martedì 4 novembre 2014

Spirito del Tiglio

Ho pensato tanto al Tiglio, al dolce e dorato Tiglio, così caro e amoroso, e per un po' di tempo ho dovuto corteggiarlo, stargli vicino, osservarlo e pensarlo per poter entrare in risonanza con lui...e quello che segue è il dono che mi è arrivato da tutto questo. Come sempre mi ha parlato con voce femminile, forse perché a me più congeniale, o perché io sono femmina. Ma non dubito che ad un uomo porterebbe insegnamenti ed intuizioni altrettanto validi, ed io stessa a volte l'ho intravisto come un giovane e gentile uomo, forte ma leggiadro, deciso ma cortese...

Innanzi tutto guardiamolo, perché gli Alberi dicono molto di sé anche solo alla vista: alto e imponente, dalla chioma folta e espansa; il tronco è massiccio ma non grande come ad esempio i Castagni, e pur tuttavia conserva una certa grazia, una leggiadria gentile ma diversa da Betulle o Salici piangenti. Mi fa ad una Donna risoluta, spiccia ma materna, che ha fatto tesoro dei suoi anni di vita, e va diretta al dunque, vivendo ogni cosa che la vita gli porta con intensità. Ed infatti il Tiglio cresce con un fusto dritto e slanciato ma ben ramificato, in modo che la chioma l'ombreggi. Insomma il Tiglio fa da solo, non ha bisogno di crescere sempre in gruppo, sa crearsi il suo ambiente perfetto (anche se non disdegna di crescere insieme agli altri!).
Le sue radici sono forti, profonde, in connessione con le profondità della terra da cui spunta e a alla quale è ben ancorato; e per una donna, avere ricordo delle sue radici, essere ben salda, è fondamentale.
Ma il fatto che sia ben connesso con la terra non lo rende ctonio, oscuro; mi dà invece l'idea di essere un albero che "tira su" le energie striscianti e le mette a disposizione, le disciplina, le chiarifica, non energizzante ma calmante, dà fermezza, quieta stabilità. 
Tuttavia il Tiglio ha anche una grande dolcezza, uno spirito giovane e leggero che si rivela a primavera, nel verde tenerissimo delle foglie novelle, mentre d'estate esse parlano di ricchezza e abbondanza, con il loro copioso verde distribuito in foglie grosse e cuoriformi, che si conferma ulteriormente nei cuori d'oro che lascia cadere d'autunno e vanno a nutrire il terreno, dono di sè stesso che l'albero fa alla Terra ...proprio come una Madre che non si risparmia per nutrire i Figli.
 E poi, quei fiori...ma avete mai annusato il profumo dei fiori di Tiglio? E' uno dei profumi più dolci e leggiadri al quale si possa pensare, odore di miele e petali al sole. In essi si rivela tutta la dolcezza, l'amabilità di quest'albero gentile, che sboccia proprio all'apice della primavera, quando già l'estate si lascia intravedere. Allora è tutto un ronzare di api, che come piccole infaticabili donne di villaggio fanno tesoro dei doni della Natura per poterli usare quando serviranno, mettendoli a disposizione della comunità, della famiglia. Così come probabilmente facevano un tempo le campagnole esperte di erbe, al tempo della fioritura del Tiglio...
Ed in questa connessione profonda fra le api e il Tiglio affiora ancor di più quello che per me è il suo spirito, ovvero quello delle Antichissime Madri dimenticate dei primordi,
come Filira, Bestla, Afrodite, le Grandi Madri dei giorni prima, del tempo precedente l'ordine diretto, uranico, gerarchico, patriarcale. Le Signore degli Alberi, le antenate ancora a metà fra forma umana, animale e vegetale, il cui culto antichissimo si perde nella notte dei tempi, come anche l'utilizzo di questo albero.
 Il Tiglio è la Madre che cura, che si prende cura di ogni Essere, che avvolge in un abbraccio caldo tranquillizzante e saldo, fra le cui braccia amorevoli fare sogni dorati. Ed infatti i fiori hanno azione rilassante, sedativa, calmano gli spasmi e le infiammazioni.
Ed il suo stesso legno, carne vegetale, è tenero e lavorabile, e non mi stupisce che venisse usato per le statue sacre nel medioevo,  dev'essere un buon materiale per scolpire una Madonna, una Madre Divina! Eppure è un legno che non resiste, si deteriora, ed è dunque anche il legno delle piccole cose care e familiari, quotidiane, che però danno senso di casa, piene di ricordi. E lo è fin dai primordi dell'umanità, poiché essendo così lavorabile poteva essere utilizzato anche dagli uomini preistorici con i loro rudimentali attrezzi. Ne ricavavano anche cesti, stuoie, corde, ed una forma grezza di tessuto...di nuovo il Tiglio che veste, copre, protegge dalle intemperie.
E c'è un altro uso delle sue fibre mi affascina molto: i romani lo usavano come supporto di scrittura, tipo il papiro, e più tardi è stato usato per fare la carta, mentre ancora oggi si producono carboncini da disegno con il suo legno. Così il Tiglio diventa anche il Custode, o meglio, secondo me, la Custode dei ricordi, della fantasia, l'Antenata che ricorda e trasmette, che racconta. 
E' una Madre dolce (e non vuol dire solo Madre di figli, si può esserlo anche di idee, opere d'arte, amici, di sé stessi e molto altro) eppure non esagera mai, non si priva di ciò che è fondamentale per lei in favore di qualcun altro, sa prendersi cura di sé stessa pur essendo prodiga di doni e attenzioni. E' affettuosa senza soffocare, e per far questo una donna dev'essere molto equilibrata e centrata in sé stessa, così come lo è il Tiglio sulle sue radici.
E forse è anche per questo, oltre che per il suo periodo di fioritura, che associo quest'albero alla Luna di Giugno e al Solstizio d'estate, alla tarda primavera, quando la Natura tutta è una splendida Sposa-Madre gravida si ogni ben di dio...

Sono la Madre di Abbondanza, nel cui abbraccio puoi fermarti a Sognare, alla cui ombra puoi trovare ristoro e dolcezza. Dono, senza nulla chiedere in cambio, dono con Amore e gioia ai miei molti figli, senza mai privarmi di nulla, poiché il mio grembo è sempre colmo di ori e dolcezze. Dai tempi antichi osservo e veglio sui miei giovani figli, e tutti li aiuto e li accolgo, nessuno s'allontana senza che il suo male venga lenito. Dai primi giorni, tutto ricordo e tramando. 
Spesso, la Dolcezza è la più efficace delle cure.

Nella mia vita credo di aver conosciuto almeno una donna-Tiglio...e, lasciate che ve lo dica, queste donne sono uno spettacolo meraviglioso!

Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.

Grazie a mia madre che mi ha portato dai Tigli, al grande Tiglio in fondo alla strada e ad Artemisia.

