domenica 25 agosto 2019

Accanto al fuoco

Accanto al fuoco di Douglas Hyde, a cura di Melita Cataldi, Guanda, 1991
Numero pagine: 205
Lingua originale: inglese
Titolo originale: Beside the Fire
Prima edizione: 1890
Prima edizione italiana: 1991
Genere: raccolta di fiabe irlandesi (Connaught e Roscommon)
Ambientazione: principalmente Irlanda
Epoca: varia

Da poco ho rivisto l'elenco di libri legati al folklore celtico qui sul blog, e Accanto al fuoco era uno dei libri che avevo aggiunto, pensando però che sarebbe stato arduo trovarlo in giro. Poi, a casa di un amico, mentre come al solito facevo un giro di perlustrazione della sua libreria, cosa mi vedo davanti? Proprio il libro di cui avevo letto da poco! Se non l'avessi già incontrato di recente, probabilmente il titolo non mi avrebbe detto nulla e sarei passata oltre, invece, l'ho subito chiesto in prestito, e mi ha fatto compagnia durante il viaggio.
Si tratta di una serie di fiabe del Connacth e del Roscommon raccolte da Daouglas Hyde che fece parte del Celtic Revival, il movimento culturale irlandese volto alla riscoperta dei racconti e del patrimonio letterario del paese, di cui fece parte anche il più noto William Buttler Yeats, amico e collaboratore di Hyde che di questa raccolta scrisse: "Si può sentire l'odore di torba che bruceia nel focolare del narratore", come riporta nell'introduzione la curatrice Melita Cataldi, studiosa a cui dobbiamo un buon numero di traduzioni in italiano di classici e raccolte di folklore irlandesi. Troviamo anche una sintesi sulla genesi e il pensiero degli esponenti del Celtic Revival, e sulla storia della letteratura in gaelico.
Mentre alcuni dei racconti qui narrati sono fiabe vere e proprie, con re, principesse e animali magici, altre coinvolgono il mondo dei sidhe, il Buon Popolo delle fate, così presente in ogni prodotto della cultura popolare irlandese, e se ne trova anche una che ha come protagonista Finn del ciclo epico dei Fianna d'Irlanda. Anche la lunghezza dei componimenti è variabile, così come lo stile, in quanto Hyde raccolse queste storie dalla viva voce di diversi narratori, dei quali cercò di conservare i modi di dire e le "frasi fatte", come si può leggere alla fine del volume. Il significato di alcune parole gaeliche intraducibili è riportato nelle note ai testi.
Si tratta di un volume interessante e ben curato, che consiglio sia agli appassionati di folklore celtico ed irlandese in particolare, sia agli amanti delle fiabe in generale.

Utilità
Esiste anche un'edizione della TEA del 1999. Purtroppo entrambe sono di difficile reperimento.
Douglas Hyde fu autore di vari testi sulla cultura ed il folklore irlandese, in particolare segnalo Love Songs of Connaught consultabile qui (edizione in gaelico con traduzione in inglese).
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venerdì 23 agosto 2019

Il canto di Penelope

Il canto di Penelope di Margaret Atwood, Ponte alle Grazie, 2018
Numero pagine: 160
Lingua originale: inglese
Titolo originale: The penelopiad
Prima edizione: 2005
Prima edizione italiana: 2005
Genere: romanzo breve mitologico
Ambientazione: Grecia
Epoca: mitologica

