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mercoledì 15 gennaio 2020

Il tempo dei Celti

Il tempo dei Celti di Alexei Kondratiev, Urra, 2005
Numero pagine: 282
Lingua originale: inglese
Titolo originale: Celtic Rituals (precedentemente The Apple Branch)
Prima edizione: 2004 (col titolo precedente 1998)
Prima edizione italiana: 2005
Genere: saggio, manuale di neopaganesimo celtico

Anche questo è uno di quei testi che se sei stato interessato al neopaganesimo negli anni zero hai sicuramente incrociato in uno dei duemila forum su wicca e affini tutti stranamente simili e tutti insospettabilmente con lo sfondo scuro...ma perché!? Vi piace il mal di testa mentre leggete!? Si tratta di un modo per aprire il terzo occhio mettendo fuori uso i primi due!? Boh!
Forse non è capitato proprio a tutti, ma quelli che si interessavano di tradizioni, mitologia, folklore e cultura celtica ci saranno sicuramente incappati: io sono fra quelli, tuttavia visto che già ai tempi avevo troppi libri da comprare e troppi pochi soldi per poterlo fare, non l'avevo mai letto, ma, trovatolo al mercatino dell'usato sono stata travolta da quel senso di mistero, insicurezza e fascinazione che conoscono tutti i ragazzini wiccan, sicché ho pensato che valeva proprio la pena di spendere due euro per rivivere quel periodo agrodolce della vita. Bisogna poi rilevare che la copertina pur non essendo particolarmente rappresentativa del contenuto non è neanche di quelle super trash il che per un testo sul neopaganesimo è già una conquista.
Insomma, ecco quello che ho trovato in questo libro: dopo una breve prefazione all'edizione italiana si svolge il primo capitolo che è anche quello che ho trovato più interessante, dove si trova una trattazione se non esaustiva per lo dignitosamente accurata della storia delle popolazioni celtiche dalla protostoria fino alla conquista romana  che interruppe la prima età dell'oro di queste popolazioni; basandosi sulle teorie di Dumezil della tripartizione delle società indoeuropee (casta sacerdotale/re sacro, guerrieri, produttori/agricoltori) tratteggia le strutture sociali e religiose dei celti, nonché alcuni tratti culturali caratteristici. Prosegue con il periodo della romanizzazione fino al ritirarsi delle legioni, all'infiltrazione di popolazioni barbariche e alla definitiva caduta dell'impero d'Occidente. In seguito alla cristianizzazione le isole britanniche con la loro posizione periferica videro il fiorire di una seconda età dell'oro nonché di un tipo di cristianesimo particolare che durò fino all'XI-XII secolo quando si ebbe una forzata uniformazione con le dottrine della Chiesa. Segue poi l'avvicendarsi di eventi durante il medioevo e l'età moderna fino all'epoca contemporanea quando si assiste al rinnovamento celtico fin dal finire del XVIII secolo che vede il rifiorire dell'interesse per la cultura popolare ancora viva nelle campagne e per i testi trascritti nei secoli passati. Segue in fine i risvolti attuali riguardanti le zone in cui le lingue celtiche sono ancora parlate ovvero: Galles, Cornovaglia, Scozia, Irlanda, Isola di Man, Bretagna.
L'Autore si sofferma sull'importanza della conoscenza delle lingue celtiche se si vuole intraprendere un cammino basato sulle credenze delle loro terre d'origine, e per quanto possa condividere quest'idea Kondratiev la estremizza fino al punto di suggerire di usarle per i rituali, cosa che a mio avviso risulterebbe forzata e poco comprensibile ai partecipanti. Inoltre rileva come l'indipendenza di queste regioni andrebbe sostenuta riconoscendo tra l'altro (e qui a mio parere esagera) la preminenza della cultura celtica come via di riscoperta interiore (perché proprio quella celtica e non che so, quella della Nuova Guinea?), chiarendo però che questa per come ci è arrivata è inscindibile dalla stratificazione con il cristianesimo. Definisce tutte queste cose nel capitolo riguardante il cerchio della Tribù, in origine gli appartenenti da una stessa cultura collegati ad un dato territorio, in questo contesto da intendersi come i facenti parte di un cerchio d'ispirazione celtica ma comunque con un legame con la Terra in cui si trovano; cerca quindi di definire cosa dovrebbe unire i partecipanti ad un cerchio di praticanti della tradizione celtica.
Traccia poi  un quadro simbolico spaziale basato sulla polalità samos-giamos "estate-inverno" associando alle direzioni gli elementi, le stagioni, nonché i quattro Tesori dei Thuatha de Danaan e quattro animali traendoli principalmente dai testi mitologici irlandesi - a mio parere in maniera abbastanza arbitraria e soggettiva -. In questo schema quadripartito colloca anche le suddette regioni di lingua celtica. Prosegue tracciando un asse verticale che vede Altro Mondo/Acque-Terra-Cielo ripartiti sull'Albero del Mondo, nel cerchio quindi non dovrebbero mancare un simbolo dell'albero, una pozza d'acqua ed un luogo per il fuoco. Definisce poi le fasi del rituale (tracciare il cerchio, invocare le direzioni ecc.) con tanto di invocazioni in lingue celtiche ed indica i cicli da festeggiare: il ciclo solare che corrisponde essenzialmente ai quattro sabbath maggiori della wicca a cui si aggiungono solstizi ed equinozi; il ciclo della luna quindi le differenti sfumature di ogni ciclo lunare (gli esbat della wicca) ed in fine un ciclo più personale che comprende le feste dei principali santi delle regioni celtiche (ad esempio S. Patrizio in Irlanda), date importanti per quelle regioni o date di rilievo per gli appartenenti al cerchio.
Chiude il volume una buona bibliografia (con una sezione di testi in italiano, evidentemente datata al giorno d'oggi ma comunque utile).
In sintesi questo libro è un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto un po' per tutti: accontenta sia coloro che cercano un approfondimento storico sulle popolazioni celtiche nella prima parte, sia i neopagani più interessati ad un percorso di tipo ritualistico/spirituale nella seconda, ma allo stesso tempo scontenta i primi con teorie non troppo scientifiche e filologiche ed i secondi perché troppo pedante sulla questione linguistica e troppo normativo (e a tratti inconsueto) su quella rituale. Io ho apprezzato la parte storica come un gradito ripasso di cose già lette, ma che andrebbero sicuramente integrate con un testo propriamente storico, inoltre la parte in cui descrive le festività è accurata e basata sulla mitologia ed il folklore delle terre celtiche, quindi può sicuramente arricchire le schiere di neopagani poco informati a riguardo. A tratti ripetitivo lo stile di scrittura non è dei più accattivanti, anzi in alcuni punti ho fatto fatica a proseguire.
In definitiva consiglio questo libro solo a quella minoranza di neopagani seriamente in fissa con la cultura celtica, visto che si tratta di un testo pieno di concetti, e non sempre facile da seguire.

La via delle fate

La via delle Fate. Viaggio alla scoperta di un mondo incantato di Hugh Mynne, Sperling&Kumpfer, 1998
Numero pagine: 152
Lingua originale: inglese
Titolo originale: The Faerie Way
Prima edizione: 1996
Prima edizione italiana: 1998
Genere: saggio

