Il sostituto di Brenna Yovanoff, Asengard, 2012
Numero pagine: 288
Lingua originale: inglese
Titolo originale: The Replacement
Prima edizione: 2010
Prima edizione italiana: 2012
Genere: urban fantasy, young adult, dark fantasy
Ambientazione: la cittadina immaginaria di Gentry, USA
Epoca: contemporanea
Era da qualche mese che volevo leggere questo libro, ma non mi decidevo mai: generalmente apprezzo molto le rinarrazioni moderne di miti e folklore, e sapevo che questo libro parlava di changeligs, ovvero dei sostituti che nel folklore delle isole britanniche venivano lasciati dalle fate quando rapivano i bambini umani, tuttavia la copertina mi suggeriva una certa sfumatura horror che non sapevo se mi sarebbe piaciuta o meno. Alla fine ho deciso di dargli una possibilità.
La storia narrata in prima persona è quella del sedicenne Mackie Doyle, o meglio, l'essere che è stato sostituito al bambino che portava quel nome quindici anni fa. Mackie è un adolescente introverso e di salute cagionevole a causa della sua allergia ai metalli (nel folklore irlandese il Piccolo Popolo non sopporta il ferro), alla terra consacrata e al sangue umano, che più di tutto cerca di non attirare l'attenzione. Nonostante questo ha alcuni amici, come Roswell e i gemelli Danny e Drew, ma soprattutto ha una sorella maggiore, Emma, che si è sempre presa cura di lui pur sapendo che Mackie non è il suo vero fratello. Stremato dalla vita fra gli umani verrà avvicinato dai suoi simili e condotto alla sotterranea Casa del Chaos, presieduta da Morrigan, una inquietante bambina, sorella della ancor più preoccupante Signora, la quale è responsabile dei rapimenti di bambini nella piccola cittadina. L'ultima ad essere stata rapita è Natalie Stewart, sorella di Tate che cercherà l'aiuto di Mackie per capire cosa le sia successo...
Bisogna ammettere che almeno le premesse iniziali non sono male, sia per il soggetto scelto che una volta tanto lascia stare vampiri, licantropi e draghi, sia perché il protagonista è un ragazzo ma non il classico eroe adolescenziale senza macchia.
Purtroppo però l'Autrice non riesce a svilupparle bene: non ci spiega praticamente nulla sulle creature come Mackie, non vengono mai definite chiaramente e pur avendo molto in comune con le fate anglosassoni non se ne spiega l'origine o la presenza in una cittadina americana; si capisce che esiste un tacito accordo fra questi esseri e gli umani di Gentry ma non si sa a quando risalga né da chi o perché sia stato stipulato. Lo svolgersi dei fatti è confuso e privo di ritmo, nel bel mezzo della lettura mi sono chiesta più volte "ma com'è che siamo arrivati qui?" ed anche se il finale è appena più movimentato non ci sono colpi di scena, è già chiaro da metà libro, e notiamo che la situazione di impasse conclusiva si risolve semplicemente con il cattivo di turno che decide di andarsene per la sua strada...sono rimasta basita.
C'è anche l'immancabile storia d'amore fra le dinamiche da high school che rimane (fortunatamente) ai margini della narrazione ed ha qualcosa di schizofrenico nel suo svolgersi.
La sfumatura horror che sembra suggerita dalla copertina è praticamente assente nel romanzo, non suscita inquietudine o paura o qualsiasi altra forte emozione.
I personaggi sono ben poco caratterizzati, piatti, a volte incoerenti e ben poco verosimili (oltre a sembrare misteriosamente indifferenti alla pioggia, quanti di voi si sdraierebbero su un prato sotto la pioggia ad amoreggiare!?) a partire dai protagonisti adolescenti privi di regole, orari o sorveglianza degli adulti, ai genitori stessi che sanno e non sanno quello che succede in città e sembrano sempre preoccuparsi in base a priorità discutibili. Parliamo di Mackie: ma come si fa a credere che nessuno si sia accorto che il colore dei suoi occhi cambia e che non può stare vicino ai metalli?
E poi Morrigan, perché si chiama come una dea della guerra irlandese ma è una bambina vestita di garze bruciacchiate!? Ecco, anche questo immaginario gothic che si respira nella Casa del Chaos l'ho trovato a tratti piuttosto trash.
Sicuramente mentre leggevo ho pensato a Neil Gaiman: ad American Gods per l'attualizzazione di motivi folklorici e a Nessun dove per la descrizione del popolo del sottosuolo...ma quest'Autrice non ha assolutamente la maestria di Gaiman!
Lo stile è semplice ma piatto, privo di carattere e descrizioni ben fatte.
In definitiva si tratta di un romanzo poco riuscito anche se parte da premesse interessanti, non lo consiglio.
Utilità
Brenna Yovanoff ha scritto vari altri romanzi, gli unici tradotti in italiano sono:
- La zona d'ombra del 2013
- Stranger Things - La vita segreta di Max del 2019 ispirato al personaggio della nota serie tv
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