Vedi anche: 
Tiglio
Mitologia del Tiglio

Mitologia del Tiglio

Mitologia classica
Chirone e una Nereide
C'era molto e molto tempo fa, prima che Zeus diventasse il Signore dell'Olimpo, una bellissima ninfa di nome Filira, figlia dell'Oceano. Fra le sue molte sorelle era la seconda più anziana, subito dopo Stige, il fiume che lambisce l'Ade e che anche gli Dei temono.
Filira fu amante di Crono, il primo dei Titani, coloro che a quei tempi dominavano il mondo.
La loro unione avvenne sull'isola del Ponto Eusino che prese il nome di lei (presso cui passano gli Argonauti durante il loro viaggio). Ma Crono aveva una sposa, Rea, la quale li sorprese insieme ed egli, vedendosi scoperto, balzò dal giaciglio in forma di stallone e fuggì via. Anche Filira si allontanò da quel luogo per sempre, e prese dimora sul monte Pelio, in Tessaglia, terra di streghe e magia quanto nessun'altra nell'Ellade.
Qui, in una grotta che prese il suo nome, diede alla luce Chirone il Centauro, il primo ed il più saggio, metà uomo e metà cavallo a causa delle metamorfosi del padre. Secondo Igino la madre, presa dalla vergogna per un figlio tanto "mostruoso" invocò gli Dei, e chiese di venir tramutata in qualcos'altro. Così fu: divenne il primo albero di Tiglio. 
Ma Filira recava già in sé lo spirito del Tiglio, poiché è proprio questo che significa il suo nome in greco antico. Secondo alcuni si tratta di un termine cretese, quindi pre-indeuropeo come molte fitonimi adottati dal greco, e questo farebbe risalire il culto e la figura di Filira molto indietro nel tempo, ma non ho trovato precisazioni attendibili in merito. Anzi, alcuni studiosi fanno risalire la parola philyra al greco philos "amico" e yron "sciame" col significato di "pianta amata dagli sciami (di api)". Tuttavia il fatto che sia Crono il compagno di Filira, rimanda ad uno strato molto antico del mito, ad un epoca pre-olimpica.
Chirone rimase nell'antro di Filira e divenne un grande curatore tramite le erbe e maestro di eroi come Giasone ed Achille che secondo Pindaro (Pitiche, 4) sarebbe stato allevato anche con l'aiuto di Filira. È notevole che Chirone venga sempre chiamato col matronimico "figlio di Filira", ed anche che la grotta dov'egli impartiva i suoi insegnamenti sia detta "grotta di Filira".
I miti hanno vari livelli di interpretazione, su questo si potrebbe dire come su molti altri d'ambito greco, che con l'invasione indeuropea ed il prevalere di strutture religiose e culturali patriarcali portate dagli invasori le antiche Dee pre-elleniche, spesso legate al mondo vegetale e terrestre divennero spose dei grandi Dei padri, gerarchici, celesti. E così la Madre Tiglio, divenne l'amante di Crono. Ma suo figlio porta su di sé molto dell'antica natura polimorfa e animale, di quando i confini fra umano e bestia non erano ancora così netti.
Filira è anche uno dei nomi della moglie di Nauplio (padre dell'eroe greco Palamede che andò a Troia) e della figlia del fiume Asopo che col rivo Peneo ebbe Ipseo.

Filemone e Bauci
Un altro mito che parla del Tiglio è narrato da Ovidio nelle Metamorfosi (VIII, 620-724): vivevano un tempo in Frigia in una piccola capanna, due anziani sposi, Filemone e Bauci. Un giorno gli Dei si presentarono alla loro umile abitazione chiedendo ospitalità, dopo essere stati rifiutati da tutti i vicini molto più ricchi ed agiati. I due vecchi accolsero i misteriosi stranieri con gentilezza e con ogni riguardo. Allora, volendo gli Dei punire coloro che avevano rifiutato loro ospitalità allagarono la piana, ma salvarono Filemone e Bauci dicendo loro che avrebbero potuto chiedere ciò che volevano. Essi chiesero solo di poter divenire loro sacerdoti e di morire insieme, poiché s'amavano molto e non volevano sopravvivere l'uno all'altro. Così la loro dimora divenne un tempio, e quando giunse il tempo della morte, i due si mutarono in alberi, Filemone in Quercia e Bauci in Tiglio, e sui loro rami vennero appese corone per gli Dei.
Anche in questo caso lo spirito del Tiglio è femminile.

Erodoto nelle sue storie racconta che fra gli Sciti ci sono molti indovini, alcuni dei quali detti Enarei "svirilizzati", i quali fanno risalire il loro metodo di vaticinio, che si fa con strisce di corteccia di Tiglio, ad Afrodite. "Tagliano in tre striscioline la corteccia del tiglio, poi pronunciano l'oracolo intrecciandole e slegandole dalle dita"(1). Sembra infatti che i loro antenati avessero saccheggiato il tempio di Afrodite ad Ascalona (riconosciuto come il più antico dedicato a questa Dea, dal quale il suo culto si espanse verso Cipro, sede tradizionale della sua nascita), e che Essa li avesse puniti con una "malattia femminile", alla quale si deve il loro nome, e che da allora si siano sempre vestiti con abiti femminili.
La consuetudine di portare abiti solitamente usati dal sesso opposto si riscontra in vari culti e tradizioni sciamaniche, da quello della Grande Madre frigia Cibele, allo sciamanesimo artico.

Mitologia nordica
Nei paesi del nord la sacralità degli alberi si è conservata per molto tempo, tanto che ancora in epoca medievale e spesso anche più tarda, venivano emessi divieti e decreti affinché si cessasse di adorare i boschi sacri e particolari alberi, i quali in molti casi finirono per essere abbattuti. Anche nella mitologia l'Albero è centrale, è infatti Yggdrasil, un grande Frassino, l'asse del mondo le cui radici e rami si spandono in tutti i Nove Mondi. Ogni giorno gli Dei si trovano sotto la sua ombra e tengono giudizio, e le Norne, le Filatrici del Destino, decidono le sorti degli uomini. 
In Scandinavia il Tiglio è uno degli alberi vårdträd, parola svedese composta da vårda "curare" e träd "albero" comunemente tradotta come "albero guardiano". Questi particolari alberi sono i custodi delle case o dei villaggi, se vengono tagliati l'abbondanza e la fortuna abbandonano il luogo. Per questo le famiglie lasciavano offerte alle sue radici, sotto le quali si diceva vivessero gli spiriti aiutanti della comunità. Con vǫrðr (stessa radice di vårda) si indicava uno spirito custode che vegliava sull'anima della persona dalla nascita alla morte.
In moti siti si legge che il Tiglio è sacro a Freyja. Io non ho trovato fonti attendibili che lo attestino.
Il nome della madre di Odhin, Bestla, sembra significhi "fibra della parte interna della corteccia", soprattutto del Tiglio.

Sigurd uccide il drago Fafnir
Nella Saga dei Volsunghi, la Valkiria Sigdrifa insegna:
"Devi conoscere le rune dei rami, se vuoi essere medico
e saper riconoscere le ferite;
le devi incidere sulla corteccia e sul legno dell'albero,
i cui rami siano rivolti a oriente.
" (2)
In questa saga il Tiglio ha un ruolo fatale: Sigurd/Sigfrido, dopo aver ucciso il drago Fafnir a guardia dell'oro, si bagna con il suo sangue che lo rende invulnerabile, ma nel mentre una foglia gli cade fra le scapole, e quello sarà il suo unico punto debole. Dalle trascrizioni Medievali in poi, la foglia che cade sulla schiena di Sigurd è proprio di Tiglio, come nel Nibelungenlied (1200 d. C. circa): 
"Quando dalle ferite del drago scorreva il sangue ardente,
e in esso si bagnava il prode cavaliere,
gli cadde tra le spalle una larga foglia di tiglio.
Là può esser ferito [...]" (3)
Quest'albero ricompare alla morte dell'eroe: appoggiata la lancia ad un Tiglio che ombreggia una fonte, Sigfrido viene colpito nell'unico punto vulnerabile con la sua stessa arma mentre è chino a bere. 
Alcuni fanno derivare il nome della madre di Sigurd, Siglinda da un composto di sigu "vittoria" e lind "Tiglio", ma si tratta di un'etimologia discussa.