Negli anni zero se ti interessavi al neopaganesimo spendevi un sacco di soldi in libri. C'erano una miriade di forum (ai tempi si usavano ancora) in cui non mancava quasi mai una sezione di letture tematiche che spaziavano dal fantasy alla magia con la qualunque oggetto (candele, erbe, cristalli, tarocchi ecc.) fino ai saggi storici sulla caccia alle streghe, ed i pdf scaricabili erano ancora un miraggio. La via delle Fate era uno dei titoli immancabili, così nei giorni scorsi quando l'ho scovato a casa di un'amica, almeno in onore della me stessa adolescente che sbavava su libri che oggi mi appaiono ridicoli, mi sono detta che dovevo proprio leggerlo per vedere finalmente di cosa parlava e se mi ero persa qualcosa.
Immancabilmente la copertina non è proprio sobria, ma questo è un classico dei libri New Age: sembra che gli editori siano convinti che i simpatizzanti del neopaganesimo abbiano una certa vena di cattivo gusto intrinseca (il che in effetti anche se non può essere preso come linea generale non è del tutto falso).
Viene genericamente considerato il saggio fondamentale sulla via feerica o tradizione fatata, quel ramo del neopaganesimo che ruota intorno alla figura della fata e agli appartenenti del Piccolo Popolo del folklore delle isole britanniche (condito poi con elementi presi da culture e tradizioni disparate). Probabilmente è considerato un testo base anche per il non banale motivo che è praticamente l'unico testo disponibile in italiano, se non proprio per il contenuto in sé stesso. 
Questa particolare corrente nasce in California negli anni 70 ad opera della coppia Victor e Cora Anderson e del loro seguace Tom Delong poi noto come Gwydion Pendderwen. Da Anderson è stata iniziata anche Starhawk fondatrice del Reclaiming e Autrice del noto La danza a spirale (del quale si trovano citazioni in La via delle Fate).
L'Autore dopo aver fornito qualche notizia sulla tradizione fatata passa ad esporne i principi:  le fate sono esseri energetici conosciuti fin dalle più antiche civiltà, in particolare quelle matriarcali pre-indoeuropee (e qui cita le teorie di Marjia Gimbutas, che in effetti quand'ero adolescente erano pressoché sconosciute in Italia, quindi ci avrei capito poco), ragion per cui se ne trova traccia ad esempio anche nelle dakini tibetane (e qui cita Donne di saggezza di Tsultrim Allione che ho letto proprio nell'adolescenza, quindi qui Hugh non poteva fregarmi!). Le fate quindi non sono piccole creature leziose né residui di divinità celtiche passate nel folklore ma hanno una loro esistenza energetica, sicché gli UFO altro non sono che la versione moderna degli incontri con le fate che si incontrano nel folklore (sì, hai letto bene, to' Thomas the Rhymer! Non era la Regina delle Fate ma Cthulhu!).
Passata questa parte vagamente trash arriviamo al solito motivo della Dea che è l'unione di chiaro e scuro, positivo e negativo e così anche alla coincidentia oppositorum di maschile e femminile, spirito e materia. Veniamo quindi alle guide o maestri della via feerica che sono: il già citato Thomas the Rhymer o Thomas il veritiero figura storica e protagonista di una ballata popolare in cui incontra la Regina delle Fate e viene portato nel suo regno; Robert Kirk un ministro di culto scozzese del XVII secolo autore di The Secret Commonwealth un trattato sul piccolo popolo ed i regni fatati; il poeta e pittore irlandese A. E. ovvero George William Russell che scrisse anche riguardo al popolo fatato; ed in fine Fiona MacLeod al secolo William Sharp poeta scozzese anch'esso autore di opere sulle fate ed il folklore. Devo dire che questa a mio parere è la parte più interessante (:D scommetto che per il 90% dei lettori sia esattamente il contrario) perché mette in luce Autori interessanti poco noti nel nostro paese.
Arriviamo così alla seconda parte del libro che è costituita principalmente di esercizi di rilassamento, respirazione, visualizzazione e purificazione di base, per poi volgersi a visualizzazioni più impegnative: per trovare i propri ausiliari animali, gli alleati feerici, le quattro città dei Thuatha De Danaan (se ne parla effettivamente nel Libro delle invasioni d'Irlanda e in La Battaglia di Mag Tuired), l'amante feerico, il maestro interiore, il compagno di strada, la quinta città (La Valletta di pietre preziose inesistente nei testi mitologici) ed in fine l'incontro con la Lavandaia al guado (figura del folklore irlandese e scozzese). Se avete un minimo di dimestichezza con il folklore del Piccolo Popolo avrete individuato vari temi letterari fondamentali che sono qui stati convertiti in esercizi, sulla cui efficacia e affidabilità non mi pronuncio.
Nelle Appendici si trovano la traduzione della ballata di Thomas the Rhymer, una stringata narrazione su di lui, un piano di lavoro per eseguire gli esercizi del libro, ed un breve testo su un incontro con la Dea. Chiude il volume una scarna bibliografia (necessariamente datata ma che cita libri ancora oggi molto citati in ambiente neopagano).
Questo il contenuto per sommi cap. Non cercherò di negarlo: mentre leggevo mi sono fatta delle risate!
Si tratta certamente di un minestrone New Age in cui non mancano i riferimenti, fra gli altri, allo sciamanismo, alle tradizioni dei nativi di Nord e Sud America e al neopaganesimo, in cui le fonti sono un optional e le divinità citate sono viste come un misto di archetipo psicologico ed essere energetico, eppure...sarà il fascino delle storie sulle fate ma questo libro per quanto farlocco, ha comunque degli spunti interessanti e qualcosa di suggestivo. Quindi se volete farvi suggestionare. simpatizzate per il neopaganesimo e siete disposti a sorvolare su alcune teorie francamente difficilmente sostenibili potrebbe fare per voi, se no lasciate perdere!

Utilità
L'ultima edizione è del 2003 per Macrolibrasi ma si trova abbastanza facilmente usato.

sabato 9 novembre 2019

La donna del bosco

La donna del bosco di Hannah Kent, Piemme, 2017
Numero pagine: 408
Lingua originale: inglese
Titolo originale: The Good People
Prima edizione: 2017
Prima edizione italiana: 2017
Genere: romanzo storico
Ambientazione: Contea di Kerry, Irlanda
Epoca: 1825

Tramaispirata ad un fatto realmente avvenuto, la storia inizia con la morte del marito di Nóra Leahry: durante la veglia gli abitanti del villaggio si riuniscono nella casupola, parlando del morto e dei brutti tiri delle fate. Anche Nance Roche, la donna del bosco, la vecchia guaritrice che vive in una capanna lungo il fiume, si presenta a rendere omaggio al morto e guida il lamento funebre. Ma per Nóra questo non è il primo dolore: pochi mesi prima ha seppellito la figlia Johanna, rimanendo ad occuparsi del nipote di quattro anni, Micheál, colpito da una repentina quanto misteriosa paralisi. Si sussurra di un tiro mancino della Buona Gente (da qui il titolo originale) che potrebbe aver rapito il bambino umano, sostituendolo con uno dei propri...

La storia  è narrata dal tre punti di vista differenti, quelli di tre donne veramente ben delineate, grazie anche a flash back che ne raccontano le vite: ci si ritrova immersi nella loro emotività, nel senso di solitudine, paura, sconforto, vergogna, ma ci sono anche speranza, tenacia, volontà di cambiare le cose. Sullo sfondo i molti e variegati abitanti del villaggio, dal parroco locale ai parenti di Nóra.
Il personaggio più caratteristico è quello di Nance, la donna del bosco che dà il titolo la romanzo: è la classica strega-non strega del romanzo storico, strega solo perché creduta tale, una vecchia emarginata conoscitrice di erbe, dei riti della nascita e della morte e del patrimonio delle credenze collettive, temuta in quanto incarna tutto ciò che sta fuori dall'ordinario.
La maestria dell'Autrice sta nella sua capacità di descrivere personaggi positivi che fanno qualcosa di negativo, o personaggi negativi che credono di agire positivamente. 
Inoltre l'ambientazione storica è veramente notevole, grazie anche all'uso di termini gaelici (tradotti nel glossario alla fine del libro), adagi, proverbi e moltissimi accenni alle credenze sul Piccolo Popolo diffuse in tutta l'Irlanda. Per completare l'atmosfera, il libro si apre con una filastrocca popolare irlandese su una donna che vive nel bosco (che è stata musicata dai Dubliners col titolo Weila Waila) e con una citazione da Il crepuscolo celtico di William Butler Yeats.
Ogni capitolo è intitolato col nome di una pianta citata nel corso della narrazione anche in base al suo uso nel folklore irlandese e nella nota finale sono riportati i titoli dei volumi consultati per ricostruire l'ambientazione e le credenze irlandesi (purtroppo quasi tutti non tradotti in italiano). Benché le fate e la loro magia non compaiono mai davvero sono una presenza-assenza che permea tutto il libro, lasciandoci col dubbio se esistano o meno.

È un romanzo crudo, ruvido e realistico che affronta l'argomento delle superstizioni che possono diventare un'arma a doppio taglio. Gli opposti sono sfumati: giusto e sbagliato, realtà e suggestione, razionalità e fede.
Lo stile è scorrevole, la lettura piacevole, senza punti morti, non ristagna.

In definitiva, si tratta di un libro valido e molto interessante, consigliato a chi ama la cultura irlandese, i romanzi storici o l'ambientazione contadina.

Utilità
Se ti è piaciuto questo romanzo potrebbero interessarti anche altri romanzi e racconti che riprendono il folklore irlandese:
  • Il dio dei sogni di Alexander McCall Smith
  • I Mabinogion di Evangeline Walton
  • Il codice delle fate e La maledizione del Ramo d'Argento di Lisa Tuttle
  • Jonathan Strange & il signor Norrell di Susanna Clarke
  • La dea dei cavalli, L'epopea di Amergin, I guerrieri del Ramo RossoLa saga di Finn MacCool di Morgan Llywelyn
  • La figlia del re degli Elfi di Lord Dunsany
  • La guerra per AlbionLa mano d'argentoIl nodo infinito di Stephen Lawhead
  • La pietra del vecchio pescatore di Pat O'Shea
Sul tema del changeling:
  • Il bambino che non era vero di Keith Donohue
  • Il sostituto di Brenna Yovanoff
  • La favola del figlio cambiato di Luigi Pirandello
Romanzi storici sulle streghe:

venerdì 18 ottobre 2019

American Gods

American Gods di Neil Gaiman, Mondadori, 2003
Numero pagine: 532
Lingua originale: inglese
Titolo originale: American Gods
Prima edizione: 2001
Prima edizione italiana: 2003
Genere: romanzo fantasy mitologico, urban fantasy, gothic fantasy
Ambientazione: principalmente Stati Uniti
Epoca: contemporanea
Trama: Shadow Moon (nome omen), un carcerato, a pochi giorni dal suo rilascio scopre che la moglie Laura è morta in un incidente stradale. Durante il viaggio verso casa incontra un curioso personaggio, un po' losco, un po' sgangherato, il signor Wednesday, che lo assolda come guardia del corpo per una poco chiara missione. Da qui, una serie di viaggi lungo le strade americane e incontri/scontri con personaggi di tutti i tipi: il rosso Mad Sweeny con le sue monete d'oro, l'inquietante Ragazzo Tecnologico, il selvaggio Chernobog e le sue sorelle, lo scaltro signor Nancy, il misterioso signor Ibis...poco a poco la trama prende forma, ed insieme a Shadow iniziamo a capire qualcosa: quella che si sta per scatenare è una guerra fra Dei...

