martedì 22 dicembre 2015

Illustrazioni botaniche d'Ulivo

Ulivo da Historia Plantarum (Biblioteca Casanatense, Ms. 459), fine del XIV sec.

Raccolta delle olive da un Tacuinum sanitatis del XV sec.

Mistelto e Olyve (Mirto e Ulivo) di Jean Bourdichon da Le Grandes Heures d'Anne de Bretange (Latin 9474), scritto e illustrato fra il 1503 il 1508 per la regina Anna di Bretagna.

Olea sativa e Silvestris olea da Rariorum plantarum historia - vol. 1  di C. Clusius, pubblicato nel 1601.

Olea lateva (e Malva) da Hortus floridus di C. van de Passe, pubblicato nel 1614.

Oliva sativa di Ulisse Aldrovandi, tavola botanica del XVI-XVII sec.

Vari tipi di Ulivo da Phytanthosa iconographia - vol. 3 di Johann Weinmann, pubblicato nel 1737.

Olea sylvestris da Herbarium Blackwellianum - vol. 3 di E. Blackwell, pubblicato nel 1757.

Olea europaea da Icones plantarum medico-oeconomico-technologicarum - vol. 2 di F. B. Vietz, pubblicato nel 1804.

Olea europaea da Flora Graeca - vol. 1 di Sibhtrop e Smith, pubblicato nel 1806.

Alcune varietà d'Ulivo da Traité des arbres et arbustes - vol. 5 di H. L. Duhamel du Monceau, nell'edizione del 1812.



Olea europaea da The North American sylva - vol. 2 di F. A. Michaux, pubblicato nel 1817-9.

Olivier cultivé a feuilles obtuses e Olivier cultivé à feuilles pointues da Traité des arbres forestiers di J. H. Jaume Saint-Hilaire, pubblicato nel 1824.

Olivier da Flore médicale - vol. 5 di F. P. Chaumeton, pubblicato nel 1831.

Olea europaea da Medical Botany -vol. 2 di W. Woodville, W. J. Hooker, G. Spratt nell'edizione del 1832.

Olea europaea da Flora von Deutschland, Österreich und der Schweiz di Otto Wilhlelm Thomé, pubblicato nel 1885.

Olea europaea da Medizinal Pflanzen - vol. 2 di F. E. Kohler, pubblicato nel 1890.

Vedi anche:
Ulivo
Storia dell'Ulivo
Mitologia dell'Ulivo: Grecia I
Mitologia dell'Ulivo: Grecia II
Mitologia dell'Ulivo: Vicino Oriente 
L'Ulivo in Liguria 
Illustrazioni botaniche di Achillea
Illustrazioni botaniche di Calendule
Illustrazioni botaniche d'Iperico  
Illustrazioni botaniche di Larice
Illustrazioni botaniche di Rosa (parte I)
Illustrazioni botaniche di Rosa (parte II)  
Illustrazioni botaniche di Violette

venerdì 18 dicembre 2015

Storia dell'Ulivo

Etimologia
Sia l'italiano Ulivo che il nome botanico Olea derivano dal latino olivum "ulivo" a sua volta da oleum "olio" affine al greco élaion "olio" e elaía "ulivo", parole già rintracciabili nel miceneo erawa "oliva" e erawo "olio" ; probabilmente questi termini sono non-Indoeuropei e sono stati adottati nelle lingue greche e latina da parlate del Vicino Oriente.
In Arabo l'oliva è zaytun (da cui lo spagnolo aceituna e il portoghese azeitona), la stessa radice, che si ritrova anche in ebraico, aramaico, copto potrebbe essere semitica e significare "essere importante, distinto" oppure derivare da lingue mesopotamiche (sumerico zirdum e accadico serdu).
In molte lingue mediterranee ed europee la parola che designa il prodotto delle olive, ovvero l'olio, è passato ad indicare indistintamente qualsiasi sostanza grassa allo stato liquido usata per la cucina.

