sabato 14 marzo 2015

Sciroppo di Violette

Ad ogni Primavera mi scopro a sorprendermi di tutto il fermento che il risveglio della Natura porta con sé. Anche se di Primavere ne ho viste un po' e so che la Rinascita porta sempre nuova linfa, nuove cose, nuova bellezza...nuova vita insomma! Ma non c'è nulla da fare, tutte le volte supera di gran lunga le mie aspettative. Ed uno dei doni della Primavera è la Violetta, che spunta ovunque anche se quasi con timidezza, appartata, eppure porta con quel profumo inebriante ma delicato, pieno di fascino.
Ho scritto e studiato molto riguardo alla cara e dolce Violetta, e ci ho passato del tempo insieme, così ho voluto provare a catturarne il gusto ed il profumo, per poterne godere quando le sue piccole farfalle viola non occhieggeranno più fra i patri e fra le pietre dei muri. E così eccomi a destreggiarmi fra mille ricette e indicazioni per preparare lo sciroppo, che fra le altre cose ha anche proprietà curative. Ma...qual'è la ricetta migliore? Chi dice una cosa, chi un'altra, ed io che, se voglio, so essere piuttosto pignola, ho deciso di sperimentarne alcune per farmi una mia idea.

Ricetta uno: Infuso a riposo. Ho messo  10 g di fiori appena raccolti a macerare in 200 ml di acqua fredda per qualche ora, dopo di che preso l'acqua lasciando i fiori nella tazza, l'ho scaldata fino a bollore e l'ho versata sui fiori. Ho lasciato il tutto a riposare per una notte ed al mattino ho filtrato spremendo forte i fiori. L'acqua ottenuta l'ho messa sul fuoco con 150 g di zucchero ed ho mescolato finché non si è sciolto del tutto e lo sciroppo è diventato di nuovo limpido. A questo punto ho imbottigliato. Lo sciroppo così ottenuto ha un  colore bruno tipo miele, ha mantenuto il profumo del fiore ed il sapore di Viola si avverte distintamente.

Ricetta due: Sciroppo a caldo. Ho preparato lo sciroppo con 200 ml d'acqua e 150 g di zucchero e l'ho versato su 10 g di fiori, lasciando poi il tutto a riposo per una notte. Al mattino ho filtrato e strizzato bene il residuo, poi ho imbottigliato in un vasetto sterilizzato. Lo sciroppo ha un colore fra il verde tenue. Il profumo si avverte appena ma il sapore è intenso

Ricetta tre: Infuso a caldo. Ho versato 200 ml di acqua bollente su 10 g di fiori e ho lasciato in infusione per una mezz'ora. A questo punto i fiori avevano perso il colore, li ho spremuti per bene e l'infuso ottenuto l'ho messo sul fuoco con 150 g di zucchero. Ho mescolato finché lo zucchero si è del tutto sciolto e lo sciroppo ha iniziato a sobbollire, a questo punto ho trasferito tutto in un vasetto. Lo sciroppo questa volta ha un colore fra il verde e l'azzurro tenue, non ha profumo ma il sapore è forte.

Ricetta quattro: Sciroppo a freddo. Ho preparato prima lo sciroppo con 200 ml d'acqua e 150 g di zucchero, l'ho poi versato bollente su 10 g di fiori ed ho lasciato il tutto in infusione per una notte. Al mattino ho filtrato spremendo i fiori ed ho imbottigliato in un vasetto sterile. Questo sciroppo è il più in colore, però ha mantenuto l'aroma dei fiori ed il sapore è quello più simile al profumo di Viola.

Dopo tutte queste prove sono arrivata alla conclusione che probabilmente il metodo migliore contempla l'uso di acqua/sciroppo caldo versato sui fiori. In tutti e quattro i casi comunque il sapore è buono e decisamente avvertibile, anche se il metodo dello sciroppo a freddo è quello che mantiene il sapore più simile a quello dei fiori. Inoltre per favorire la conservazione è forse meglio versarlo nei barattoli ancora caldo, quindi il metodo tre sarebbe il più facile, nonché il più veloce; tuttavia l'uso di barattoli sterili e la presenza di zucchero dovrebbero garantire la conservazione anche degli altri sciroppi. Insomma, mi sembrano tutte opzioni valide, potrete scegliere voi quella che più si adatta alle vostre esigenze e al vostro sentire.
Io per questi esperimenti ho usato la varietà di Violette viola tenue, ma potrebbe darsi che usando quelle viola intenso, che solitamente sono ancor più profumate, si ottenga uno sciroppo dal sapore ancora più deciso. Inoltre riducendo la quantità d'acqua a 100 ml si avrà uno sciroppo ancora più concentrato, tuttavia la cosa mi risultava problematica inquanto non basta a coprire uniformemente tutti i 10 g di fiori.

Aggiornamento: sono stata a spiare i miei vasetti per vedere cosa succedeva, ed ho visto che quelli che contengono sciroppo preparato a freddo (versato freddo nel contenitore) dopo circa 3 settimane hanno fatto uno strato di muffa superficiale ed hanno preso un cattivo sapore. Dunque, credo che il metodo a freddo possa andare bene solo se lo sciroppo viene consumato nel giro di una settimana, e va comunque tenuto in frigo.

Questo sciroppo si può usare per dare un tocco particolare a macedonie o frutta servita già tagliata, si può allungare con acqua ottenendo una gradevole bevanda dal sapore delicato e congelare negli appositi stampi per farne dei ghiaccioli. Può anche servire per aromatizzare delle caramelle autoprodotte, dolcificare lo yougurt al posto dello zucchero, dare un sapore floreale a creme e dolcetti.
Preso a cucchiaini più volte al giorno in caso di tosse, bronchite e raffreddore facilita la guarigione. Per quest'uso si possono aggiungere anche fiori di Verbasco, Malva, Papavero, Altea, Farfara e/o Antennaria che sono le erbe pettorali più conosciute e usate nella tradizione popolare. E' anche delicatamente lassativo ed è quindi adatto per persone debilitate, bimbi e anziani.

Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte. 

