martedì 11 ottobre 2016

Storia della stregoneria

Storia della stregoneria di Giordano Berti, Mondadori, 2010.
Numero di pagine: 263
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 2010
Genere: saggio

Ok, lo ammetto, non ho resistito. L’altro giorno passavo un po’ sconsolata vicino ad una libreria, e per consolarmi mi sono comprata non uno ma ben due libri. Ognuno ha i suoi metodo per coccolarsi, in fondo.
Visto che per me questo è un periodo molto improntato sulla figura della strega, la mia scelta è caduta su Storia notturna di Carlo Ginzburg, che volevo leggere da anni, e su questa Storia della stregoneria. Non mi sono pentita dei miei acquisti.
Questa, come già indica il titolo, è una trattazione storica del fenomeno della stregoneria; niente giudizi dunque, niente revisioni romanzate, ma bensì il tentativo di esporre i nudi fatti, i testi e le leggi che hanno portato al nascere e morire del fenomeno della caccia alle streghe, ed alla rinascita moderna dei culti neo-pagani come la wicca.
Fin dall’introduzione ci viene chiarito che la stregoneria fu per molti versi, il capro espiatorio per i mali che affliggevano la società; la caccia che ne conseguì, tuttavia, assunse caratteristiche e dimensioni diverse a seconda dello spazio e del tempo, ed è secondo questa logica che sono suddivisi i capitoli, partendo dalle tre radici che alimentarono la cultura stregonica europea: quella ebraica, quella greca e quella romana, con particolare attenzione alla legislazione in tema di magia e stregoneria. Si passa dunque alla tarda antichità e al Medioevo, soffermandosi anche sul culto di Diana-Erodiade, sulle eresie alto-medievali, sull’evoluzione dell’Inquisizione; segue l’indagine sui prodromi delle grandi cacce, indicando i principali autori di documenti e testi che gettarono le basi della figura della strega e della sua persecuzione. Si procede dunque prendendo in considerazione singole aree: prima la Francia trecentesca, poi l’Italia, con una parte dedicata alla Signora del Gioco.
Nel capitolo sulla stregoneria nel 400 si prosegue l’indagine di alcuni processi rappresentativi in Italia, Svizzera, Francia e sono citati i principali trattati demonologici del tempo, fra cui il più celebre fu il Malleus maleficarum, “Il martello delle streghe”, vero e proprio vademecum del buon inquisitore, con tutto il suo armamentario di orrori, crudeltà e misoginia. Si prosegue ricostruendo la situazione della Spagna e poi prendendo in considerazione i principali processi nelle varie regioni italiane, per poi spostarsi nel resto d’Europa, e vedere a poco a poco spegnersi sia i fuochi, sia le discussioni riguardo alla veridicità dell’esistenza della terribile setta.
Chiude il libro un capito sulla stregoneria in epoca moderna, partendo dalla rivalutazione della figura della strega ad opera di studiosi come Michelet, fino ai testi di Leland, Murray, Gardner e alla nascita della wicca e delle sue diramazioni. Il volume è chiuso dalle note, molto utili e puntuali, dalla bibliografia e dall’indice analitico.
Consiglio la lettura di questo libro come base per tutti coloro che vogliono farsi un'idea generale del fenomeno, soprattutto ad alcuni esponenti neo-pagani ai quali mancano delle solide basi storiche.

La chimera

La chimera di Sebastiano Vassalli, Einaudi, 2007
Numero pagine: 308
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 1990
Genere: romanzo storico
Ambientazione: Zardino, villaggio della pianura Padana
Epoca: XVII sec. - XX sec.