Vicino Oriente
L'Ulivo domestico è probabilmente originario di una regione compresa fra il Caucaso, l'Iraq, il deserto arabico e la Turchia. Qui, a partire dall'Ulivo selvatico, l'Olivastro, si effettuò una progressiva selezione che portò alla varietà domestica e alla sua diffusione in tutto il Vicino Oriente già dal V millennio a. C. Alcuni ritrovamenti risalenti al neolitico confermano l'uso alimentare delle olive e le prime tracce di frantoi sono state ritrovate in Siria e Palestina e risalgono al 5000 a. C. In Palestina sono stati rinvenuti mortai in cui le olive venivano pressate e ridotte in pasta a forza di braccia, dopo di che il tutto veniva collocato in cestini di ramo d'ulivo e pressato con pietre sovrapposte; l'olio misto ad acqua di vegetazione veniva lasciato decantare e successivamente raccolto e conservato in appositi vasi o otri di pelle. Questa tecnica è quella che è stata utilizzata fino ai giorni nostri con strumenti più o meno avanzati.
I primi riferimenti scritti all'olio d'oliva si trovano nelle tavolette dell'archivio del palazzo reale di Ebla (odierna Siria settentrionale) e risalgono al 2500 a.C., documenti che parlano del prezzo dell'olio, della sua redistribuzione e dell'estensione e amministrazione degli uliveti sono stati rinvenuti anche nelle altre antiche città siriane di Mari e Ugarit.
Norme relative all'Ulivo e ai suoi prodotti sono presenti nel codice del sovrano babilonese Hammurabi, della prima metà del II millennio a. C.
In queste regioni l'olio raramente era usato a scopo alimentare, più spesso veniva usato come combustibile per lampade e fornaci, nella preparazione delle stoffe, come base per profumi, unguenti e vari medicamenti; per questo l'olio aveva anche una valenza erotica e seduttiva, che si ritrova anche in Egitto, Grecia e presso gli Ebrei.

Ebrei
 Come già visto, la Palestina è una dei primi centri di diffusione dell'olivicoltura, ma a differenza di altre popolazioni semitiche gli ebrei usavano l'olio anche come cibo, tanto che era presente in quasi tutte le preparazioni, ed insieme alla farina era un elemento fondamentale delle offerte a Dio, la base per i profumi e le unzioni che consacravano re, profeti e sacerdoti. La menorah, il candelabro a sette braccia ordinato da Dio a Mosè, doveva ardere solo il più puro olio d'oliva, e nell'Antico Testamento l'olio ha anche il significato di abbondanza e benedizione divina.
Nella Bibbia le olive sono uno dei cibi più citati, e sembra che la popolazione più dedita a questo tipo di coltivazione fosse quella dei Filistei, stanziata sulla costa mediterranea lungo i confini dell'antico Regno di Giuda. Il legno era usato anche per le costruzioni, e nel libro dei Re (6, 23-33) si può leggere che le porte del sacrario del Tempio di Salomone erano in Ulivo, così come i due cherubini scolpiti all'interno.

Egitto
L'olio d'oliva non veniva usato in cucina, per la quale si usava l'olio di sesamo, era infatti considerato un bene di lusso appannaggio soprattutto di sacerdoti, sovrani e Dei, questo anche perché l'Egitto non è il luogo ideale per la coltivazione dell'Ulivo, che pur essendovi stato importato prosperava solo in alcune aree e dunque non produceva abbastanza per soddisfare il fabbisogno dell'intero paese; una parte dell'olio doveva essere acquistata da Siro-Palestina e Grecia. Veniva quindi impiegato principalmente per le luminarie dei templi, ma soprattutto per la produzione di profumi, unguenti, medicamenti, attività in cui i profumieri egiziani raggiunsero l'eccellenza iniziando a sperimentare già dal IV millennio. Il procedimento era il seguente: in vasi mantenuti ad una temperatura di 50-60° venivano posti olio e acqua in eguale quantità ed una o più  sostanze profumate, solitamente d'origine vegetale; si lasciava a macerare il tutto da uno a cinque giorni durante i quali l'acqua penetrava nelle fibre e liberava gli oli essenziali che venivano catturati dall'olio. L'acqua poi evaporava piano piano, a processo ultimato l'olio era filtrato ed il profumo finito veniva riposto in vasi, spesso di alabastro o altro minerale che ne preservavano la fragranza. Questi prodotti erano usati per profumare oggetti, persone, ambienti, abiti, ed erano particolarmente apprezzati in un paese in cui le temperature alte favorivano la sudorazione e la fermentazione.
Olio e rappresentazioni dell'albero e dei rami sono stati rinvenuti in varie tombe di epoche diverse.
Tra l'altro l'olio oltre ad essere usato in cosmetici, lampade, medicine, rituali sacri e magici era una delle sostanze usate per l'imbalsamazione, ed è celebre l'importanza che questo processo aveva nella mentalità egizia.