Grazie a mia madre che mi è stata dietro nella mia alchemica ricerca della ricetta perfetta, e a Giulietta per aver assaggiato ed aver condiviso la mia sorpresa perché "sa proprio del profumo della Viola!".

Vedi anche:
Violetta
Mitologia della Violetta
Spirito della Violetta 
Alcune varietà di Violetta
Illustrazioni botaniche di Violette
Sciroppo di Rose
Sciroppo di Menta

domenica 22 febbraio 2015

Alcune varietà di Rosa

Secondo la tassonomia di S. Pignatti in Flora d'Italia nel nostro paese crescono spontanee circa una quarantina fra specie e subspecie di Rosa. Alcune di queste sono endemiche delle Alpi e/o Appennini, oppure di singole regioni.
La più comune è Rosa canina, che presenta però un numero quasi infinito di varietà.
Rosa arvensis, Rosa gallica e Rosa agrestis sono anch'esse presenti in tutto il territorio.
Purtroppo non conosco bene il mondo delle Rose, bisogna essere davvero degli specialisti per riconoscere le varie specie e le infinite varietà e cultivar che i giardinieri di tutti i tempi hanno sviluppato. Qui riporto quindi solo alcune foto senza provare ad indovinare la specie botanica...camminate fra i roseti e fatevi rapire dalle signore di Maggio :)


Vedi anche:
Rosa
Illustrazioni botaniche di Rosa (parte I)
Illustrazioni botaniche di Rosa (parte II) Marmellata di Rosa Canina
Sciroppo di Rose
Alcune varietà di Achillea 
Alcune varietà di Calendula
Alcune varietà d'Iperico
Alcune varietà di Violetta

Rosa


Fa parte della vastissima famiglia delle Rosaceae; il latino rosa viene dal greco rodhon, a sua volta derivato forse da dialetti dell'Asia Minore, comunque facente capo ad una radice *vardh-, vradh- "crescere, ergersi" o secondo altri studiosi da una radice greco-italica *vrad- "piegarsi, essere flessibile". Ne esistono innumerevoli varietà, in questo studio per la parte botanica ed erboristica mi sono incentrata sulla Rosa Canina, le cui proprietà comunque sono condivise dalle altre Rose selvatiche, ma per le ricette faccio riferimento anche ad altri tipi.
Canina deriva dalla credenza che la radice di questa pianta servisse per curare la rabbia. La Rosa Canina è l'antenata selvatica delle moltissime varietà di Rosa esistenti e viene anche comunemente chiamata Rosa selvatica o Rosa di macchia. Altre varietà conosciute e comuni in Italia sono la Rosa Gallica e la Pendolina che cresce in montagna.
Nomi popolari: Grattacu, Rensa salvaiga (Liguria), Agulenses gugett, Rosa servaja (Piemonte), Roesa de macia (Lombardia), Strappacui (Veneto), Rosa serlbedga, Raza (Emilia), Rosa di fratta (Toscana), Caccavelle (Marche), Rosa macchiajola (Umbria), Spina novella (Lazion), Spina rossa (Campania), Rosa pazza (Abruzzo), Spina pulce (Basilicata), Rosaine (Puglia), Carampolara (Calabria), Sponza di rosi (Sicilia), Rosa burda, Fusighitu (Sardegna).
In inglese è Dog-rose; in francese Rosier des chiens, Rosier des haies, Églantier des chiens; in tedesco Hundsrose, Hagrose, Heckenrose; in spagnolo Rosal silvestre.
Descrizione: è un arbusto a foglia caduca alto anche due o tre metri con molti rami ricurvi e cadenti, ramificati solo in cima e dotati di spine ad uncino rossicce. Le foglie sono alterne, imparipennate, con foglioline ovali, apice acuto e margine dentellato, sono saldate al fusto con delle stipule. Quando germogliano sono rossiccio-brune.
I fiori debolmente profumati si trovano in cima ai rametti ed hanno cinque sepali appuntiti che si ripiegano sempre più indietro durante la fioritura e poi cadono, cinque petali bilobi con base ristretta a cuneo, di colore fra il bianco ed il rosa, numerosi stigmi gialli.
I frutti sono acheni ovali ricoperti di peluria racchiusi nel cinorrodo, un falso frutto rosso, carnoso e liscio di forma ovale.

Habitat: originaria di Europa e Asia si può trovare ora in tutti i continenti. Cresce spontanea in tutta Italia, dal mare alla montagna fino a 1900 m nelle radure, ai margini dei boschi, lungo siepi, strade e nei luoghi incolti.

Coltivazione: la comunqe Rosa Canina può essere usata come porta innesti di varietà pregiate. Esistono un'infinità di tipi di Rose, quelle spontanee in Italia sono circa una trentina, ma ci sono molti ibridi e cultivar, varietà antiche o ottenute solo di recente. In generale vanno piantate per talea in luoghi soleggiati su terreni ricchi e permeabili (quindi se non sono tali sarà bene aggiungere compost e sabbia o mettere piante da sovescio nella stagione precedente al trapianto), solitamente in autunno. Si potano a primavera eliminando i rami secchi, spezzati o volti verso l'interno del cespuglio e si concimano all'inizio della primavera e dopo la fioritura principale, in modo che abbiano la possibilità di fiorire di nuovo. I fiori appassiti e secchi vanno tagliati, sempre per favori una seconda fioritura. Per evitare che si ammalino vanno scelte le varietà adatte al clima, da piantare in luoghi aperti e soleggiati, evitando le monocolture. Si può prevenire l'attacco di nematodi seminando dei Tageti ai piedi del roseto, mentre associandolo con la Lavanda si terranno lontane formiche e pidocchi. I macerati di ortica e di equiseto possono contribuire a guarire e mantenere in salute la pianta ed il terreno.
E' una pianta che attira le api, e gli uccelli sono ghiotti delle sue "bacche", quindi ha una sua utilità all'interno di un orto-giardino sinergico.

