Il genere Populus appartiene alla famiglia delle Salicaceae e conta una trentina di specie, fra le quali le più comuni in Italia sono il Pioppo Nero (Populus nigra), il Pioppo Bianco (Populus alba), il Pioppo Tremulo (Populus tremula) e il Pioppo Grigio (Populus x canescens ibrido di Bianco e Tremulo).
Populus, secondo un'etimologia popolare diffusa già nella Roma antica, deriva dal fatto che il Pioppo era l'albero del popolo; secondo i linguisti moderni invece l'etimologia è incerta, e probabilmente viene da una radice non indoeuropea (come d'altra parte molti altri fitonimi assorbiti da greci e latini); secondo altri deriverebbe dal greco pallo "ondeggio, agito" per la caratteristica delle foglie dal lungo picciolo di tremare ad ogni alito di vento. Una simile etimologia si propone anche per il termine greco indicante il Pioppo Nero, ovvero aigeiros, dalla radice AG=EG, IG- "muoversi, agitarsi, tremare". Il Pioppo bianco veniva invece detto leuke cioè "bianco".
Avevo in mente uno studio generico sul Pioppo, ma essendo alberi molto diversi fra loro credo che ci sia bisogno di uno studio approfondito per ognuno, benché lo spirito di fondo sia similie; ho quindi deciso di concentrarmi sul Pioppo Nero a me più vicino e familiare, e d'ora in avanti dove non specificato altrimenti, per Pioppo intenderò lui. Può essere che non sempre le notizie che ho raccolto specifichino il genere di Pioppo a cui sono riferite, ma ho deciso di riportarle comunque laddove mi siano sembrate particolarmente significative, specificando comunque l'incertezza del riferimento.
Nomi popolari: Arbare, Pibula (Liguria), Poja, Albaro (Piemonte), Pobbia nera, Alnia (Lombardia), Talpon negro (Veneto), B'dolla, Fiopa (Emilia Romagna), Populo nero, Oppio da pali (Toscana), Bidollo (Marche), Albuccio (Lazio), Chioppe (Abruzzo), Chioppa, Cuduli bianchi (Campania), Zizuigo (Puglia), Chiupparella (Basilicata), Agiocu, Candelise (Calabria), Arvanu Arbaneddu niuru (Sicilia), Fustialvu nieddu, Linarbu (Sardegna).
In inglese è Aspen, in francese Peuplier, in tedesco Pappel, in spagnolo Almo.
Descrizione: albero a foglie caduche, alto fino a 30 metri con fusto solitamente dritto ma spesso con protuberanze negli esemplari adulti. La corteccia grigio-marrone è liscia negli individui giovani ma più avanti si screpola con tagli orizzontali. La chioma è ampia ed avolte piramidale o tubulare, con molti rametti giallastri. Le foglie sono alterne, disposte a spirale lungo ai rami, con un lungo picciolo ed hanno forma triangolare o romboidale, dentellate con apice acuminato, verde tenero lucente a primavera per poi scurirsi una volta sviluppate; d'autunno diventano giallo dorate. Le gemme sono coperte di brattee brune glabre e vischiose. I fiori maschili e femminili si presentano su piante diverse; quelli maschili sono amenti penduli rossastro-bruni di circa 10 cm, che spuntano prima delle foglie fra febbraio e aprile, quelli femminili sono più esili e verde-gialli. I frutti sono capsule contenenti piccoli semi provvisti di lanuggine bianca, che ne favorisce la dispersione grazie al vento.
Non è molto longevo, può raggiungere i 90 - 100 anni.
Habitat: Cresce in tutta Italia dal mare alla montagna fino ai 1200 m, spesso coltivato, soprattutto nella pianura Padana. Spontaneo si trova solitamente lungo fiumi o laghi, a volte al margine
di boschi ma mai nel fitto, poiché ha bisogno di luce e acqua per svilupparsi.
Cresce sia in boschetti puri che in compagnia di Salici e Ontani, anch'essi amanti dei corsi d'acqua.
Il Pioppo può ospitare un gran numero di insetti, e animali quali scoiattoli, picchi, falchi, pipistrelli che trovano ricetto nelle cavità degli alberi adulti. Sulle sue radici cresce il Piopparello o Pioppino (Agrocybe aegerita), un fungo commestibile e saporito.