La primissima cosa che ho letto di Gaiman, da ragazzina, è stato Coraline, che mi aveva parecchio inquietata, ma poi avevo dimenticato quest'Autore, fino alla scoperta da adolescente della serie a fumetti The Sandman e del film Sturdust tratto dall'omonimo libro (per altro piuttosto diverso) ed è stato subito amore, ho quindi iniziato a leggere tutto quello che ho trovato di suo.

Nel 2017, per la gioia dei fan di Gaiman è uscita la serie tv American Gods, la quale si distacca in più punti dal libro, aggiungendo anche una certa dose di "tamarraggine" assente nel raccolto originale. 
I libri di Gaiman costituiscono quasi un genere a sé: né del tutto per bambini né per gli adulti, né fantasy nel senso classico (medioevo, draghi, spade, boschi, elfi) né avulsi dal fantastico, cupi ma speranzosi. Quest'Autore infatti ha la brillante capacità di reinventare i miti, le favole, le credenze delle più diverse culture in chiave moderna in maniera semplicemente geniale, mai eccessiva o banale. Ed in American Gods è precisamente questo che ha fatto: ha reinventato gli Dei inserendoli nel nostro mondo, nel nostro tempo.

 Lungo tutta la narrazione Gaiman semina piccolissimi indizi, che però non vi prepareranno al colpo di scena finale.
Ad intervallare la narrazione principale, alcuni capitoli, poetici e nostalgici, raccontano di come i singoli Dei siano arrivati in America.

Lo stile passa dall'epico, al poetico, al prosastico con naturalezza, adattandosi al respiro del raccolto. I personaggi sono ottimamente congegnati, spesso costruiti su modelli mitologici ma insufflati di una personalità che non li stravolge. 
I vecchi Dei scalcinati e semi-dimenticati rappresentano anche le minoranze e gli emarginati della società. Gaiman riesce ad inserirli magistralmente nel nostro tempo, in squallidi appartamenti, roulotte, parchi divertimenti e motel, il tutto in un atmosfera da favola dark senza eccessi o sbavature, dove anche i luoghi più sordidi o triviali hanno una loro sacralità.

L'unica piccola pecca è che la trama sembra procedere per blocchi giustapposti, non fluisce armonicamente come in un unico fiume, ma è comunque avvincente e ben sviluppata.

Se siete arrivati fin qui avrete capito che questo romanzo è consigliatissimo sia agli amanti del fantasy, della mitologia, delle storie un po' cupe.


Utilità
Nel 2003 viene pubblicato Il sovrano di Glen, ambientato in Scozia, il cui protagonista non è altri che il nostro Shadow Moon; il raccolto è contenuto nell'antologia Cose fragili del 2006 uscita in Italia nel 2014. In Trigger warning del 2015 (tradotto nel 2016) troviamo invece Shadow protagonista del racconto Cane nero.
Nel 2005 è uscito il romanzo spin-off  I ragazzi di Anansi che si colloca nello stesso mondo descritto in American Gods, ma l'unico personaggio in comune è appunto Anansi o Nancy.
Fra il 2018 e il 2020 è uscita la graphic novel di American Gods in tre volumi curata da Neil Gaiman, P. Craig Russell e Scott Hampton. 
Gli altri romanzi (per adulti e ragazzi) di Neil Gaiman sono:
  • Buona Apocalisse a tutti! del 1990 tradotto nel 2007 scritto con Terry Pratchett e rieditato recentemente in occasione dell'uscita della serie tv del 20019 col titolo originale Good Omens
  • Nessun dove del 1996 tradotto nel 1999 nato dalla sceneggiatura della serie tv Neverwhere del 1996, è stato trasposto in una graphic novel nel 2005 con testi di Mike Carey e disegni di Glenn Fabry
  • Stardust del 1998 tradotto nel 2005 da cui è stato tratto l'omonimo film del 2007
  • Coraline del 2002 tradotto nel 2003 da cui è stato tratto il film d'animazione Coraline e la porta magica del 2009
  • I ragazzi di Anansi del 2005 tradotto nel 2006 spin-off di American Gods
  • Il ragazzo dei mondi infiniti del 2007 tradotto nel 2011 scritto con Michael Reaves
  • Il figlio del cimitero del 2008 tradotto nel 2011 da cui è stata tratta la graphic novel The Graveyard Book
  • Odd e il Gigante di Ghiaccio del 2008 tradotto nel 2010
  • Il sogno d'argento del 2013 tradotto nel 2016 scritto con Michael Reaves e seguito di Il ragazzo dei mondi infiniti
  • L'oceano in fondo al sentiero del 2013 tradotto nello stesso anno
Le raccolte di racconti:
I libri illustrati per bambini:
  • Il giorno che scambiai mio padre per due pesci rossi del 1997 tradotto nel 2004 e con illustrazioni di Dave McKean
  • I lupi nei muri del 2003 tradotto nello stesso anno con illustrazioni di Dave McKean
  • MirrorMask del 2005 tradotto nel 2006 e tratto dall'omonimo film di Gaiman e McKean, le illustrazioni sono di quest'ultimo
  • Crazy Hair del 2009 tradotto nel 2010 e con illustrazioni di Dave McKean
  • Istruzioni. Tutto quello che ti serve sapere per il tuo viaggio del 2010 tradotto nel 2012 con illustrazioni di Charles Vees (il testo si può trovare nelle raccolte Cose fragili e Il cimitero senza lapidi e altre storie nere)
  • L'esilarante mistero del papà scomparso del 2013 tradotto nel 2014 e con le illustrazioni di Chris Riddell
  • La regina del bosco del 2014 tradotto nel 2015 e con illustrazioni di Chris Riddell (il racconto senza illustrazioni si può trovare nella raccolta Trigger warning)

mercoledì 18 settembre 2019

Antiche fiabe e leggende celtiche

Antiche fiabe e leggende celtiche a cura di Gabriella Agrati e Maria Letizia Magini, Mondadori, 1982
Numero pagine: 671
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 1982
Genere: raccolta di racconti mitologici

La mitologia celtica è uno dei miei grandi amori, nel corso degli anni ho raccolto tutto il possibile a riguardo, benché in italiano si trovino pochi libri; questo volume in particolare è fra i più preziosi. 
Il titolo in è fuorviante, poiché non si tratta di fiabe, ma delle storie di due differenti raccolte: la prima parte riporta gli undici racconti gallesi collettivamente conosciuti come Mabinogion; la seconda tratta invece di Cu Culhain e del ciclo eroico irlandese dei guerrieri del Ramo Rosso del re dell'Ulaid Conchobar.

La prima parte del libro è aperta dall'introduzione ad opera delle curatrici (che hanno approntato varie edizioni di racconti mitologici d'area celtica) riguardo i Mabinogion: benché i più antichi manoscritti dei Mabinogion non risalgano più indietro dell'XI sec., si tratta di racconti tramandati oralmente per secoli, ed infatti vi si trovano elementi pre-medievale e pre-cristiani, nonché alcune fra le prime apparizioni del personaggio di re Artù. Il titolo, che è moderno, è dovuto a Lady Charlotte Guest, che nella seconda metà dell'800 fu fra i primi traduttori della raccolta: la parola mabinogi/on è presente solo nei primi quattro rami (o racconti) della raccolta ed è stato interpretato dalla Guest come "racconti per ragazzi" poiché mab in gallese vuol dire fanciullo.
Le curatrici trattano della natura della raccolta, con anche un sunto della storia delle popolazioni celtiche nelle Isole Britanniche ed in particolare nel Galles, informazioni riguardo la società celtica. Parlano dei manoscritti, delle possibili interpretazioni del titolo, della ipotetica data di composizione e dei rapporti dei i racconti d'ambito arthuriano con quelli di Chrétien de Troyes e con le triadi gallesi. Chiudono l'introduzione una breve descrizione del contenuto e dei personaggi, e un approfondimento su Artù. Seguono una nota alla traduzione ed una cartina del Galles. 
I singoli racconti ognuno preceduto da un breve sunto ed inquadramento sono: Pwyll, principe del Dyvet; Branwen, figlia di Llyr; Manawiddan, figlio di Llyr; Math, figlio di Mathonwy; Il sogno di Maxen; Lludd e Llevelys; Culhwch e Olwen; Il sogno di Ronabwy; La Dama della Fontana; Peredur, figlio di Evrawc; Gereint e Enid (in alcune traduzioni dei Mabinogion si può trovare anche l'Hanes Taliesin che qui è assente).
A chiudere questa prima parte un glossario che oltre ai nomi dei personaggi e dei luoghi citati spiega anche alcuni termini e funzioni specifiche della società gallese, e la bibliografia (necessariamente datata vista l'epoca di pubblicazione di questo volume). 