La droga è costituita dai petali, dai falsi frutti, i cinorrodi, e dalle foglie.
I primi si raccolgono ad inizio fioritura, da maggio a luglio, al mattino, dopo che si è asciugata la rugiada, meglio in luna crescente o piena nei giorni del Fiore (Luna in Gemelli, Bilancia, Acquario); si fanno seccare velocemente in strati sottili all'ombra e si conservano in barattoli scuri ben chiusi.
I frutti in agosto-settembre, preferibilmente in Luna crescente o piena nei giorni in cui la Luna è in Cancro, Scorpione o Pesci, avendo cura di rimuovere gli acheni che contengono e la peluria che li avvolge, facendoli seccare al sole; per usarli a scopo alimentare però, si raccolgono più avanti nel'autunno, quando sono morbidi e ben maturi, ed anzi si dice che il momento migliore è dopo le prime gelate perché acquistano un sapore più dolce. Si possono anche non pulire, ma al momento di essere utilizzati andranno pestati e la preparazione dovrà essere filtrata.
Le foglie si raccolgono in estate in luna crescente o piena in segni d'Acqua (Cancro, Scorpione, Pesci), si fanno seccare all'ombra in strati sottili o in mazzi, tuttavia è meglio usarle fresche.
Utilizzi
Come sempre prendete ciò che segue per una ricerca, sperimentata solo in parte, e prima di utilizzare qualsiasi erba assicuratevi che sia quella giusta, che sia lontana da strade e fonti di inquinamento, verificate di non essere allergici o ipersensibili a qualche componente e prima di fare qualsiasi cosa consultate il vostro medico/omeopata/erborista.
I petali hanno proprietà astringenti, antiinfiammatorie, rinfrescanti.
I cinorrodi sono vitaminizzanti, astringenti, antiinfiammatori, diuretici, tonici, vasoprotettori, immunostimolanti.
Le foglie sono astringenti intenstinali.

Erba fresca: con la polpa dei cionorrodi freschi maturi, che sono molto ricchi di vitamine, si possono preparare succhi e marmellate ma anche una maschera schiarente, astringente, tonificante che aiuta nella prevenzione di capillari in evidenza e couperose. Si puliscono bene i falsi frutti dagli acheni e dalla peluria, poi si frullano fino ad ottenere un impasto omogeneo che si colloca sul volto e si tiene in posa per una ventina di minuti, sciacquandolo poi via con acqua tiepida. A questa maschera si possono aggiungere anche altri ingredienti adatti al proprio tipo di pelle.
Con i petali pestati insieme a tre volte il loro peso di zucchero e un po' di sciroppo di Rose o acqua di Rose si può ottenere una crema densa da assumere come blando lassativo, che dovrebbe piacere anche ai bimbi.

Erba secca: sia i petali che i falsi frutti possono essere usati come decorazione nei pot-pourri, e chiudendoli in sacchettini di tela con l'aggiunta di una goccia di olio essenziale di Rosa si possono ottenere dei profuma-biancheria, anche magari aggiungendo altre erbe adatte all'uso e/o profumate.

Infuso: l'infuso di fiori può essere usato come tonico per il viso essendo blandamente astringente, inoltre applicato in compresse sugli occhi può ridurne l'infiammazione ed il gonfiore; per un tale uso lasciatelo raffreddare bene in frigo, e per potenziare l'effetto unite della Camomilla. Quello ottenuto con le foglie invece, è un blando astringente intestinale, adatto a chi ha spesso disturbi di questo tipo, e si prepara con 1-2 grammi di foglie in 100 ml d'acqua, se ne bevono due o tre tazze al giorno.

Decotto: si prepara mettendo a bollire 4 g di "frutti" in 100 ml d'acqua e se ne bevono alcune tazzine al giorno per rifornire il corpo di vitamine e stimolare la diuresi. Inoltre aiuta a riprendersi durante e dopo le malattie invernali ed è uno stimolante per le difese deboli.

Sciroppo: per la ricetta dello sciroppo con i petali vedi qui. Si può preparare anche lo sciroppo di "frutti" mettendoli a bollire in un pentola appena coperti d'acqua a fuoco dolce per una mezzora. Fatto ciò si passano e si pesano, si aggiunge un uguale peso di zucchero e si mette di nuovo a cuocere finché non acquista la consistenza di uno sciroppo.

Oleolito: per ottenere un'olio profumato bisognerà scegliere varietà molto profumate, ad esempio la Rosa Gallica, immergere i petali in olio di vinaccioli, jojoba o semi (non oliva perché copre gli odori, né Mandorle perché irrancidisce facilmente), e cambiare i fiori dopo due o tre gironi, aggiungendone di nuovi finché non si ottiene un olio con l'odore sperato.Quindi si filtra spremendo il residuo e si lascia riposare per una notte, la mattina seguente se si notano delle goccioline d'acqua al fondo della bottiglia o del barattolo, travasare il tutto in bottigliette di vetro scuro avendo cura di lasciare il fondo con l'acqua. Quest'olelito ha proprietà blandamente disinfiammanti e lenitive, e si può unire ad altri oleoliti benefici per la pelle come quelli di Lavanda, Camomilla, Calendula, fiori di Tiglio, ma, dato il suo profumo che si disperderebbe unendolo agli altri, può essere usato puro come olio da massaggio.

Assoluta: si aggiunge all'oleolito filtrato una uguale quantità di alcool a 95° e si lascia riposare per una settimana, dopodiché si aspira con una siringa o in altra maniera l'alcool che essendo più leggero dell'olio sarà salito in superficie, facendo ben attenzione a non raccogliere anche l'olio. L'alcool avrà "raccolto" il profumo, e potrà quindi essere usato come base per profumi. Questo è un metodo casalingo per ottenere l'assoluta, ma il procedimento è molto simile anche per i profumieri "professionisti".

Unguento: con l'oleolito di Rosa e la cera d'api si può preparare un unguento adatto per la cura della pelle infiammata, arrossata e atonica, magari associando anche la Calendula, la Camomilla o la Lavanda, anch'esse utili per trattare tutti i problemi di pelle.

Vino medicato:
usato già ai tempi dei Romani, si può ottenere mettendo in infusione i petali nel vino o facendo fermentare la bacche con acqua, zucchero, scorza d'arancia, lievito ed acido citrico.

Tintura: si prepara con il frutto fresco maturo (con semi e peli) messo a macerare in alcool a 45°, in proporzione 1:5, per tre settimane. Ha attività vitaminizzante e blandamente diuretica.

