I misteri del monte di Venere di Duccio Canestrini, Rizzoli, 2010
Numero pagine: 140
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 2010
Genere: saggio
Negli anni, ho letto tutto quello che ho trovato sulla vagina. Potrebbe sembrare un soggetto imbarazzante, e per alcuni sicuramente lo è, io però trovo che non ci siano abbastanza testi competenti sull'argomento, e che quei pochi andrebbero letti da più persone. Dal pionieristico I monologhi della vagina di Eve Esler passando per Storia di V. di Catherine Blackledge fino a Vagina di Naomi Wolf, ho trovato sempre delle ottime letture, sia a livello scientifico sia culturale, poetico, femminista; così, quando per caso sono incappata in questo libro, mi sono subito tuffata nella lettura. Che però è stata una delusione.
Questa la struttura del libro: dopo una breve introduzione dell'autore, in cui sono trattati anche i vari nomi che si danno alla vagina, si passa al primo capitolo che ne tratteggia la storia culturale e mitica partendo dalla preistoria (cita anche le teorie dell'archeologa Marija Gimbutas contenute in Il linguaggio della Dea) e definendo alcuni topoi, quasi archetipi, quali la vagina dentata, la vagina vista come una ferita, ed inoltre affronta il ruolo della verginità e l'esibizione della vagina.
In questo capitolo ho riscontrato alcune inesattezze mitologiche, come l'affermazione che Demetra, dopo la danza di Baubo, riporterebbe in vita Persefone (!?!).
Il secondo capitolo si concentra su natura e cultura del clitoride, delle mestruazioni e del pelo pubico.
Il terzo approfondisce la sfera delle modificazioni vaginali, partendo dalle le modificazioni etniche (ivi comprese le mutilazioni), e proseguendo con piercing, parrucchini pubici e chirurgia estetica.
Seguono note, bibliografia e indice.
Come potete vedere gli argomenti sono vari e potenzialmente interessanti, tuttavia sono trattati piuttosto brevemente (è comunque un volume di 140 pagine), e a mio avviso con una certa pedanteria paternalistica, nonché in alcuni punti, critica al femminismo. Insomma, il generale relativismo culturale, che di solito si traduce in distacco e sospensione del giudizio nei testi di antropologi, non l'ho ritrovato in questo volume, che è quindi si divulgativo, ma in alcuni punti risulta essere fastidiosamente normativo.
Inoltre, considerata appunto la brevità del testo, può costituire solo un introduzione all'argomento, da integrare con testi più approfonditi, come ad esempio le fonti bibliografiche riportate, che ho trovato interessanti che cercherò di procurarmi.
In definitiva quindi, pur trattandosi di un libro breve e di facile lettura, rimanderei ad altri testi sull'argomento.
Utilità
Se ti è piaciuto questo libro o vuoi approfondire l'argomento potrebbero interessarti anche:
- I monologhi della vagina di Eve Esler
- Il libro della vagina di Ellen Stokken Dahl e Nina Brochmann
- Storia di V. di Catherine Blackledge
- Vagina di Naomi Wolf
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