lunedì 19 ottobre 2015

Plinio il Vecchio

 
Vita
Gaio Plinio Secondo viene comunemente chiamato Plino il Vecchio, per distinguerlo da Plinio il Giovane, figlio di Plinia, sorella del Vecchio, e da lui adottato. Al nipote dobbiamo la maggior parte delle informazioni sulla vita e la personalità del nostro autore.
Nacque da una famiglia di ceto equestre nell'allora Gallia Transpadana a Novum Comum (oggi Como, ma secondo altri a Verona) nel 23 o 24 d. C., secondo una fonte tarda i suoi genitori sarebbero stati Gaio Plinio Celere e Marcella. Studiò a Roma dal 35 d. C. presso il retore Pomponio Secondo e più tardi esercitò la professione di avvocato. Combatté nella cavalleria in Germania sotto il comando dello stesso Pomponio secondo; un giorno deve aver perso un finimento del cavallo recante il suo nome che è stato ritrovato dagli archeologi. Probabilmente fu durante questi anni che conobbe il futuro imperatore Tito. Tornò stabilmente in patria intorno al 59; durante il principato di Nerone si tenne lontano dalla corte, forse per una sua certa opposizione al princeps e si dedicò allo studio e alla scrittura. Nel 62 nacque il nipote Plinio il Giovane, che nel 70 andò a vivere insieme alla madre presso lo zio, essendo il padre deceduto. Dopo la conquista del potere da parte di Vespasiano, padre di Tito, Plinio ebbe una brillante carriera che lo portò ad essere prefetto provinciale in Gallia Narbonense (70) e in Spagna (73), ma ebbe anche incarichi nella Gallia Belgica e in Africa e tornato a Roma nel 75/76 continuò a collaborare strettamente con l'imperatore, Plinio il Giovane ricorda che i due s'incontravano ogni giorno ancor prima dell'alba. Nel 77, probabilmente, venne pubblicata la sua opera principale, la Naturalis Historia.
Morì a Stabbia nel 79 d. C., pochi mesi dopo Vespasiano, durante l'eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei ed Ercolano: si trovava sul posto come comandante della flotta di stanza in Campania per portare aiuto alle popolazioni colpite e ad alcuni amici, e gli fu fatale, come racconta il nipote, la curiosità che lo fece avvicinare troppo per vedere da vicino il fenomeno vulcanico.
Sempre dalle parole di Plino il Giovane, si evince l'amore per lo studio e la conoscenza di Plinio il Vecchio, che dedicava tutto il tempo possibile alla sua erudizione: "Prima dell'alba andava dall'imperatore Vespasiano: infatti anche quello approfittava della notte; poi al compito affidatogli. Ritornato a casa, quel tempo che restava lo dedicava agli studi. Spesso dopo lo spuntino...d'estate, se c'era un po' di tempo libero, stava sdraiato al sole; veniva letto un libro; egli faceva delle osservazioni e individuava brani da citare. Era anche solito dire che nessun libro è così cattivo da non giovare per qualche aspetto. "  E più oltre: "Infatti riteneva che fosse perduto tutto il tempo che non veniva dedicato agli studi. Con questo ritmo di lavoro portò a termine questi rotoli così numerosi, e a me lasciò centosessanta rotoli di appunti di passi scelti..."(1)
Una statua rappresentante Plinio il Vecchio è presente sul Duomo di Como, sua città d'origine.

L'opera
Risultano perduti il De iaculatione equestri su come scagliare il giavellotto a cavallo, scritto durante le campagne in Germania e probabilmente ispirato alla tecnica usata dalle popolazioni locali; la sua biografia di Pomponio Secondo; i Bella Germaniae che narrano dei conflitti fra Germani e Romani (sembra che durante la sua permanenza in Germania l'autore avesse sognato il principe Druso, padre dell'imperatore Claudio morto durante gli scontri coi Germani, e che questi gli avesse chiesto di tramandare la sua memoria), fonte principale per quegli anni degli Annali di Tacito e della Germania ; l'A fine Aufidii Bassi opera di storia contemporanea che si poneva come continuazione di quella di Aufidio Basso; lo Studiosus riguardante la retorica e il Dubis sermo su morfologia e ortografia, entrambi scritti durante il principato di Nerone. Buona parte di questi testi risultavano già pressoché introvabili nel IV sec. oscurati dall'opera retorica di Quintiliano e da quella storica di Tacito.

