mercoledì 30 maggio 2018

Il bosco degli urogalli

Il bosco degli urogalli di Mario Rigoni Stern, Einaudi, 2009
Numero pagine: 176
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 1962
Genere: raccolta di racconti

Ho scoperto Rigoni Stern con Arboreto salvatico; i più invece passano prima dai suoi racconti di guerra, di cui il più noto è Il sergente nella neve. Ho avuto modo, nel corso degli anni, di leggere anche qualcuno dei libri dell'autore sulla seconda Guerra Mondiale, ma quelli che mi piacciono di più sono, come questo, le raccolte di racconti su animali, alberi, personaggi dell'altipiano di Asiago di dov'era originario Rigoni Stern, che vengono tracciati semplicemente, presi in un immagine particolare rimasta impigliata nei ricordi o nell'immaginazione di chi ne scrive.
Questa raccolta, che riunisce dodici racconti, parla per l'appunto di di animali, fedeli cani da caccia, volpi che scorrazzano nella notte, urogalli imprendibili, e da sfondo il bosco, la montagna, sempre più in alto, e coloro che la abitano, i cacciatori soprattutto, ma anche personaggi che tornano ai propri paesi dopo la guerra, segnati indelebilmente ma ancora capaci di specchiarsi nella natura.
Solitamente non amo i testi che parlano di caccia, ma in quelli di Rigoni Stern si può leggere il rispetto per la montagna e i suoi abitanti, dato da una stretta convivenza e conoscenza, abbozzato con semplicità non priva di poesia.

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Santa o strega?

Santa o strega? - Donne e devianza religiosa tra Medioevo e Età moderna di Peter Dinzelbacher, ECIG, 1999
Numero di pagine: 348
Titolo originale: Heilige oden Hexen?
Lingua originale: tedesco
Prima edizione: 1995
Prima edizione italiana:1999
Genere: saggio

Viene dal mercatino dell'usato, tanto per cambiare. Come ormai saprete (ma chi?) praticamente leggo qualsiasi cosa contenga la parola "strega" sia esso un saggio o un romanzo; sicché sul genere ho collezionato un certo numero di volumi, questo però si discosta abbastanza dagli altri saggi incentrati specificamente sulla figura della strega, ed analizza invece il rapporto fra questa e la figura della santa, esaltandone le differenze ma soprattutto i punti in comune.
Il libro prende il considerazione l'Europa fra il basso Medioevo e l'Illuminismo (dal 200 al 600 circa).
Vengono considerate le streghe, che furono per lo più donne, e le mistiche, quindi l'indagine agisce in una dimensione principalmente femminile, tenendo conto però che furono quasi sempre degli uomini a decidere se una donna dovesse essere bruciata oppure santificata.
Carattere comune ad entrambe è la ricerca e la manifestazione di una religiosità "indipendente" dalla Chiesa, ovvero che non passa attraverso la mediazione ecclesiastica ma avviene direttamente dal singolo al divino, dunque una religiosità al di fuori del "normale", la cui natura andava determinata tramite il discernimento degli spiriti, che però risulta a volte piuttosto soggettivo.
Il primo capitolo propone una carrellata di sante sospette di eresia o condannate come streghe come Giovanna d'Arco; donne che sembravano alternare estasi e possessione diabolica, altre successivamente condannate come eretiche ma che furono ritenute sante durante la loro vita, altre ancora, soprattutto nell'ultimo periodo considerato, che furono sottoposte all'attenzione dei medici del tempo. Si parla poi delle "false sante" ovvero di donne che cercarono di farsi passare come tali, delle quali si trova traccia fin dal XIII secolo; a volte il discrimine è molto sottili, in quanto in taluni casi è la stessa presunta santa a convincersi e autoindursi determinati sintomi. Il capitolo si chiude riassumendo le diverse categorie in cui venivano iscritte le donne "devianti" rispetto alla religiosità comune.
Il secondo capitolo definisce il modello di mistica individuandone le origini, la diffusione e le caratteristiche comuni alle varie mistiche, approfondendo anche la figura della "santa viva" ovvero colei che veniva considerata santa già in vita, e non solo dopo la morte. Si passa poi a definire lo stereotipo, per alcuni versi parallelo (anche temporalmente) della strega, le premesse che portarono alla caccia alle streghe e la relativa diffusione spaziale e temporale. Il capitolo si chiude con un incursione nelle identiche figure maschili del mistico e del mago.
Il terzo capitolo indaga le analogie fra la santa e la strega, confrontando parallelamente punto per punto le varie istanze.
Il quarto traccia invece le differenze fra i due modelli e le incompatibilità di fondo.
Il  quinto rileva come il dualismo del Cristianesimo fu la base del pensiero dicotomico santa-strega applicato alle donne "diverse".
Chiudono il volume la postfazione, le note, le indicazioni bibliografiche, le fonti iconografiche, e l'indice dei nomi.
Come si può vedere da questo breve riassunto dei contenuti si tratta di un libro molto ricco ma ben ordinato e chiaro nelle argomentazioni. L'ho trovato particolarmente interessante sia per l'indagine parallela che propone, sia per l'abbondanza di figure di donne particolari e poco conosciute, delle quali vengono tracciati in maniera breve ma non superficiale la vita e i tratti salienti. Insomma, è un saggio che va a completare quelli più decisamente incentrati sulla strega.
Non credo sia facilissimo da trovare nelle librerie visto che è un'edizione un po' vecchia, ma sporadicamente si trova on-line, ed è presente in molte biblioteche nazionali.

