Il sentiero della strega di Maddalena Tiblissi, PubMe – Collana StarLight, 2019
Numero pagine: 235
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 2019
Genere: romanzo fantastico, sentimentale
Epoca: contemporanea
Ambientazione: principalmente Stigliano e Potenza
Ecco un altro romanzo sulle streghe, che, ve lo dico subito, non mi ha per nulla entusiasmato. Ambientato in Basilicata, fra boschi e paesi della Lucania, racconta di Elizabeth, tessitrice irlandese espatriata che si scopre essere una strega grazie a Sofia, proprietaria di un negozio di prodotti biologici, e che farà innamorare perdutamente Duccio, giornalista senese con un matrimonio finito alle spalle. Non aggiungo altro riguardo alla trama per non rovinare la lettura a chi ci si vorrà cimentare.
Qualcosa di positivo dovrò pur dirlo, ed in effetti, una cosa che ho apprezzato è che per una volta la tizia (al solito bella e misteriosa) in copertina rispecchia la protagonista. Per il resto ho trovato un libro scritto con un lessico molto molto semplice, una quasi totale mancanza di dettagli e descrizioni di ambienti e personaggi, tanto che le amiche streghe di Elizabeth mi si confondevano nella memoria, ed ogni volta pensavo "e questa qual'era?". Inoltre, a volte si trovano termini in inglese in situazioni in cui sono assolutamente anacronistici.
I personaggi sono piatti, stereotipati, abbiamo lei bella, buona, e un po' ingenua, lui innamoratissimo a prima vista (però almeno non è il bel tenebroso classico, ricchissimo e possessivo), le amiche streghe solidali e un po' alternative, e i cattivi cattivissimi senza un perché. Elizabeth acquisisce la capacità di fare viaggi astrali nel giro di poche pagine, e diventa competente nel settore "magia/sciamanesimo/pratiche New Age alla rinfusa" leggendo qualche libro sulle streghe e la meditazione, e tutti i personaggi positivi trovano l'amore della vita in pochi mesi, sicché arriviamo ad un lieto fine da favola senza che ci sia stata un minimo di suspance. C'è tra l'altro una propensione inverosimile al monologo ad alta voce, che se è accettata per forza di cose in un testo teatrale, stona in un romanzo: immaginatevi di camminare per strada fra gente che riflette ad alta voce su "essere o non essere", non sareste un po' straniti?
E non dimentichiamo vite precedenti, telepatia, meditazione, controfatture, riti della luna piena piuttosto scarni, ma soprattutto le sacerdotesse di Avalon, collocate durante un sogno/viaggio astrale in Irlanda, quando Avalon appartiene ai racconti gallesi e britannici, o al massimo alle più tarde rielaborazioni d'ambiente cortese. Fortuna che almeno sta volta non sono stati scomodati i Templari.
Quindi in sintesi, per quanto sia apprezzabile l'intento, esplicitato dall'Autrice alla fine del libro, di voler scrivere un romanzo in cui la magia appaia come qualcosa di naturale, trovo poco riuscito il risultato. Forse il peggior libro sulle streghe che abbia mai letto.
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