Di Margaret Atwood ho letto vari romanzi, alcuni che mi hanno conquistata, come Il racconto dell'Ancella e L'altra Grace, ed altri che non mi hanno detto nulla, come La donna da mangiare; il che è comprensibile comunque, all'interno di una produzione ampia come quella della Atwood è praticamente impossibile che piaccia tutto. Sicché, ogni volta che apro un suo libro, non so mai se finirà nella categoria "belli" o in quella "noiosi", e quando ho iniziato a leggere Il canto di Penelope, non avevo proprio idea in quale sarebbe finito: l'argomento mitologico è fra i miei prediletti, ma per scrivere qualcosa di nuovo sull'epica omerica bisogna essere fantasiosi e bravi scrittori.
Il libro è composto da una breve introduzione, in cui la Atwood specifica i motivi del libro ed il fatto di aver considerato altre fonti, oltre all'Odissea, per ricostruire la vita ed i pensieri di Penelope, affascinata dalla tragica fine delle dodici ancelle di Penelope impiccate dopo il ritorno di Odisseo e la strage dei pretendenti, per essere state loro complici ed amanti.
E' Penelope stessa, dall'Ade, a raccontare la sua vita e quella delle sue dodici ancelle, le quali come personaggio collettivo in una sorta di coro da tragedia greca, intervengono direttamente ad intervallare la narrazione principale con brevi canti poetici, riprendendone i temi. Penelope sa che la sua storia, così come è stata tramandata, è divenuto un racconto edificante su come le donne debbano comportarsi, così richiama i momento della sua vita, dall'infanzia quando fu salvata dalle anatre di cui porta il nome, alla prova sostenuta da Odisseo per poterla sposare presso il padre Icario, la vita ad Itaca, la nascita di Telemaco e la partenza di Odisseo, gli anni solitari dell'attesa, le insidie dei Proci, l'inganno della tela, il viaggio di Telemaco alla ricerca di informazioni sul padre, ed in fine il ritorno del marito e la strage dei pretendenti e delle fedeli ancelle. Sul finale si trova una nota antropologica sul culto lunare, che sembrerebbe essere adombrato dal sacrificio delle dodici ancelle, interpretate come i mesi lunari, di cui il tredicesimo sarebbe rappresentato da Penelope stessa, una sorta di somma sacerdotessa di questa sorellanza lunare. Nella sua forma ricorda le teorie frazeriane di Robert Graves in I miti greci, il quale in effetti viene ricordato dall'Autrice nella nota finale.
Leggiamo anche di un processo ad Odisseo dei giorni nostri, a tratti tragicomico, in cui viene affrontato il tema dello stupro delle dodici ragazze, mentre nella conclusone esse diventano, nella morte e vita dopo vita, delle persecutrici di Odisseo, dal quale non hanno mai ottenuto giustizia.
In questo campo di Asfodeli malinconico che è l'Ade, incontriamo da vicino i personaggi che di norma le rielaborazioni dell'Odissea lasciano in ombra: Anticlea, la madre di Odisseo, Euriclea la vecchia nutrice, un po' maniaca del controllo, un po' eterna balia; Melantò dalla bella guancia, l'ancella fedele; Antinoo, il pretendente più agguerrito. Troviamo anche Elena, che risulta un personaggio leggero, privo di sostanza, una bellezza vuota di significato e di carattere; il rapporto fra lei e Penelope è fatto di rivalità e confronto, come spesso succede anche nella vita reale fra alcune donne. Ed in effetti le dinamiche femminili sono il vero tema di questo libro: quella fra Penelope e le ancelle, con Anticlea e Euriclea nel momento in cui si inserisce in una casa straniera con le sue regole, con il figlio ormai adulto, con i pretendenti esemplificati da Antinoo che la vedono solo come uno strumento per raggiungere potere e ricchezza, ed in fine quello con Odisseo, che in un gioco di specchi con l'Odissea, ha qui il ruolo normalmente assegnato a Penelope, quello di comparsa.
E' molto forte anche il tema della differenza di classe che condiziona in maniera massiccia la vita delle ancelle: non sono principesse e regine, ma donne di fatica alla mercé di chiunque.
Penelope ci parla del passato ma senza essere cieca sul presente contemporaneo, che osserva dall'Ade, cosicché la dimensione epica e quella presente si mischiano in una maniera particolarissima, è sicuramente una trova molto interessante, poco comune nel genere dei rimaneggiamenti dell'epos omerico. 
La forma è mista, atipica, spazia dalla prosa alla poesia, dalla narrazione al testo teatrale, dal passato al presente, dal mito alla denuncia sociale e di genere, dal tragico al comico in maniera riuscita.
Quindi per tornare alla domanda iniziale: in quale categoria collocherei questo romanzo della Atwood? Direi che può entrare tranquillamente nella categoria dei "belli", l'unica pecca infatti è che sia troppo corto!
Consigliato sia agli estimatori della mitologia greca, per poterla vedere in una luce diversa, sia a coloro che apprezzano i romanzi incentrati su tematiche e personaggi femminili.