Gemmoderivato: si usa per rinforzare l'organismo debilitato da cure antibiotiche o per le malattie respiratorie infettive.

Estratto idro-glicerico: si mettono 10 g di cinorrodi maturi triturati (con semi, peli e tutto), si coprono di alcool e si aggiungono 50 g di acqua e 50 g di glicerina. Una volta pronto e filtrato si può aggiungere alle creme antirughe autoprodotte come antiossidante e tonificante.

Olio essenziale: si ricava dalla Rosa damascena, dalla Rosa centifolia o dalla Rosa Gallica, e a seconda del fiore di partenza ha una colorazione giallo-arancio o verdognola. Per produrlo occorre una grande quantità di fiori, sicché è un'essenza fra le più costose e spesso viene contraffatta con altri oli essenziali. E' antinfiammatoria, tonificante, antispasmodica, ciccatrizzante e può essere usata sulla pelle dei bambini in quanto è molto delicata, ed anche sulla pelle senescente, sensibile, con couperose. Può quindi rientrare negli ingredienti di creme viso, detergenti ed altri cosmetici autoprodotti. Aggiungendone una goccia ad un cucchiaio di miele aiuta a calmare il dolore per i dentini che spuntano ai bambini e lenisce le infiammazioni gengivali.
In aromaterapia si usa per riarmonizzare e riequilibrare e favorire l'apertura a tutto ciò che è emozione, amore, solidarietà. Sembra sia utile anche i problemi emotivi in gravidanza e per i disturbi mestruali.

Idrolato: è uno degli idrolati più conosciuti ed usati, sotto il nome di "Acqua di Rose" (quella cosmetica, non quella da cucina :D). Ha proprietà astringenti ed è adatta per la pelle sensibile, matura e atonica e si può usare come tonico per il viso, anche per il contorno occhi in quanto rispetta l'acidità della pelle. E' quindi un valido ingrediente di creme, gel e tonici al posto o insieme all'acqua distillata. Assicuratevi di acquistare un vero idrolato, cioè un'acqua distillata prodotta in contemporanea alla distillazione dell'olio essenziale; in commercio sotto la denominazione "Acqua di Rose" si trovano preparati piuttosto diversi, e dunque con diverse caratteristiche e proprietà.

Alcuni attribuiscono proprietà erboristiche anche alle galle della Rosa, ovvero le escrescenze che la pianta produce a causa di un imenottero; venivano usate per favorire il sonno e calmare l'ansia, sono inoltre astringenti e ciccatrizzanti. A volte trovano impiego anche gli acheni che hanno proprietà sedative.
Celebre è anche l'olio di Rosa Mosqueta che si estrae dai semi di Rosa rubiginosa, non è profumato, ma ha azione ciccatrizante, elasticizzante, idratante e combatte le rughe. Si può usare puro o nella preparazione di creme, è tuttavia un'olio costoso e delicato che non si conserva a lungo quindi bisogna trattarlo con tutte le attenzioni possibili.
I rami di potatura possono essere usati per rendere le recinzioni e le siepi impenetrabili agli animali sgraditi nell'orto o in giardino (eventualmente anche agli esseri umani sgraditi :D).

Ricette culinarie
Le varietà più usate in cucina sono quelle molto profumate, che possono essere unite ad insalate o per decorare i piatti, ma soprattutto si usano per i dolci. Anche l'acqua di Rose rientra nella preparazione di torte, creme, dolcetti e serve persino a dare sapore ai locum, i tipici dolci turchi.

Insalata di fiori: questa è una ricetta della mia infanzia e per me è sempre stata circondata da un'aura un po' magica...insomma a mangiare fiori mi sentivo la principessa delle Fate! La preparazione è molto semplice, ci si può servire di una base di erbe di campo crude come foglie tenere di Piantaggine, Viola, Primula, Pimpinella, Tarassaco, Acetosella, Malva, Crescione, Nasturzio, Lattuga selvatica, cime di Finocchio e un'insalata a piacere dal gusto delicato come la Valerianella o la Lattuga. E via, aggiungete i fiori del periodo che possono essere Primula, Viola, Rosa, Calendula, Dente di leone, Nasturzio (i miei preferiti!), Borragine, Pratoline, Malva, Acacia, Salvia dei Prati, Erba cipollina, Cicoria, Trifoglio. Si può anche aromatizzare con qualche fogliolina tritata di Menta o Serpillo, o arricchire con semi, frutta secca, cubetti di mela, arancia. Si condisce appena prima di mangiarla con sale, olio e limone o l'aceto alla Rosa.

Rose al forno: raccogliete alcune Rose intere e controllate che fra i petali non ci siano insetti o altri corpi estranei, quindi disponetele su una teglia con carta da forno e cospargetele di zucchero, facendo attenzione che ne penetri un po' anche fra petalo e petalo. Mettete la teglia in forno a calore moderato e fate cuocere per 10 minuti (ricetta tratta e adattata da Cucinare con i fiori).

Aceto alla Rosa: private i petali di Rosa della punta bianca amara finché non ne avrete ottenuti 100 g. Metteteli in un barattolo con un litro di aceto bianco e lasciateli a macerare al buio per 15 giorni, quindi filtrate e imbottigliate l'aceto aromatizzato, particolarmente adatto per condire insalate dal sapore delicato e misticanze di fiori (ricetta tratta e adattata da Cucinare con i fiori).

Zucchero alla Rosa: posizionate in strati alternati sottili dei petali di Rosa profumata e lo zucchero finché non avrete riempito il barattolo, e lasciateli uniti per 30 giorni agitando di tanto in tanto. Fate attenzione a che i petali siano ben asciutti quando li raccogliete, poiché potrebbero fermentare e dare un leggero odore alcolico al preparato.

Sale alla Rosa: sminuzzate grossolanamente dei petali di Rosa profumate e fatene degli strati in un barattolo alternandoli con strati di sale. Dopo un mese potrete usare questo profumatissimo e particolarissimo sale per condire insalate primaverili. Lasciate pure i petali nel sale, potrebbero scurirsi un po' ma donano un tocco di colore.