Tanzlinde di Peesten
In ambienti di lingua tedesca fino alla fine del XIX secolo i processi si tenevano sotto al Gerichtslinde "Tiglio del giudizio", poiché era opinione diffusa che sotto ai suoi rami non si potesse mentire, e che la sua dolcezza avrebbe mitigato le sentenze troppo severe, che venivano anche eseguite alla sua ombra. Il più vecchio ancora vivente è forse il Tiglio di Schenklengsfeld che potrebbe avere fra i 1000 e i 1300 anni.
Ma doveva essere piuttosto comune anche il Tanzlinde "Tiglio del ballo". Quelli propriamente detti avevano una pista da ballo costruita all'altezza dei rami più bassi che circondava il tronco, sostenuta da colonne in legno o pietra; strutture simili si possono ancora vedere a Sachsenbrunn o a Limmersdorf, su alberi di circa 350 anni. Altri erano privi di una pista sospesa, ma i rami erano fatti crescere in larghezza e sostenuti da impalcature, in modo da creare uno spazio per i balli ai piedi del Tiglio
Molti Tanzlinde erano dedicati alla Madonna o ai Santi ed erano dei veri e propri luoghi di ritrovo sia sacro che profano.


Mitologia celtica
Secondo alcuni studiosi il Tiglio potrebbe essere l'albero oghamico (alfabeto in uso nelle isole britanniche in cui ad ogni lettera sarebbe associato un albero) della lettera U. Ci sono attestazioni di questo alfabeto in epoca tardo antica, ma si pensa che sia stato usato nei secoli precedenti su supporti deperibili come legno o corteccia non conservatisi. L'associazione delle lettere con un albero ed un particolare mese lunare è stata proposta da Robert Graves ma è giudicata infondata da molti accademici.

Mitologia baltica
La dea baltica Laima nota in Lettonia e Lituania, è strettamente associata al Tiglio e presiede al destino dei nascituri. In Lituania per avere un buon raccolto gli uomini sacrificavano alle querce, le donne ai Tigli, ed un ramo di Tiglio veniva tenuto in mano durante un rituale propiziatorio per la crescita del lino in onore del dio Vaižgantas. In alcune lingue slave il nome del mese di Giugno o Luglio deriva dal Tiglio.


Appendice
Nella poesia d'amore Under der Linden "Sotto il tiglio" di Walther von der Vogelweide, poeta tedesco vissuto fra il XII e il XIII secolo, una ragazza parla del giaciglio di fiori che ha condiviso con il suo amato, all'ombra di un Tiglio gentile (traduzione tratta da qui). Una versione più conosciuta di questa lirica è quella musicata da Angelo Branduardi.

Il poeta Walther von der Vogelweide
Sotto il tiglio
nella campagna, là c'era un letto per noi due,
e là potete ben vedere
come sono spezzati
i fiori e l'erba.
In una valle al limite del bosco,
tandaradei,
dolce cantava l'usignolo.

Io me ne venni
al prato:
il mio amico era già giunto là.
Come mi accolse,
nobil signora:
ne son felice sempre di più.
Se mi ha baciata? Ma mille volte!
Tandaradei,
non vedete come è rossa la mia bocca?

E aveva fatto
così splendido
un letto di fiori.
Ancora ne riderà
tra sé e sé,
se qualcuno passa per quel sentiero.
Di tra le rose potrà capire,
tandaradei,
dove era posata la mia testa.

Che giacque con me,
nessuno lo sappia!
Dio non voglia! Che vergogna!
E come mi ha amato
mai, mai nessuno
lo scoprirà, tranne lui ed io
e un uccellino piccolo:
tandaradei,
che certo mi sarà fedele."


Note
(1) Erodoto, Storie, IV, 167.
(2) Il discorso di Sigdrifa, 11, nell'Edda poetica.
(3) La canzone dei Nibelunghi, XV Avventura, str. 902.


Fonti antiche
Argonautiche, Apollonio Rodio, Mondadori, 2003
Edda, Snorri Sturluson, Adelphi, 2008
Georgiche, Virgilio, Garzanti, 2009 
I Nibelunghi, Laura Mancinelli, Einaudi, 1995
Il canzoniere eddico, a cura di Giuseppe Scardigli, Garzanti, 2009 
Inni, Callimaco, Garzanti, 1984
Metamorfosi, Ovidio, Mondadori, 2007
Miti, Igino, Adelphi, 2000
Pitiche, Pindaro, Mondadori, 1995 
Teogonia, Esiodo, Mondadori, 2004

Bibliografia
I Miti Nordici, Gianna Chiesa Isnardi, Longanesi, 2008 
Il ramo d'oro, James Frazer, Bollati Boringhieri, 1990
Il vischio e la quercia, Riccardo Taraglio, Edizioni L'età dell'Acquario, 2001 
La Dea Bianca, Robert Graves, Adelphi, 2003 
Le Dee viventi, Marjia Gimbutas, Edizioni Medusa, 2005
Leggende delle Alpi, Maria Savi-Lopez, Editrice Il Punto, 2011
Lo Spirito degli Alberi, F. Hageneder, Ed. Crisalide, 2004
Mitologia degli alberi, Jacques Le Brosse, BUR, 2006

Gerichtslinde
Theoi.com - Philyra
Vårdträd
Wikipedia - Philyra

Immagine 1: Cratere a figure rosse con Chirone e Nereide, 450 a. C. circa. Da Theoi.com, conservato al Museum of Fine Art di Boston.
Immagine 2: "'I'm Old Philemon!' murmured the oak. 'I'm old Baucis!' murmured the linden-tree" di Arthur Rackham, illustrazione per A wonder book di Nathaniel Hawthorne, 1922.
Immagine 3: "Siegfried kills Fafner "di Arthur Rackham, illustrazione per Siegfried and Twilight of the Gods di Wagner, 1911.
Immagine 4: Tanzlinde a Peesten. Da Wikipedia.
Immagine5: Il poeta Walther von der Vogelweide in una miniatura del Codex Manesse, f.124r, 1300 d. C. circa. Da Wikipedia, conservato alla biblioteca universitaria di Heidelberg e digitalizzato qui.



