martedì 4 novembre 2014

Spirito del Tiglio

Ho pensato tanto al Tiglio, al dolce e dorato Tiglio, così caro e amoroso, e per un po' di tempo ho dovuto corteggiarlo, stargli vicino, osservarlo e pensarlo per poter entrare in risonanza con lui...e quello che segue è il dono che mi è arrivato da tutto questo. Come sempre mi ha parlato con voce femminile, forse perché a me più congeniale, o perché io sono femmina. Ma non dubito che ad un uomo porterebbe insegnamenti ed intuizioni altrettanto validi, ed io stessa a volte l'ho intravisto come un giovane e gentile uomo, forte ma leggiadro, deciso ma cortese...

Innanzi tutto guardiamolo, perché gli Alberi dicono molto di sé anche solo alla vista: alto e imponente, dalla chioma folta e espansa; il tronco è massiccio ma non grande come ad esempio i Castagni, e pur tuttavia conserva una certa grazia, una leggiadria gentile ma diversa da Betulle o Salici piangenti. Mi fa ad una Donna risoluta, spiccia ma materna, che ha fatto tesoro dei suoi anni di vita, e va diretta al dunque, vivendo ogni cosa che la vita gli porta con intensità. Ed infatti il Tiglio cresce con un fusto dritto e slanciato ma ben ramificato, in modo che la chioma l'ombreggi. Insomma il Tiglio fa da solo, non ha bisogno di crescere sempre in gruppo, sa crearsi il suo ambiente perfetto (anche se non disdegna di crescere insieme agli altri!).
Le sue radici sono forti, profonde, in connessione con le profondità della terra da cui spunta e a alla quale è ben ancorato; e per una donna, avere ricordo delle sue radici, essere ben salda, è fondamentale.
Ma il fatto che sia ben connesso con la terra non lo rende ctonio, oscuro; mi dà invece l'idea di essere un albero che "tira su" le energie striscianti e le mette a disposizione, le disciplina, le chiarifica, non energizzante ma calmante, dà fermezza, quieta stabilità. 
Tuttavia il Tiglio ha anche una grande dolcezza, uno spirito giovane e leggero che si rivela a primavera, nel verde tenerissimo delle foglie novelle, mentre d'estate esse parlano di ricchezza e abbondanza, con il loro copioso verde distribuito in foglie grosse e cuoriformi, che si conferma ulteriormente nei cuori d'oro che lascia cadere d'autunno e vanno a nutrire il terreno, dono di sè stesso che l'albero fa alla Terra ...proprio come una Madre che non si risparmia per nutrire i Figli.
 E poi, quei fiori...ma avete mai annusato il profumo dei fiori di Tiglio? E' uno dei profumi più dolci e leggiadri al quale si possa pensare, odore di miele e petali al sole. In essi si rivela tutta la dolcezza, l'amabilità di quest'albero gentile, che sboccia proprio all'apice della primavera, quando già l'estate si lascia intravedere. Allora è tutto un ronzare di api, che come piccole infaticabili donne di villaggio fanno tesoro dei doni della Natura per poterli usare quando serviranno, mettendoli a disposizione della comunità, della famiglia. Così come probabilmente facevano un tempo le campagnole esperte di erbe, al tempo della fioritura del Tiglio...
Ed in questa connessione profonda fra le api e il Tiglio affiora ancor di più quello che per me è il suo spirito, ovvero quello delle Antichissime Madri dimenticate dei primordi,
come Filira, Bestla, Afrodite, le Grandi Madri dei giorni prima, del tempo precedente l'ordine diretto, uranico, gerarchico, patriarcale. Le Signore degli Alberi, le antenate ancora a metà fra forma umana, animale e vegetale, il cui culto antichissimo si perde nella notte dei tempi, come anche l'utilizzo di questo albero.
 Il Tiglio è la Madre che cura, che si prende cura di ogni Essere, che avvolge in un abbraccio caldo tranquillizzante e saldo, fra le cui braccia amorevoli fare sogni dorati. Ed infatti i fiori hanno azione rilassante, sedativa, calmano gli spasmi e le infiammazioni.
Ed il suo stesso legno, carne vegetale, è tenero e lavorabile, e non mi stupisce che venisse usato per le statue sacre nel medioevo,  dev'essere un buon materiale per scolpire una Madonna, una Madre Divina! Eppure è un legno che non resiste, si deteriora, ed è dunque anche il legno delle piccole cose care e familiari, quotidiane, che però danno senso di casa, piene di ricordi. E lo è fin dai primordi dell'umanità, poiché essendo così lavorabile poteva essere utilizzato anche dagli uomini preistorici con i loro rudimentali attrezzi. Ne ricavavano anche cesti, stuoie, corde, ed una forma grezza di tessuto...di nuovo il Tiglio che veste, copre, protegge dalle intemperie.
E c'è un altro uso delle sue fibre mi affascina molto: i romani lo usavano come supporto di scrittura, tipo il papiro, e più tardi è stato usato per fare la carta, mentre ancora oggi si producono carboncini da disegno con il suo legno. Così il Tiglio diventa anche il Custode, o meglio, secondo me, la Custode dei ricordi, della fantasia, l'Antenata che ricorda e trasmette, che racconta. 
E' una Madre dolce (e non vuol dire solo Madre di figli, si può esserlo anche di idee, opere d'arte, amici, di sé stessi e molto altro) eppure non esagera mai, non si priva di ciò che è fondamentale per lei in favore di qualcun altro, sa prendersi cura di sé stessa pur essendo prodiga di doni e attenzioni. E' affettuosa senza soffocare, e per far questo una donna dev'essere molto equilibrata e centrata in sé stessa, così come lo è il Tiglio sulle sue radici.
E forse è anche per questo, oltre che per il suo periodo di fioritura, che associo quest'albero alla Luna di Giugno e al Solstizio d'estate, alla tarda primavera, quando la Natura tutta è una splendida Sposa-Madre gravida si ogni ben di dio...