Sciroppo di Rose: esistono moltissime ricette, una, gentilmente donatami da una signora rumena che l'ha imparata dalla sua versatilissima nonna, la potete trovare qui. Per preparare lo sciroppo, i petali di Rosa Canina non sono particolarmente indicati in quanto poco profumati, andrà meglio la Rosa Gallica od altre con un forte aroma.

Miele rosato: si prepara mettendo in infusione 60 g di petali di Rose in 150 g di acqua, lasciando raffreddare il tutto per qualche ora. Quindi si filtra strizzando bene i petali e si aggiunge a 450 g di miele appena appena scaldato a bagnomaria, mescolando perché si incorpori tutto l'infuso di Rose. Questo mellito ha azione emoliente e leggermente astringente. Tra l'altro oltre ad essere mangiato può rientrare nella preparazione di maschere nutritive e spalmato sulle labbra aiuta a curare le screpolature (ricetta tratta e adatta da Scoprire, riconoscere, usare le erbe).

Marmellata di Rosa Canina: per la preparazione di questa insolita marmellata potete leggere qui. E' blandamente lassativa e diuretica.

Marmellata di petali di Rosa: per questa ricetta sarebbe meglio usare le varietà da sciroppo, ovvero quelle molto profumate. I petali vanno privati della punta più chiara in quanto potrebbe dare un gusto amaro; quando ne avrete mondati 500 g metteteli in una pentola con 500 g di zucchero e poca acqua, e cuocete il tutto a fuoco basso, mescolando perché non s'attacchi. Non appena inizia ad addensarsi aggiungete il succo di mezzo Limone e lasciate cuocere ancora qualche minuto, quindi versate il tutto nei vasetti, tappateli e capovolgeteli per creare il sottovuoto (ricetta tratta ed adattata da Meravigliose erbe). Può essere usata sul pane o per guarnire dolcetti, biscotti e crostate.

Gelatina di Cinorrodi: si mettono a cuocere interi insieme ad un terzo del loro peso di mele tagliate a pezzi e si copre il tutto con acqua. Dopo mezz'ora da quando inizia a bollire si filtra raccogliendo il succo e il residuo si rimette a bollire per lo stesso tempo con la stessa quantità d'acqua. Quindi si filtra di nuovo e i frutti si passano nel passaverdure e la polpa ottenuta si unisce al succo, filtrando un'ultima volta con un pezzo di tela per eliminare gli eventuali peli residui. Si pesa il tutto e si aggiunge lo stesso peso in zucchero, rimettendo sul fuoco e lasciando cuocere finché versandone una goccia su un piatto non assumerà la tipica consistenza delle gelatine. A questo punto si mette nei vasetti (ricetta tratta ed adattata da Il libro delle erbe).

Rosolio: raccogliete delle belle Rose profumate e privatele dell'unghia amara, prendetene 35-40 g e metteteli a macero il un litro di alcool a 95° insieme ad un baccello di Vaniglia; lasciate macerare per 15 giorni, quindi aggiungete uno sciroppo raffreddato preparato con mezzo chilo di zucchero e 800 ml d'acqua. Lasciate unire i sapori per almeno due settimane, dopo di che filtrate e imbottigliate. Per rendere più scenografica la presentazione di questa bevanda, si può mettere una Rosa con un pezzo di gambo e qualche fogliolina nella bottiglia (ricetta tratta e adattata da Cucinare con i fiori).

Liquore ai petali di Rosa: lavorate nel mortaio o frullate 30 g di petali di Rosa profumata con 100 g di zucchero e un po' d'alcool a 95°, quindi mettete il composto in una bottiglia con 320 ml d'alcool puro, chiudete e lasciate a macero per dieci giorni, trascorsi i quali aggiungerete uno sciroppo ben freddo preparato con 200 g di zucchero e 250 ml d'acqua. Lasciate stagionare per una settimana agitando di tanto in tanto quindi filtrate il tutto e lasciatelo riposare per 3-4 mesi (ricetta tratta ed adattata da Tisane, liquori, grappe ed altri rimedi naturali).

Grappa di Rosa selvatica: pulite dai semi e dalla peluria una manciata di cinorrodi ben maturi e metteteli a macerare in un litro di grappa per tre settimane agitando di tanto in tanto. Trascorso questo tempo filtrate ed imbottigliate la grappa, ma bevetela dopo almeno 3-4 mesi di stagionatura (ricetta tratta ed adattata da Tisane, liquori, grappe ed altri rimedi naturali).



Fonti
Cucinare con i fiori, L. Marenghi, Priuli & Verlucca, 2011
Dizionario di fitoterapia e piante medicinali, E. Campanini, Tecniche Nuove, 2004
Doni di Madre Terra, M. Leone, Araba Fenice, 2010
Guida alle erbe, spezie, aromi, T. Stobart, Mondadori Editore, 1979
Il libro dell'autosufficienza
, J. Seymour, Mondadori, 1984
Il libro delle erbe
, P. Leiutaghi, Rizzoli Editore, 1981
Meravigliose erbe, A. Decò e C. Volontè, Editoriale del Drago, 1981
Orto e giardino biologico, M. L. Kreuter, Giunti Editore, 2011
Profumi celestiali, S. Fischer-rizzi, Tecniche Nuove, 1995
Scoprire, riconoscere, usare le erbe, U. Boni e G. Patri, Fabbri Editore, 1979
Segreti delle erbe, F. Borsetta, Stamperia Artistica Nazione, 1953
Tisane, liquori, grappe e altri rimedi naturali, L. Turati, Demetra, 1994
Actaplantarum.org - Rosa Canina

Arcadia - Il mondo delle Erbe officinali 
Erbeofficinali.org - Rosa Canina
Etimo.it - Rosa
Etymonline.com - Rose
L'angolo di Lola
La natura è bellezza 
Wikipedia.org - Rosa rubiginosa

Immagini: tavola botanica di Otto Wilhelm Thomé, le foto sono state scattate sulle alture di Voltri (GE), a Quarzina (CN) e a Bardineto (SV).


Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.