La seconda parte del libro è anch'essa aperta da un'introduzione sulla storia dei celti e in particolare di quelli d'Irlanda, vengono citati i vari cicli mitici e se ne tratteggia la struttura sociale con particolare attenzione alla figura del druido. Si passa poi a descrivere la letteratura narrativa in gaelico e coloro che la diffusero ovvero i fili (sing. filid) ed i principali cicli narrativi: mitologico, storico, feniano, dell'Ulster a cui appartengono i racconti qui presi in considerazione, incentrati sulla Tain Bo Cualnge "la razzia del bestiame del Cuailnge" e l'eroe Cu Culhainn. Seguono una nota alla traduzione ed una cartina dell'Irlanda.
Ai vari episodi del ciclo, in parte in prosa ed in parte in versi, sono postposti anche in questo caso glossario e bibliografia. 

Si tratta di un libro imponente, nonché di una delle poche traduzioni in italiano delle opere trattate. 
Pur trattandosi di racconti brevi, i personaggi hanno una loro profondità psicologica: il dolore di Branwen, l'impetuosità di Prydery rispetto alla lungimiranza di Manawyddan, la saggezza di Math, l'assertività di Blodeuwedd solo per citarne alcune nella prima parte, ma anche l'amore di Fand contrapposto alla combattività di Emer, la disperazione di Derdriu, il rimpianto di Cu Culhain dopo l'uccisione di Fer Diad, la sua solitudine davanti alle schiere di Eriu, l'indomabilità di Medb.
I personaggi femminili non mancano ed hanno una parte determinante negli eventi.
Lo stile varia molto da un racconto all'altro, in particolare le parti poetiche possono risultare ostiche ad alcuni perché ripetitive ed allusive.

In definitiva, si tratta di un libro che tutti gli appassionati di mitologia celtica dovrebbero avere, per potersi immergere nel mondo nebbioso e splendente delle Isole Britanniche, ma che può essere piacevole anche per gli amanti dei miti in generale; purtroppo non è di facilissima reperibilità.

Utilità
Nel 1994 questo libro è stato rieditato in due volumi per gli Oscar Narrativa Mondadori con il titolo Saghe e leggende celtiche; l'ultima edizione è del 2000Nel corso degli anni ne ho trovate almeno tre versioni usate, quindi potreste cercare questa raccolta in qualche mercatino.
Gabriella Agrati e Maria Letizia Magini hanno curato un gran numero di pubblicazioni d'ambito arturiano, cavalleresco e leggendario, riporto qui solo le prime edizioni (di quelli pertinenti a saghe celtiche, nordiche, finniche e romanzi arturiani), la maggior parte delle quali fanno parte della collana Mirabilia della Mondadori, ormai (purtroppo) di difficile reperibilità; nel corso degli anni sono uscite alcune riedizioni, molte in cofanetti da più volumi, più facilmente acquistabili. Vale la pena consultare anche le biblioteche.
  • I romanzi della Tavola Rotonda di Jaques Boulenger, Mondadori, 1981 (in tre volumi)
  • I romanzi cortesi di Chrétien de Troyes, Mondadori, 1983 (in cinque volumi, contiene: Perceval, Erec e Enide, Cligès, Lancillotto, Ivano)
  • Tristano di Goffredo di Strasburgo, Mondadori, 1983
  • Re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda, Mondadori, 1985
  • Storia di re Artù e dei suoi cavalieri di Thomas Mallory, Mondadori, 1985 (in due volumi)
  • La canzone dei Nibelunghi, Mondadori, 1986
  • Kalevala. Terra d'eroi, Mondadori, 1986
  • Fiabe e leggende nordiche, Primavera, 1987
  • Storia dei re di Britannia di Goffredo di Montmouth, Guanda, 1989
  • Fiabe e leggende scozzesi, Mondadori, 1990
  • Fiabe e leggende celtiche, Primavera, 1990
  • Miti e saghe vichinghi, Mondadori, 1990
  • Saghe e racconti dell'antica Irlanda, Mondadori, 1993
  • La leggenda del santo Graal, Mondadori, 1995 (in due volumi)
  • Racconti e leggende di Cornovaglia, Mondadori, 1995
  • Merlino l'incantatore, Mondadori, 1996
  • Galvano, il primo cavaliere, Mondadori, 1997
Bibliografia in italiano riguardo ai Mabinogion oltre all'edizione qui recensita:
  • Mabinogion di Evangeline Walton, Garzanti, 1980. Si tratta di una rilettura moderna dei primi quattro rami della raccolta; l'autrice mantiene le storie originali ma ne approfondisce gli aspetti psicologici ed aggiunge particolari, episodi minori e inquadra il tutto nel tempo del passaggio dalle Antiche Tribù matriarcali alle Nuove. Viene generalmente indicato come fantasy; è il più noto mezzo di conoscenza dei Mabinogion in Italia.
  • I Mabinogion, traduzione e cura di Isabella Abbiati e Grazia Soldari, Venexia, 2011. Si tratta della più recente traduzione dei Mabinogion, basata principalmente su quella inglese di Charlotte Guest (la quale omise alcuni passi) e corredata da parti interpretative del testo a mio avviso discutibili.
Le principali traduzioni inglesi dei Mabinogion in ordine cronologico di pubblicazione:
  • The Mabinogion, traduzione in inglese di Lady Charlotte Guest, 1839-49, in sette volumi con testo in gallese a fronte (include l'Hanes Taliesin).
  • The Mabinogion, traduzione di Thomas Peter Ellis e John Lloyd, Oxford University Press, 1929 (omette l'Hanes Taliesin ed è l'unico che riporta anche le varianti dei manoscritti)
  • The Mabinogion, traduzione di Gwyn e Thomas Jones, Golden Cockerel Press, 1948 (omette l'Hanes Taliesin)
  • The Mabinogion, traduzione di Jeffrey Gantz, Penguin Books1976 (omette l'Hanes Taliesin)
  • The Mabinogi and Other Medieval Welsh Tales, traduzione di Patrick K. Ford, University of California Press, 1977 (contiene l'Hanes Taliesin ma non Il sogno di Rhonabwy, Il sogno di Macsen, Gereint e Enid, Peredur, La Dama della Fontana)
  • The Mabinogion, traduzione di Sioned Devis, Oxford University Press, 2007
In inglese segnalo anche la bella edizione illustrata da Arthur Rackham.
Esiste anche una traduzione francese parziale ma che comprende anche altri testi gallesi:
  • Les Mabinogion, traduzione di Joseph Loth del 1889 consultabile su Archive.org.
Traduzioni inglesi e testi originali dei Mabinogion consultabili online:
  • The Mabinoigion (sito in inglese) con la traduzione in inglese di Charlotte Guest e varie versione elettroniche di altri poemi arturiani.
  • Sacred Texsts (sito in inglese) con la traduzione di Charlotte Guest, oltre a vari testi sacri di diverse tradizioni.
  • The Texst of the Mabinogion and other Welsh Tales from the Red Book of Hergest di Sir John Rhys e Gwengwryn Evans del 1887 su Archive.org (sito in inglese) i testi originali in gallese (escluso l'Hanes Taliesin) con prefazione in inglese.
  • Mabinogion su Timeless Myth (sito in inglese) con riassunti e genealogie.
  • Mabinogi.net (sito in inglese) dove si possono trovare la traduzione dei primi quattro rami, bibliografia e link utili.
Riguardo alla saga di Cu Culhainn:
  • La grande razzia a cura di Melita Cataldi, Adelphi, 1996. Si tratta di una traduzione di parte dei testi originali riguardanti Cu Culhainn. È sicuramente il miglior libro in circolazione in italiano.
  • La saga di Cuculhain di Lady Augusta Gregory, Nord, 2000
Rifacimenti romanzati:
  • I guerrieri del Ramo Rosso di Morgan Llywelyn (varie edizioni).

martedì 10 settembre 2019

Fiabe irlandesi. Spettri e fantasmi della Terra Verde

Fiabe irlandesi. Spettri e fantasmi della Terra Verde di AA. VV. a cura di Carla Lorini, Giunti, 2003
Numero pagine: 239
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 2002
Genere: raccolta di fiabe

Per questo libro vale in gran parte quello che ho già detto per il volume Fiabe celtiche della stessa collana.
Sull'onda del mio personale revival celtico, mi sono data alla lettura di volumi accumulati negli anni e mai davvero consultati seriamente; Fiabe irlandesi è una di quelle raccolte, che avevo iniziato e poi abbandonato. 
Durante la rilettura, come anche per gli altri libri della collana, due cose mi hanno spiacevolmente colpito: la prima è che non si trovano le fonti da cui sono stati tratti i racconti, solo facendo una ricerca in internet basandomi sui nomi propri dei personaggi sono riuscita a capire a che raccolta si rifaccia la curatrice. La seconda è che la curatrice a volte cambia i nomi rispetto agli originali, come anche i titoli dei racconti.
Tra l'altro, anche in questo caso (come in Fiabe celtiche) il titolo del volume è fuorviante, poiché di spettri e fantasmi praticamente non ce ne sono in questo libro
Si tratta di una raccolta di fiabe di diversa lunghezza e contenuto: alcune annoverano i classici personaggi quali streghe, giganti, principi e principesse, mentre altre pescano dalla mitologia celtica ed in particolare dalle storie dei Thuatha de Danaan, come i notissimi racconti sui figli di Lyr ed il corteggiamento di Etain, o dal ciclo feniano con alcuni episodi su Finn e gli altri Fianna.
Si tratta di un libro che può sicuramente piacere come esempio generale di fiabe irlandesi, sia ai grandi che ai piccini, tuttavia per approfondire consiglio altri volumi filologicamente più curati e chiari.