Grecia
Nel III millennio a. C. circa si ebbe la diffusione nella penisola Ellenica dell'Ulivo domestico (Creta, Rodi e Cipro sembra lo conobbero da prima) probabilmente grazie ai contatti commerciali e culturali con le civiltà del Vicino Oriente. Nei resti del palazzo di Knosso a Creta, sono stati ritrovati moltissimi orci per l'olio, che ci testimoniano come il palazzo fosse fra le altre cose anche un centro di conservazione e redistribuzione dei prodotti dell'isola. Nella civiltà cretese le statue degli Dei venivano spalmate d'olio, possiamo supporre che lo si facesse sia per dare lucentezza e favorire la conservazione del materiale, sia con un qualche fine simbolico e sacro.
Il sito archeologico di Pyrgi, nell'isola di Cipro, ci ha restituito un complesso adibito alla produzione dell'olio dell'inizio del II millennio. Nel frantoio sono stati ritrovati vari attrezzi fra cui brocche, bacili, attingitoi, grossi vasi per la conservazione dell'olio con coperchi in calcare. Tuttavia altre giare d'olio sono state rinvenute anche nei locali adiacenti adibiti a fonderia del rame e laboratorio tessile; da questa caratteristica del complesso e dallo studio delle strutture, si è dedotto che l'olio venisse impiegato come combustibile per portare a fusione il rame, essendo più pratico della legna da ardere, ma anche come lubrificante per le fibre animali e vegetali prima della cardatura e durante la filatura e la tessitura. Come sovrappiù, un altro locale adiacente al frantoio era adibito alla fabbricazione di profumi partendo dall'olio più pregiato nel quale venivano messi in infusione fiori, spezie ed erbe.
A Santorini è stato trovato un frantoio d'epoca micenea (seconda metà del II millennio a. C.) in pietra lavica costituito da una pietra concava ed una convessa che andava a schiacciare le olive, per poi procedere con la spremitura e la decantazione.
Nelle tavolette cretesi e poi in quelle micenee trovate dagli archeologi in archivi di vari siti, sono state identificate la parole corrispondenti a olio, oliva ed ulivo, dalle quale derivano i termini in greco antico. Inoltre, su questi documenti di palazzo sono annotate le quantità dei vari beni presenti e di quelli redistribuiti al popolo, ai templi ecc. che ci possono dare un'idea dell'entità della produzione e del consumo a quei tempi. Si trova anche attestazione di un fiorente commercio d'olio verso l'Egitto. Esemplari di frantoio sono stati ritrovati nell'isola di Creta a Praisos, Gurnia, Malia e Vathypetro.
Le leggi ateniesi (Costituzione degli ateniesi, LX) punivano severamente colui che osava distruggere un Ulivo: in un orazione di Lisia intitolata Per l'ulivo sacro, un uomo viene giudicato dall'Areopago, il tribunale sacro di Atene, per l'accusa di aver sradicato uno di questi alberi; la pena prevista era la morte. Questo perché nel mito l'Ulivo è il dono di Atena agli uomini, ed intorno al primo di essi era stato costruito un tempio sull'acropoli di Atene, dunque tagliare uno di questi alberi, voleva dire spregiare un dono divino.
Rami d'Ulivo selvatico ornavano il capo dei vincitori delle Olimpiadi, mentre il premio per i migliori atleti delle Panatenaiche, era costituito da anfore piene d'olio ricavato dall'uliveto sacro ad Atena. Le anfore panatenaiche, la cui produzione inizia nel VI sec. a. C., di solito raffiguravano su un lato Atena, e sull'altro il tipo di gara per la quale costituivano il premio.
In tempi moderni si è stimato che ogni cittadino greco consumasse intorno ai 55 litri annui d'olio: circa 20 litri venivano usati per l’alimentazione, circa 3 litri venivano usati per l’illuminazione, circa 30 litri per l’igiene corporea dell’individuo, circa 2 litri venivano usati in ambito religioso per riti spirituali e circa 0,5 litri per la farmacopea.
La forte presenza di Ulivi nel mondo greco ed ellinico, sta alla base di molti toponimi, come Elaious città del Chersoneso Tracico, Elaia in Epiro, varie isole Elaioussa, ma anche alcuni luoghi più specifici come un promontorio nell'isola di Creta ed uno a Cipro, detti Elaia.

