La Signora del gioco di Luisa Muraro, La Tartaruga edizioni,
2006.
Numero pagine: 337
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 1976
Genere: saggio
Numero pagine: 337
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 1976
Genere: saggio
In questo periodo in particolare, ma anche negli ultimi anni, ho letto parecchi libri sulle streghe: l’argomento mi affascina, non la triste storia di come medichesse e donne emarginate siano state spazzate via da un sistema misogino e violento, ma la figura in sé, la presunta dimestichezza con erbe e Natura, il valore sovversivo che ha la sua immagine, ma anche il fatto che fra le streghe potesse essersi conservata una traccia di culti precedenti.
Questo libro in particolare affronta la questione dal punto di vista delle sue vittime – come recita anche il sottotitolo -.
L’autrice analizza i verbali di alcuni processi avvenuti in Val Poschiavina, Val Camonica, Val di Fiemme, a Milano e nel Canavese in vari periodi. Considera l’impatto psicologico sulle imputate; il ruolo che nei processi interpretava la collettività, intesa come coloro che erano vicini alla presunta strega, famigliari e compaesani; il mischiarsi di sogno e realtà nelle testimonianze rese ai giudici; ed anche l’evolversi del modello del sabba o, come si chiamava in origine, del buon gioco, originariamente guidato da una Domina Ludi, la Signora del gioco appunto, chiamata Madonna Oriente, Erodiade ecc. che da dea-fata a capo degli incontri stregoneschi, diverrà una pallida superstizione, soppiantata dal Diavolo, onnipresente tentatore e seduttore. Inoltre evidenzia come da una visione della magia come pura superstizione e fantasia, si passi a credere che sia reale e sicuramente demoniaca e malefica.
E’ dunque un testo molto ricco ed articolato, che ha il grande pregio di riportare i verbali, le esatte parole delle imputate per stregheria (così come le edizioni critiche o stampate degli stessi).
Vi si trovano tutti quelli che diventeranno i luoghi comuni dei processi: come venga rinnegata la fede cristiana, come le streghe ricevano un’unguento dal diavolo che le conduce al sabba, come esse si nutrano di bestie ed uomini poi riportati in vita, che però troveranno la morte di lì a poco; come esse si concedano a rapporti con i demoni; come provochino malattie, mal tempo e morti agli altri solo per invidia o ripicca ecc.
L’autrice avanza anche alcune interessanti teorie sul perché venissero principalmente prese di mira le donne vecchie, le vedove o quelle per qualche ragione sole o isolate. Fra i processi presi in considerazione sono riportati anche quelli avvenuti contro medichesse e curatrici, che ho trovato particolarmente interessanti.
Scritto negli anni 70 e ripubblicato in questa nuova edizione, è ancora un libro interessante e degno d’essere letto.
Riporto solo una breve citazione di una donna di Pisogne, che rivolgendosi al vicario, lei accusata, mosse un atto d’accusa a sua volta: “Mi fate un grande torto. Gli altri devono saperlo, che siccome io non dicevo come voi volevate, mi avete detto “brutta vacca” e altre parolacce. E poi non mi avevi giurato di lasciarmi andare se avessi detto come volevate voi. Mi avrete sull’anima […] com’è vero che avete addosso un vestito. Tu sei peggio di me.”
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