Utilità
Se ti è piaciuto questo libro potrebbero interessarti anche:
  • Accanto al fuoco di Douglas Hyde
  • Elfi e streghe di Scozia di AA. VV. a cura di Lorenzo Carrara
  • Fate e spiriti d'Irlanda di AA. VV. a cura di Henrye Glassie
  • Favole celtiche di AA. VV. a cura di Lorenzo Carrara
  • Fiabe bretoni di AA. VV. a cura di Erich Ackermann
  • Fiabe celtiche diAA. VV. a cura di Frederik Hetmann
  • Fiabe celtiche di Joseph Jacobs
  • Fiabe celtiche. Gnomi, folletti, fate: storie del Piccolo Popolo di AA. VV. a cura di Francesco Fornaciai
  • Fiabe e leggende irlandesi di AA. VV. a cura di Massimo Conese
  • Fiabe e leggende scozzesi di AA. VV. a cura di Gabriella Agrati e Maria Letizia Magini
  • Fiabe inglesi di spettri e magia di AA. VV, a cura di Lorenzo Carrara
  • Fiabe irlandesi di AA. VV. a cura di Frederik Hetmann
  • Fiabe irlandesi di James Stephens
  • Fiabe irlandesi di William Buttler Yeats
  • Fiabe popolari inglesi di KatherineBriggs
  • Racconti di fate e tradizioni irlandesi di Thomas Crofton Crocker

Fiabe celtiche. Gnomi, folletti, fate: storie del Piccolo Popolo

Fiabe celtiche. Gnomi, folletti, fate: storie del Piccolo Popolo di AA. VV. a cura di Francesco Fornaciai, Giunti, 2014 
Numero pagine: 240
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 2014
Genere: raccolta di fiabe 

E' il periodo: ultimamente mi è capitato di leggere e recensire un bel po' di libri su mitologia e folklore celtici, così quando mi è capitato fra le mani questo volume ho deciso di dargli una possibilità; partivo prevenuta perché sfogliando il libro non si trova traccia delle fonti consultate dagli autori, e di conseguenza da quali raccolte provengano le fiabe o se siano state inventate di sana pianta. Il titolo poi si è rivelato essere un po' fuorviante: le storie qui contenute sono ambientate in Scozia (ove è possibile capirlo), e non in vari paesi di cultura celtica; facendo ricerche su internet sulle singole fiabe, sono riuscita a capire da dove provengano la maggior parte di queste, ovvero da raccolte di folklore scozzese, anche se in alcuni casi i nomi dei sono stati modificati o tradotti male ed i titoli modificati. Inoltre di gnomi non è che se ne trovino a bizzeffe fra queste pagine, passi ancora per folletti e fate.
Si tratta di racconti di tipo e lunghezza variabile: non mancano gli incontri col Diavolo così come con personaggi tipici delle fiabe come streghe e giganti, ma anche quelli tipici del folklore celtico come l'onnipresente Piccolo Popolo ed altri esseri fatati: kelpie, brownie, donne foca, changelings. 
Essendo molte storie legate alle isole Ebridi, i temi della pesca e della navigazione sono molto presenti.
In definitiva si tratta di un libro che potrebbe piacere sia agli adulti, magari già appassionati del genere, sia ai bambini; tuttavia se si è interessati allo studio del materiale folklorico consiglierei le edizioni originali da cui sono state tratte le singole fiabe, o raccolte filologicamente più curate.

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domenica 25 agosto 2019

Accanto al fuoco

Accanto al fuoco di Douglas Hyde, a cura di Melita Cataldi, Guanda, 1991
Numero pagine: 205
Lingua originale: inglese
Titolo originale: Beside the Fire
Prima edizione: 1890
Prima edizione italiana: 1991
Genere: raccolta di fiabe irlandesi (Connaught e Roscommon)
Ambientazione: principalmente Irlanda
Epoca: varia

Da poco ho rivisto l'elenco di libri legati al folklore celtico qui sul blog, e Accanto al fuoco era uno dei libri che avevo aggiunto, pensando però che sarebbe stato arduo trovarlo in giro. Poi, a casa di un amico, mentre come al solito facevo un giro di perlustrazione della sua libreria, cosa mi vedo davanti? Proprio il libro di cui avevo letto da poco! Se non l'avessi già incontrato di recente, probabilmente il titolo non mi avrebbe detto nulla e sarei passata oltre, invece, l'ho subito chiesto in prestito, e mi ha fatto compagnia durante il viaggio.
Si tratta di una serie di fiabe del Connacth e del Roscommon raccolte da Daouglas Hyde che fece parte del Celtic Revival, il movimento culturale irlandese volto alla riscoperta dei racconti e del patrimonio letterario del paese, di cui fece parte anche il più noto William Buttler Yeats, amico e collaboratore di Hyde che di questa raccolta scrisse: "Si può sentire l'odore di torba che bruceia nel focolare del narratore", come riporta nell'introduzione la curatrice Melita Cataldi, studiosa a cui dobbiamo un buon numero di traduzioni in italiano di classici e raccolte di folklore irlandesi. Troviamo anche una sintesi sulla genesi e il pensiero degli esponenti del Celtic Revival, e sulla storia della letteratura in gaelico.
Mentre alcuni dei racconti qui narrati sono fiabe vere e proprie, con re, principesse e animali magici, altre coinvolgono il mondo dei sidhe, il Buon Popolo delle fate, così presente in ogni prodotto della cultura popolare irlandese, e se ne trova anche una che ha come protagonista Finn del ciclo epico dei Fianna d'Irlanda. Anche la lunghezza dei componimenti è variabile, così come lo stile, in quanto Hyde raccolse queste storie dalla viva voce di diversi narratori, dei quali cercò di conservare i modi di dire e le "frasi fatte", come si può leggere alla fine del volume. Il significato di alcune parole gaeliche intraducibili è riportato nelle note ai testi.
Si tratta di un volume interessante e ben curato, che consiglio sia agli appassionati di folklore celtico ed irlandese in particolare, sia agli amanti delle fiabe in generale.

Utilità
Esiste anche un'edizione della TEA del 1999. Purtroppo entrambe sono di difficile reperimento.
Douglas Hyde fu autore di vari testi sulla cultura ed il folklore irlandese, in particolare segnalo Love Songs of Connaught consultabile qui (edizione in gaelico con traduzione in inglese).
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giovedì 22 agosto 2019

Il dio dei sogni

Il dio dei sogni di Alexander McCall Smith, Rizzoli, 2008
Numero pagine: 141
Lingua originale: inglese
Titolo originale: Dream Angus
Prima edizione: 2006
Prima edizione italiana: 2008
Genere: romanzo mitologico, raccolta di racconti
Ambientazione: varie, principalmente Scozia e Irlanda
Epoca: varie

Anni fa avevo sentito parlare di questo libricino, mentre conducevo una ricerca su Angus (in gaelico Óengus Óg), uno dei personaggi della mitologia irlandese che ho amato di più, ma poi, per un motivo o per l'altro, solo l'anno scorso mi sono decisa a leggerlo. Ultimamente, sull'onda di varie riletture di testi di mitologia celtica, ho pensato di dedicare un po' di tempo anche a Il dio dei sogni.
Si tratta di un romanzo breve (inserito nella narrativa per ragazzi ma apprezzabile anche dagli adulti) in cui vengono narrati gli episodi principali della mitologia del dio irlandese Angus, intervallati da racconti brevi di tipo e ambientazione varie, che in qualche maniera riecheggiano l'argomento della narrazione mitologica.
Assistiamo così al concepimento di Angus, alla sua richiesta al padre del Brú na Bóinne, al suo amore per Caer, e ad alcuni avvenimenti minori.
Per quanto riguarda la parte mitologica, viene rinarrata come una sorta di fiaba, prendendosi delle licenze rispetto ai testi originali e senza definire particolarmente gli altri personaggi o l'ambiente in cui si muovono: non troverete spiegazioni sui Túatha Dé Danann, su quali siano i loro capi o come siano arrivati in Irlanda. Lo stesso Dagda, che compare in più di un racconto, non ha caratteristiche ben definite. I racconti intermedi non mi hanno colpito particolarmente per essendo ben scritti, sono molto brevi e rimangono sempre sospesi, sicché non li ho apprezzati molto.
In definitiva, si tratta di un libricino piacevole, di facile lettura, che potrebbe essere utile per avvicinarsi alla conoscenza di questo splendido Dio dei racconti celtici, ma non lo descriverei come indimenticabile o irrinunciabile.

