domenica 18 maggio 2014

Pyrra - Unguento d'Iperico

Pyrra è la Rossa, la Focosa, la Fulva. Pyrra è il nome che assunse Achille poco più che bambino celato fra le fanciulle, per sfuggire il suo destino: la guerra di Troia e la morte.
E anche l'Iperico è così: rosso rubino e con molto a che fare col fuoco.

  
Ingredienti:
  • oleolito d’Iperico (Hypericum perforatum)
  • cera d’api
  • vitamina E (tocopherol) facoltativo, serve come antiossidante e per tanto garantisce la conservazione più a lungo.
Riguardo all'oleolito
La mia ricetta per prepararlo la trovate qui: Oleolito d'Iperico. Ricordate che l'oleolito d'Iperico dev'essere di un bel rosso rubino, e con un profumo particolare ed erbaceo, se sentite odore di rancido l'olio non è più utilizzabile per l'unguento, potreste magari impiegarlo per produrre del sapone. 

Riguardo alla cera
La cera d'api si trova nelle erboristerie, nei negozietti che vendono miele e prodotti locali, oppure direttamente dagli apicoltori, opzione che io preferisco per favorire i piccoli produttori dei dintorni, che tra l'altro la vendono ad un prezzo molto inferiore rispetto alle erboristerie. Per questa ricetta vi serve della cera del tutto naturale, se vi rifilano i fogli rifiutateli perché di solito contengono anche parafina o altri materiali. Se doveste trovare quella non ancora pulita (si presenta di un bel giallo caldo con corpuscoli nero-marroni ed un forte profumo di miele) prendetela, si può purificare facilmente come potete leggere qui: Come pulire la cera.

Preparazione
Gli unguenti si preparano con una parte di cera, e fra le 5 e le 7 parti di olio; io di solito mi regolo su una di cera e sei di olio (es. 10 g di cera e 60 g di olio) e con queste dosi viene un unguento dall'aspetto solido ma che si può raccogliere agevolmente con il dito e si spalma benissimo. La consistenza dipende anche dalla temperatura esterna, d'estate chiaramente è più morbida, mentre d'inverno solidifica.
Considerate che non se ne usa mai moltissimo, sicché se non avete intenzione di regalarlo tenetevi sulle piccole quantità.
Mettete a sciogliere la cera a pezzettini e l'olio in un pentolino a bagnomaria; il calore non giova agli oli quindi tenete il fuoco basso e non appena la cera si è sciolta completamente mescolate, togliete dalla fonte di calore e versate in barattolini di vetro ben puliti e asciutti. Raffreddandosi l'unguento si solidifica in superficie e a contatto col vetro, prima che sia del tutto solido versate una goccia di vitamina E; quest'ultima è termolabile quindi va aggiunta solo quando la temperatura è scesa.
Se non aggiungete la vitamina E, può succedere che la superficie rimanga un po' più solida e presenti delle crepe a completo raffreddamento ma con il calore delle mani si scioglie perfettamente. Per evitare quest'effetto comunque si può mescolare di tanto in tanto durante il raffreddamento dell'unguento, che così rimarrà più "spumoso".
Eventualmente si può aggiungere alla cera in via di sciogliemento anche un po' di burro di karitè o di cacao per rendere ancora più morbida e nutriente la miscela. Attenzione però al fatto che il burro di karitè se surriscaldato quando si raffredda si rapprende in piccoli granelli; la cosa non è particolarmente fastidiosa a mio avviso, visto che comunque rimangono amalgamati al resto e si sciolgono quando prelevati con le mani o spalmati. Se però siete dei perfezionisti a livello estetico e la cosa non vi piace, evitate!
 

