mercoledì 6 maggio 2015

Storia della Calendula

Antichità classica
Nei testi greci e latini non si parla mai di Calendula, questo è il nome moderno della pianta, che inizia ad essere usato dal XIV-XV secolo, e deriva dal latino calendae, il primo giorno di ogni mese, che a Roma iniziava con il primo giorno di luna crescente, in riferimento alla capacità della nostra pianta di rifiorire ad ogni mese (ed infatti, non dimentichiamo che un altro suo nome è prorio Fiordiognimese).
Gli studiosi dei trattati classici hanno ipotizzato che il suo nome precedente potesse essere caltha, ma ci sono incertezze riguardo all'identificazione della pianta che si cela dietro a questa denominazione. Il termine potrebbe derivare da una corruzione del greco kalathos "cestello, paniere, vaso", forse per la forma a calice del fiore, ma c'è anche chi sostiene la sua derivazione da Cautha, una Dea etrusca, il cui nome sarebbe passato al fitonimo latino.
Per certo, si sa che si trattava di un fiore giallo-dorato grazie a Virgilio: "e i fragili giacinti screzia di calthe dorate"(1)  e a Columella "il giallo splendore della caltha"(2). Anche Plinio la cita (3) dicendo che ha un profumo forte. Dioscoride, contemporaneo di Plinio ma di lingua greca scrive: "Chrysanthemum o calchas ["rame"]: altri lo chiamano chrysanthemis, chalkitis, chalkanthon, chalkanthemon, bouphthalmon ["occhio di bovino"], i Romani lo chiamano caltha...è un'erba morbida, cespugliosa, recante steli lisci, foglie lobate, fiore [giallo] come una mela, molto brillante e rotondo come un occhio, da cui il nome. Cresce intorno alle città. I suoi steli vengono consumati come ortaggi, l'unguento del fiore si dice che giovi ai tumori sebacei"(4) e conclude dicendo che giova al colorito degli itterici.

Medioevo
Nel Medioevo si trova indicata come sponsa solis "sposa del Sole" e solsequium "che segue il Sole". Ma anche in questo caso ci sono monte incertezze, inquanto questi nomi identificavano indifferentemente sia la nostra Calendula che la Cicoria, nata appunto, nella leggenda, da una ninfa amata da Apollo, e il cui fiore si apre e si chiude col sole. Un'altra pianta con cui ci sono state confusioni è l'Eliotropio, che d'altra parte è l'equivalente greco di solsequium inquanto significa "che si volge al Sole", erba citata già nei testi greci e latini. Da solsequium sarebbe derivato il francese antico soulsi, ed il moderno Souci.
Altre denominazioni che la Calendula condivide con piante diverse sono chrysanthemum "fiore d'oro", helianthum "fiore del sole" e helichrysum da helisso "giro intorno" e chrysos "oro". Si può quindi affermare che la Calendula era soprattutto accomunata al sole e dunque all'oro, tanto che ciò si ritrova anche nell'inglese moderno Marigold "oro di Maria", golde in inglese antico, denominazione che accomuna tanto la Calendula quanto il Tagete (5), e che è usato per la prima volta (secondo quando sono riuscita a capire)in una ricetta inglese per curare la peste del 1373.