Utilità
Altri romanzi su folklore e mitologia irlandesi:
  • Il dio dei sogni di Alexander McCall Smith
  • I Mabinogion di Evangeline Walton
  • Il codice delle fate e La maledizione del ramo d'argento di Lisa Tuttle
  • Jonathan Strange & il signor Norrell di Susanna Clarke
  • La dea dei cavalli, L'epopea di Amergin, I guerrieri del Ramo RossoLa saga di Finn MacCool di Morgan Llywelyn
  • La donna del bosco di Hannah Kent
  • La figlia del re degli Elfi di Lord Dunsany
  • La guerra per AlbionLa mano d'argentoIl nodo infinito di Stephen Lawhead
  • La pietra del vecchio pescatore di Pat O'Shea
Per conoscere qualcosa della mitologia celtica:
  • Antiche fiabe e leggende celtiche a cura di Gabriella Agrati e Letizia Magini
  • I miti celtici di Thomas William Hazen Rolleston
  • Le meravigliose leggende celtiche di Ella Young
  • Saghe e leggende celtiche a cura di Gabriella Agrati e Letizia Magini

lunedì 22 luglio 2019

Il Codice delle Fate

Il Codice delle Fate di Lisa Tuttle, Newton & Compton, 2007
Numero pagine:
Lingua originale: inglese
Titolo originale: The Mysteries
Prima edizione: 2005
Prima edizione italiana: 2007
Genere: romanzo fantasy, mystery
Ambientazione: principalmente U.S.A., Londra e Scozia
Epoca: contemporanea

Ho cercato questo libro per mare e per terra, senza mai convincermi a comprarlo nuovo, finché, l'altro giorno al mercatino dell'usato, proprio mentre mi dicevo che ormai avevo passato in rassegna tutti gli scaffali e che non avrei trovato nulla d'interessante, eccolo, tranquillo in attesa fra gli altri titoli. Quasi incredula l'ho sfogliato, rendendomi conto che era proprio il libro che cercavo; chiaramente l'ho preso, mi sono compiaciuta di me stessa fino a casa e poi ho iniziato a leggere.
L'ho finito in due giorni.
La storia è narrata in prima persona da Iann Kennedy, investigatore privato d'origine americana ma residente a Londra, il quale viene contattato da Laura Lensky, anch'essa d'origine americana, per cercare Peri, la propria figlia scomparsa misteriosamente in Scozia. Il racconto si snoda fra flashback del passato di Iann e di una sua precedente indagine, e la sua ricerca di Peri, la quale, secondo le parole di Hugh, il fidanzato, si è allontanata dopo l'incontro con un ambiguo personaggio di nome Mider; a poco a poco emergono riferimenti all'antico poema irlandese Il corteggiamento di Etain e al folklore celtico, in particolare riguardante il Mondo delle Fate ed i rapimenti ad opera del Buon Popolo di esseri mortali, racconti che vengono brevemente riportati fra un capitolo e l'altro.
Ne emerge una storia ben costruita, che si svela poco a poco, intessuta della magia di leggende e folklore trasposti ai giorni nostri in maniera riuscita; e nonostante questa incursione nel fantastico, la trama funziona, regge senza diventare forzata. I personaggi sono ben caratterizzati (anche se non indimenticabili): primi fra tutti Iann, Laura e Hugh; Peri e Mider rimangono abbozzati ad aleggiare lungo tutto lo svolgersi dell'intreccio. Lo stile è semplice, piano, ma piacevole e scorrevole.
Amo particolarmente le rielaborazioni romanzate di miti e leggende, che però purtroppo non sempre vengono reinventate in maniera convincente, per quanto riguarda Il Codice delle Fate invece, ci si trova avvinti e affascinati da un mondo sempre sotteso e vicino al nostro, senza rinunciare al verosimile; per questo mi ha ricordato varie pubblicazioni di Neil Gaiman.
Sicché, se amate il fantasy e la mitologia celtica, questo libro fa assolutamente per voi; lo consiglierei comunque come una lettura piacevole e avvincente in generale.

Utilità
Della stessa autrice è stato tradotto in italiano solo La maledizione del ramo d'argento, che pesca anch'esso dalla mitologia celtica; purtroppo non sono ancora riuscita a reperirlo.
Se ti è piaciuto questo libro, ecco alcuni romanzi che potrebbero interessarti:
  • American Gods (da cui è stata tratta una serie tv), I ragazzi di Anansi e la serie a fumetti The Sandman di Neil Gaiman, tutti a tema mitologico.
  • Jonathan Strange & il signor Norrell di Susanna Clarke, ugualmente incentrato sul folklore delle fate del Regno Unito.
Altri romanzi su folklore e mitologia irlandesi:
  • Il dio dei sogni di Alexander McCall Smith
  • I Mabinogion di Evangeline Walton
  • Jonathan Strange & il signor Norrell di Susanna Clarke
  • La dea dei cavalli, L'epopea di Amergin, I guerrieri del Ramo RossoLa saga di Finn MacCool di Morgan Llywelyn
  • La donna del bosco di Hannah Kent
  • La figlia del re degli Elfi di Lord Dunsany
  • La guerra per AlbionLa mano d'argentoIl nodo infinito di Stephen Lawhead
  • La pietra del vecchio pescatore di Pat O'Shea
Per conoscere qualcosa della mitologia celtica:
  • Antiche fiabe e leggende celtiche a cura di Gabriella Agrati e Letizia Magini
  • I miti celtici di Thomas William Hazen Rolleston
  • Le meravigliose leggende celtiche di Ella Young
  • Saghe e leggende celtiche a cura di Gabriella Agrati e Letizia Magini

mercoledì 10 luglio 2019

Le meravigliose leggende celtiche

Le meravigliose leggende celtiche di Ella Young, Edizioni della Terra di Mezzo, 2005
Numero pagine: 179
Lingua originale: inglese
Titolo originale: Celtic Wonder Tales
Prima edizione: 1910
Prima edizione italiana: 1996

Questo particolare libro mi ha fatto compagnia durante un viaggio in Irlanda di qualche anno fa: sedute sul molo di Galway o la sera in un ostello a Dublino, io ed una mia cara amica leggevano alcune pagine di questi racconti.
Si tratta di una raccolta di miti appartenenti alla cultura irlandese, rinarrati da Ella Young, vissuta a cavallo fra 800 e 900, che fece parte del movimento del Celtic Revival, volto al recupero e alla salvaguardia del patrimonio culturale irlandese.
Il libro si apre con una prefazione di Hal Belson (autore di L'Arpa Celtica), in pieno stile di questa casa editrice, ovvero piena di condizionali e normatività che non apprezzo molto, sebbene buona parte dei contenuti sia condivisibile. I racconti invece, sono un'altra cosa.
Partono dalla venuta in Irlanda dei Tuatha de Danaan, il popolo divino della Dea Dana, e comprendono vari episodi, quali il concepimento di Lugh dopo la sottomissione degli Dei ai Fomori, la venuta di Lugh, l'indennizzo da lui richiesto ai figli di Turan per l'uccisione del padre, la grande battaglia fra gli Dei e i Fomori, l'arrivo dei Milesi in Irlanda, le avventure della bella Etain, la triste storia dei figli di Lir, le traversie del Gran Re Conary Mor.
Il libro si chiude con le note sui personaggi citati ed una breve bibliografia.
Come l'altro libro di Ella Young Il cavallo dal manto arruffato (ultima edizione intitolata Leggende celtiche) edito dalla stessa casa editrice, anche questo volume contiene miti rinarrati in maniera poetica e veramente piacevole, leggera ma con un fondo di saggezza e grande amore per l'Irlanda. Fra i vari testi sull'argomento, questo è sicuramente uno dei miei preferiti.
L'unica cosa che non mi ha convinto, è il continuo riferimento a Brigit per tutte le Dee citate, che mi sembra impreciso e fuorviante. A parte questo, consiglio la lettura a tutti gli amanti di mitologia, in particolare quella irlandese e celtica, ma anche a chi sa apprezzare la magia delle antiche leggende e delle favole.