Utilizzi
Fino a non molti anni fa in ogni casa non mancava mai una boccetta di oleolito d'Iperico, uno dei rimedi popolari più facili da preparare e diffuso ovunque, la cui efficacia è stata riconosciuta in tempi più moderni anche dalla scienza. 
L’Iperico è una pianta dalla storia antica, di cui l’uomo si è sempre servito e alla quale sono legate leggende, tradizioni e ritualità particolari. Innanzi tutto è una delle erbe del Solstizio d'estate (22 giungo, il giorno più lungo dell'anno, apice del ciclo solare) e di San Giovanni (24 giugno, giorno in cui secondo la tradizione, le erbe hanno la maggior quantità di principi utili) feste dal significato comune celebrate da millenni. E non stupisce che questa piantina sia legata a tale periodo, avendo una connotazione solare molto spiccata; infatti fiorisce proprio nel periodo del Solstizio, ed i suoi fiori sono gialli, dorati e brillanti, come un piccolo concentrato di calda luce che i raggi di sole hanno lasciato nei prati, dono estremo dell’astro nel suo momento di maggiore forza. Inoltre è interessante notare che l’olio non diventa rosso se non viene esposto ai raggi del sole (questo perché è la luce ad attivare l’ipericina, il componente responsabile del colore).
Alcune notizie folkloristiche dicono che l’Iperico va raccolto prima che venga colpito dal primo raggio di sole del 24 giugno, altri sostengono che invece vada colto a mezzogiorno dello stesso giorno, mentre alcuni sostengono che durante il periodo di macerazione nell’olio questo non dovrebbe mai “essere visto dalla luna” ma solo dal sole.

Un proverbio dice che “fuoco scaccia fuoco” ed è proprio questo che fa il focoso e solare Iperico: l’oleolito e l’unguento che ne derivano servono per curare le bruciature, sia date da fonti di calore, sia quelle solari, come anche per lenire gli eritemi, gli arrossamenti e in generale tutti i dolori “caldi” come ulcere, piaghe, ferite, punture d’insetto, infiammazioni sia a livello epidermico che muscolare e articolare e per lenire il dolore in generale. Può quindi essere usato per massaggi, come linimento sulla pelle irritata o senescente, sui tagli e le ulcerazioni in via di guarigione, come ingrediente di creme autoprodotte.
Ma come Achille, l’Iperico si rivela un buon guerriero: respinge infatti le aggressioni esterne essendo antivirale e antisettico, dona ed incrementa la vitalità come antidepressivo ed era una delle piante principali per curare le ferite dei guerrieri, infatti questa pianta calma il dolore e favorisce la ricostruzione della pelle. La tradizione popolare lo riconosce come un utile talismano contro gli influssi negativi, se gli ha dato il nome di “cacciadiavoli”, ed ancora oggi si usa appenderne un mazzetto dietro la porta o le finestre per tenere fuori di casa la sfortuna e le streghe.
E’ inoltre astringente, ipotensivo, sedativo e digestivo ed aiuta a curare le malattie dell’apparato respiratorio come potete leggere qui: Iperico.

ATTENZIONE: per uso interno ad alte dosi può interferire con l’azione di farmaci antidepressivi ed anticoncezionali e in rari casi può avere proprietà fotosensibilizzanti (rende la pelle più sensibile ai raggi solari), per tanto non usare prima di esporsi al sole o a lampade UV se si ha la pelle particolarmente chiara e sensibile.

Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.

Vedi anche:
Come pulire la cera
Iperico
Alcune varietà d'Iperico
Illustrazioni botaniche d'Iperico 
Oleolito d'Iperico 
Cautha - Unguento alla Calendula e Iperico 

Aggiornato l'ultima volta il 5 agosto 2015.

3 commenti:

  1. Se fosse la luce ad attivare il colore rosso dell'ipericina....allora come lo spieghiamo il fatto che se facciamo una titura madre appenaversiamo sui fiori la grappa , si colora di un rosso intenso nel giro di 3 secondi.....è la luce o è la sostanza che è di facile estrazione..ovviamnente nell'olio ci vuole il calore per vasodilatare e far evaporare l'acqua che andrebbe a far danno all'olio stesso

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  2. Se fosse la luce ad attivare il colore rosso dell'ipericina....allora come lo spieghiamo il fatto che se facciamo una titura madre appenaversiamo sui fiori la grappa , si colora di un rosso intenso nel giro di 3 secondi.....è la luce o è la sostanza che è di facile estrazione..ovviamnente nell'olio ci vuole il calore per vasodilatare e far evaporare l'acqua che andrebbe a far danno all'olio stesso

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  3. Ho sperimentato anch'io che la tintura madre diventa subito rossa. Sicuramente la differenza di solvente fra olio ed alcool è responsabile della differenza. Quindi sicuramente il fatto che l'olio ci metta molto di più a colorarsi e che questo avvenga in presenza di calore può dipendere dal fatto che è il caldo che rende maggiormente estraibile il principio attivo.
    Un altro mistero è come mai, pur preparando l'oleolito sempre nella stessa maniera, a volte diventa rosso rubino ed a volte no...

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