giovedì 22 agosto 2019

Il dio dei sogni

Il dio dei sogni di Alexander McCall Smith, Rizzoli, 2008
Numero pagine: 141
Lingua originale: inglese
Titolo originale: Dream Angus
Prima edizione: 2006
Prima edizione italiana: 2008
Genere: romanzo mitologico, raccolta di racconti
Ambientazione: varie, principalmente Scozia e Irlanda
Epoca: varie

Anni fa avevo sentito parlare di questo libricino, mentre conducevo una ricerca su Angus (in gaelico Óengus Óg), uno dei personaggi della mitologia irlandese che ho amato di più, ma poi, per un motivo o per l'altro, solo l'anno scorso mi sono decisa a leggerlo. Ultimamente, sull'onda di varie riletture di testi di mitologia celtica, ho pensato di dedicare un po' di tempo anche a Il dio dei sogni.
Si tratta di un romanzo breve (inserito nella narrativa per ragazzi ma apprezzabile anche dagli adulti) in cui vengono narrati gli episodi principali della mitologia del dio irlandese Angus, intervallati da racconti brevi di tipo e ambientazione varie, che in qualche maniera riecheggiano l'argomento della narrazione mitologica.
Assistiamo così al concepimento di Angus, alla sua richiesta al padre del Brú na Bóinne, al suo amore per Caer, e ad alcuni avvenimenti minori.
Per quanto riguarda la parte mitologica, viene rinarrata come una sorta di fiaba, prendendosi delle licenze rispetto ai testi originali e senza definire particolarmente gli altri personaggi o l'ambiente in cui si muovono: non troverete spiegazioni sui Túatha Dé Danann, su quali siano i loro capi o come siano arrivati in Irlanda. Lo stesso Dagda, che compare in più di un racconto, non ha caratteristiche ben definite. I racconti intermedi non mi hanno colpito particolarmente per essendo ben scritti, sono molto brevi e rimangono sempre sospesi, sicché non li ho apprezzati molto.
In definitiva, si tratta di un libricino piacevole, di facile lettura, che potrebbe essere utile per avvicinarsi alla conoscenza di questo splendido Dio dei racconti celtici, ma non lo descriverei come indimenticabile o irrinunciabile.

Utilità
Altri romanzi su folklore e mitologia irlandesi:
  • Il dio dei sogni di Alexander McCall Smith
  • I Mabinogion di Evangeline Walton
  • Il codice delle fate e La maledizione del ramo d'argento di Lisa Tuttle
  • Jonathan Strange & il signor Norrell di Susanna Clarke
  • La dea dei cavalli, L'epopea di Amergin, I guerrieri del Ramo RossoLa saga di Finn MacCool di Morgan Llywelyn
  • La donna del bosco di Hannah Kent
  • La figlia del re degli Elfi di Lord Dunsany
  • La guerra per AlbionLa mano d'argentoIl nodo infinito di Stephen Lawhead
  • La pietra del vecchio pescatore di Pat O'Shea
Per conoscere qualcosa della mitologia celtica:
  • Antiche fiabe e leggende celtiche a cura di Gabriella Agrati e Letizia Magini
  • I miti celtici di Thomas William Hazen Rolleston
  • Le meravigliose leggende celtiche di Ella Young
  • Saghe e leggende celtiche a cura di Gabriella Agrati e Letizia Magini