Utilità
Ella Young fu un'Autrice impegnata nel recupero e nella rielaborazione del patrimonio mitologico irlandese, come il più noto William Buttler Yeats.
Se ti è piaciuto questo libro potrebbero interessarti anche:
  • Accanto al fuoco di Douglas Hyde
  • Dizionario di mitologia celtica e Miti celtici di Miranda Green
  • Fiabe celtiche di AA. VV.
  • Fiabe celtiche di Joseph Jacobs
  • Fiabe irlandesi di AA. VV.
  • Fiabe irlandesi di William Buttler Yeats
  • Fiabe irlandesi di James Stephans
  • I miti celtici di Thomas William Hazen Rolleston
  • Racconti di fate e tradizioni irlandesi di Thomas Crofton Crocker

martedì 9 luglio 2019

Il cavallo dal manto arruffato

Il cavallo dal manto arruffato ed altri episodi della leggenda di Fionn di Ella Young, Edizioni della Terra di Mezzo, 2004
Numero pagine: 193
Lingua originale: inglese
Titolo originale: The Tangle-Coated Horse
Prima edizione: 1929
Prima edizione italiana: 2004
Genere: raccolta di episodi mitologici del ciclo feniano rinarrati

Sull'onda della lettura di Fiabe irlandesi di James Stephens, nel quale si trovano vari episodi del ciclo mitologico irlandese feniano, ovvero incentrate su Fionn ed i Fianna d'Irlanda, mi sono dedicata ad una rilettura di questo volume dall'identico argomento.
Il libro si apre con una nota sulle fonti da cui sono tratti gli episodi rinarrati dall'Autrice, che comprendono l'infanzia di Fionn, la sua conquista della signoria sui Fianna, il suo amore per Saba madre di Oisin, ed altri minori incentrati su altri campioni dei Fianna come Diarmid, colui che suscita l'amore di ogni donna, il miles gloriosus Conan Mac Morna, il velocissimo Keeltya (a volte i singoli racconti fungono da cornice per ulteriori brevi narrazioni di episodi minori), fino all'ultimo dei Fianna, Oisin, che dalla Terra della Giovinezza torna in Irlanda al tempo della cristianizzazione.
Seguono le note sui personaggi e luoghi citati, e chiudono il volume una breve bibliografia e l'indice.
Il linguaggio usato dall'Autrice è semplice e lineare, ma conserva, ed anzi esalta, la poesia e la bellezza dei miti antichi. Come per Fiabe irlandesi, l'unica pecca è che si vorrebbe poter leggere riguardo a tutti i racconti feniani che in questo volume vengono solo accennati, magari in un susseguirsi organico.
Consiglio la lettura di questo libro a tutti gli appassionati di mitologia, favole e folklore, in particolare celtici e irlandesi.

Utilità
Esiste un'edizione successiva dello stesso editore intitolata Leggende celtiche. Il cavallo dal manto arruffato ed altri episodi della leggenda di Fionn, da non confondere con il volume della stessa Autrice ed editore  Le meravigliose leggende celtiche che contiene altri racconti mitologici irlandesi, ma non appartenenti al ciclo feniano.
Ella Young fu un'Autrice impegnata nel recupero e nella rielaborazione del patrimonio mitologico irlandese, come il più noto William Buttler Yeats.
Se ti è piaciuto questo libro potrebbero interessarti anche:
  • Accanto al fuoco di Douglas Hyde
  • Dizionario di mitologia celtica e Miti celtici di Miranda Green
  • Fiabe celtiche di AA. VV.
  • Fiabe celtiche di Joseph Jacobs
  • Fiabe irlandesi di AA. VV.
  • Fiabe irlandesi di William Buttler Yeats
  • Fiabe irlandesi di James Stephans
  • I miti celtici di Thomas William Hazen Rolleston
  • Racconti di fate e tradizioni irlandesi di Thomas Crofton Crocker

lunedì 8 luglio 2019

Fiabe irlandesi

Fiabe irlandesi di James Stephens, Rizzoli, 1988
Numero pagine: 279
Lingua originale: inglese
Titolo originale: Irish Fairy Tales
Prima edizione: 1920
Prima edizione italiana: 1987
Genere: raccolta di episodi mitologici del ciclo feniano rinarrati

Il mio amore per l'Irlanda è di vecchia data. Da ragazzina ho letto tutto quello che ho trovato sulla cultura antica di quella terra, così, anche se ormai sono anni che non torno su quelle letture, quando ho trovato questo libro ho deciso di prenderlo, anche perché ricordavo il nome della curatrice, Melita Cataldi, la quale ha curato le principali edizioni di testi irlandesi in Italia.
L'autore, James Stephens, fu contemporaneo e conoscente di James Joyce, come si legge nella cronologia della vita dell'autore e nell'introduzione all'opera della curatrice, la quale inquadra l'Autore nel panorama culturale irlandese e internazionale del suo tempo, e fornisce tutte le informazioni del caso su questa sua opera in particolare, tra l'altro, citando per ogni storia le fonti antiche e le edizioni consultate da Stephens.
Il titolo può forse essere ingannevole, perché il libro non tratta fiabe come sono comunemente intese, bensì racconti mitologici; il primo è il racconto di Tuan a S. Finnian delle varie invasioni d'Irlanda, ed è seguito da vari episodi del ciclo feniano, dalla fanciullezza di Fionn alle sue avventure con i Fianna d'Irlanda, il suo amore per Saeve e la nascita di Oisin, ed altri racconti meno noti ed indipendenti, a tratti comici. Avevo già avuto a che fare con la maggior parte dei miti qui contenuti, ma ho trovato il modo di narrarli di Stephens davvero apprezzabile: utilizza un linguaggio apparentemente semplice ma poetico, in linea con le fonti mitologiche, alle quali aggiunge una maggiore profondità psicologica dei personaggi. In ogni racconto, benché si svolga in Irlanda, la terra dei Sidhe, il mondo degli Dei e delle fate, emerge prepotente e influenza ogni evento, ma il tutto viene narrato con leggerezza, quasi con un sorriso di fondo che emerge da ogni pagina.
L'unico difetto, se devo trovarne uno, è che Stephens non si sia dedicato a riscrivere tutto il ciclo feniano, ma tratti solo alcuni episodi sparsi.
Il volume è impreziosito da alcune illustrazioni a colori a tutta pagina di Arthur Rackham tratte dall'edizione originale, ed altre più piccole in bianco e nero.
Insomma, si tratta di un volume veramente interessante e piacevole, se vi capita di trovarlo non lasciatevi scappare una delle più deliziose riscritture di mitologia irlandese!

Utilità
L'edizione che ho acquistato è piuttosto vecchia, ma ho visto che è stato rieditato nel 2017, ed è quindi facilmente reperibile.
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mercoledì 5 agosto 2015

Mitologia dell'Achillea

Mitologia classica
 Come ho gia avuto modo di rilavare qui, l'Achillea ha uno stretto legame con i Guerrieri dalla notte dei tempi, probabilmente a causa della sua capacità di fermare la perdita di sangue e risanare le ferite da tagli, come possiamo evincere dai suoi molti nomi popolari in ogni lingua e tempo come herba militaris, stratioikes, Erba dei tagli, Herbe aux charpentiers, Soldier's woundwoert ecc. Uno fra i più grandi guerrieri della mitologia greca, è certamente Achille, l'eroe della guerra di Troia che ha donato il suo nome all'erba in questione. Plinio infatti, racconta che gli achei, salpati verso la Troade, erano invece arrivati in Misia, dove Telefo era re, e si erano dati al saccheggio. Ne seguì un'aspra battaglia durante la quale Telefo venne ferito da Achille, e secondo un oracolo, solo da lui avrebbe potuto essere curato, in alcune versioni grazie alla ruggine della sua lancia, secondo altri invece, proprio dall'Achillea. Achille aveva appreso dal centauro Chirone, presso il quale era cresciuto, l'uso delle erbe; del centauro figlio di Filira, ho già in parte parlato nell'articolo sulla Mitologia del Tiglio, e vorrei qui richiamare l'attenzione sul fatto che quest'essere a metà fra la natura e la civiltà, fra l'uomo e l'animale, fra il divino ed il mortale, è ritenuto uno dei donatori della conoscenza delle erbe agli esseri umani. Come a dire che solo una parte dello spirito delle piante può essere colto dal mero intelletto, per il resto, forse, può tornare utile...l'intuito? L'ascolto? Una qualità più animale e meno razionale? Come a significare che per poter usare le grandi proprietà delle piante bisogna in qualche maniera riavvicinarsi alla Natura e da lei apprendere, tornare ad essere Lei. Ma queste sono chiaramente miei personalissime considerazioni. Tuttavia mi piace pensare ad una catena di conoscenza trasmessa da antichissimi uomini e donne, da Filira a Chirone, ad Achille, e via così fino a noi oggi che ancora stendiamo la mano sull'utile Achillea e le chiediamo aiuto.
Troviamo poi il nome "panacea Heraklea" o Heraklea, ed ecco che un altro grande guerriero viene evocato dalla nostra erba, Eracle figlio di Zeus che sconfitti tutti i nemici, portati a termine tutti i suoi compiti, concluse tutte le sue fatiche, venne accolto nell'Olimpo e divenne lo sposo di Ebe, la Giovinezza.
Sembra comunque che la nostra pianta sia stata utilizzata dagli eserciti fin sulla soglia della modernità, e sono convinta che questa vita comunitaria fra il Guerriero e l'Achillea abbia avuto la sua celebrazione con piccoli riti ed usanze, di cui però non ho trovato traccia.