Roma
Nel corso del I millennio a. C. Greci e Fenici contribuirono a diffondere l'olivicoltura in Africa del nord (Cartagine), e verso occidente, in Italia e fino alla Spagna. Bisogna sottolineare però che l'Ulivo era già presente in queste zone da millenni, solo non erano diffuse le tecniche di coltivazione e lavorazione delle olive.
In Italia l'olivicoltura iniziò a diffondersi da varie direzioni: la colonia fenicia di Massaglia (odierna Marsiglia), le poleis greche fondate nel sud Italia, le città etrusche intorno alle quali erano presenti vari appezzamenti di terreno per la produzione d'olio.  Nell'area latina quest'albero arrivò intorno al VI sec. a. C.
Con l'espandersi dell'influenza romana in buona parte del mediterraneo, a partire dal II sec. a. C., ci fu un intensificarsi dei commerci d'olio, e vennero destinate nuove terre alla coltivazione dell'Ulivo. L'olio viaggiava sia via terra che via mare, in orci di pelle o anfore diverse a seconda del luogo di provenienza, in modo che sui mercati fosse facilmente intuibile la città di produzione.
Come testimoniato dai dettagliati trattati sull'agricoltura di Catone, Varrone, Columella e Palladio, la cura degli alberi e la trasformazione dei frutti in olio, divennero via via più efficienti; nel II-III sec. d. C. si colloca l'apice della produzione e richiesta di olio.
Dai testi latini ricaviamo anche una differenziazione fra i vari tipi di olio: oleum ex albis ulivis, proveniente dalla spremitura delle olive verdi e usato per la creazione di profumi essendo quasi privo di aroma; oleum viride, proveniente da olive a uno stadio più avanzato di maturazione, usato nei rituali religiosi; oleum maturum, proveniente da olive mature, adatto alla cucina; oleum caducum, proveniente da olive cadute a terra e oleum cibarium, proveniente da olive quasi passite, destinato all'alimentazione degli schiavi.
La prima menzione dell'olivicoltura ci viene dal trattato sull'agricoltura di Saserna, oggi perduto, ma tramandatoci in maniera frammentaria nell'opera di Columella De agricultura.
Il principio del frantoio romano è lo stesso di quello greco, con una mola che divide polpa e nocciolo, una pressa che fa uscire il liquido e delle vasche di decantazione in cui l'acqua di vegetazione si divide dall'olio.
Le olive costituivano un alimento importante nella dieta romana, tanto che molti scrittori latini ci hanno tramandato ricette e metodi di conservazione e deamarizzazione; anche l'olio era il fondamentale condimento per molti piatti, da quelli più semplici e rustici, alle sontuose portate imperiali, e la sua importanza è testimoniata anche dal fatto che fra i tributi che le popolazioni sottomesse dovevano pagare a Roma, rientrava anche l'olio. Una grande quantità di olio e di olive, veniva consumata dalle legioni (cibo, combustibile per lucerne, igiene personale, medicine), dunque la distribuzione doveva essere abbondante e capillare, tanto che in età imperiale a Roma c'erano speciali magistrati addetti alla distribuzione dell'olio.

Medioevo
Con lo sfaldarsi dell'Impero e quindi della redistribuzione statale del prodotto e della cura delle grandi piantagioni, sia la domanda che il consumo d'olio diminuirono grandemente. Durante l'alto Medioevo ci si dedicò più che altro ad un'agricoltura di sussistenza, dunque la produzione doveva bastare per piccole comunità e non veniva commerciata in luoghi lontani.
Nel VII sec. si colloca l'Edito di Rotari, che punisce chi danneggia gli Ulivi
Una nuova ripresa si ebbe solo con il diffondersi degli ordini monastici, in particolare quello dei Benedettini, che nei loro possedimenti e fondi incrementarono la coltivazione di qest'albero, sia per l'utilità della pianta, sia come importante simbolo religioso della cristianità; tra l'altro l'Ulivo forniva il combustibile per le lampade da altare che, così come quelle ebraiche, dovevano bruciare solo olio d'oliva.
Inoltre, molti monasteri conservavano parte delle antiche conoscenze mediche ed erano dotati di laboratori per la produzione di unguenti e medicine, per le quali l'olio d'oliva era spesso indispensabile. Bisogna anche ricordare che la maggior parte dei sacramenti cattolici sono impartiti tramite l'imposizione di olio su varie parti del corpo, così come la consacrazione di re, papi e vescovi; si può quasi pensare che la classe dominante dell'età di mezzo fosse riconosciuta nel segno dell'olio d'oliva!
In questo periodo in molti stati italiani furono emanati statuti, editi ed ordinanze che costringevano a piantare Mandorli ed Ulivi, e che punivano severamente chi li avesse danneggiati o esportati illecitamente. La produzione in alcune aree divenne così abbondante che parte del prodotto poteva essere venduto in altri stati e regni europei. Si potevano trovare anche frantoi ad acqua, ovvero con una ruota fatta girare dal flusso d'acqua, che azionava i macchinari adibiti alla frantumazione e alla pressa delle olive.
Una nuova battuta d'arresto si ebbe nel XIV con la Piccola Era Glaciale che restrinse l'areale di coltivazione dell'Ulivo ma che non danneggio molto la produzione in Italia, dove il clima era comunque abbastanza mite perché la pianta potesse sopravvivere. Anche l'aumento di aree boschive a causa dello spospolamento dovuto alla peste, ebbe una ripercussione su questa coltura.