La chimera è un essere mitologico; mostro tre volte ferino, sconfitto solo grazie all’aiuto degli Dei e di Pegaso, il cavallo alato. Ma nel linguaggio comune è anche una sorta di miraggio, un qualcosa di irraggiungibile che sparisce con le prime luci della ragione o del mattino. Sicché, quando ho preso in mano questo libro, mi aspettavo tutt’altro. Mi era stato consigliato come lettura estiva ai tempi della scuola, ma io avevo abilmente ripiegato su altri titoli: il romanzo storico non era ancora fra i miei interessi. Poi, dopo anni, il suo titolo è tornato a fare capolino fra i miei studi, parla di una strega dopo tutto, ed allora ho scorso tutti i titoli della libreria di casa finché non l’ho trovato (mia sorella, al contrario mio, era stata diligente e l’aveva letto).
La cornice è quella della finestra dell’autore che nella pianura del Sesia, in lontananza il Monte Rosa, già esso chimera per la maggior parte dell’anno, si ritrova a guardare il terreno dove nel ‘600 sorgeva Zardino, un paesetto come ce n’erano tanti al tempo, e dove visse la maggior parte della sua vita, e morì, Antonia, esposta e strega, arsa sul rogo a soli 20 anni.
La storia di Antonia s’interseca alle riflessioni dell’autore, passando dal XVII al XX secolo in maniera fluida, riportando il lettore ai tempi moderni e poi reimmergendolo in quel passato fatto di semplicità e miseria. E’ un narratore che mi ha ricordato un po’ il Manzoni dei Promessi sposi, con le sue digressioni sugli usi e le scene del tempo che narra. In tutto ciò l’interiorità della strega rimane solo abbozzata, non è uno di quei romanzi in cui la psiche dei personaggi è scoperta e sempre indagata.
Assistiamo al dipanarsi dei vari eventi che l’avrebbero portata ad essere sospettata e poi accusata di stregoneria, ricostruiti grazie agli atti del processo.
Ma alla sua storia si intrecciano quelle, altrimenti anonime, degli esposti, dei risaroli, dei camminanti , degli ecclesiastici e dei contadini della bassa novarese.
Vediamo come fu probabilmente la bellezza la maggior colpa di Antonia, ed una certa ribellione alle norme proibitive dell’epoca.
E nella chiusura del libro, amara, vediamo come i fatti narrati, terribili ed enormi per coloro che li vissero, siano tuttavia stati inghiottiti dal tempo, dalla morte, così come il paese stesso di Zardino. E sembra che la chimera siano non solo la vita, quella che noi chiamiamo realtà, ma anche quello stesso Dio, dichiarato inesistente, in nome del quale Antonia fu bruciata sul rogo. La figura della strega che io amo è quella della donna sapiente, ribelle, libera nella natura (per quanto possa essere non del tutto storica ma soprattutto simbolica), mentre qui essa è rappresentata in tutta la sua umanità, nel momento della tortura e della violenza, prevaricata e disconosciuta nella sua stessa identità di essere umano. Eppure, immedesimarsi nella strega, accompagnarla durante gli interrogatori, mostra un altro lato rilevante della figura: quello della donna emarginata, tenuta in sospetto, percepita come altro da sé e quindi in ultima analisi capace di tutto, di sovvertire la logica della natura e della vita. Cosa dev’essere stato subire un processo per stregoneria nel XVII secolo, questo libro ce ne dà un assaggio.
E la mia speranza è che questo ci aiuti a riconoscere che l’altro, a ben vedere, non è poi così diverso da noi, che potremmo benissimo essere noi, e che ciò renda sempre più improbabile il ripetersi della “caccia alle streghe”, qualsiasi forma esse assumano nel corso dei secoli.

lunedì 10 ottobre 2016

Aradia. Il vangelo delle streghe


Aradia, il vangelo delle streghe di Charles G. Leland, Leo S. Olschki Editore, 1999.
Numero di pagine: 90 + l'introduzione
Titolo originale: Aradia, or the Gospel of the Witches
Lingua originale: inglese
Prima edizione: 1899
Prima edizione italiana:1994
Genere: raccolta, saggio