L'unica opera conservatasi, che è poi quella che gli è valsa la sua fama (ed indubitabilmente il nostro ringraziamento per la mole di informazioni tramandateci), è la Naturalis Historia "storia naturale" o meglio "indagine sulla natura", un'opera enciclopedica in 37 libri dedicata al futuro imperatore Tito, progettata probabilmente sotto Nerone e alla quale Plino lavorò fino al 77 d. C. anno della pubblicazione, ma potrebbe non essere riuscito a terminare la revisione finale del testo. In origine ogni libro era aperto dall'indice degli autori consultati, ma Plino il Giovane li riunì tutti, ed insieme al sommario andarono a costituire il libro I. Visto che si parla di più di circa cento autori, è difficile dire quali vennero tenuti in maggiore considerazione, anche se si può supporre che Varrone fosse tra questi.
I libri che in questa sede più ci interessano, e che costituiscono il cuore e la parte più estesa dell'opera, sono quelli che vanno dal XII al XIX sulla botanica e l'agricoltura e dal XX al XXXII sulla medicina, le cui fonti principali potrebbero essere Giuba II, Catone, Teofrasto e Crateva.
Gli argomenti sono così ripartiti, tenendo comunque a mente che ci sono molti excursus:
Libri XII e XIII: piante esotiche
Libro XIV: la vite, la viticoltura, il vino (tratta anche della birra)
Libro XV: l'ulivo ed altri alberi da frutto
Libro XVI: alberi e botanica
Libro XVII: altre piante utili (parla anche  di agricoltura e in particolare del grano)
Libro XVIII: come dirigere una fattoria
Libro XIX: orticultura (con particolari riferimenti al lino)
Libro XX:droghe ottenute da ortaggi e altre piante da giardino
Libro XXI e XXII: droghe ottenute da fiori ed erbe (con anche una trattazione sulle api e sui pesi e misure greche)
Libro XXIII: droghe ottenute dal vino, dalla noce, dall'olio, dai frutti
Libro XXIV: droghe ottenute dagli alberi (con un excursus sulle piante magiche)
Libro XXV: droghe ottenute dalle erbe (parla anche degli scritti greci a riguardo)
Libro XXVI: malattie e rimedi a base di erbe (parla anche di una "setta" medica detta degli Asclepiadi)
Libro XXVII: droghe ottenute da piante selvatiche
Libro XXVIII: medicine ottenute dall'uomo (parla anche di canti e invocazioni per guarire e di cosmesi) e dagli animali
Libro XXIX: medicine ottenute dagli animali (traccia anche una storia della medicina)
Libro XXX: medicine ottenute dagli animali (traccia anche una storia della magia)
Libro XXXI e XXXII: medicine tratte dal mare e dai suoi abitanti
In questi libri Plinio cita circa 900 materie curative, più di qualsiasi altro autore antico.