Vedi anche:
Alcune varietà di Rosa
Illustrazioni botaniche di Rosa (parte I)
Illustrazioni botaniche di Rosa (parte II) Sciroppo di Rose
Marmellata di Rosa Canina

sabato 31 gennaio 2015

Lo Spirito della Violetta

 Devo dire che questo studio è stato meno complicato di altri; non ho dovuto inseguire per mesi e mesi notizie e intuizioni su questo fiore, è venuto tutto molto spontaneo, in tempi piuttosto brevi (anche se nulla vieta che fra qualche mese mi metta a stravolgere ciò che ho scritto fin ora, in favore di più profonde conoscenze - spesso capita - aggiornamento: sì, in effetti ho corretto e allungato parecchio :D). Forse perché la Viola è uno dei primi fiori che ho imparato a riconoscere e salutare durante le mie passeggiate di bambina, è una di quelle piante che mi accompagnano da sempre; forse perché si  mostra anche in città e quindi è più facile passarci del tempo insieme; forse perché mentre ne scrivo inizia a sbocciare.
Questo è ciò che io ho colto di Lei.

A vederla sembra quasi un'erba timida, così ritirata all'ombra di alberi e siepi, e molto discreta. Poi però ne vedi un'altra un po' più in là, un'altra poco distante, ed un'altra ancora laggiù...sembra che crescano vicine, a macchie ravvicinate, per farsi compagnia in una indipendenza condivisa, ognuna ha il suo nucleo ma tutte sono prossime e collegate (anche dagli stoloni che creano nuove piante). E credo che questo esempio di modello di vita, comunitaria ma indipendente, in cui ognuna ha il suo posto ma condivide lo spazio con le altre, sia molto attuale. Inoltre si trovano in pieno prato, nelle crepe dei muri, fra le pietre dei muretti a secco, lungo gli argini e fra le radici degli alberi...cioè, si sanno adattare. E anche questo non è banale né scontato. Basta però che ricevano un po' d'ombra, di umido, di nutrimento; la Viola non è la Calendula selvatica che cresce anche fra i sassi, o una di quelle erbe di mare che spuntano nella sabbia. Qualche esigenza ce l'ha anche lei, e va rispettata, se no, non fiorisce.
Ma guardiamola più da vicino: la Violetta non ha fusti, non è unidirezionale, fiori e foglie spuntano direttamente dalla radice, e così le donne-Viola hanno molti e diversi interessi, qualità, caratteristiche, tutte che spuntano dalle loro radici, avvero dal loro centro, dal loro io più profondo e radicato.
E poi sono tutte così diverse! I fiori vanno dall'azzurro tenue al bianco, dal lilla al viola intenso, eppure, convivono tutte pacificamente, nessuna si chiede, insicura, se per caso l'una è più bella dell'altra, come facciamo spesso noi donne. Tra l'altro, è uno dei primi fiori a fiorire, e questo mi fa pensare che colei che incarna lo spirito della Viola sia una pioniera, una delle prime e lanciarsi nelle nuove sfide e stagioni, anche a rischio di trovarsi i petali scottati da qualche gelata.
E ci sono le foglie, di quel verde unico che solo a Primavera è dato vedere, con quella leggiadra forma a cuore, che ricorda l'inizio dell'Amore, quando tutto è ancora fresco e intatto in noi. Trovo che lo spirito della Violetta coincida proprio con il concetto di nuovo inizio, giovinezza, e freschezza; e in effetti non  sbagliavano di molto gli autori antichi, che la dicevano in grado di rinfrescare e curare i mali caldi, le infiammazioni, la febbre (concordemente alle moderne conoscenze). E quando si è giovani - non anagraficamente, ma come stato d'essere interiore - e freschi, si è in grado di dire ciò che si ha dentro, si è liberi di comunicare e respirare a pieni polmoni, e la Viola, simbolicamente, aiuta anche a fare questo, con la sua capacità di curare la tosse e risanare le vie respiratorie. Inoltre è lassativa e diuretica, ovvero aiuta a far scorrere, rimuovere i blocchi, alleggerire, illimpidire, ma attenzione, un eccesso di spirito "violesco" porta a rigettare indiscriminatamente, infatti in dosi massicce provoca vomito e diarrea.
Non so a voi, ma a me fa pensare ad una giovane ragazza, ancora sospesa fra fanciullezza e maturità, ingenua forse, ma intatta, non ancora provata da alcune durezze della vita, libera e spontanea, dotata di una bellezza leggiadra ma quasi inconsapevole. Ma questo tipo di stato, come già detto, non è legato ad un'età in particolare, torna a farci visita per tutta la nostra esistenza nei momenti in cui usciamo dai nostri inverni interiori e rifioriamo. È l'anima che riemerge dalla propria notte oscura. È la vita che rifiorisce, ritorna in una nuova e leggiadra forma, così come il fiore è nato dal sangue, dal dolore di Attis, così come è la Viola che attira Kore-Persefone verso la sua trasmutazione sotterranea da fanciulla a donna-Regina. Non mi stupirei se da qualche parte, in qualche tempo, la Viola fosse nata dal primo sangue mestruale di uno Spirito femminile della vegetazione.
Ed è forse proprio per questo che è cara alle ninfe, che sono le donne sempre nel fiore della giovinezza, mai domate da alcuno, infaticabili guardiane e nutrici della Natura-psiche selvaggia.
Così è per me lo spirito della Viola, quello che troviamo anche in noi ad ogni nuova alba della vita, ad ogni rinascita e ad ogni primavera interiore. E' la promessa di Rinascita che viene mantenuta, che si manifesta concretamente; non è il traboccare e lo splendere dei prati di maggio, ma è già un passare dalla potenzialità alle basi dell'atto.
Per tutti questi motivi, personalmente, associo questo fiore al periodo che va da Imbolc, il 2 di febbraio, la Festa delle Candele e della Luce,a Ostara, 21 marzo, quando la Primavera si è ormai palesata. E' il periodo della Luce che torna a splendere, della Terra che rinverdisce e sembra gioire dei suoi fiori, ornamenti della Giovane, della Fanciulla che è Essa stessa.
Foto mie scattate a Spotorno (SV) e Santuario (SV) nel marzo 2015.