La Splendente

La Splendente di Cesare Sinatti, Feltrinelli, 2018
Numero pagine: 240
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 2018
Genere: romanzo mitologico
Ambientazione: varie città ed isole della Grecia, la Troade
Epoca: mitologica

La mitologia classica è stata uno dei miei primi amori, sicché ho letto vari rifacimenti dei principali cicli mitologici, e nessuno è stato più utilizzato di quello della guerra di Troia, con tutte le premesse fino ai ritorni degli eroi. Così, quando ho letto della pubblicazione di questo romanzo, l'ho preso, ma ho rimandato più volte la lettura: un po' perché conoscendo già la storia e il suo svolgersi, a volte trovo piuttosto noiosi i romanzi tratti dal materiale mitologico, ed un po' perché cosa può ancora essere detto ai giorni nostri sulla guerra di Troia? Pensavo poco o nulla, prima di leggere Cassandra di Christa Wolf, che mi ha sorpresa e rapita, così alla fine ho ripreso in mano anche La Splendente. Inizia con la narrazione dei fatti che precedono la guerra: la storia dei Tantalidi da Tantalo ai figli di Atreo, il concepimento dei quattro figli di Leda, fra cui Elena, il matrimonio di Peleo e Teti ed il pomo della discordia, l'infanzia di Patroclo e Achille a Ftia e poi sull'isola di Sciro fra le figlie di Licomede, la giovinezza di Odisseo e poi il ratto di Elena, il sacrificio di Ifigenia, l'arrivo a Troia e gli anni della guerra fino al decimo e ultimo con la morte di Patroclo, Palamede, Ettore, Pentesilea, Tersite, Achille.
Ed in fine i ritorni: quello di Agamennone, di Odisseo, ed in ultimo, Menelao in Egitto secondo la versione meno nota del mito, secondo la quale Elena non raggiunse mai Troia, ma venne trattenuta in Egitto presso re Proteo.
La storia è narrata seguendo solo gli eroi greci, tanto che i Troiani appaiono come un'entità indistinta da sfondo alla guerra, Ettore, è visto solo come un cadavere nella tenda di Achille e non vediamo Troia cadere, il saccheggio e le uccisioni vengono solo ricordate rapidamente.
Per quanto riguarda i personaggi gli Atridi, Menelao ed Agamennone, sono dipinti a tinte fosche, permeati della follia che perseguita la loro stirpe, Achille è sospeso a metà fra divinità e mortalità, incapace di provare dolore e per questo privo di empatia, ma non di paura, fra tutti, è il più riuscito ed originale, Odisseo è il solito astuto personaggio, però tormentato dal destino del padre (secondo un mito minore) Sisifo, condannato nell'Ade per le azioni commesse in vita. Il personaggio che mi ha stupito e che non conoscevo è Epipola, una donna andata a combattere travestita da uomo ed in fine smascherata e lapidata; tra l'altro, da questo uso di miti e tradizioni minori abilmente intrecciati coi filoni principali, si comprendono la competenza dell'Autore nonché l'attenzione e la dedizione al materiale originale, ed inoltre porta anche un minimo di originalità, che non guasta. Uno dei punti cruciali del riutilizzo moderno dell'epos omerico è come gestire l'intervento degli Dei, così presenti nei poemi originali: l'Autore quasi li elimina dalla narrazione, rimangono fuori dall'azione anche laddove nel mito originario scendono in battaglia o agiscono materialmente; l'unica forza onnipresente ed ineluttabile è il fato, annunciato dagli oracoli e destinato ad adempiersi senza fallo.
Elena, la divina bellezza che "mosse migliaia di navi", è vista sempre e solo dall'esterno, non sappiamo mai quello che pensa, divenendo quasi un miraggio, che splende (o forse no) sulle mura di Troia, una visione al fondo di ogni donna. E' lei la Splendente, l'incarnazione della bellezza, la cui distruzione è l'unico vero dolore, il più grande, da cui gli altri derivano: che una cosa sia bella e poi non sia più. Questo capisce Achille, vicino alla morte, nelle pagine che più ho apprezzato di tutto il romanzo.
In definitiva, si è trattato di una lettura piacevole, che può essere particolarmente apprezzata dagli amanti del mito greco: non è la solita riscrittura!