Tradizione manoscritta
Essendo la Naturalis Historia così ampia, si capisce perché venne ben presto compendiata e divisa in parti riguardanti i singoli argomenti, sicché la tradizione manoscritta è composta da molti testimoni che tramandano solo una parte dell'opera; tuttavia è stato possibile ricostruirla interamente, ed è tra l'altro una delle più estese opere inntegrali arrivateci della latinità. Si sono conservati circa 200 manoscritti, e fra i più antichi molti sono palinsesti (ovvero, le pagine su cui era scritta l'opera di Plinio sono state raschiate e riutilizzate come supporto scrittorio per opere posteriori, ma è stato possibile ricostruire il testo antico tramite processi chimici o luci particolari), come il St. Paul im Lavanttal cod. 3/1 detto codex Moneus (conservato alla Biblioteca dell'abazia di San Gallo) del V sec. d. C. contenente una parte dei libri XI-XV.
Al VI sec. risale un manoscritto copiato in Inghilterra, ma quello considerato più autorevole è il Class. 42 (conservato alla Biblioteca di Stato di Bamberga) dell'inizio del IX sec. che riporta i libri XXXII-XXXVII
consultabile qui.
I primi manoscriti che contengono tutto o buona parte del testo datano al IX secolo, in particolare il Lipsius 7 (conservato alla Biblioteca di Leida) che contiene tutti i libri, il Bibl. Ricc. 488 (conservato alla Biblioteca Riccardiana di Firenze) dal I al XXXIV e il Parisinus Latinus 6795 (Biblioteca Nazionale di Francia di Parigi) dall'I al XXXII. Da quest'ultimo derivano molti testimoni successivi.
Nel III sec. d. C. Solino riassunse la parte riguardante la geografia.
Nel IV sec. d. C. i libri sulla medicina vennero compendiati in un trattato intitolato Medicina Plinii e integrati con parti tratte da Dioscoride e Celso, l'opera voleva essere un utile strumento per i viaggiatori che altrimenti sarebbero caduti nelle mani di medici avidi e incapaci. Nel V-VI secolo viene a sua volta riadattata ed integrata con altre fonti e prende il nome di Physica Plinii; nel XVI sec. la si attribuirà a un fantomatico Plinio Valeriano.
La Naturalis Historia viene citata da Isidoro di Siviglia nel VII sec come fonte per la sua estesa opera, le Etymologiae; nell'VIII sec. d. C. un manoscritto parziale viene usato da Beda il Venerabile per il suo trattato sulla natura. Dante cita Plinio nel De vulgari eloquentia come uno dei massimi prosatori della latinità (mentre da altri fu accusato di mancanza di stile nella scrittura).
Petrarca nel 1350 comprò un manoscritto della Naturalis Historia e notò come già allora il testo fosse corrotto e rimaneggiato; lo sappiamo poiché quella copia è ancora oggi conosciuta e reca le annotazioni del poeta a margine. Per tutto il medioevo il testo di Plinio sarà presente sullo sfondo di lapidari, bestiari, opere mediche, geografiche ecc.
La prima edizione a stampa risale al 1469 e fu stampata a Venezia. Nel 1506 a Roma fu ritrovato un gruppo scultoreo d'epoca romana, che venne identificato grazie alla descrizione di Plinio contenuta nella sua opera enciclopedica: si trattava del Laocoonte, l'espressiva scultura venne spostata dall'allora papa Giulio II in quelli che divennero poi i Musei Vaticani.
L'edizione critica della Naturalis Historia fu approntata nel XIX sec. da autori soprattutto tedeschi, ed il risultato è l'opera di Karl F. T. Mayhoff, a tutt'oggi considerata la più autorevole.