Epoca moderna e contemporanea
Nel '600 ci fu un nuovo incremento dell'olivicoltura, i cui prodotti venivano commerciati dalle Repubbliche Marinare di Genova e Venezia in particolare. Tra l'altro l'invenzione del sapone con olio d'oliva, favorì lo sviluppo di manifatture soprattutto in Liguria e Provenza.
Usato al posto del Chinino quando questo mancava per curare la malaria, l’Ulivo continuò ad essere una coltura importante per alcune aree specializzate degli stati europei, fino all’industrializzazione, avvenuta in tempi diversi nei vari stati, che portò i contadini a muoversi verso la città e ad abbandonare alcuni uliveti, ottenuti con il duro lavoro e l’impianto di fasce a secco, come avvenuto in Liguria.
L’invenzione e l’impianto di macchinari per la frangitura, portò ad un radicale cambiamento del processo, che avviene in maniera più veloce e redditizia, anche se le tecniche usate e affinate per più di 7000 anni sopravvivono ancora in alcuni piccoli centri rurali.  


Fonti 
Excavation at Mendes, D. B. Redford, BRILL, 2004
Guida della Grecia - vol.1 L'Attica, Pausania, Mondadori, 1997
I profumi di Afrodite e il segreto dell'olio, M. L. Belgiorno, Gangemi, 2007
La costituzione degli Ateniesi, Aristotele, Mondadori, 1991 
La donna nell'antico Egitto, E. Leospo e M. Tosi, Giunti Editore, 1997
La sacra Bibbia, Edizioni Paoline, 1966
La vita quotidiana a Creta ai tempi di Minosse, P. Faure, Rizzoli, 1984
Olive Oil & Healt, J. L. Quiles, CABI, 2006
Ebla.it
Gernot Katzer's spice pages - Olive
I frantoi dell'Italia romana
L'huile d'olive et ses moulins au Moyen Age
Olivasdeoro.com - Olive oil history
Studio sulla variabilità genetica e sulla provenienza del germoplasma di Olea europaea L. in Emilia

Immagini
Immagine 1: tavolette contabili da Ebla. Foto tratta dal sito della Missione Archeologica Italiana in Siria.
Immagine 2: ricostruzione di un pannello dell'Arco di Tito, che rappresenta il trionfo dell'Imperatore, durante il quale vengono esibiti alcuni oggetti presi dal Tempio di Gerusalemme, fra cui la menorah. Coservata a Beth Hatefutsoth. Foto da Wikipedia.
Immagine 3: frammento di scultura su calcare rappresentante la mano del defunto, Akenathen, che tiene un ramo d'Ulivo, accarezzato dai raggi del sole, dal sito archeologico di Amarna, 1353-1323 a. C. circa. Conservata al Metropolitan Museun of Art di New York. Foto dal sito del museo.
Immagine 4: affresco minoico con toro e ramo d'ulivo, dal palazzo di Knosso a Creta, XVI sec. a. C. circa. Foto da Wikipedia.
Immagine 5: anfora a figure nere rappresentante giovani che raccolgono olive, del 520 a. C. circa, attribuita al Pittore di Antimenes, conservata al British Museum di Londra. Foto dal sito del museo.
Immagine 6: affresco etrusco rappresentante suonatori fra gli Ulivi, del 500 a. C. circa, dalla Tomba dei Leopardi di Tarquinia. Foto da Wikipedia.
Immagine 7: kantharos (coppa per bere) in argento con decorazioni di rami d'Ulivo e olive , del I sec. a. C., dalla Casa di Menandro a Pompei. Conservata al Museo Archeologico di Napoli.
Immagine 8: mercante d'olio, da un Tacuinum sanitatis del XIV sec.

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Vedi anche:
Ulivo
Illustrazioni botaniche d'Ulivo
Mitologia dell'Ulivo: Grecia I
Mitologia dell'Ulivo: Grecia II
Mitologia dell'Ulivo: Vicino Oriente 
L'Ulivo in Liguria

martedì 1 dicembre 2015

Ulivo


L'Ulivo fa parte della famiglia delle Oleaceae, il nome botanico è Olea europaea; sia l'italiano Ulivo che il nome botanico Olea derivano dal latino olivum "ulivo" a sua volta da oleum "olio" affine al greco elaion "olio" e elaia "ulivo", parole già rintracciabili nel miceneo elaiwon e elaiwa. Probabilmente questi termini sono non Indoeuropei e sono stati adottati nelle lingue greche e latina da parlate del Vicino Oriente. Europaea indica la zona di diffusione della pianta (benché sia d'origine Asiatica). Olea europaea var. sylvatica identifica l'Olivastro o Ulivo selvatico. Esistono almeno 1200 varietà di Ulivi domestici, di cui quasi la metà sono italiane.
Nomi popoari: Uiva, Oriva (Liguria), Ramoliva (Piemonte), Olia (Lombardia), Oliver (Veneto), Ulivar (Friuli), Ulivo, Ulivastro (Toscana), Piantone (Umbria), Auliva, Ogliastro (Campania), Gliastro (Basilicata), Termite (Puglia), Olivaru (Calabria), Alivu (Sicilia), Ollastru, Ugliatra (Sardegna).
In inglese è Olive, in francese Olivier, in tedesco Olivembaum o Olbaum, in spagnolo Olivo.