Sono la Madre di Abbondanza, nel cui abbraccio puoi fermarti a Sognare, alla cui ombra puoi trovare ristoro e dolcezza. Dono, senza nulla chiedere in cambio, dono con Amore e gioia ai miei molti figli, senza mai privarmi di nulla, poiché il mio grembo è sempre colmo di ori e dolcezze. Dai tempi antichi osservo e veglio sui miei giovani figli, e tutti li aiuto e li accolgo, nessuno s'allontana senza che il suo male venga lenito. Dai primi giorni, tutto ricordo e tramando. 
Spesso, la Dolcezza è la più efficace delle cure.

Nella mia vita credo di aver conosciuto almeno una donna-Tiglio...e, lasciate che ve lo dica, queste donne sono uno spettacolo meraviglioso!

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Grazie a mia madre che mi ha portato dai Tigli, al grande Tiglio in fondo alla strada e ad Artemisia.

Vedi anche: 
Tiglio
Mitologia del Tiglio

Mitologia del Tiglio

Mitologia classica
Chirone e una Nereide
C'era molto e molto tempo fa, prima che Zeus diventasse il Signore dell'Olimpo, una bellissima ninfa di nome Filira, figlia dell'Oceano. Fra le sue molte sorelle era la seconda più anziana, subito dopo Stige, il fiume che lambisce l'Ade e che anche gli Dei temono.
Filira fu amante di Crono, il primo dei Titani, coloro che a quei tempi dominavano il mondo.
La loro unione avvenne sull'isola del Ponto Eusino che prese il nome di lei (presso cui passano gli Argonauti durante il loro viaggio). Ma Crono aveva una sposa, Rea, la quale li sorprese insieme ed egli, vedendosi scoperto, balzò dal giaciglio in forma di stallone e fuggì via. Anche Filira si allontanò da quel luogo per sempre, e prese dimora sul monte Pelio, in Tessaglia, terra di streghe e magia quanto nessun'altra nell'Ellade.
Qui, in una grotta che prese il suo nome, diede alla luce Chirone il Centauro, il primo ed il più saggio, metà uomo e metà cavallo a causa delle metamorfosi del padre. Secondo Igino la madre, presa dalla vergogna per un figlio tanto "mostruoso" invocò gli Dei, e chiese di venir tramutata in qualcos'altro. Così fu: divenne il primo albero di Tiglio. 
Ma Filira recava già in sé lo spirito del Tiglio, poiché è proprio questo che significa il suo nome in greco antico. Secondo alcuni si tratta di un termine cretese, quindi pre-indeuropeo come molte fitonimi adottati dal greco, e questo farebbe risalire il culto e la figura di Filira molto indietro nel tempo, ma non ho trovato precisazioni attendibili in merito. Anzi, alcuni studiosi fanno risalire la parola philyra al greco philos "amico" e yron "sciame" col significato di "pianta amata dagli sciami (di api)". Tuttavia il fatto che sia Crono il compagno di Filira, rimanda ad uno strato molto antico del mito, ad un epoca pre-olimpica.
Chirone rimase nell'antro di Filira e divenne un grande curatore tramite le erbe e maestro di eroi come Giasone ed Achille che secondo Pindaro (Pitiche, 4) sarebbe stato allevato anche con l'aiuto di Filira. È notevole che Chirone venga sempre chiamato col matronimico "figlio di Filira", ed anche che la grotta dov'egli impartiva i suoi insegnamenti sia detta "grotta di Filira".
I miti hanno vari livelli di interpretazione, su questo si potrebbe dire come su molti altri d'ambito greco, che con l'invasione indeuropea ed il prevalere di strutture religiose e culturali patriarcali portate dagli invasori le antiche Dee pre-elleniche, spesso legate al mondo vegetale e terrestre divennero spose dei grandi Dei padri, gerarchici, celesti. E così la Madre Tiglio, divenne l'amante di Crono. Ma suo figlio porta su di sé molto dell'antica natura polimorfa e animale, di quando i confini fra umano e bestia non erano ancora così netti.
Filira è anche uno dei nomi della moglie di Nauplio (padre dell'eroe greco Palamede che andò a Troia) e della figlia del fiume Asopo che col rivo Peneo ebbe Ipseo.