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Vedi anche:
Violetta
La Violetta nell'antichità
Mitologia della Violetta
Alcune varietà di Violetta
Illustrazioni botaniche di Violette
Sciroppo di Violette

Aggiornato l'ultima volta il 19 marzo 2015.

giovedì 29 gennaio 2015

Mitologia della Violetta

In greco antico la Viola è íon, fitonimo di probabile origine pre-ellenica. Il termine viene tradotto anche "bruno, scuro", poiché è questa la sfera cromatica a cui si riferisce questo specifico termine, più che alla nostra idea di colore viola, come conferma la parola iodnephés "scuro come la Viola". Il termine ricorre in epiteti come iostéphanos "coronata di Viole" che veniva attribuito ad Afrodite e alle Muse, e persino Saffo venne così chiamata dal suo contemporaneo Alceo. Ioblépharos "dagli occhi di Viola" è ancora Afrodite e con lei le Cariti, ióplokamos "dalle trecce di Viola"e iókolpos "dal seno o dalla cintura di Viola" sono altre entità femminili o donne cantate dai poeti, Luciano chiama una delle sue cortigiane Ioessa "Violetta" (1).
Al di là dello studio linguistico, i riferimenti mitologici che riguardano la Viola sono moltissimi: innanzi tutto, le Viole ornavano i prati magnifici intorno l'antro di Calipso, la bellissima ninfa che tentò di trattenere Odisseo presso di sé.
Pausania riporta una variante del ratto di Kore/Persefone: la fanciulla intenta a cogliere boccioli sarebbe stata attratta da un particolare fiore fatto spuntare da Gea, la Terra, per ingannarla, solitamente è il Narciso, ma in questa versione comprare la nostra Violetta. Forse a causa di questo inganno, Persefone rese le Viole più scure degli altri fiori, come dice Ateneo, ed anzi, da quanto si può desumere dalla sfera di significati legati alla Viola nella lingua greca, è proprio il fiore scuro per eccellenza, come per altro confermano altre sue denomiazioni, ovvero melanion "scuro/nero" e melanthium "fiore scuro/nero".
Io trasformata in vacca
Un'altra traccia riguarda Io, la fanciulla argiva amata da Zeus e per ciò tramutata in vacca da Hera e costretta a vagare intorno al Mediterraneo sferzata da un tremendo tafano. Gea, la Terra, impietosita per le sventure della donna-mucca, fece sorgere dai prati le Violette, affinché essa potesse cibarsene, e poiché erano spuntate per Io, da essa presero il nome (íon).
Negli ultimi due racconti è la Terra, l'antichissima e prima Madre a far spuntare le Viole, e ciò potrebbe indicare l'appartenenza della Viola a quella gamma di piante usate e conosciute in  Grecia fin dai tempi remoti, considerando anche che la maggior parte delle piante citate nei miti, sorgono da o grazie a divinità di generazioni successive.
Altra figura mitica legata alla Violetta è Ione, eroe eponimo degli Ioni, una delle antiche stirpi greche, il quale deve forse il suo nome alla Viola (2). All'arrivo dell'eroe in Elide le ninfe ioniades, ovvero le "ninfe delle Viole" gli donarono una corona intrecciata con questi fiori. Alle ioniades era dedicato un santuario, sempre in Elide, dove si trovava una sorgente curativa in grado di guarire da ogni dolore e malattia. Si ritrova qui la capacità curativa di questa pianta dalle proprietà sudorifere, depurative, diuretiche, dermopurificanti, emollienti, antinfiammatorie, e dunque legate simbolicamente all'acqua, alle sue proprietà rinfrescanti e al suo scorrere. Ione è anche una delle Nereidi secondo lo Pseudo-Apollodoro.
Alla luce di tutto ciò Ileana Chirassi, una studiosa del mondo classico, teorizza che la Viola potesse essere una sorta di "pianta totemica" della stirpe degli Ioni, risalente ad un remoto periodo pre-cerealicolo, durante il quale era una delle piante usate dagli uomini (nutritiva e curativa a un tempo) e dunque investita di significati sacrali.
Esistono però anche altre personificazioni della Viola, come Iole: costei fu amata da Eracle ma andò in sposa al figlio Illo dopo la morte dell'eroe. Alla sfera dei congiunti di Eracle appartiene anche Iolao, il quale avrebbe fondato una città in Sardegna e da lui sarebbe discesa la stirpe degli Iolaeis, forse il "popolo viola", e quindi "popolo scuro, nero".
Pindaro, nella sesta Olimpica, racconta di Iamo, il capostipite di una dinastia sacerdotale di Olimpia, gli Iamidi. Evadne "dalle trecce di Viola", avendo giaciuto con Apollo partorisce in un bosco, per non rendere nota la sua condizione, e adagia il bimbo fra "i raggi chiari e purpurei delle Viole" dalle quali il piccolo prende il nome. Nutrito con miele da due serpenti dagli occhi splendenti, una volta cresciuto viene a conoscenza dell'identità dei suoi genitori e diviene indovino. Il  popolarissimo schema del bambino "speciale" abbandonato in un luogo naturale e nutrito da animali selvatici, potrebbe riferirsi a quasi dimenticati riti di iniziazione, che presumono un allontanamento dalla sfera del noto, dell'umano, del certo, verso ciò che è divino, naturale, selvaggio.

Cibele e Attis dietro ad un Pino
In ambiente romano, il mito più noto che parla delle Viole è sicuramente quello di Attis, d'origine frigia ma importato a Roma già in età repubblicana.
Il mito, piuttosto lungo e complesso inizia con il desiderio di Zeus per la Grande Madre Cibele, ovvero la Terra, sulla quale il Dio rilascia il proprio seme. Da esso nasce l'androgino Agditis dotato di enorme forza a causa della sua doppia natura. Gli Dei lo evirano e dal membro reciso germoglia un Melograno (o un Mandorlo).
Nana, la figlia del fiume Sangario si posa in grembo un frutto del magico albero, e così concepisce un figlio. Sangario persuaso della dissolutezza della giovane, tenta di farla morire di fame, ma la Grande Madre la nutre con delle mele e la aiuta a partorire. Tuttavia il padre espone il bambino in un canneto, ma il piccolo viene fortunatamente salvato ed allattato da una capra (detta attagos in frigio, da cui il nome di Attis).
Cresciuto, diviene un giovane bellissimo, che suscita l'amore sia di Cibele che di Agditis. Quando Attis si reca a Pessinunte per sposare la figlia del re, di nome Ia, Agditis lo rende folle,  tanto da spingerlo ad evirarsi sotto un Pino; dal suo sangue versato spuntano le Viole. La ferita lo porta alla morte e la stessa Ia, addolorata per la fine dello sposo, si suicida e anche dal suo sangue nascono i fiori scuri.
Cibele porta il Pino nella sua grotta e Agditis, pentito, chiede a Zeus di riportare in vita il bel giovane, ma esso rifiuta, promettendo però di renderne il corpo incorruttibile. Agditis diventa quindi il primo sacerdote del culto di Attis a Pessinunte ed istituisce le feste primaverili in suo onore.