Ecco un altro classico della letteratura sulle streghe, pubblicato per la prima volta nel 1899; ne ho sentito parlare per anni, e quando l’ho trovato in un negozio di libri usati, sono stata contenta di portarmi a casa un altro tassello del puzzle.
Questa raccolta di testi di vario tipo fu messa insieme dallo studioso americano Charles Godfrey Leland, già autore di altri titoli riguardanti le tradizioni folkloriche degli zingari, alla fine dell’800, grazie all’aiuto di una donna del popolo - secondo quanto lui stesso racconta - nota come Maddalena (uno pseudonimo). Conosciuta nel 1886, durante uno dei suoi molteplici soggiorni in Italia, questa donna sarebbe la fonte principale delle informazioni poi confluite negli studi di Leland sul folklore toscano; Maddalena infatti sarebbe stata una strega, una delle ultime depositarie di una tradizione antichissima, la "vecchia religione", diretta discendente del paganesimo etrusco e romano, sopravvissuta in parallelo al cristianesimo nelle campagne italiane. Le principali divinità sono la dea Diana, Regina delle Streghe, e la figlia concepita col fratello Lucifero, Aradia, una sorta di messia al femminile, mandata sulla terra per soccorrere gli oppressi e trasmettere loro i rudimenti della stregoneria (una parte delle credenze sottese al perdurare del culto di Diana/Erodiade, erano già state pubblicate in Etruscan-Roman Remains in Popular Tradition del 1892). Si trovano però molte contaminazioni e paralleli con il cristianesimo, prima fra tutti la figura di Caino, per non parlare del rituale che prevede di consumare alcune focacce a forma di luna come se fossero il corpo stesso di Diana.
Nell’ introduzione a questa edizione la curatrice Lorenza Mengoni, oltre ad un accenno alla vita e agli studi di Leland, rileva come effettivamente si trovino tracce nei processi e nei documenti medievali e successivi, di un culto rivolto a Diana/Erodiade (a riguardo si possono consultare La Signora del gioco e un capitolo dedicato di Storia notturna), che per Leland non era la moglie d'Erode di biblica memoria, ma bensì una più antica corrispondente della Lilith ebraica. Segue uno studio sul nome Aradia, noto solo dal Vangelo delle streghe e confrontato con quelli di Arianna, Erodiade, e le rumene Arada e Iridodiada, seguendo uno studio di Mircea Eliade. Conclude con l'illustrare le principali critiche mosse all'attendibilità storica del testo e l'influenza che ebbe, insieme a quelli di Margaret A. Murray, Gerald Gardner e Robert Graves per la fondazione della wicca.
Il Vangelo vero e proprio è composto da testi non necessariamente legati fra loro, il cui filo conduttore è costituito esclusivamente dalla figura di Diana/Tana: vi si trovano infatti scongiuri, invocazioni, brevi racconti provenienti da un ipotetico manoscritto inviato da Maddalena a Leland e da questo tradotto e rimaneggiato, seguito dai commenti dello studioso. Oltre a questo gruppo di scritti vengono accorpati anche brevi narrazioni e leggende di diversa provenienza e forma.
Il dibattito riguardo l'attendibilità di questo libro ha assunto le più diverse posizioni: Leland avrebbe inventato tutto; Maddalena con o senza l'aiuto di Leland avrebbe scritto di sana pianta un manoscritto ad hoc; il Vangelo sarebbe un effettivo documento della religiosità popolare toscana di fine 800, ma il culto dianico non sarebbe effettivamente stata una religione opposta e parallela al cristianesimo, discendente dal paganesimo classico, ecc.
Difficile mettere la parola fine ad una questione così incerta, tuttavia il Vangelo delle streghe rimane un documento rilevante per la sua influenza nella storia dei movimenti neo-pagani, quali la wicca e la stregheria. A partire anni 80 infatti, la figura di Aradia è stata rielaborata dall'americano Raven Grimassi, il quale ne fa una figura storica realmente esistita, e in seguito dall'italiano Dragon Rouge.
Quest'edizione sarà difficile da trovare, ma ce n'è una del 2016 sicuramnete più reperibile.

Utilità
Etruscan-Roman Remains in Popular Tradition nell'edizione del 1892.
Aradia, or the Gospel of the Witches nell'edizione del 1899.
Chi era Aradia? Storia e sviluppo di una leggenda dell'antropologa Sabina Magliocco; qui l'originale in inglese.

Fonti
Wikipedia.en - Aradia, or the Gospel of the Witches
The Esoteric Codex: Deities of Night, Clifton Helmsing, Paperback, 2015.