mercoledì 15 gennaio 2020

Il tempo dei Celti

Il tempo dei Celti di Alexei Kondratiev, Urra, 2005
Numero pagine: 282
Lingua originale: inglese
Titolo originale: Celtic Rituals (precedentemente The Apple Branch)
Prima edizione: 2004 (col titolo precedente 1998)
Prima edizione italiana: 2005
Genere: saggio, manuale di neopaganesimo celtico

Anche questo è uno di quei testi che se sei stato interessato al neopaganesimo negli anni zero hai sicuramente incrociato in uno dei duemila forum su wicca e affini tutti stranamente simili e tutti insospettabilmente con lo sfondo scuro...ma perché!? Vi piace il mal di testa mentre leggete!? Si tratta di un modo per aprire il terzo occhio mettendo fuori uso i primi due!? Boh!
Forse non è capitato proprio a tutti, ma quelli che si interessavano di tradizioni, mitologia, folklore e cultura celtica ci saranno sicuramente incappati: io sono fra quelli, tuttavia visto che già ai tempi avevo troppi libri da comprare e troppi pochi soldi per poterlo fare, non l'avevo mai letto, ma, trovatolo al mercatino dell'usato sono stata travolta da quel senso di mistero, insicurezza e fascinazione che conoscono tutti i ragazzini wiccan, sicché ho pensato che valeva proprio la pena di spendere due euro per rivivere quel periodo agrodolce della vita. Bisogna poi rilevare che la copertina pur non essendo particolarmente rappresentativa del contenuto non è neanche di quelle super trash il che per un testo sul neopaganesimo è già una conquista.
Insomma, ecco quello che ho trovato in questo libro: dopo una breve prefazione all'edizione italiana si svolge il primo capitolo che è anche quello che ho trovato più interessante, dove si trova una trattazione se non esaustiva per lo dignitosamente accurata della storia delle popolazioni celtiche dalla protostoria fino alla conquista romana  che interruppe la prima età dell'oro di queste popolazioni; basandosi sulle teorie di Dumezil della tripartizione delle società indoeuropee (casta sacerdotale/re sacro, guerrieri, produttori/agricoltori) tratteggia le strutture sociali e religiose dei celti, nonché alcuni tratti culturali caratteristici. Prosegue con il periodo della romanizzazione fino al ritirarsi delle legioni, all'infiltrazione di popolazioni barbariche e alla definitiva caduta dell'impero d'Occidente. In seguito alla cristianizzazione le isole britanniche con la loro posizione periferica videro il fiorire di una seconda età dell'oro nonché di un tipo di cristianesimo particolare che durò fino all'XI-XII secolo quando si ebbe una forzata uniformazione con le dottrine della Chiesa. Segue poi l'avvicendarsi di eventi durante il medioevo e l'età moderna fino all'epoca contemporanea quando si assiste al rinnovamento celtico fin dal finire del XVIII secolo che vede il rifiorire dell'interesse per la cultura popolare ancora viva nelle campagne e per i testi trascritti nei secoli passati. Segue in fine i risvolti attuali riguardanti le zone in cui le lingue celtiche sono ancora parlate ovvero: Galles, Cornovaglia, Scozia, Irlanda, Isola di Man, Bretagna.
L'Autore si sofferma sull'importanza della conoscenza delle lingue celtiche se si vuole intraprendere un cammino basato sulle credenze delle loro terre d'origine, e per quanto possa condividere quest'idea Kondratiev la estremizza fino al punto di suggerire di usarle per i rituali, cosa che a mio avviso risulterebbe forzata e poco comprensibile ai partecipanti. Inoltre rileva come l'indipendenza di queste regioni andrebbe sostenuta riconoscendo tra l'altro (e qui a mio parere esagera) la preminenza della cultura celtica come via di riscoperta interiore (perché proprio quella celtica e non che so, quella della Nuova Guinea?), chiarendo però che questa per come ci è arrivata è inscindibile dalla stratificazione con il cristianesimo. Definisce tutte queste cose nel capitolo riguardante il cerchio della Tribù, in origine gli appartenenti da una stessa cultura collegati ad un dato territorio, in questo contesto da intendersi come i facenti parte di un cerchio d'ispirazione celtica ma comunque con un legame con la Terra in cui si trovano; cerca quindi di definire cosa dovrebbe unire i partecipanti ad un cerchio di praticanti della tradizione celtica.
Traccia poi  un quadro simbolico spaziale basato sulla polalità samos-giamos "estate-inverno" associando alle direzioni gli elementi, le stagioni, nonché i quattro Tesori dei Thuatha de Danaan e quattro animali traendoli principalmente dai testi mitologici irlandesi - a mio parere in maniera abbastanza arbitraria e soggettiva -. In questo schema quadripartito colloca anche le suddette regioni di lingua celtica. Prosegue tracciando un asse verticale che vede Altro Mondo/Acque-Terra-Cielo ripartiti sull'Albero del Mondo, nel cerchio quindi non dovrebbero mancare un simbolo dell'albero, una pozza d'acqua ed un luogo per il fuoco. Definisce poi le fasi del rituale (tracciare il cerchio, invocare le direzioni ecc.) con tanto di invocazioni in lingue celtiche ed indica i cicli da festeggiare: il ciclo solare che corrisponde essenzialmente ai quattro sabbath maggiori della wicca a cui si aggiungono solstizi ed equinozi; il ciclo della luna quindi le differenti sfumature di ogni ciclo lunare (gli esbat della wicca) ed in fine un ciclo più personale che comprende le feste dei principali santi delle regioni celtiche (ad esempio S. Patrizio in Irlanda), date importanti per quelle regioni o date di rilievo per gli appartenenti al cerchio.
Chiude il volume una buona bibliografia (con una sezione di testi in italiano, evidentemente datata al giorno d'oggi ma comunque utile).
In sintesi questo libro è un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto un po' per tutti: accontenta sia coloro che cercano un approfondimento storico sulle popolazioni celtiche nella prima parte, sia i neopagani più interessati ad un percorso di tipo ritualistico/spirituale nella seconda, ma allo stesso tempo scontenta i primi con teorie non troppo scientifiche e filologiche ed i secondi perché troppo pedante sulla questione linguistica e troppo normativo (e a tratti inconsueto) su quella rituale. Io ho apprezzato la parte storica come un gradito ripasso di cose già lette, ma che andrebbero sicuramente integrate con un testo propriamente storico, inoltre la parte in cui descrive le festività è accurata e basata sulla mitologia ed il folklore delle terre celtiche, quindi può sicuramente arricchire le schiere di neopagani poco informati a riguardo. A tratti ripetitivo lo stile di scrittura non è dei più accattivanti, anzi in alcuni punti ho fatto fatica a proseguire.
In definitiva consiglio questo libro solo a quella minoranza di neopagani seriamente in fissa con la cultura celtica, visto che si tratta di un testo pieno di concetti, e non sempre facile da seguire.

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