Descrizione: è un arbusto o un albero sempreverde, ad accrescimento lento e molto longevo, può raggiungere i 10-15 m, con una folta chioma costituita da molti rametti sottili, alcuni spioventi. Le radici nei primi anni sono fittonanti ma poi diventano più superficiali creando un ampio reticolo intorno all'albero. Il fusto è cilindrico ed eretto con corteccia grigio-bruna, negli esemplari anziani il tronco è spesso cavo e contorto con diametro fino ai 6 metri, la corteccia si fa più ruvida e screpolata.
I rami delle specie selvatiche (Olivastro) sono quadrangolari e presentano spine, mentre quelli di piante coltivate sono più tondeggianti e non spinosi. Le foglie coriacee sono opposte, ovali-lanceolate con la cima ottusa o appuntita, un corto picciolo, la parte superiore verde scuro e lucida, quella inferiore argentea e coperta di una sottile peluria.; si nota solo la nervatura centrale, il margine è intero e spesso ripiegato verso il basso. I fiori ermafroditi di piccole dimensioni che sbocciano ad aprile-maggio, sono riuniti in racemi all'ascella delle foglie dei rami giovani, solitamente di un anno, più raramente di due o tre, la corolla bianco-panna è a forma di imbuto con quattro lobi ovali, ha due grossi stami. La fecondazione avviene principalmente grazie al vento che trasporta il polline. Il frutto è una drupa di colore fra il verde, il rossastro e il nero, con una polpa oleosa ed un nocciolo ovale che giunge a maturazione fra novembre e dicembre.

Habitat: originario dell'Asia Minore, selezionato nel corso dei secoli dall'uomo, l'Ulivo si è diffuso già nell'antichità in Egitto, in Grecia e poi sulle rotte di Fenici, Greci e Cartaginesi in tutto il Mediterraneo, ma oggi si può trovare in tutti i continenti, anche se i maggiori produttori di olive sono europei: Spagna, Grecia, Italia, Portogallo, Francia. L'areale di diffusione dell'Ulivo determina l'estensione della "regione mediterranea" secondo i fitogeografi. In Italia cresce spontaneo l'Olivastro (specie selvatica), ma si trovano anche Ulivi domestici subspontanei, cioè quelli nati dalla dispersione dei semi da parte degli uccelli od altri agenti naturali. L'Ulivo vegeta anche lungo i litorali tollerando bene la salinità, ed arriva fino ad 800 m s.l.m. E' uno degli alberi d'elezione della Saturnia del pero, la più grande farfalla notturna presente sul nostro territorio. Sulle radici può crescere un fungo velenoso, l'Omphalotus olearius, chiamato comunemente Fungo dell'ulivo in Italia, mentre in inglese è detto Jack-O'lantern, non solo perché il colore arancio richiama quello delle zucche, ma anche perché le lamelle emanano una lieve luminescenza al buio. Vari uccelli nidificano sui suoi rami e si nutrono dei frutti.

Coltivazione: gli Ulivi domestici vanno innestati su portainnesti selvatici, ma si possono riprodurre anche tramite talee e polloni (chiaramente i polloni si prelevano dalla pianta innestata, non dal portinnesto). La varietà adatta si sceglie fra quelle tipiche del luogo, in quanto vengono da una lunga selezione e sono quelle più resistenti ed adatte al clima e al suolo di quella zona specifica. Va piantato possibilmente a sud in luogo soleggiato perché ha bisogno di molta luce, prospera anche su terreni
poveri purché riceva una buona quantità d'acqua durante l'estate. Le giovani piante iniziano a produrre a 5-6 anni, e la produzione diventa notevole dai 10-15 anni fino ai 100 ed oltre, benché spesso ai giorni nostri si preferisca, soprattutto per la produzione intensiva d'olio, sradicare gli alberi di una certa età ed impiantare un nuovo uliveto; fino a non molti anni fa per mantenere in salute le piante vecchie si praticava la sdrupatura, ovvero si ripuliva l'albero dagli strati di legno marci o malati, ma sembra che questa pratica sia pressoché caduta in disuso. Soffre a -8° quindi non è adatto ai climi freddi, soprattutto se umidi, tuttavia le gelate tardive non compromettono la fioritura che avviene a primavera inoltrata. Per avere una buona resa ed agevolare la raccolta va potato a gennaio-febbraio, solitamente a forma di vaso con un palco non molto alto, e può essere utile la concimazione che un tempo comprendeva oltre al letame (sparso non al colletto dell'albero, ma nel raggio di qualche metro fin dove arriva l'ampiezza della chioma, visto che le radici si espandono in maniera speculare), anche lana, scarti di cuoio, crini, corna e unghie d'animali; oggi si può procedere anche con una concimazione verde che contribuirà a riportare humus nei terreni impoveriti da decenni di sfruttamento intensivo.
Resiste agli incendi poiché spesso il ceppo ributta nuovi polloni.
Soffre di fumaggine, mosca dell'ulivo, lebbra dell'ulivo, rogna dell'ulivo, cocciniglia cotonosa, tignola, per combattere le quali oltre ai preparati chimici esistono provvedimenti atti a prevenire l'attacco (una pianta su un terreno sano ed in un ambiente sano è meno soggetta a malattie e parassiti) e prodotti biologici per curarlo.