Fatte queste precisazioni vediamo i testi tardo antichi che potrebbero parlare della Calendula.
Nel Capitulare de villis il solsequiam è una delle piante che vanno coltivate negli orti.
Aldhelm, un monaco anglo-sassone, ed in seguito abate, nella sua opera in latino Enigmata "Enigmi" dedica il cinquantunesimo all'eliotropia o solsequia:
"Sponateamente sono generato dalla mia feconda zolla erbosa fiorendo
le fulgide cime biondeggiano di un fiore color zafferano
al tramonto mi chiudo, così
derivato dal sole rivelo
i nomi sotto i quali saggiamente mi posero i greci."
In questo caso, credo proprio che si possa parlare di Calendula, a causa del riferimento ai fiori gialli.
Il Bald's Leechbook cita il sigelhweorfa (calco in inglese antico di solsequia) come ingrediente insieme a burro e altre erbe, per la cura di ferite e bruciature.
Isidoro di Siviglia ribadisce che l'heliotropium greco è il solsequium latino, cioè la Cicoria selvatica.
Floro Macro nel suo trattato sulle virtù delle erbe in inglese antico, dice che la Calendula  (che lui chiama golde o rodewort "erba rossastra") è buona per la vista, ed il guardarla estrae dalla testa i cattivi umori e tiene lontana la febbre, mentre se si è già malati bisogna bere del vino in cui sia miscelata la Calendula.
Nel Libro rosso di Hergerst, in cui sono contenuti i testi dei così detti physiscians of Myddfay si dice che la Calendula in infusione in vino o birra cura la febbre e preserva dalla peste.
Alberto Magno parlando del solsequium o sponsa solis, dice che ha fiori gialli che si chiudono al tramonto e che "è fredda e umida, contusa e posta sui morsi di serpenti velenosi cura le ferite."

Nel Tractatus de herbis risalente al XV secolo è scritto: "La Calendula è un erba, che con altro nome è detta fior di ogni mese, un altro è fiorrancio. Nasce in luoghi umidi, ed inoltre le donne [la] pongono negli orti per farne corona, poiché ha un bel colore giallo-rossiccio; e è detta Calendula poiché ogni mese porta fiori. Per provocare il mestruo si beve il succo di Calendula [...] il succo di Calendula iniettato nelle narici, contrariamente, toglie il dolore ai denti. Un tale che l'ha sperimentato disse: succo di calendula e abrotano, unga se stesso di notte, quando vada a dormire, al mattino, in vero, si troverà trasportato in un altro luogo."

Note
(1) Bucoliche, II, 50.
(2) De re rustica, X, 97.
(3) Naturalis historia, XXI, 15.
(4) De materia medica, IV, 58RV, 1.
(5) Nella moderna tassonomia caltha è passato ad indicare un genere delle Ranuncolacee di cui la più conosciuta e diffusa in Italia è la Calta palustre; chrysanthemum è un genere delle Asteracee al quale appartiene il noto fiore da giardino, heliantus è un'altro genere delle Asteracee che annovera il Girasole, ed un'altro ancora, sempre facente parte delle Asteracee, è l'helichrysum con l'Elicriso italico.

Immagini
Immagine 1: Calandula di Jean Bourdichon da Le Grandes Heures d'Anne de Bretange (Latin 9474), scritto e illustrato fra il 1503 il 1508 per la regina Anna di Bretagna.
Immagine 2: Calendula dal Tractatus de herbis (Egerton 747), XV sec. traduzione del Circa instrans di Matthaeus Platearius della scuola salernitana, a sua volta traduzione del De materia medica di Dioscoride.

Fonti antiche
Alberto Magno, De vegetabilibus, XI, 451
Aldhelm, Enigmata, LI
Columella, De re rustica, X, 97
Dioscoride, De materia medica, IV, 58RV, 1
Floro Macro, De viribus herbarum,
Isidoro, Etymologiae, XVII, IX, 37
Plinio, Naturalis Historia, XXI, 15
Virgilio, Bucoliche, II, 45-50
Capitulare de villis, 70
Tractatus de herbis, 140

Fonti moderne
Mary's garden historical perspective
Wyrting - Calendula
  
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Vedi anche:
Calendula
Lo Spirito della Calendula
Alcune varietà di Calendula
Illustrazioni botaniche di Calendule
Mitologia della Calendula
Oleolito di Calendula
Unguento di Calendula
Unguento alla Calendula e Iperico
Unguento lenitivo di Camomilla, Calendula e Lavanda
Tintura di Calendula
Dioscoride
Plinio il Vecchio 

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