Quando mi metto a studiare una particolare pianta, com'è successo ad esempio per la Calendula e il Larice, inizio un processo lento di "corteggiamento" dell'essenza di quell'essere vivente. E' strano a dire, ma sento come il bisogno di scrivere e raccogliere informazioni su di lui (o lei!), di sapere tutto il possibile sul suo modo di vivere, interagire con le altre specie, riprodursi, attirare o respingere animali e altre piante, gli usi che se ne possono fare sia pratici che come pharmakon (in greco questa parola indica sia la medicina che il veleno). E questa è la via della testa.
C'è però anche un lungo periodo di osservazione, di avvicinamento, c'è un tempo per stare seduta vicino a loro e cercare di entrare in contatto con la loro energia, di aprirsi al loro segreto, di sentire quale sia la sfumatura del loro spirito.
Trovo che l'osservazione e la tacita vicinanza siano valori spesso dimenticati; nella permacultura invece, per esempio, questa attitudine viene rispettata: prima di agire e intervenire nell'ambiente se ne osservano i ritmi e i vari cicli, in modo da inserirsi armoniosamente in essi, sconvolgendoli il meno possibile.
Una cosa che mi piace molto fare in questa fase dello studio è sedermi vicino alla pianta e dopo averla guardata per un certo tempo ed essermi così avvicinata a lei, provare a sentire la sua energia. E' molto facile e c'è subito una risposta. Con gli alberi che sono più grossi è un po' meno immediato, ma con le piccole erbe basta avvicinare le mani e percepire. Credo che ognuno di noi senta l'energia in maniera un po' diversa, a me capita di sentire calore e formicolio sul palmo delle mani, e come una calda pulsazione.
Di solito avvicinando o allontanando un poco le mani percepisco come una sfera intorno alla pianta, quando premo su di essa un poco mi respinge, come se stessi comprimendo qualcosa, e così è chiaro il suo contorno. Però la cosa bellissima è che di solito mentre all'inizio qusta sfera è piccola, ben presto sembra ingrandirsi, grazie allo scambio e l'interazione di energia (penso io).
Si entra in comunicazione e in uno stato di scambio con la pianta, e le sensazioni che si provano in quel momento possono dire qualcosa della sua particolare essenza.
A volte a questo punto capisco che quel particolare tipo di energia è sia esterna a me, ma ha anche un corrispondente interno a me, come se ci fosse qualcosa nel mio paesaggio interiore che ha proprio quella sfumatura. Come se nel profondo ci fosse un giardino in cui sta ogni pianta che cresce fuori, il cui nome non è altro che un simbolo per il suo complesso particolare di azione, reazione, energia. Come fuori così dentro verrebbe da dire, modificando il famoso detto alchemico. E questo è un grande dono che ci viene elargito quanto pratichiamo quest'esercizio: la consapevolezza di essere un tuttuno, di far parte della stessa cosa, di funzionare allo stesso modo della pianta che abbiamo davanti.
Si può terminare cercando di far confluire l'energia comune sull'erba,
come un dono e un grazie per essersi potute trovare, oppure indirizzarla
alla terra appoggiando le mani su di essa.
Con gli alberi è più difficile, credo, perché hanno un aura, una sfera di energia, più estesa, quindi a volte ci si è già dentro ancor prima di iniziare e non si riesce a trovare il suo contorno.
Comunque come in tutte le cose la sperimentazione vi darà linee più sicure su come comportarvi.
Trovo che questo piccolo esercizio di avvicinamento sia utile non solo quando si cerca di comprendere qualcosa su una pianta in particolare, ma anche come scambio di energia, come occasione per riattivarla e smuoverla, come tentativo di ritrovare la consapevolezza della propria partecipazione al macrocosmo che ci circonda, come via per intendere che il nostro microcosmo ne è un riflesso...
Provate, e se viva poi ditemi come vi siete trovati!
Grazie a Enrico per avermi per primo fatto sperimentare questo tipo di sentire, e per avermi prestato La vita segreta delle piante di Peter Tompkins e Christopher Bird, in cui si raccontano tutta una serie di esperimenti volti a capire e scoprire il modo di interagire dei vegetali, un universo stupefacente, insospettato, al quale non siamo abituati a prestare attenzione.
Perché quando tocco un albero sento là sua energia tutto il mio corpo ché mi dà tanto soglievo
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