Filemone e Bauci
Un altro mito che parla del Tiglio è narrato da Ovidio nelle Metamorfosi (VIII, 620-724): vivevano un tempo in Frigia in una piccola capanna, due anziani sposi, Filemone e Bauci. Un giorno gli Dei si presentarono alla loro umile abitazione chiedendo ospitalità, dopo essere stati rifiutati da tutti i vicini molto più ricchi ed agiati. I due vecchi accolsero i misteriosi stranieri con gentilezza e con ogni riguardo. Allora, volendo gli Dei punire coloro che avevano rifiutato loro ospitalità allagarono la piana, ma salvarono Filemone e Bauci dicendo loro che avrebbero potuto chiedere ciò che volevano. Essi chiesero solo di poter divenire loro sacerdoti e di morire insieme, poiché s'amavano molto e non volevano sopravvivere l'uno all'altro. Così la loro dimora divenne un tempio, e quando giunse il tempo della morte, i due si mutarono in alberi, Filemone in Quercia e Bauci in Tiglio, e sui loro rami vennero appese corone per gli Dei.
Anche in questo caso lo spirito del Tiglio è femminile.

Erodoto nelle sue storie racconta che fra gli Sciti ci sono molti indovini, alcuni dei quali detti Enarei "svirilizzati", i quali fanno risalire il loro metodo di vaticinio, che si fa con strisce di corteccia di Tiglio, ad Afrodite. "Tagliano in tre striscioline la corteccia del tiglio, poi pronunciano l'oracolo intrecciandole e slegandole dalle dita"(1). Sembra infatti che i loro antenati avessero saccheggiato il tempio di Afrodite ad Ascalona (riconosciuto come il più antico dedicato a questa Dea, dal quale il suo culto si espanse verso Cipro, sede tradizionale della sua nascita), e che Essa li avesse puniti con una "malattia femminile", alla quale si deve il loro nome, e che da allora si siano sempre vestiti con abiti femminili.
La consuetudine di portare abiti solitamente usati dal sesso opposto si riscontra in vari culti e tradizioni sciamaniche, da quello della Grande Madre frigia Cibele, allo sciamanesimo artico.