La droga è costituita dalle gemme che si raccolgono in primavera prima che si aprano, in tarda mattinata, possibilmente in luna crescente o piena, e si fanno seccare in luogo ben areato e ombroso, per poi coservarle in barattoli di vetro ben chiusi e al riparo dalla luce. Fresche si usano anche per la preparazione di gemmoderivati. Anche la corteccia ha proprietà medicinali, si raccoglie all'inizio della primavera, prima della ripresa del ciclo vegetativo, si taglia in strisce e si lascia seccare al sole, si conserva in vasi di vetro o ceramica ben chiusi.
Utilizzi
Come sempre prendete ciò che segue per una ricerca, sperimentata solo in
parte, e prima di utilizzare qualsiasi erba assicuratevi che sia quella
giusta, che sia lontana da strade e fonti di inquinamento, verificate
di non essere allergici o ipersensibili a qualche componente e prima di
fare qualsiasi cosa consultate il vostro medico/omeopata/erborista. ATTENZIONE: il Pioppo contiene salicilati, presenti anche nell'aspirina, dunque in caso di allergie o ipersensibiltà evitarne l'uso. Evitare anche durante cure con farmaci anticoagulanti.
Le gemme hanno proprietà: astringenti, antinfiammatorie, balsamiche, depurative, anticatarrali, diuretiche, antimicrobiche, batteriostatiche, leggermente analgesiche.
Infuso: si gettano 2-5 g di gemme in 100 ml d'acqua e se ne bevono una-due tazzine al giorno per calmare la tosse e eliminare il catarro, magari in associazione al Timo, anche per gargarismi contro il mal di gola. E' anche un rimedio per la cistite ed è un buon diuretico, al quale si possono associare le foglie di Betulla. Inoltre, calma i sintomi influenzali e i dolori che vi si accompagnano.
Per uso esterno può essere utile in caso di emorroidi, per detergere zone infiammate e congestionate, e per lenire piccole scottature, contusioni o escoriazioni anche in forma di compresse (cotone o garze imbevute di infuso e applicate sulla zona interessata).
Sciroppo: non che sia un'esperta ma per quanto ho potuto capire e
provare un metodo di preparazione di sciroppo potrebbe essere questo:
si mettono le gemme contuse in un barattolo, coprendole di zucchero ed
aggiungendo un po' di alcool a 95°. Si lascia poi macerare al sole per
qualche mese, finché lo zucchero non sarà quasi del tutto sciolto; a
questo punto si filtra e si conserva lo sciroppo in bottigliette di
vetro e si prende a cucchiai in caso di tosse e mal di gola. Una buona
variante potrebbe avere il miele al posto dello zucchero, e spesso gli
sciroppi si preparano anche partendo dall'infuso al quale si aggiunge
una pari quantità di zucchero, ma non ho ancora fatto molte prove in
merito...prima o poi! :)
Oleolito e unguento: non ho ancora provato a farlo, e l'unica ricetta che ho trovato usa il metodo della digestione a caldo, ovvero: si mettono le gemme fresche e l'olio di oliva (in proporzione 1:10) a macerare a bagnomaria per almeno 30 minuti, trascorsi i quali si filtra l'olio. Personalmente però preferisco ottenere gli oleoliti per macerazione a freddo, anche se il processo è più lungo, ma in tale modo non si rischia di surriscaldare e rovinare l'olio. In questo caso però potrebbe essere utile per far evaporare l'acqua contenuta nelle gemme e sciogliere la resina, responsabile delle eccellenti proprietà del Pioppo...non resta che sperimentare!
Quest'oleolito viene usato soprattutto per lenire il dolore dato dalle emorroidi e miscelandolo con cera d'api (ed eventualmente oleoliti o estratti di altre erbe adatte come Ippocastano e Achillea) se ne può fare un valido unguento. Fino a pochi anni fa l"'unguento populeo" era ottenuto dalla macerazione delle gemme in strutto o altro grasso animale, ma spesso si aggiungevano varie altre erbe come la Belladonna, il Giusquiamo, la Morella o il Rosolaccio (anche in questo caso, se qualcuno reperisse o fosse a conoscenza di una ricetta attendibile, sarei lietissima di leggerla e sperimentarla! ATTENZIONE: gran parte di queste erbe sono pericolose poiché molto attive anche in piccole dosi e possono provocare avvelenamento).
Il Mattioli riporta anche che le donne ai suoi tempi pestavano le gemme e le univano al burro, lasciando a macerare per un certo periodo. Usavano quest'unguento dopo averli lavati per "per far belli i capelli".