Benché l'epilogo di questa storia si concluda con eventi di morte, il culto di Attis e della Grande Madre sottointendeva un ritorno alla vita del giovane. Infatti le feste di Cibele a Roma si svolgevano dal 22 al 28 Marzo, nel periodo dell'Equinozio di Primavera, quando i giorni iniziano ad essere più lunghi delle notti.
Dopo una settimana di purificazione detta castus matri "digiuno della Madre" dal 15 al 21 marzo, il 22, detto arbor intrat "l'albero entra" o dies violae "giorno della Viola", i sacerdoti di Cibele tagliavano un Pino e lo ornavano con bende di lana, l'effige di un giovane - certo il bel Attis - e serti di Viole, il fiore nato dalle stille del suo sangue. L'albero veniva condotto al tempio con una grande processione. Nei giorni successivi il Pino veniva sepolto con manifestazioni di lutto e tristezza, ma il 25 marzo, detto hilaria "giorno di gioia" si celebrava con grande allegria il ritorno alla vita di Attis, con travestimenti e licenze d'ogni tipo, come nel nostro Carnevale.
Per affrontare tutti gli aspetti della storia di Attis e della sua liturgia servirebbe un libro intero, ma volendo trattare della parte che le Viole hanno in esso, ciò che io penso, è che mentre il Pino che attraversa l'inverno senza perdere le foglie rappresenta una promessa di sopravvivenza, di rinnovamento della vita, della Natura e degli stessi uomini, le Viole come primi fiori della prima vera sono il mantenimento di quella promessa. Sembrano dire: "Ecco, è vero, la vita è tornata, e noi ne siamo le annunciatrici", sono testimonianza che la morte si tramuta in vita, il sangue versato in fiore. 
 Può darsi dunque che per le antiche civiltà il ritorno della primavera, del tempo delle Viole, fosse una delle molte conferme del fatto che ad ogni morte succede la rinascita. Da questo nucleo originario, potrebbe essersi derivare il ciclo mitico comune anche ad Adone, Osiride, Tammuz e ad altri Dei che muoiono e risorgono, inizialmente in forma di vegetali spontanei ed alberi, e in seguito come simbolo dei cereali e dell'umanità stessa.


Note
(1) I nomi delle cortigiane greche si rifanno spesso a nomi di fiori, o a concetti come la dolcezza, la grazia, la bellezza.

(2) Questo secondo Ileana Chirassi, per cui anche la Ionia, altro non sarebbe stata che un'enorme aiuola di Viole; altri tuttavia propongono etimologie differenti. A confermare la sua supposizione potrebbe venire il fatto che Atene, città degli Ioni per eccellenza, viene definita "coronata di Viole", ad esempio in Pindaro ed Aristofane. Il mar Ionio prende questa denominazione secondo alcuni in seguito al passaggio di Io, secondo altri da Ione, e sarebbe dunque "il mare viola" ovvero scuro; ipotesi suggestive anche se non verificabili.


Fonti classiche
Arnobio, Adversus nationes (V, 5 storia di Attis e Ia, qui in inglese)
Ateneo, Deipnosofisti (XV, 681 D Ioniades dette tali per il dono di corona di viole a Ione) (XV, 684 b-c Violette rese scure da Proserpina)
Catullo, Carmina, 63 (evirazione di Attis)
Diodoro Siculo, Biblioteca storica IV 29-30 (Iolao in Sardegna, capostipite degli Iolaeis)
Eschilo, Prometeo incatenato (nome delle Viole da Io)
Omero, Odissea, (V, 72 Viole sui prati davanti all'antro di Calipso)
Pausania, Periegesi, (IX, 31, 9 Viola fiore del ratto di Kore; VI, 22, 7 santuario delle ioniades; VII, 17, 10-12 storia di Attis)

Fonti
Dizionario di mitologia classica, G. L. Messina, Signorelli Editore, 1959
Elementi di culture precereali nei miti e riti greci
, I. Chirassi, Edizioni dell'Ateneo, 1968
Florario, A. Cattabiani, Mondadori, 2009
Il ramo d'oro, J. Frazer, Bollati Boringhieri, 2003
La letteratura greca, G. Guidorizzi, Einaudi, 1997
La religione dei romani, J. Champeaux, Il Mulino, 2002
Lirici greci, M. Cavalli, G. Guidorizzi, A. Aloni, Mondadori, 2007
Vocabolario della lingua greca, F. Montanari, Loescher, 2004 


Immagine 1:  Oinochoe a figure rosse del 450 a. C. circa attribuita al Pittore di Pisticci. Rappresenta Io in forma di vacca condotta da Argo, dietro di loro Ermes. Da Museum of Fine Art di Boston.
Immagine 2: Altare votivo del 295 a. C. dedicato da Lucio Cornelio Scipione Oreito dedicato a Cibele che compare sul carro trainato da leoni, e Attis, ritratto dietro ad un Pino. Conservato a Villa Albani, Roma.


Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.

Grazie alla sempre cara Rebecka, che mi ha prestato il libro di Ileana Chirassi.

Vedi anche:
Violetta
La Violetta nell'antichità
Lo Spirito della Violetta
Alcune varietà di Violetta
Illustrazioni botaniche di Violette
Sciroppo di Violette

Aggiornato l'ultima volta il  24 agosto 2020.