può vedere in entrambe le parti non ha tratti particolarmente originali, sia nella ricostruzione della “strega” (bellissima, selvatica, intelligente, potente, dispettosa ma innocente e in fin dei conti buona), sia in quella della “cortigiana” (ambiziosa, scaltra, manipolatrice, amante del piacere ma in fondo candidamente innamorata). Anche le scene in cui l’emotività della protagonista dovrebbe essere più viva, a tratti mi sono sembrate costruite da maschere sovrapposte (“femme fatale”, “innamorata disperata” ecc. come tracciate da un punto di vista maschile) piuttosto che tracciare un personaggio unico e coerente. Insomma, sia Isidora che gli altri personaggi non riescono a raggiungere una profondità che li renda verosimili, sembra quasi che gli aventi non li tocchino, e così è difficile immedesimarcisi. Inoltre, le brevi incursioni nell’erotico, sono anch’esse poco convincenti. La ricostruzione storica dell’ambiente e del contesto sociale è piuttosto superficiale, mentre personalmente apprezzo trovare in un romanzo storico approfondimenti e descrizioni che rendano le dinamiche caratteristiche e inserite nel tempo, e non interscambiabili con qualsiasi altro.
Quindi, se siete arrivati a leggere fino a qui, avrete già capito che non è un libro che consiglierei, o che abbia trovato di particolare interesse.

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