Donne che si fanno male di Dusty Miller, Feltrinelli, 1997.
Numero pagine:
Titolo originale: Women who hurt themselves
Lingua originale: inglese
Prima edizione: 1994
Prima edizione italiana: 1997
Genere: saggio
Numero pagine:
Titolo originale: Women who hurt themselves
Lingua originale: inglese
Prima edizione: 1994
Prima edizione italiana: 1997
Genere: saggio
Solito mercatino dell’usato. Nel titolo c’è la parola “Donne”, ed in più ho letto da poco altri libri della stessa collana. Va bene, lo prendo. E’ un libro uscito in lingua originale nel 1994, un po’ datato quindi, ma l’ho trovato molto interessante (al di là del fatto che non essendo un’addetta ai lavori non posso sapere se sia una teoria valida o meno, se sia ancora considerata o meno, ecc.).
L’argomento, come da titolo, è il trattamento psicoterapico per donne autolesioniste. L’autrice, dopo aver a lungo studiato casi anche molto differenti fra loro, propone un approccio integrato, un metodo che possa essere utile a coloro che in qualche maniera infiggono sofferenza al loro colpo, sia tramite i disturbi alimentari, sia con eccessivi interventi estetici, sia provocandosi dolore fisico, sia abusando di farmaci o droghe.
La Miller individua la genesi di questi comportamenti in traumi infantili dovuti a violenze o trascuratezza o eccessiva cura durante l’infanzia; a causa di ciò la paziente non ha imparato a prendersi cura di sé stessa, non avendo avuto un modello di cura positiva nell’infanzia, per cui spesso presenta una triplicità interiore di vittima-violatore-spettatore non protettivo.
Compito del terapista, secondo l’autrice, è creare una dimensione di fiducia reciproca e sostegno, per poi, piano piano riuscire ad affrontare la storia della donna, secondo i suoi tempi specifici, e ricreare una parte della sua psiche in grado di avere cura della totalità della persona, in modo da interrompere i cicli di autolesionismo e favorire rapporti umani reali e solidi, non caratterizzati da silenzio, segreto e mancanza di comunicazione.
Indica il complesso dei vari aspetti dell’autolesionismo dovuto ad abusi con “sindrome da rimessa in atto del trauma”, sindrome di cui lei stessa è stata vittima. Nello svolgersi del libro, prende come riferimento principale le storie di quattro diverse donne, e ne cita altre in alcuni capitoli specifici.
Nella prima parte l’autrice traccia un quadro generale dei sintomi, delle motivazioni scatenanti, di come questi influenzino l’intera vita emotiva, sociale e fisica della donna, la quale è “l’unica esperta del suo personale cammino di guarigione”.
La seconda invece illustra il metodo da lei messo a punto per favorire una guarigione, ed è soprattutto rivolto a terapisti ed operatori del settore, infatti all’inizio pone una distinzione fra questo tipo di disturbo ed altri simili. Passa poi ad analizzare le tre fasi attraverso cui si snoda il suo approccio, sempre e comunque caratterizzate da un attento ascolto della paziente. Il libro si chiude con le parole delle quattro donne dopo il lungo percorso terapeutico.
Non è stata una lettura facile, sia per la sofferenza implicita nei racconti, sia per la specificità di lessico e richiami a teorie psicologiche che io personalmente non conosco bene. Ma è stato comunque utile e proficuo avere a che fare con quest’argomento altrimenti sconosciuto. Non una lettura leggera quindi, ma che sicuramente può dare spunti interessanti per sé e per tutti coloro che si trovano vicino a persone con questo tipo di problematiche.
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