Mitologia nordica
Nei paesi del nord la sacralità degli alberi si è conservata per molto tempo, tanto che ancora in epoca medievale e spesso anche più tarda, venivano emessi divieti e decreti affinché si cessasse di adorare i boschi sacri e particolari alberi, i quali in molti casi finirono per essere abbattuti. Anche nella mitologia l'Albero è centrale, è infatti Yggdrasil, un grande Frassino, l'asse del mondo le cui radici e rami si spandono in tutti i Nove Mondi. Ogni giorno gli Dei si trovano sotto la sua ombra e tengono giudizio, e le Norne, le Filatrici del Destino, decidono le sorti degli uomini. 
In Scandinavia il Tiglio è uno degli alberi vårdträd, parola svedese composta da vårda "curare" e träd "albero" comunemente tradotta come "albero guardiano". Questi particolari alberi sono i custodi delle case o dei villaggi, se vengono tagliati l'abbondanza e la fortuna abbandonano il luogo. Per questo le famiglie lasciavano offerte alle sue radici, sotto le quali si diceva vivessero gli spiriti aiutanti della comunità. Con vǫrðr (stessa radice di vårda) si indicava uno spirito custode che vegliava sull'anima della persona dalla nascita alla morte.
In moti siti si legge che il Tiglio è sacro a Freyja. Io non ho trovato fonti attendibili che lo attestino.
Il nome della madre di Odhin, Bestla, sembra significhi "fibra della parte interna della corteccia", soprattutto del Tiglio.

Sigurd uccide il drago Fafnir
Nella Saga dei Volsunghi, la Valkiria Sigdrifa insegna:
"Devi conoscere le rune dei rami, se vuoi essere medico
e saper riconoscere le ferite;
le devi incidere sulla corteccia e sul legno dell'albero,
i cui rami siano rivolti a oriente.
" (2)
In questa saga il Tiglio ha un ruolo fatale: Sigurd/Sigfrido, dopo aver ucciso il drago Fafnir a guardia dell'oro, si bagna con il suo sangue che lo rende invulnerabile, ma nel mentre una foglia gli cade fra le scapole, e quello sarà il suo unico punto debole. Dalle trascrizioni Medievali in poi, la foglia che cade sulla schiena di Sigurd è proprio di Tiglio, come nel Nibelungenlied (1200 d. C. circa): 
"Quando dalle ferite del drago scorreva il sangue ardente,
e in esso si bagnava il prode cavaliere,
gli cadde tra le spalle una larga foglia di tiglio.
Là può esser ferito [...]" (3)
Quest'albero ricompare alla morte dell'eroe: appoggiata la lancia ad un Tiglio che ombreggia una fonte, Sigfrido viene colpito nell'unico punto vulnerabile con la sua stessa arma mentre è chino a bere. 
Alcuni fanno derivare il nome della madre di Sigurd, Siglinda da un composto di sigu "vittoria" e lind "Tiglio", ma si tratta di un'etimologia discussa.

Tanzlinde di Peesten
In ambienti di lingua tedesca fino alla fine del XIX secolo i processi si tenevano sotto al Gerichtslinde "Tiglio del giudizio", poiché era opinione diffusa che sotto ai suoi rami non si potesse mentire, e che la sua dolcezza avrebbe mitigato le sentenze troppo severe, che venivano anche eseguite alla sua ombra. Il più vecchio ancora vivente è forse il Tiglio di Schenklengsfeld che potrebbe avere fra i 1000 e i 1300 anni.
Ma doveva essere piuttosto comune anche il Tanzlinde "Tiglio del ballo". Quelli propriamente detti avevano una pista da ballo costruita all'altezza dei rami più bassi che circondava il tronco, sostenuta da colonne in legno o pietra; strutture simili si possono ancora vedere a Sachsenbrunn o a Limmersdorf, su alberi di circa 350 anni. Altri erano privi di una pista sospesa, ma i rami erano fatti crescere in larghezza e sostenuti da impalcature, in modo da creare uno spazio per i balli ai piedi del Tiglio
Molti Tanzlinde erano dedicati alla Madonna o ai Santi ed erano dei veri e propri luoghi di ritrovo sia sacro che profano.


Mitologia celtica
Secondo alcuni studiosi il Tiglio potrebbe essere l'albero oghamico (alfabeto in uso nelle isole britanniche in cui ad ogni lettera sarebbe associato un albero) della lettera U. Ci sono attestazioni di questo alfabeto in epoca tardo antica, ma si pensa che sia stato usato nei secoli precedenti su supporti deperibili come legno o corteccia non conservatisi. L'associazione delle lettere con un albero ed un particolare mese lunare è stata proposta da Robert Graves ma è giudicata infondata da molti accademici.