La droga è costituita dalle foglie che si possono raccogliere tutto l'anno, dalla corteccia che si raccoglie alla fine del ciclo vegetativo ad ottobre-novembre, o prima del rigoglio primaverile a febbraio-marzo; si può ottenere facilmente decorticando i rami della potatura. I frutti al naturale, che si raccolgono da novembre a febbraio, hanno scarsi impieghi terapeutici, ma l'olio estratto è una dei più antichi ingredienti medici, erboristici, cosmetici, usato ancora oggi in moltissimi campi.

Utilizzi
Come sempre prendete ciò che segue per una ricerca, sperimentata solo in parte, e prima di utilizzare qualsiasi erba assicuratevi che sia quella giusta, che sia lontana da strade e fonti di inquinamento, verificate di non essere allergici o ipersensibili a qualche componente e prima di fare qualsiasi cosa consultate il vostro medico/omeopata/erborista.
ATTENZIONE: non assumere in contemporanea ai preparati a base di Ulivo farmaci antidiabetici e antipertensivi.
Le foglie hanno proprietà febbrifughe, astringenti, leggermente antisettiche, ipoglicemizzanti, ipotensive, diuretiche, ciccatrizzanti, vasotoniche, antiemorroidali.
La corteccia ha proprietà febbrifughe.
L'olio ha proprietà blandamente lassative, ricostituenti, emolienti, colagoghe, antiulcerose, antidoto agli avvelenamenti da sostanze irritanti l'intestino.

Erba fresca: nella tradizione popolare le foglie si masticano per rinforzare le gengive. La polpa delle olive pestata si può applicare sui foruncoli per portarli a maturazione.

Infuso: 3 g di foglie in 100 ml d'acqua, se ne bevono due tazzine al giorno per l'ipertensione. Con un infuso più concentrato si possono lavare piaghe e ferite in caso d'emergenza, fare impacchi per vasi superficiali dilatati ed emorroidi, fare sciacqui per irritazioni del cavo orale. In passato si usava anche per curare le febbri intermittenti, anche quelle malariche, invece del Chinino.

Olio: l'olio più pregiato è quello estratto a freddo per spremitura, quindi senza solventi chimici, detto extra-vergine, con bassa acidità; ha colore giallo-verde ed un aroma particolare. Da successive spremiture e processi a caldo si ricavano prodotti di qualità inferiore E' l'unico olio propriamente detto in quanto è già presente nel frutto, deve solo essere spremuto, a differenza dell'olio ricavato da semi che viene estratto tramite processi chimici o termici. Il consumo prolungato previene disturbi circolatori e malattie ad essi legate, in caso di stitichezza se ne prendono due cucchiai al mattino a digiuno, e questa abitudine giova anche alle ulcere gastriche; l'otite viene tradizionalmente curata versando alcune gocce d'olio caldo nell'orecchio, ed anche l'orzaiolo viene trattato con spennellature d'olio. Inoltre, l'olio d'oliva è emolliente per pelli secche, contribuisce a curare eritemi solari e bruciature, può essere aggiunto agli impacchi per capelli, qualche goccia passata sulle labbra screpolate supplisce alla mancanza di balsami d'altro tipo, può essere usato per struccare occhi e ciglia, e fin dall'antichità è usato per il massaggio.
E' uno dei principali solventi per gli oleoliti (macerazione di erbe in olio), ed è la base di unguenti (preparati cremosi a base di olio e cera), cold cream (preparati cremosi a base di olio, cera e acqua) creme e saponi.

Tintura: si prepara con 20 g di foglie in 100 ml d'alcool a 20° a macero per 5 giorni. Se ne prendono tre cucchiaini al giorno contro l'ipertensione. La tintura madre si prepara con i giovani rami con foglie raccolti a primavera e alcool a 65°, se ne prendono 40 gocce 3 volte al giorno. (Ricette tratte da Scoprire, riconoscere, usare le erbe e Dizionario di fitoterapia e piante medicinali).

Gemmoderivato: si usa come le foglie in caso di ipertensione, vasi dilatati e per regolare il metabolismo di grassi e zuccheri, è usato per prevenire e e curare l'arteriosclerosi e alcuni tipi di diabete.