Utilità
Se ti è piaciuto questo libro e ti incuriosisce il tema della guerra di Troia potrebbero interessarti anche i romanzi:
  • Cassandra di Christa Wolf
  • Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese
  • Il canto di Achille e Circe di Madeine Miller
  • Il canto di Troia di Colleen McCullough
  • La casa dei nomi di Colm Tóibín
  • La torcia di Marion Zimmer Bradley
Per bambini:
Saggi:
  • Elena di Troia di Bettany Hughes
  • Il grande racconto della guerra di Troia di Giuli Guidorizzi
  • La guerra di Troia di Barry Strauss
  • La scoperta di Troia di Heinrich Schliemann

Storie della storia del mondo

Storie della storia del mondo di Laura Orvieto, Giunti, 1984
Numero pagine: 251
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 1911
Genere: romanzo mitologico per bambini
Ambientazione: la Grecia e la Troade
Epoca: mitologica
Età di lettura: dai 10 anni

Probabilmente la metà di voi ha letto questo libro da bambino; a me, è stato regalato l'anno scorso. Mia madre l'ha trovato fra i libri scartati dalla biblioteca messi a disposizione liberamente per i passanti, e conoscendo la mia passione per la mitologia greca (che lei stessa mi ha instillato), ha pensato bene di portarmelo (insieme ad una curiosa traduzione letterale della Medea di Euripide).
L'ho tranquillamente ignorato, finché ieri sera, avendo terminato la lettura di una serie di romanzi piuttosto impegnativi e a dirla tutta noiosi, avevo voglia di qualcosa di leggero per depurarmi la mente, così, dando un'occhiata alla pila di libri ancora da leggere, ho pescato Storie della storia del mondo ed ho iniziato.
Si tratta di un libretto carino, che racconta le premesse e lo svolgersi della guerra di Troia, raccontato da una madre a due bambini, Leo e Lia, i quali ogni tanto intervengono con domande e specifiche.
Si parte con una domanda apparentemente banale: "Chi era Laomedonte?", ed inizia così un susseguirsi di storie sulla dinastia Troiana compresa la storia di Esione sorella di Priamo, l'abbandoni di Paride infante e poi del suo amore per Enone, su quella degli Atridi a partire da Atreo e Tieste, della scelta di Elena e Meneleo e il giuramento dei pretendenti, sulle nozze di Peleo e Teti, il pomo di Eris e la scelta di Paride, sulla spedizione dei Greci da Aulide con il sacrificio di Ifigenia fino agli anni della guerra, all'ira di Achille e ai fatti dell'Iliade (i dialoghi stessi sono quasi identici a quelli del poema omerico), fino all'inganno del cavallo. La distruzione di Troia e i ritorni non vengono narrati, ma si accenna invece alla storia di Enea, al suo incontro con Didone e alla futura fortuna di Roma.
La seconda parte del libro (una cinquantina di pagine) è costituita da attività didattiche.
Probabilmente è stato il libro di partenza per la conoscenza del mondo mitologico classico per generazioni, e a ragione: le storie mitologiche sono riportate senza stravolgerle eccessivamente per adattarle ad un pubblico di bambini, vengono mantenute le stragi e le uccisioni, in parte gli interventi degli Dei, vengono però eliminate le violenze sessuali.
Il linguaggio è semplice senza però rinunciare a parole o epiteti tipici dell'epica, che vengono prontamente spiegati dalla narratrice; unica pecca, comunque dovuta all'epoca e alla cultura di pubblicazione, si trovano alcuni stereotipi di genere che io non apprezzo mai.
A parte questo, si tratta di un libro ben fatto, che può ancora essere considerato un buon punto di partenza per i giovani lettori, per avvicinarsi al mondo classico.