Mitologia baltica
La dea baltica Laima nota in Lettonia e Lituania, è strettamente associata al Tiglio e presiede al destino dei nascituri. In Lituania per avere un buon raccolto gli uomini sacrificavano alle querce, le donne ai Tigli, ed un ramo di Tiglio veniva tenuto in mano durante un rituale propiziatorio per la crescita del lino in onore del dio Vaižgantas. In alcune lingue slave il nome del mese di Giugno o Luglio deriva dal Tiglio.


Appendice
Nella poesia d'amore Under der Linden "Sotto il tiglio" di Walther von der Vogelweide, poeta tedesco vissuto fra il XII e il XIII secolo, una ragazza parla del giaciglio di fiori che ha condiviso con il suo amato, all'ombra di un Tiglio gentile (traduzione tratta da qui). Una versione più conosciuta di questa lirica è quella musicata da Angelo Branduardi.

Il poeta Walther von der Vogelweide
Sotto il tiglio
nella campagna, là c'era un letto per noi due,
e là potete ben vedere
come sono spezzati
i fiori e l'erba.
In una valle al limite del bosco,
tandaradei,
dolce cantava l'usignolo.

Io me ne venni
al prato:
il mio amico era già giunto là.
Come mi accolse,
nobil signora:
ne son felice sempre di più.
Se mi ha baciata? Ma mille volte!
Tandaradei,
non vedete come è rossa la mia bocca?

E aveva fatto
così splendido
un letto di fiori.
Ancora ne riderà
tra sé e sé,
se qualcuno passa per quel sentiero.
Di tra le rose potrà capire,
tandaradei,
dove era posata la mia testa.

Che giacque con me,
nessuno lo sappia!
Dio non voglia! Che vergogna!
E come mi ha amato
mai, mai nessuno
lo scoprirà, tranne lui ed io
e un uccellino piccolo:
tandaradei,
che certo mi sarà fedele."


Note
(1) Erodoto, Storie, IV, 167.
(2) Il discorso di Sigdrifa, 11, nell'Edda poetica.
(3) La canzone dei Nibelunghi, XV Avventura, str. 902.


Fonti antiche
Argonautiche, Apollonio Rodio, Mondadori, 2003
Edda, Snorri Sturluson, Adelphi, 2008
Georgiche, Virgilio, Garzanti, 2009 
I Nibelunghi, Laura Mancinelli, Einaudi, 1995
Il canzoniere eddico, a cura di Giuseppe Scardigli, Garzanti, 2009 
Inni, Callimaco, Garzanti, 1984
Metamorfosi, Ovidio, Mondadori, 2007
Miti, Igino, Adelphi, 2000
Pitiche, Pindaro, Mondadori, 1995 
Teogonia, Esiodo, Mondadori, 2004

Bibliografia
I Miti Nordici, Gianna Chiesa Isnardi, Longanesi, 2008 
Il ramo d'oro, James Frazer, Bollati Boringhieri, 1990
Il vischio e la quercia, Riccardo Taraglio, Edizioni L'età dell'Acquario, 2001 
La Dea Bianca, Robert Graves, Adelphi, 2003 
Le Dee viventi, Marjia Gimbutas, Edizioni Medusa, 2005
Leggende delle Alpi, Maria Savi-Lopez, Editrice Il Punto, 2011
Lo Spirito degli Alberi, F. Hageneder, Ed. Crisalide, 2004
Mitologia degli alberi, Jacques Le Brosse, BUR, 2006

Gerichtslinde
Theoi.com - Philyra
Vårdträd
Wikipedia - Philyra

Immagine 1: Cratere a figure rosse con Chirone e Nereide, 450 a. C. circa. Da Theoi.com, conservato al Museum of Fine Art di Boston.
Immagine 2: "'I'm Old Philemon!' murmured the oak. 'I'm old Baucis!' murmured the linden-tree" di Arthur Rackham, illustrazione per A wonder book di Nathaniel Hawthorne, 1922.
Immagine 3: "Siegfried kills Fafner "di Arthur Rackham, illustrazione per Siegfried and Twilight of the Gods di Wagner, 1911.
Immagine 4: Tanzlinde a Peesten. Da Wikipedia.
Immagine5: Il poeta Walther von der Vogelweide in una miniatura del Codex Manesse, f.124r, 1300 d. C. circa. Da Wikipedia, conservato alla biblioteca universitaria di Heidelberg e digitalizzato qui.



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Vedi anche:
Tiglio
Spirito del Tiglio

Articolo aggiornato l'ultima volta il 24 agosto 2020.