Riflessioni
A differenza di Dioscoride che si fa vanto d'aver sperimentato ed acquisito praticamente le conoscenze che trascrive, Plinio ammette apertamente che l'immensa mole di notizie contenute nella Naturalis Historia viene principalmente dai libri, anche se non c'è da dubitare che alcune cose le abbia apprese nel corso dei suoi viaggi. Ed egli stesso nella dedica della sua opera al futuro imperatore Tito dice: " Infatti è cortese, come penso, e pieno di onesto rispetto confessare attraverso chi avrai fatto progressi, non come fecero la maggior parte fra questi, che consultai."(2)
Se da un lato è ammirabile l'esperienza pratica di Dioscoride che vuole superare e correggere il sapere puramente "libresco", dall'altro merita un encomio anche l'onestà intellettuale di Plinio, che infatti cita chiaramente tutti gli autori consultati per ogni libro. Tale onestà e chiarezza ai nostri tempi spesso mancano essendo tralasciate le fonti da cui sono tratte le informazioni, soprattutto al tempo di internet, in cui ogni notizia viene diffusa e presa per buona senza che se ne conosca l'origine.Ed è inoltre da rilevare che Plino pur traendo il suo sapere di seconda mano, non rinuncia certo ad un certo senso critico, chiarendo e a volte contestanto alcune affermazioni delle sue fonti, e dicendo esplicitamente all'inizio del III libro, che fra i vari autori consultati seguirà quello che riterrà più veritirero.
E continua umilmente nella dedica dicendo "Non dubito che ci siano molte cose che mi sfuggono."(3)
Dunque ci troviamo sicuramente davanti ad un'opera di diletto ma che anche vuole giovare ai suoi lettori come l'autore stesso scrive: "Perché leggi queste cose imperatore? Furono scritte per l'umile volgo, i contadini, la schiera degli artigiani, ed in ultimo per gli studiosi."(4) Possiamo dire che Plinio riuscì pienamente nel suo intento, raccogliendo e tramandando conoscenze che verranno lette per secoli, e che ancora oggi sono una miniera di informazioni riguardo ai più disparati campi dell'antichità e del sapere umano.
Italo Calvino nel suo saggio sulla Naturalis Historia scrive: "Potremmo distinguere un Plinio poeta e filosofo, con un sentimento dell’universo, un suo pathos della conoscenza e del mistero, e un Plinio nevrotico collezionista di dati, compilatore ossessivo, che sembra preoccuato solo di non sprecare nessuna annotazione del suo mastodontico schedario."(5) Ed in effetti è proprio così, leggendo le pagine di quest'opera immensa non si può non essere colpiti dall'amore per la conoscenza del nostro autore, e contemporaneamente si ha l'impressione che egli voglia riunire e sistematizzare qualsiasi cosa scritta sui vari argomenti, ancorché curiosa o improbabile.
Infine, vorrei chiudere riportanto quello che per Plino era l'argomento dei suoi libri: "...la natura delle cose, che è la vita..."(6).


Note
(1) Epistolae, III, 5.
(2) Naturalis Historia, I, 21.
(3) Naturalis Historia, I, 18.
(4) Naturalis Historia, I, 6.
(5) Il cielo, l'uomo, l'elefante in Perché leggere i classici, pag. 43.
(6) Naturalis Historia, I, 13.

Immagini
Immagine 1: rappresentazione di Plino il Vecchio da un testo di Cesare Cantù del 1859.
Immagine 2: la statua rappresentante Plino il vecchio sul Duomo di Como.
Immagine 3: frontespizio della Naturalis Historia di un'edizione a stampa del 1669.

Utilità
Qui tutte le fonti letterarie che parlano della vita di Plinio (sito inglese testo latino)
Qui l'intero testo latino della Naturalis Historia  (testo in latino)
Qui la traduzione inglese della Naturalis Historia dell'autore e testo latino di K. F. T. Mayhoff (testo in latino e inglese sito in inglese)
Qui la traduzione inglese della Naturalis Historia di H. T. Riley del 1955 e testo latino di K. F. T. Mayhoff (testo in latino e inglese sito in inglese)
Qui la traduzione in inglese della Naturalis Historia del 1949-1954 di H. Rackham, W.H.S. Jones e D.E. Eichholz (testo e sito in inglese)
Qui  e qui si può leggere il saggio di Italo Calvino riguardante la Naturalis Historia, Il cielo, l'uomo, l'elefante (pagg. 42-54) contentuto in Perché leggere i Classici (ho segnalato entrabe le edizioni poiché alla prima mancano parti presenti nella seconda, quindi alla fine saltando un po' dall'una all'altra si potrà consultare il testo completo)

Fonti antiche
De viribus illustribus, Svetonio (breve vita di Plinio)
Epistolae, Plinio il Giovane, VI, 16 (sulla morte), e III, 5 (su opere e studio)
Naturalis Historia, Plinio il Vecchio

Fonti moderne
Il bosco sacro, M. Bettini, La Nuova Italia, 2004
Perché leggere i Classici, I. Calvino, Mondadori, 1995
Storia letteraria di Roma, P. Fedeli, Fratelli Ferraro Editori, 2004
Livius.org - Natural History
Livius.org - Pliny the Elder
The manuscripts of Pliny the Elder's "Natural History"
Wikipedia.en - Medicina Plinii
Wikipedia.en - Natural History
Wikipedia.en - Pliny the Elder

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Vedi anche:
Catone
Columella 
Dioscoride
Storia dell'Achillea
Storia della Calendula
Storia della Violetta

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