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  • Sante e streghe di Marcello Craveri

martedì 22 maggio 2018

Il formaggio e i vermi

Il formaggio e i vermi – Il cosmo di un mugnaio del ‘500 di Carlo Ginzburg, Einaudi, 1976
Numero pagine: 196
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 1976
Genere: saggio

Dopo aver letto Storia notturna, mi ero ripromessa di esplorare anche gli altri saggi di Ginzburg, I benandanti e Il formaggio e i vermi, che anche se non propriamente incentrati sulla figura della strega, che è quella che a me interessa di più, parlano comunque di personaggi appartenenti allo stesso ambiente rurale, che ebbero a che fare con l’Inquisizione.
In Il formaggio e i vermi, Ginzuburg indaga gli atti processuali a carico di Domenico Scandella, detto Menocchio di Montereale (provincia di Padova), relativi a due procedimenti: il primo del 1583, il secondo del 1599.
Il libro è composto da un indice, seguito da un interessante prefazione (circa 25 pagine) in cui l’autore illustra cause e premesse dell’indagine, prendendo in considerazione il rapporto fra cultura popolare e cultura dotta e la natura della prima, per capire se si possa veramente parlare di “cultura popolare” e quali ne siano i prodotti, come viene tramandata ecc.
Nel saggio vero e proprio, Ginzburg indaga le credenze dello straordinario personaggio che fu Menocchio, mugnaio di una certa cultura, inquadrandolo nelle tendenze del suo tempo quali le rivolte contadine, un certo radicalismo e la critica delle gerarchie profane ed ecclesiastiche, sullo sfondo di Riforma e Controriforma. Parte delle sue idee vennero anche da una rielaborazione critica delle sue letture, e forse, dall'influenza di un gruppo anabattista.
Il titolo viene dalla cosmogonia riportata negli atti processuali di Menocchio, in cui il cosmo composto dei quattro elementi, si crea aggregandosi come il formaggio nel latte, nel quale i vermi sono gli angeli e Dio; quest’idea, secondo le indagini dell’autore, fu dovuta ad un miscuglio di credenze popolari, anche molto antiche e cultura dotta, proveniente dai libri che il mugnaio aveva letto.
Molto interessante è anche il contegno tenuto da Menocchio, come lo si evince dalle parole dei suoi compaesani, e dalle risposte che dà durante gli interrogatori. Emerge la figura di un uomo dotato di forte senso critico, capacità di astrazione e indipendenza di pensiero, e orgoglioso di tali qualità, anche se non sempre consapevole di ciò che gli si è abbattuto addosso con il processo.
La prima sentenza lo condanna al carcere a vita, che però sconta solo per due anni a causa di una malattia, rilasciato, gli è fatto divieto di allontanarsi da Montereale, con l’obbligo di indossare sempre l’abito crociato a monito della sua colpevolezza.
Passando gli anni però Menocchio viola tali condizioni, riprende a parlare di questioni religiose con i paesani, e nel 1599 si apre il secondo processo, durante il quale viene giudicato relapso cioè recidivo, e, dopo alcune esitazioni, viene eseguita la condanna a morte.
Negli ultimi capitoli vengono presi in considerazione altri personaggi simili, come il mugnaio modenese detto Pighino processato nel 1570, che rivela avere alcune credenze in comune con Menocchio.
Seguono le note e l’indice dei nomi.
Insomma si tratta di una lettura senza dubbio interessante, sia a livello scientifico, sia per la possibilità di conoscere un personaggio notevole come Menocchio, inoltre va ad ampliare ed approfondire l'argomento della repressione della libertà di pensiero e di credenze parallele da parte della Chiesa. Rispetto a Storia notturna, questo saggio è sicuramente più semplice e meno articolato ma comunque rigoroso nell'indagare e nell'argomentazione.