Il legno d'Ulivo è duro, omogeneo, compatto, uno dei più pesanti fra quelli presenti in Europa, di color bruno chiaro con sfumature nette, si scurisce col tempo e se lavorato può diventare molto liscio e lucente. Visto che si taglia bene in tutti i sensi, è facilmente lavorabile e si conserva a lungo, in passato è stato tenuto in conto come il legno di Corniolo per tutti quegli oggetti o parti di attrezzi esposte ad usura come raggi delle ruote, manici di trivelle, cunei, perni, magli. Oggi si usa per piccoli mobili, oggetti d'artigianato e sculture, pannelli e pavimenti pregiati ma soprattutto manici, taglieri, stoviglie ed altri attrezzi da cucina. Inoltre il legno d'Ulivo è un ottimo combustibile producendo braci che durano a lungo, ed è dunque adatto sia per il riscaldamento, che per cucinare cibi alla brace. Brucia anche verde per la presenza di olio al suo interno; fornisce un buon carbone.
Al tempo dei Romani le ceneri di Ulivo venivano usate per un bagno de-amarizzante per le olive, spesso insieme alla calce. Oltre che per tutti gli usi già citati, l'olio veniva impiegato per alimentare le lucerne, in molti luoghi era il principale combustibile deputato a questo scopo.
Coi rami di potatura si possono fare fascine per il fuoco o si possono dare alle capre che ne sono ghiotte. I noccioli rimasti dopo la spremitura sono un ottimo combustibile, la pasta delle olive già spremute rientra nella creazione di alcuni piatti tradizionali, con la sansa esausta (privata degli ultimi residui d'olio) si possono produrre biocarburanti.

Ricette culinarie
Per millenni l'olio e le olive sono state alla base dell'alimentazione di molte popolazioni mediterranee, in particolare vari autori greci e romani ci hanno tramandato piatti a base di olive o derivati; fra gli altri ne hanno scritto Catone, Columella, Palladio, Apicio, Marziale, Giovenale, Orazio, Plinio, Petronio...
Per la cucina italiana l'olio d'oliva rimane un ingrediente irrinunciabile, come condimento, come base per soffritti, intingoli, salse (la maionese per es.), sughi, fritture, come conservante per i sottolii, come sostituto dei grassi animali nei dolci e molto altro.
Esistono moltissime varietà d'olive che differiscono per colore, grandezza, forma, aroma dei frutti, ma tutte generalmente si presentano al naturale troppo amare, quindi devono essere deamarizzate, solitamente immergendole più volte in acqua pulita o acqua e sale, anche per lunghi periodi, cambiando il liquido dopo un certo tempo. Le olive sono diventate per noi più che altro un contorno decorativo o degli stuzzichini, ma rientrano nella preparazione di molti piatti tradizionali di tutta Italia come il coniglio alla ligure, la buridda di stoccafisso, la pasta alla puttanesca, le olive ascolane e molti altri, ed un tempo erano la base dell'alimentazione di molte civiltà che si sono avvicendate sulle sponde del Mediterraneo.
Le olive vengono solitamente conservate sottolio, sotto sale o in salamoia, inoltre si può produrre il paté (sia dalle olive verdi che da quelle nere) che viene usato per insaporire le tartine, come condimento per la pasta ecc.


Fonti
Dictionaire Etymologique de la Langue Grecque - vol. 1, P. Chartaine, édition Klincksieck, 1968
Dizionario di fitoterapia e piante medicinali, E. Campanini, Tecniche Nuove, 2004
Erbe medicinali, G. Ricaldone, Il Portichetto, 1981
Guida alle erbe, spezie e aromi, T. Stobart, Mondadori, 1979
Il libro degli alberi e degli arbusti, P. Lieutaghi, Rizzoli, 1975 
Il libro dell'autosufficienza, J. Seymour, Mondadori, 1984
Meravigliose erbe, A. Decò e C. Volontè, Editoriale del Drago, 1981
Scoprire, riconoscere, usare le erbe, U. Boni e G. Patri, Fabbri Editori,1979 
Actaplantarum - Olea Europaea
Associazione micologica e botanica - Olea europaea
Erbeofficinali.org - Olivo
Etimo.it - Olio
Gernot Katzer's spice pages - Olive

Le foto sono state scattate a Toscolano-Maderno (Bs) in varie stagioni fra il 2012 e il 2015. La tavola botanica è di Otto Wilhelm Thomé.

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Vedi anche:
Storia dell'Ulivo
Illustrazioni botaniche d'Ulivo
Mitologia dell'Ulivo: Grecia I
Mitologia dell'Ulivo: Grecia II
Mitologia dell'Ulivo: Vicino Oriente
L'Ulivo in Liguria