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Vedi anche:
Tiglio
Spirito del Tiglio

Articolo aggiornato l'ultima volta il 24 agosto 2020.

mercoledì 11 giugno 2014

Tiglio


Il Tiglio dal profumo avvolgente ed inebriante, rifugio di api, l'albero Madre che spande la sua calma all'ombra dei rami.
Famiglia e principali specie: fa parte della famiglia delle Tiliaceae o secondo altri metodi di classificazione botanica delle Malvaceae. Le specie che si trovano in Italia, tutte originarie dell'Europa e dell'Asia occidentale sono Tilia platyphyllos Scop. o Tiglio dalle foglie grandi, Tilia cordata Mill. o Tiglio selvatico, i quali incrociandosi hanno dato origine a Tilia x vulgaris Hayne o Tiglio comune. 
Etimologia: Tiglio deriva dal latino tilia (femminile), forse da radice che indica l'essere largo, ampio.  Secondo altri viene dal greco ptilon "ala" a causa della brattea alla base dei mazzetti di fiori che facilita la dispersione dei semi col vento. Od ancora deriverebbe dall'antico inglese line, linden da una radice che riporta al concetto di "flessibile". Platyohyllos vuol dire "dalle foglie ampie", cordata viene da cor-cordis "cuore" a causa della forma delle foglie e vulgaris significa comune.
Nomi dialettali: Tiggiu (Liguria), Tii, Tilleul (Piemonte), Tei, Tel (Lombardia), Teja, tejo (Veneto), Telli, Teglia (Emilia romagna), Tiglio noastrale, Tiglio femmina (Toscana), Teglia (Campania).
In altre lingue: in inglese è Lime, Lime-tree o Linde, in francese Tilleul, in tedesco Kalk o Linde.

Descrizione:  E' un albero deciduo piuttosto alto, raggiunge facilmente i 25 metri ma può arrivare ai 40 ed a una chioma ampia e densa che ombreggia il tronco. Può vivere anche 500 anni, ma ne esistono esemplari millenari.
Le radici sono lunghe e forti e si spingono molto in profondità e alcune sono visibili in superficie. Crea vari polloni alla base del fusto che è dritto e discretamente massiccio, con corteccia liscia e grigiastra da giovane, col passare del tempo diventa più scura e ruvida e il tronco si fa più ampio. I rametti giovani sono verdi e pelosi, ma diventano via via scuri e lisci, mentre quelli invernali sono rossastri. Le gemme sono leggermente pelose e si aprono a primavera mostrando foglioline verde tenero.
Le foglie sono piuttosto grosse, con un lungo picciolo, cuoriformi e lobate asimmetricamente, con apice appuntito e margine dentato. La pagina superiore è verde scuro, quella inferiore è più chiara e leggermente pelosa, le nervature sono ben evidenti. Durante l'estate possono essere colonizzate da afidi che secernono una sostanza zuccherina. All'inizio dell'autunno diventano giallo dorate ed una volta cadute arricchiscono notevolmente il terreno, dunque il Tiglio è una di quelle essenze in grado di nutrire i luoghi in cui cresce.
I fiori ermafroditi giallo-verdi con 5 petali sono raccolti in mazzetti penduli a gruppi di 3-5 con una lunga brattea, hanno un intenso e dolce profumo che richiama vari insetti, i principali responsabili dell'impollinazione, fra cui le api che ne ricavano il miele. Fioriscono fra maggio e giugno.
I frutti sono piccole noci tondeggianti di circa 1 cm, legnose e con 4 o 5 coste sporgenti. Maturano in ottobre ed una volta caduti rimangono molto tempo nel terreno, anche due anni, prima di germogliare.

Habitat: in Italia è diffuso ovunque, dalla montagna fino alla pianura nei boschi freschi e umidi, ha bisogno infatti di una buona quantità d'acqua. Arriva fino ai 1200 metri di altitudine e spesso si trova con Faggio e Castagno, difficilmente in boschi puri. Predilige terreni freschi e profondi, ma soprattutto ben drenati. Si trova spesso coltivato lungo i viali o nei parchi.
E' un albero prezioso per le api che ne ricavano il miele, e con il suo denso fogliame è una buona dimora anche per vari tipi di uccelli.

Droga: è costituita dai fiori che si raccolgono ad inizio fioritura con anche la brattea, fra maggio e giugno, in tarda mattinata, possibilmente in Luna crescente o piena in segno d'Aria (Gemelli, Bilancia, Acquario). Si seccano in strati sottili all'ombra, in luogo ben ventilato. Si conservano in barattoli di vetro scuro o ceramica ben chiusi, al riparo dalla luce e dall'umidità. 
Si può utilizzare anche l'alburno cioè la seconda corteccia composta da fibre legnose, che si raccoglie in autunno o a primavera, alla fine o prima che inizi il ciclo vegetativo. Sono utili anche le gemme che si raccolgono a primavera per la preparazione di gemmoderivati.

Usi
ATTENZIONE: Prendi ciò che segue per una ricerca, sperimentata solo in parte, e prima di utilizzare qualsiasi erba assicurati che sia quella giusta, che sia lontana da strade e fonti di inquinamento, di non essere allergico o ipersensibile a qualche componente e prima di fare qualsiasi cosa consulta il tuo medico/omeopata/erborista.

Prima di passare alle altri parti della pianta ci concentreremo sui fiori che hanno proprietà diaforetiche, antispasmodiche, ipotensive, sedative, diuretiche,vasodilatatrici, emollienti, decongestionanti, lenitive.
Contengono flavonoidi, tannini, olio essenziale, acidi e sostanze mucillaginose.

Fiori freschi: fiorendo il Tiglio all'inizio dell'estate, i suoi fiori sono pronti proprio quando è più probabile che il sole bruci la pelle non più abituata ai suoi raggi. In questo caso si possono frullare o schiacciare una manciata di fiori di Tiglio con poca acqua molto fredda, e/o gel d'Aloe e poi applicare il tutto sulla parte irritata per rinfrescare e calmare il bruciore.

Fiori secchi: una volta raccolti ed essiccati si possono chiudere in piccoli sacchetti di tela, da conservare nei cassetti della biancheria per profumarla, magari insieme ad altre erbe odorose o antitarme (qui trovate alcuni altri suggerimenti ed idee per Sacchettini profumati per armadi).
Cuscinetti di Tiglio su cui appoggiare il capo al momento di addormentarsi concilierebbero il sonno.

Infuso: ha notoriamente la capacità di conciliare il sonno e distendere, calmare, allontanare il nervosismo, l'ansia, l'insonnia, le paure notturne, anche per i bimbi e gli anziani, tanto che sembra che il verbo tedesco lindern "alleviare, calmare, mitigare" derivi proprio da linde "Tiglio". È utile dunque in tutti quei disturbi che hanno origine nervosa quali spasmi, mal di testa o cattiva digestione, magari in associazione con la Melissa.
Inoltre se bevuto spesso durante la giornata aiuta a sedare la tosse e alleviare  i sintomi influenzali, anche grazie alle sue proprietà diaforetiche, in associazione al Sambuco. Può anche essere utilizzato per detergere zone arrossate o come collutorio per lenire le irritazioni della bocca e della gola. 
Per attenuare le borse sotto agli occhi si possono intingere due batuffoli di cotone nell'infuso concentrato molto freddo (magari insieme a della Camomilla) e applicare per dieci minuti. Va bene anche per detergere le parti intime magari con Camomilla e/o Melissa. In caso di pelle irritata dal freddo o dal troppo sole o come dopo barba, si possono fare impacchi mattino e sera o passare del cotone intinto nell'infuso concentrato.
Un bagno arricchito con qualche litro di infuso poco prima di coricarsi rilassa, concilia il sonno e calma le irritazioni della pelle. Unito all'argilla o ad altri ingredienti adatti è un valido ingrediente per maschere e impacchi decongestionanti.