Vino medicato: si lasciano a macerare 5 g di gemme in 100 ml di
vino rosso per 10 giorni; se ne consumano bicchierini nel corso della
giornata per sedare la tosse ed eliminare il catarro.
Tintura madre: si prepara con droga fresca in rapporto 1:2, a macero per tre settimane in alcool a 95°. Con droga secca il rapporto è 1:5 e la gradazione alcolica 75-90° (informazioni tratte da Infoerbe.it).
Gemmoderivato: si usa nella cura della tosse, delle malattie delle vie respiratorie e per eliminare il catarro.
Come per gli altri alberi, anche del Pioppo si usano varie parti, come il legno, che è di colore chiaro, tenero, leggero ed agevole da lavorare, ma non si conserva a lungo poiché viene facilmente aggredito da insetti o muffe. Un tempo veniva usato per soffietti da forgia perché non si deforma essiccandosi, mentre oggi se ne producono imballaggi e cassette da frutta, fiammiferi, stuzzicadenti, e carta.
Con i batuffoli che circondano i semi si potevano imbottire cuscini, inoltre potevano essere usati come materiale isolante. Il carbone di Pioppo viene a tutt'oggi assunto dopo i pasti per contrastare l'acidità di stomaco, il meteorismo e la fermentazione. Con i grani di resina solidifcati si facevano i rosari.
Un'altro importantissimo e naturale prodotto derivato da quest'albero, è la propoli. Questa infatti viene prodotta dalla lavorazione da parte delle api di alcune resine, ed in Europa la fonte principale è data appunto dalla sostanza vischiosa che ricopre le gemme del Pioppo (1). Le api la usano come materiale da costruzione insieme alla cera, per mummificare corpi estranei penetrati nell'alveare, chiudere o restringere eventuali buchi, rivestire le cellette delle larve inquanto ha importanti proprietà antimicrobiche ed antimicotiche. Inoltre è antinfiammatoria, ciccatrizzante, antiossidante, per le api ma anche per le piante, gli animali e l'uomo, sicché può essere usata in moltissimi modi anche in agricoltura (come antifungino ed antiparassitario), arboricoltura (come ciccatrizzante dopo grandinate, tempeste e potature), veterinaria ecc.
Per quanto riguarda l'uomo, la forma più diffusa è quella della tintura alcolica, indicata nel mal di gola, dolori ai denti, infiammazioni della bocca o piccole ferite e vesciche, ma può anche rientrare nella formulazione di creme e unguenti per ustioni, abrasioni, piccole ferite, irritazioni, che contribuisce a guarire e ciccatrizzare in fretta. Inoltre, essendo come già detto, antimicrobica e antimicotica può rientrare nella formulazione di prodotti per curare l'herpes e la candida.
Note
(1) Finché non ho fatto questa ricerca ero completamente all'oscuro di come le api producessero la propoli, anzi non me l'ero mai chiesta in realtà; ed è stato infinitamente affascinante approfondire quest'aspetto della vita delle api, vedere ancora una volta come la Natura è un "sistema di sistemi" che si alimentano ed equilibrano perfettamente. Tra l'altro, se vi capita di passare sotto un Pioppo verso Febbraio, potrete trovare ai suoi piedi qualche rametto con ancora le gemme attaccate, o magari qualche gemma caduta: provate a sfregarle fra le dita sentirete un odore misto fra il balsamico e il profumo del miele...ed io personalmente sono rimasta stupefatta, è proprio l'odore della propoli!
Fonti
Alberi, A. J. Coombes, Fabbri Editori, 2008
Come usare la propoli, Edizioni del Baldo, 2009
I discorsi ne i sei libri della materia medicinale di P. Dioscoride, P. A. Mattioli
Ierobotanica rituale e fitonomie sacre greco-italiche di M. Giannitrapani in Silvae, n. 13, Gennaio-Giugno 2013
Scoprire, riconoscere, usare le erbe, U. Boni e G. Patri, Fabbri Editori, 1979
Actaplantarum - Populus nigra
Apicoltura2000 - La Propoli: preparati per uso agricolo
Associazione micologica e botanica - Populus nigra
Erbeofficinali.org - Pioppo
Etimo.it - Pioppo
Figlia dell'erborista - Propoli
Infoerbe.it - Pioppo
Mieli d'Italia - Propoli
Waldwissen.net - Il pioppo nero
Immagini: la tavola botanica di Otto Willhelm Thomé.
Vietata la riproduzione anche parziale senza il permesso dell'autrice e senza citarne la fonte.
Aggiornato l'ultima volta il 31 Gennaio 2015.
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