Non meno impotante, è l'associazione con Venere dataci dal fitonimo "sopracciglio di Venere" che si trova in Dioscoride (I sec d. C.), confermata da scrittori successivi e moderni studiosi delle segnature delle piante. Per altro l'utilità dell'Achillea nelle cose d'amore, è stata rilevata anche da altre popolazioni antiche, come ad esempio quelle che abitavano le Isole Britanniche (come vedremo in seguito), e si è conservata fino ad oggi nel folklore. Questo repentino cambio di prospettiva, dal Guerriero alla Dea dell'Amore, forse non è troppo stupefacente, considerando anche che Venere era l'amante di Marte (1) l'unica che poteva fargli deporre le armi, e che un certo collegamente fra forza, vigoria e sessualità è ancora identificabile ai nostri giorni (non intendendo certo la sua degenerata forma di sesso=violenza)
Ma io personalmente, non sono troppo incline a celebrare la guerra e la violenza, se non come estrema risorsa difensiva, e mai come strumento di mantenimento di un ordine prevaricatore, squilibrato e generatore di dolore ed ulteriore violenza. Sicché, tenendo conto anche dell'altro grande campo d'azione dell'Achillea oltre a quello vulnerario, ovvero quello mestruale, mi piace pensare ad un uso più intimo e pacifico, sororale e tramandato di donna in donna, sotto il manto della dolce Venere, Signora del Ventre Femminile.

Paesi anglosassoni
Nei testi in inglese antico Achillea è Gearwe, Geappe, Geapupe, Gappe dal proto-germanico *garwo mentre alcuni nomi popolari moderni, oltre a Yarrow e Milfoil sono Nosebleed plant, Old man's pepper, Devil's nettle, Sanguinary. Oltre ai tradizionali nomi legati alla capacità di fermare il sangue, di particolare interesse è Devil's nettle "Ortica del diavolo", poiché spesso le piante del Diavolo o delle Streghe sono quelle strettamente legate a forme religiose precedenti il cristianesimo, e quest'ultimo potrebbe essere il nostro caso, a giudicare dalla mole di usanze riguardanti l'Achillea che si sono conservate fino a noi. Eccone alcune.
In inghilterra si solletica una narice con una foglia di Millefoglio e si dice:
"Achillea, achillea, achillea, sostieni un bianco colpo?
Se il mio amore mi ama, il mio naso sanguinerà ora."(2)
Una ragazza che voglia conoscere l'aspetto del proprio futuro amore, deve cucire dell'Achillea in un panno di flanella da mettere sotto al cuscino prima di andare a dormire, dicendo:
"Tu graziosa erba dell'albero di Venere
Il tuo vero nome è Achillea;
Ora chi dev'essere l'amico del mio cuore
ti prego di dirmi domani."(2)
In sogno le apparirà il volto del suo amante.
I giovani usavano lanciare semi di Achillea per sapere da che parte il loro vero amore sarebbe arrivato.
Nel Bald's leechbook, un compendio medico anglo-sassone del IX sec. l'Achillea rientra in ricette per allontanare il Diavolo e le tentazioni. Anche se questo potrebbe risultare in contrasto con l'affermazione sopra espressa riguardo al fitonimo Devil's nettle, bisogna anche ricordare che in determinati casi, laddove le credenze pagane erano molto radicate, esse sono passate nella religione successiva; così la pre-cristiana funzione difensiva e apotropaica dell'Achillea, non si trova in contrasto con la sua presunta influenza demoniaca.

Irlanda
In gaelico era a volte detta "l'erba dei nove bisogni" o cure. Messa sotto il cuscino fa sognare il vero amore, le ragazze ci ballano intorno cantando:
"Achillea, Achillea, Achillea,
ti auguro buon giorno
e dimmi prima di domani
chi sarà il mio vero amore."(3)
Inoltre una testimonianza riportata da Lady Wilde, attesta che veniva usata da un fairy doctor, un guaritore che aveva acquisito l'abilità di curare grazie alle Fate, insieme a Verbena e Eufrasia e che veniva considerata una delle migliori erbe per terapie e pozione, tanto che la si cuciva negli abiti come protezione dalle malattie. Inoltre sempre nello stesso testo si può leggere che l'Achillea è una delle sette erbe alle quali nessuna forza naturale o soprannaturale può nuocere, e che perché siano al loro massimo potenziale va raccolte a mezzogiorno durante il periodo della luna piena.
Per capire se un malato guarirà, gli si mette un pugno di Achillea in mano mentre dorme, se appassisce il malato morirà il mattino seguente, se invece rimane fresco la malattia lo lascerà.
Indfine, possiamo trovare anche una interessante formula di protezione: si raccolgono dieci foglie di Achillea, ma se ne usano solo nove, l'ultima va come tributo agli spiriti. Le nove foglie si mettono nelle calzature sotto al tallone destro alla viglia di un viaggio, in modo che nulla di male possa accadere al viaggiatore. Trovo sempre molto significativo questa attitudine a "restituire" una parte di ciò che si è preso a ciò che in ultima analisi l'ha generato o ne rappresenta l'essenza.

Scozia
Nei Carmina gadelica, una monumentale raccolta di inni, preghiere, racconti, formule, aneddoti ecc. raccolti sul finire del XIX sec. in Scozia, l'Achillea è nominata nei carmi 153, 163 e 164.
Nel primo si dice che l'Achillea è stata raccolta anche da Gesù, e si prega Dio per abbondanza e protezione. Gli altri due sono molto simili fra loro, qiu riporto il 163:
"Coglierò la bella Achillea
perché il mio volto sia più amabile,
le mie labbra più calde,
la mia voce più pura;
sia la mia voce essere un raggio di sole,
possano le mie labbra essere il succo delle fragole.

Possa io essere un'isola nel mare,
Possa io essere una collina sulla terra,
Possa io essere stella quando la luna impallidisce
possa io essere di aiuto al debole
posso ferire ogni uomo
nessun'uomo può ferirmi." (4)
Troviamo qui uniti i due motivi principali della ferita e dell'amore che abbiamo incontrato lungo tutto questo studio sull'Achillea.

Altri
Nel Libro dei segreti di Alberto Magno (attribuito a lui ma non sua opera), del XVI sec. si può leggere "colui che porta quest'erba [l'Ortica] in mano, con un erba chiamata Milfoil, o Yarrow, o Nosbleed, è al sicuro da qualsiasi paura e fantasia, o visione." (5)

Da noi è a volte indicata come una delle erbe di S. Giovanni, da cogliere nella notte del 23 giugno o durante il lunghissimo giorno del 24. Così come le altre erbe associate a questa festa, l'Achillea è in fiore ed al massimo grado di concentrazione di principi utili (tesi confermata per altro dalla scienza moderna) fra giugno e luglio, ed ha dunque, simbolicamente, anche un certo legame con la Luce, lo Splendore, il Sole, intesi come forza vivificante e abbondante.

In fine, anche se di solito i miei studi restano entro i confini europei, cito il fatto che l'antichissima pratica divinatoria dell'I-ching, nata in Cina, si avvaleva di steli di Achillea.


Note
(1) Così come Afrodite per Ares; tra l'altro la figura della Dea in pari misura della Guerra quanto dell'Erotismo è diffusa in moltissime mitologie, ed alcune rappresentanti sono Afrodite Areia, Freyja e le Valkyrie, Ishtar ed in parte Morrigan e Kalì.

(2)"Yarroway, yarroway, bear a white blow,/
If my love love me, my nose will bleed now."
Tratto da Popular rhymes and nursery tales.
"Thou pretty herb of Venus' tree,
Thy true name it is yarrow;
Now who my bosom friend must be,
Pray tell thou me to-morrow."
Tratto da Popular rhymes and nursery tales.

(3)"Yarrow, Yarrow, Yarrow,
I bid thee good morrow
And tell me before to-morrow
Who my true love shall be."Tratto da Legend, Charms and superstitions of Ireland.

(4) "I WILL pluck the yarrow fair,
That more benign shall be my face,
That more warm shall be my lips,
That more chaste shall be my speech,
Be my speech the beams of the sun,
Be my lips the sap of the strawberry.

May I be an isle in the sea,
May I be a hill on the shore,
May I be a star in waning of the moon,
May I be a staff to the weak,
Wound can I every man,
Wound can no man me."
Tratto da Carmina gadelica - vol. 2.

(5) Libro dei segreti di Alberto Magno citato in Old english herbals.


Fonti
Carmina gadelica, A. Carmichael, T. and A. Constable, 1900
Erboristeria Planetaria, F. Alaimo, Hermes Edizioni, 2007
Incantesimi e magie d'Irlanda, J. Wilde, Nuovi Equilibri, 2013
Leechdoms, wortcunning and startcraft of early England, T. Cockayne, 1864

Legend, Charms and Superstitions of Ireland, J. Wilde, Dover Publications, 2006
Old english herbals, E. Sinclair Rohde, 1922
Popular rhymes and nursery tales, J. O. Halliwell, 1849
Storia naturale, Plinio
Online Etymology Dictionary - Yarrow

Le traduzioni dall'inglese sono mie, mi scuso fin d'ora per gli errori che sicuramente avrò fatto.

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Achillea
Alcune varietà di Achillea 
Illustrazioni botaniche di Achillea
Storia dell'Achillea
Chirone - Unguento vulnerario di Achillea e Melissa