Sciroppo: si gettano 100 g di fiori freschi in  un litro di acqua bollente, si fa bollire per dieci minuti e poi si lascia raffreddare. Una volta freddo si filtra l'infuso e si spremono bene i fiori, poi si aggiunge un chilo e mezzo di zucchero e si mescola a fuoco lento finché lo zucchero non si è del tutto sciolto. A questo punto si imbottiglia ancora caldo. Allo zucchero si può sostituire il miele anche se non so in che dose. Per i miei gusti in questa versione lo sciroppo risulta un po' troppo dolce, bisognerebbe fare delle prove diminuendo lo zucchero, tenendo conto del fatto che però diminuirebbero anche i tempi di conservazione.
Si può usare per accompagnare budini e macedonie. Inoltre essendo il Tiglio rilassante e lo sciroppo piacevole al palato, può essere dato ai bimbi in caso di tosse, influenza, agitazione o per conciliare il sonno.

Oleolito e unguento: per preparare l'oleolito si riempie un barattolo di fiori (con le brattee) lasciati a seccare per un giorno o due senza pressarli troppo e si copre d'olio extravergine d'oliva (o altri a scelta a seconda dell'utilizzo che se ne vuol fare) facendo attenzione a che la parte vegetale non sporga fuori dall'olio. Si lascia macerare all'ombra in ambiente caldo per 40 giorni, poi si filtra spremendo bene il residuo, l'oleolito così ottenuto si conserva in bottigliette di vetro scuro etichettate con contenuto e data di produzione. Si usa per lenire arrossamenti e infiammazioni, e si può unire ad altri oleoliti come Camomilla, Lavanda, Calendula per preparare unguenti per quasi tutti i problemi della pelle comprese dermatiti, psoriasi, eritemi, scottature. Utile anche per massaggi rilassanti, o al basso ventre per mestruazioni dolorose. Si può aggiungere a creme lenitive autoprodotte o a detergenti intimi.

Tintura madre: si prepara con i fiori freschi a macero in alcool a 55° in rapporto 1:5. Ha azione rilassante.

Essenza: non è un'olio essenziale vero e proprio ma un assoluta estratta con un solvente. Conserva il profumo dei fiori ed ha azione rilassante.

Idrolato: si può usare come tonico per il viso, in particolare due dischetti di cotone imbevuti e collocati sugli occhi attenuano rossore e gonfiore, e può essere passato sulla pelle per lenire le infiammazioni da pannolino. È un ottimo ingrediente per creme, detergenti intimi e gel autoprodotti, e può essere usato al posto dell'acqua o di altra acque floreali come Rosa o Melissa. Rientra anche nella composizione di impacchi e maschere decongestionanti.

Il legno del Tiglio è un legno tenero, poroso, di colore chiaro con sfumature tendenti al rosa o al verde e non si distingue l'alburno dal durame. A causa della facile lavorabilità venne usato dagli uomini preistorici che potevano lavorarlo con le pietre scheggiate per costruire rifugi, canoe e utensili. Più tardi trovò impiego nella produzione di giocattoli, manici di attrezzi, strumenti musicali, zoccoli, cornici, ma essendo soggetto all'attacco di funghi ed insetti non è particolarmente durevole.
Era anche, ed è tuttora, uno dei legni usati per le sculture, tanto che nel Medioevo era detto legno sacro, poiché vi si scolpivano le immagini dei santi. Ad oggi viene usato anche per fare la carta.
È un cattivo combustibile, brucia in fretta e fa poca brace quindi può andare bene per accendere il fuoco ma non per scaldare gli ambienti.
Nell'antichità romana era uno dei possibili supporti di scrittura, tanto che il latino tiliae, plurale di tilia "Tiglio" indicava le tavolette da scrittura. 

Le foglie possono essere usate come i fiori per decotti emollienti e lenitivi, sono adatte come foraggio, producono un ottimo humus, quelle più tenere si consumano come insalata o insieme ad altre piante in zuppe e torte di verdure. In tempi di carestia venivano seccate, polverizzate e mischiate alla farina di orzo o grano saraceno poiché sono ricche di proteine e clorofilla.
semi contengono una buona quantità di olio alimentare. 
All'alburno (parte interna della corteccia) venivano riconosciute proprietà medicinali.
Dal carbone di Tiglio si ricavano carboncini da disegno, ma veniva anche impiegato in dentifrici disinfettanti e contro problemi digestivi, ulcere, stitichezza.
Con il libro o floema, la parte fibrosa interna della corteccia si confezionavano fin dai primordi della civiltà corde, stuoie, cestini, calzature e una forma rudimentale di tessuto. Le più antiche tracce di una rete costruita con questa fibra risalgono al Mesolitico, mentre durante il Neolitico si usava per confezione corde, cappelli, calzature, stuoie e cesti come quello rinvenuto a Arbon Bleiche in Svizzera risalente a 5400 anni fa. Per ottenerla si staccava la corteccia dal legno e si lasciava a bagno molto a lungo in modo che le fibre si staccassero dalla parte legnosa, a quel punto le fibre ottenute venivano fatte asciugare e intrecciare o tessute. Questa tecnica era particolarmente diffusa nel centro e nord Europa, in particolare in Scandinavia, dove il Tiglio era la fibra vegetale più diffusa nella fabbricazione di corde.
Il miele di Tiglio, che le api ricavano dai fiori, a volte viene unito alla melata di Tiglio (ricavata dalle api dallo scarto zuccherino prodotto da alcuni afidi nutritisi della linfa dell'albero). Ha proprietà rilassanti e calmanti, ed è inoltre in grado di alleviare la tosse e i sintomi influenzali, può quindi essere usato per potenziare le capacità curative dell'infuso di Tiglio, o essere aggiunto alle tisane della sera per favorire il sonno (ricordo che alcune proprietà del miele vanno perse con le alte temperature, quindi va aggiunto solo a preparati freddi o tiepidi per poter beneficiare di tutte le sue virtù).

Tigli monumentali in Italia
In Italia si trovano una sessantina di Tigli monumentali appartenenti a specie diverse. I più noti sono:
Il Tiglio di Macugnaga in provincia di Verbania è un Tilia platyphyllos e ha circa 500 anni, si trova in uno spiazzo antistante il cimitero e alla sua ombra si amministrava la giustizia, forse a causa dell'influsso della cultura walser d'ascendenza germanica.
Il Tiglio di Sant'Orso ad Aosta, è un Tilia platyphyllos e ha più di 400 anni, piantato in prossimità della chiesa dedicata al santo, sembra che alla sua ombra si tenesse il consiglio degli anziani.
Il Tiglio di Favogna a Magré in provincia di Bolzano è un Tilia platyphyllos ed ha circa 350 anni, è affiancato da un Tilia cordata più piccolo e i due alberi vengono chiamati "donnina e omino" dagli abitanti del luogo.
Il Tiglio di Rutte Piccolo in provincia di Udine è un Tilia cordata e ha circa 350 anni, la leggenda vuole che alla sua ombra si sia fermato Napoleone.

Ricette culinarie
Lo sciroppo di fiori di Tiglio (vedi sopra) può essere usato per insaporire macedonie e dolci, per preparare ghiaccioli o può essere sciolto nell'acqua per ottenere una dolce bevanda rilassante.

Liquore di Tiglio: in un contenitore di vetro mettere 60 g di fiori di Tiglio, 15 g di thè, mezzo cucchiaino di Noce moscata, la buccia fresca di mezza Mela cotogna, un cucchiaio di miele d'Acacia, mezza stecca di Vaniglia, 2 - 3 bacche di Ginepro, 10 fiori di Camomilla, alcuni pezzetti di scorza d'Arancia, 750 g di alcool a 95° e un litro di acqua distillata. Si lascia il tutto a macerare per 15 giorni, avendo cura di scuotere ogni tanto, poi si filtra con una garza e si imbottiglia. Si può consumare dopo qualche mese, puro o diluito in acqua calda (ricetta tratta da Cucinare con i fiori).

Liquore ai fiori di Tiglio: in un vaso di vetro posizionare a strati 100 g di fiori di Tiglio e 200 g di zucchero. Aggiungere 4 - 5 cucchiai di miele e lasciar riposare qualche giorno, quindi coprire con 450 ml di alcool a 95° e lasciare in infusione almeno una settimana. Aggiungere 500 ml d'acqua e dopo qualche giorno filtrare e imbottigliare. Meglio consumare dopo qualche mese (ricetta tratta e adattata da Liquori -Grappe gelatine marmellate con erbe e frutti spontanei).

Miele al Tiglio: versate una tazza di acqua bollente su 60 g di fiori di Tiglio e lasciate in infusione coperto per dieci minuti, dopo di che filtrate. Scaldate a bagnomaria 500 g di miele e unite l'infuso mescolando in modo da incorporarlo totalmente. Versate il tutto in vasetti a chiusura ermetica. Questo miele ha proprietà antispasmodiche e sudorifere (ricetta tratta e adattata da Scoprire,riconoscere, usare le erbe; c'è però da dire che mentre il miele si conserva senza problemi la presenza d'acqua potrebbe far insorgere muffe o far deteriorare il tutto, quindi una volta aperto potrebbe essere saggio conservare il barattolo in frigo).


Utilità
Video su come realizzare una corda di Tiglio


Bibliografia
Alberi, Allen J. Coombes, Fabbri Editori, 2008
Alberi monumentali d'Italia, a cura di Angela Farina e Laura Canini, Mipaaf, 2018
Arboreto salvatico, Mario Rigoni Stern, Einaudi, 2015
Cucinare con i fiori, Lina Marenghi, Priuli&Verlucca, 2011
Dizionario di fitoterapia e piante medicinali, Enrica Campanini, Tecniche Nuove, 2004 
Doni di Madre Terra, Marco Leone, Araba Fenice, 2010
Enciclopedia del legno, A. Walker, De Agostini, 1999
Fitoterapia, Aldo Capasso, Giuliano Grandolini e Angelo Izzo, Springer, 2006
Liquori -Grappe gelatine marmellate con erbe e frutti spontanei, Riccardo Luciano e Renzo Salvo, Araba Fenice, 2013
Lo Spirito degli Alberi, Fred Hageneder, Edizioni Crisalide, 2004
Meravigliose erbe, A. Decò e Claudio Volontè, Editoriale del drago, 1981
Scoprire, riconoscere, usare le erbe, Umberto Boni e Gianfranco Patri, Fabbri Editori, 1979 

Elenco degli alberi monumentali in Italia a cura del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
Erbeofficinali.org - Tiglio officinale
Etimo.it - Tiglio
Etymonline.com - Linden
Infoerbe.it - Tiglio selvatico
Magicanatura - Idrolato di Tiglio

Foto mie scattate a Ormea (CN) e Carcare (SV), tavola botanica d'autore sconosciuto.

Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.
 

Vedi anche:
Mitologia del Tiglio
Spirito del Tiglio

Aggiornato l'ultima volta il 11 settembre 2020.

lunedì 19 maggio 2014

Chirone - Unguento vulnerario

Chirone era un centauro, metà uomo e metà cavallo. Chirone era il centauro più sapiente fra i suoi fratelli. Mentre gli altri gozzovigliavano e si davano a violenza e passioni, Chirone aveva appreso i segreti della natura, gli usi delle erbe, le migliori tecniche di combattimento, tanto che fu il maestro di molti grandi eroi: Eracle, Teseo, Giasone, Enea, e secondo alcuni fu lui ad insegnare ad Asclepio, Dio della medicina, l’arte di guarire con le piante. Ma fu il maestro anche del più grande eroe greco: Achille.

Ingredienti:
  • oleolito di Achillea (Achillea millefolium)
  • oleolito di Melissa (Melissa officinalis
  • cera d’api
  • vitamina E (tocopherol) facoltativo, serve come antiossidante e per tanto garantisce la conservazione più a lungo.
Riguardo alla cera
La cera d'api si trova nelle erboristerie, nei negozietti che vendono miele e prodotti locali, oppure direttamente dagli apicoltori, opzione che io preferisco per favorire i piccoli produttori dei dintorni, che tra l'altro la vendono ad un prezzo molto inferiore rispetto alle erboristerie. Per questa ricetta vi serve della cera del tutto naturale, se vi rifilano i fogli rifiutateli perché di solito contengono anche parafina o altri materiali. Se doveste trovare quella non ancora pulita (si presenta di un bel giallo caldo con corpuscoli nero-marroni ed un forte profumo di miele) prendetela, si può purificare facilmente come potete leggere qui: Come pulire la cera.


Preparazione 
Gli unguenti si preparano con una parte di cera, e fra le 5 e le 7 parti di olio; io di solito mi regolo su una di cera e sei di olio (es. 10 g di cera e 60 g di olio) e con queste dosi viene un unguento dall'aspetto solido ma che si può raccogliere agevolmente con il dito e si spalma benissimo. La consistenza dipende anche dalla temperatura esterna, d'estate chiaramente è più morbida, mentre d'inverno solidifica.
Considerate che non se ne usa mai moltissimo, sicché se non avete intenzione di regalarlo tenetevi sulle piccole quantità.
Mettete a sciogliere la cera a pezzettini e gli oleoliti in parti uguali (secondo l'esempio precedente 10 g di cera, 30 g di oleolito di Achillea, 30 g. di oleolito di Melissa) in un pentolino a bagnomaria; il calore non giova agli oli quindi tenete il fuoco basso e non appena la cera si è sciolta completamente mescolate, togliete dalla fonte di calore e versate in barattolini di vetro ben puliti e asciutti. Raffreddandosi l'unguento si solidifica in superficie e a contatto col vetro, prima che sia del tutto solido versate una goccia di vitamina E e mescolate bene; quest'ultima è termolabile quindi va aggiunta solo quando la temperatura è scesa.
Se non aggiungete la vitamina E e quindi non smuovete l'unguento, può succedere che la superficie rimanga un po' più solida e presenti delle crepe a completo raffreddamento ma con il calore delle mani si scioglie perfettamente. Per evitare quest'effetto comunque si può mescolare di tanto in tanto durante il raffreddamento dell'unguento, che così rimarrà più "spumoso".
Eventualmente si può aggiungere alla cera in via di sciogliemento anche un po' di burro di karitè o di cacao per rendere ancora più morbida e nutriente la miscela. Attenzione però al fatto che il burro di karitè se surriscaldato, quando si raffredda si rapprende in piccoli granelli; la cosa non è particolarmente fastidiosa a mio avviso, visto che comunque rimangono amalgamati al resto e si sciolgono quando prelevati con le mani o spalmati. Se però siete dei perfezionisti a livello estetico e la cosa non vi piace, evitate!
 
Utilizzi
Achille che sotto le mura di Troia usò ciò che gli era stato insegnato da Chirone, distinguendosi in battaglia per coraggio e bravura, ma anche dopo i combattimenti, per la sua abilità nell’utilizzo delle erbe guaritrici. In particolare l’Achillea prese il suo nome dal fatto che l’eroe la utilizzava per risanare le ferite. E questa particolare capacità dell’Achillea è stata confermata dai moderni studi, che ne fanno un ottimo ciccatrizzante, emostatico, antinfiammatorio, astringente, tonificante del sistema circolatorio e dunque utile anche in caso di mestruazioni dolorose e vene varicose. E non è un caso se in molti dialetti abbia nomi che richiamano queste sue proprietà, come Stagnasangue (Liguria), Erba tajera (Piemonte), Erba del tai (Lombardia), Erba da taggi (Veneto), Sanguinella (Toscana), Erba de feridas (Sardegna).
In questo unguento l’Achillea si unisce alla Melissa che è ciccatrizzante, antimicrobica, decongestionante e purificante, facendone un rimedio principe per la cura di ferite, abrasioni, ragadi, piage, favorendo una veloce e uniforme ciccatrizzazione.
E’ anche un rimedio per emorroidi, bruciature solari e non, arrossamenti, screpolature da freddo o causate da lavori manuali o dal contatto col terreno.

ATTENZIONE: l’unguento va applicato quando il sangue ha già smesso di uscire! L’olio essenziale di Achillea è fotosensibilizzante (rende la pelle più sensibile ai raggi solari); in questa preparazione ce n’è davvero una minima parte, comunque per maggior sicurezza se si ha la pelle particolarmente chiara e delicata, evitare di esporsi al sole nell’ora successiva all’utilizzo dell’unguento.

Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.
Vedi anche:
Melissa

Aggiornato l'ultima volta il 5 agosto 2015.

Chryse - Unguento lenitivo

Chryse è la Dorata, l’Aurea. Chryse è la Preziosa,la  Cara. Chryse era uno dei molti nomi di Afrodite, Dea della della bellezza e dell’Amore, ma anche di Athena, signora di guerre e saggezza. Tutti gli strumenti degli Dei erano in oro: la verga di Ermes, l’arco di Apollo, lo scettro di Zeus, le ali di Eros. Forse perché questo metallo rappresenta ciò che è incorruttibile e simbolicamente luminoso, oltre che prezioso e utile.

Ingredienti
  • oleolito di Camomilla (Matricaria chamomilla)
  • oleolito di Calendula (Calendula officinalis)
  • oleolito di Lavanda (Lavanda officinalis
  • cera d’api
  • vitamina E (tocopherol) facoltativo, serve come antiossidante e per tanto garantisce la conservazione più a lungo.
Riguardo alla cera
La cera d'api si trova nelle erboristerie, nei negozietti che vendono miele e prodotti locali, oppure direttamente dagli apicoltori, opzione che io preferisco per favorire i piccoli produttori dei dintorni, che tra l'altro la vendono ad un prezzo molto inferiore rispetto alle erboristerie. Per questa ricetta vi serve della cera del tutto naturale, se vi rifilano i fogli rifiutateli perché di solito contengono anche parafina o altri materiali. Se doveste trovare quella non ancora pulita (si presenta di un bel giallo caldo con corpuscoli nero-marroni ed un forte profumo di miele) prendetela, si può purificare facilmente come potete leggere qui: Come pulire la cera.
Riguardo agli oleoliti
Si possono preparare tre distinti oleoliti oppure uno solo unendo tutte e tre le erbe e l'olio scelto in un solo barattolo.
Preparazione
Gli unguenti si preparano con una parte di cera, e fra le 5 e le 7 parti di olio; io di solito mi regolo su una di cera e sei di olio (es. 10 g di cera e 60 g di olio) e con queste dosi viene un unguento dall'aspetto solido ma che si può raccogliere agevolmente con il dito e si spalma benissimo. La consistenza dipende anche dalla temperatura esterna, d'estate chiaramente è più morbida, mentre d'inverno solidifica.
Considerate che non se ne usa mai moltissimo, sicché se non avete intenzione di regalarlo tenetevi sulle piccole quantità.
Mettete a sciogliere la cera a pezzettini e gli oleoliti in parti uguali (secondo l'esempio precedente 10 g. di cera, 20 g di oleolito di Camomilla, 20 g di oleolito di Calendula, 20 g di oleolito di Lavanda, oppure 60 g dell'oleolito ottenuto dalla macerazione delle tre erbe insieme)
in un pentolino a bagnomaria; il calore non giova agli oli quindi tenete il fuoco basso e non appena la cera si è sciolta completamente mescolate, togliete dalla fonte di calore e versate in barattolini di vetro ben puliti e asciutti. Raffreddandosi l'unguento si solidifica in superficie e a contatto col vetro, prima che sia del tutto solido versate una goccia di vitamina E e mescolate bene; quest'ultima è termolabile quindi va aggiunta solo quando la temperatura è scesa.
Se non aggiungete la vitamina E e quindi non smuovete l'unguento, può succedere che la superficie rimanga un po' più solida e presenti delle crepe a completo raffreddamento ma con il calore delle mani si scioglie perfettamente. Per evitare quest'effetto comunque si può mescolare di tanto in tanto durante il raffreddamento dell'unguento, che così rimarrà più "spumoso".
Eventualmente si può aggiungere alla cera in via di sciogliemento anche un po' di burro di karitè o di cacao per rendere ancora più morbida e nutriente la miscela. Attenzione però al fatto che il burro di karitè se surriscaldato, quando si raffredda si rapprende in piccoli granelli; la cosa non è particolarmente fastidiosa a mio avviso, visto che comunque rimangono amalgamati al resto e si sciolgono quando prelevati con le mani o spalmati. Se però siete dei perfezionisti a livello estetico e la cosa non vi piace, evitate!
  
Utilizzi
Qui di dorato, di prezioso e caro c’è molto: la cera delle api instancabili, il biondo e ricco olio d’oliva, i capolini di Camomilla come pioggia d’oro, i fiori di Calendula come gocce di luce sui prati, e la dolce Lavanda che fiorisce in particolare al Solstizio d’Estate, giorno più lungo dell’anno, in cui le proprietà del sole, secondo la tradizione, si trasferiscono alle piante. Pennellate di luce e colori caldi, con una sfumatura di viola profumato.
La Camomilla, conosciuta comunemente come l’erba che dona un buon sonno, ha tantissime proprietà sia medicinali che cosmetiche fra le quali schiarire i capelli biondi, lenire delicatamente arrossamenti e screpolature, decongestionare gli occhi gonfi e calmare il mal di pancia portato dal ciclo.
La Calendula, tanto diffusa e rustica quanto utile, ha la capacità di calmare bruciori, pruriti, rossori, ma anche, essendo antisettica, di combattere i funghi della pelle e delle parti intime; anche la Calendula può aiutare nei giorni di mestruazioni a regolarizzare il ciclo e calmare il dolore.
La Lavanda, il cui fresco profumo tutti conoscono, è anch’essa blandamente disinfettante, purificante, ciccatrizzante, calmante, decongestionante e aiuta a migliorare la circolazione, oltre che rilassare, far passare ma di testa e crampi addominali e sedare la tosse.
Queste tre erbe agiscono in sinergia potenziando i loro rispettivi poteri curativi, creando una mistura particolarmente indicata per qualsiasi problema della pelle: secchezza, infiammazioni, rossori, punture d’insetti, piccole ferite, eritemi, bruciature, screpolature. Ma è anche efficace in caso di bruciore intimo, ed adatta per le pelli sensibili, mature, atoniche o particolarmente delicate come quelle di bimbi e anziani.
Arricchita ulteriormente con burro di karitè, può essere usata per massaggi nutrienti e rilassanti sul basso ventre e schiena, anche in caso di mestruazioni dolorose.


Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.

Vedi anche:
Calendula
Lo Spirito della Calendula
Alcune varietà di Calendula
Illustrazioni botaniche di Calendule   
La Calendula nell'antichità  
Mitologia della Calendula 
Oleolito di Calendula
Iuno - Unguento di Calendula
Cautha - Unguento alla Calendula e Iperico
Tintura di Calendula

Aggiornato l'ultima volta il 5 agosto 2015.

domenica 18 maggio 2014

Myntha - Unguento balsamico

Myntha è il nome greco della Ninfa che divenne la Menta, una delle amanti di Ade, il Dio che regna sui morti. Ci sono varie versione della sua storia, ma in tutte essaviene uccisa, così il suo amante, impietosito dalla sua triste sorte, la trasforma nella piccola pianta odorosa e balsamica il cui grato aroma tutti conosciamo. 
 
Ingredienti
  • un'olio o una miscela di oli a scelta
  • cera d’api 
  • cristalli di mentolo 
  • vitamina E (tocopherol) facoltativo, serve come antiossidante e per tanto garantisce la conservazione più a lungo
  • olio essenziale di Menta (Mentha piperita)
  • olio essenziale di Eucalipto (Eucaliptus globulus)
  • olio essenziale di Tea tree (Melaleuca alternifolia) 
  • olio essenziale di Pino (Pinus silvestris)
  • olio essenziale di Lavanda (Lavanda officinalis) 
  • olio essenziale di Cannella (Cinnamomum zeylanicum)
  • olio essenziale di Cipresso (Cupressus sempervirens)
 Riguardo all'olio
Per quest'unguento in particolare si può scegliere l'olio che si preferisce; io ho adottato spesso l'olio di sesamo che è assorbito facilmente dalla pelle, ma sono tutti adatti, tranne chiaramente quelli termolabili. Se ne può usare uno solo oppure creare una miscela.

Riguardo alla cera
La cera d'api si trova nelle erboristerie, nei negozietti che vendono miele e prodotti locali, oppure direttamente dagli apicoltori, opzione che io preferisco per favorire i piccoli produttori dei dintorni, che tra l'altro la vendono ad un prezzo molto inferiore rispetto alle erboristerie. Per questa ricetta vi serve della cera del tutto naturale, se vi rifilano i fogli rifiutateli perché di solito contengono anche parafina o altri materiali. Se doveste trovare quella non ancora pulita (si presenta di un bel giallo caldo con corpuscoli nero-marroni ed un forte profumo di miele) prendetela, si può purificare facilmente come potete leggere qui: Come pulire la cera.


Riguardo ai cristalli di mentolo
Si possono trovare nei siti dedicati alla cosmesi naturale e all'autoproduzione, oppure si possono far arrivare in farmacie e erboristerie.

Riguardo agli oli essenziali
Si possono trovare in farmacia, erboristeria o negozi del biologico, ma anche presso aziende agricole o che producono aromatiche. Sono piuttosto costosi, poichè per produrne piccole quantità servono molti kili di pianta fresca, ma se ne usano sempre solo alcune gocce e si conservano a lungo, quindi piano piano si può creare un proprio armadietto di oli essenziali.
Leggete sempre attentamente gli ingredienti, dev'esserci scritto solo il nome della pianta e nient'altro; a volte le essenze vengono "allungate" con altre sostanze più economiche, che però, chiaramente, alterano le proprietà del prodotto finale.

ATTENZIONE: non ingeriteli se non su consiglio medico, non usateli puri sulle mucose e sugli occhi, non usateli su bambini al di sotto dei tre anni, prima di applicare preparati che li contengono su una vasta parte di pelle, controllate di non essere allergici applicandone una piccola quantità.

Preparazione
Gli unguenti si preparano con una parte di cera, e fra le 5 e le 7 parti di olio; io di solito mi regolo su una di cera e sei di olio (es. 10 g di cera e 60 g di olio) e con queste dosi viene un unguento dall'aspetto solido ma che si può raccogliere agevolmente con il dito e si spalma benissimo. La consistenza dipende anche dalla temperatura esterna, d'estate chiaramente è più morbida, mentre d'inverno solidifica.
Considerate che non se ne usa mai moltissimo, sicché se non avete intenzione di regalarlo tenetevi sulle piccole quantità.
Mettete a sciogliere la cera a pezzettini, l'olio e i cristalli di mentolo (io mi tengo sul 2% della formula totale, quindi secondo l'esempio precedente, se il totale è 70 g aggiungo 1,4 g di mentolo) in un pentolino a bagnomaria; il calore non giova agli oli quindi tenete il fuoco basso e non appena la cera si è sciolta completamente mescolate, togliete dalla fonte di calore e versate in barattolini di vetro ben puliti e asciutti. Raffreddandosi l'unguento si solidifica in superficie e a contatto col vetro, prima che sia del tutto solido versate una goccia di vitamina E; quest'ultima è termolabile quindi va aggiunta solo quando la temperatura è scesa, così come gli oli essenziali. Se avete preparato poco unguento basterà una goccia per tipo, in caso contrario due; in caso si siano ottenuti più barattoli d'unguento, viene più facile preparare la miscela di oli essenziali, e poi versarla col contagocce nei singoli contenitori, mescolando bene per farli amalgamare al composto.

Eventualmente si può aggiungere alla cera in via di sciogliemento anche un po' di burro di karitè o di cacao per rendere ancora più morbida e nutriente la miscela. Attenzione però al fatto che il burro di karitè se surriscaldato quando si raffredda si rapprende in piccoli granelli; la cosa non è particolarmente fastidiosa a mio avviso, visto che comunque rimangono amalgamati al resto e si sciolgono quando prelevati con le mani o spalmati. Se però siete dei perfezionisti a livello estetico e la cosa non vi piace, evitate!

Utilizzi
Erba rustica quanto utile, esistono moltissime varietà di Menta, tutte riconoscibili per il loro fresco profumo; in questa formula viene unita ad altri oli essenziali dal benefico influsso sulle vie respiratorie, adatti a calmare il bruciore e a disinfettare dolcemente gola e naso. 
Quest’unguento si spalma sotto al naso, sul petto o sulla gola in caso di tosse, raffreddore, naso chiuso, catarro ed in generare per curare le affezioni dell’apparato respiratorio.
Inoltre all’occorrenza questa preparazione può essere usata per calmare il dolore dato da punture d’insetto, per disinfettare piccole ferite e per contrastare funghi e parassiti della pelle. Massaggiato in piccole quantità sulle tempie allontana il mal di testa.

ATTENZIONE: i bimbi d’età inferiore ai tre anni sono molto sensibili agli oli essenziali, quindi fare una prova e vedere come reagiscono, ed usare sempre e comunque solo una quantità minima di unguento. Si sconsiglia l’uso di preparati a base di Menta nelle donne in gravidanza, inoltre i rimedi omeopatici non vanno assunti in concomitanza con preparati a base di questa pianta.

Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.

Vedi anche:
Menta 

Aggiornato l'ultima volta il 5 agosto 2015.