sabato 8 giugno 2019

Striges - La promessa immortale e Striges - La voce dell'ombra

Striges – La promessa immortale di Barbara Baraldi, Mondadori, 2013
Numero pagine: 464
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 2013
Genere: urban fantasy, young adult, paranormal romance
Epoca: contemporanea
Ambientazione: Milano

"Va beh" direte voi, "ancora streghe". Proprio così. In realtà sono incappata in questa serie per caso cercando tutt'altro, ma dando un'occhiata a quel "Striges" in copertina, il nome latino delle streghe, poi passato in biologia ad indicare i rapaci notturni, ho deciso di provare a darle una possibilità. Non che l'immagine di copertina mi ispirasse particolarmente, sì, non si giudica un libro dalla copertina, ma se lo fai nonostante tutto, a volte ci azzecchi, e visto che anche la copertina è frutto di uno studio di marketing e questa mi diceva "rivolto a lettori di sesso femminile, giovani e con una predilezione per l'oscuro" mi sembrava un po' fuori dal mio target, ma non si sa mai.
Il primo romanzo si apre sulla vita di Zoe, una diciassettenne milanese dai capelli rossi ed occhi gialli, per alcuni aspetti piuttosto introversa e insicura, orfana di madre e che vive con un padre ancora distrutto dal lutto familiare. Ad affiancarla sono Chloe, la migliore amica che sembra innamorarsi sempre del ragazzo sbagliato, e Sam, barista del Bloody Mary; la sua vita cambia con il suo diciassettesimo compleanno, quando Zoe scopre di essere una strega come la madre, e per di più, di essere la prescelta di una antica profezia. Been presto riceve anche la visita di uno strano furetto che si rivela essere il suo famiglio, l'aiutante animale delle streghe. Ma anche un altro incontro segna la sua vita: quello con Sebastian, un inquisitore, cioè il naturale nemico di una strega, legato al capo dell'Inquisizione, uno degli autori del Malleus maleficarum, un libro realmente esistito considerato una sorta di vade mecum del perfetto inquisitore. Eppure fra Zoe e Sebastian, anche a causa di una vita precedente, non l'odio, ma l'amore, nasce impetuoso, sullo sfondo di una guerra fra le due fazioni.
Ora, come vedete la trama ha tutto quello che ci si aspetta in un romanzo del genere: una protagonista femminile introversa, fragile ma con un forza nascosta, un protagonista maschile incredibilmente bello, un antagonista maggiore misterioso (ed antagonisti minori sia nel primo che nel secondo volume), la magia (anche se non è delineato chiaramente il suo funzionamento), una profezia, dinamiche da liceo piuttosto classiche (con anche i soliti bulli prepotenti).
La particolare sfumatura che l'autrice dà a questo mix piuttosto base è costituita dalla passione per il gothic ed il neo-paganesimo: ad esempio le streghe sarebbero le discendenti di Iside, inoltre cita personaggi mitologici e storici, nonché libri e canzoni. Ho apprezzato l'ambientazione, ovvero Milano, non dev'essere stato facile collocare un fantasy in un luogo così prosaico e familiare ai lettori. Tuttavia, oltre a volte a scadere nel trash, vedi il nome Cappuccetto Indemoniato per l'antagonista, l'impressione che mi ha dato questo romanzo è di immaturità narrativa: può sicuramente piacere per le sue particolarità, ma i personaggi sono scontati, la trama piuttosto banale e squilibrata, la storia d'amore infantile e già vista.
Come spesso accade, la copertina non c'entra niente con la storia narrata, sicuramente non ritrae la protagonista non avendo i suoi colori, sicché ci si chiede cosa ci stia a fare questa tizia fra i gigli, inoltre la copertina del secondo volume ha uno stile completamente diverso (ma più adatto al libro), il che non dà l'idea che si tratti di una serie.

Striges – La voce dell'ombra di Barbara Baraldi, Mondadori, 2014
Numero pagine: 489
Lingua originale: italiano
Prima edizione: 2014
Genere: urban fantasy, young adult, paranormal romance
Epoca: contemporanea
Ambientazione: il Santuario delle Streghe, un posto magicamente sospeso e segreto.

Avevamo lasciato Zoe e Sebastian innamorati e in fuga da Milano e da una guerra che li voleva rivali, in questa nuova tappa della saga troviamo Zoe che si sveglia in un luogo sconosciuto, che si scopre essere il Santuario delle Streghe, un luogo sospeso magicamente e al riparo dall'Inquisizione. Non si sa che fine abbia fatto Sebastian, ma troviamo vecchie conoscenze come Misha, Angelica e Sam, e nuove, come le Amazzoni, Sasha e Nausica, la fata Ligea, varie streghe fra cui Ginevra ed il suo ragazzo Adam. Anche qui emergono ben presto le dinamiche da liceo, solo spostate in una scuola di magia (che però non insegna magia),  e antagonisti usciti dai libri di storia come Erzsebet Bathory o da quelli di mitologia, come Lamie e Furie.
Chiaramente il confronto che viene subito in mente è con Hogwarts di Harry Potter, ma oltre ad essere molto meno delineate le materie, le dinamiche e le ragioni della scuola, al Santuario delle Streghe non si pratica la magia. Inoltre c'è poca chiarezza sulle razze magiche, il funzionamento della magia in generale e dei poteri dei singoli personaggi; Zoe stessa viene a sapere dell'esistenza delle diverse creature magiche solo quando se ne trova davanti un esponente: ma non era stata istruita da Sam? Non le ha mai accennato all'esistenza di Fate, Lamie, Amazzoni ecc.?
La protagonista ondeggia fra autocompatimento, empatia, e furia ceca e antisociale, tanto che mi è sembrato un personaggio al servizio del libro, degli eventi, privo di personalità sua propria, inoltre mi è parso inverosimile come i personaggi positivi affrontino tutti gli eventi drammatici (concentrati nelle ultime pagine) senza mai riflettere un attimo o chiedere chiarimenti agli altri. Il finale non può che essere (a mio avviso forzatamente) positivo, in quanto tutti i buoni si salvano rocambolescamente, anche quelli già morti, e tutto si conclude con un finale aperto ed una richiesta di matrimonio a pochi minuti dal reciproco riconoscimento.
Nota positiva è che comunque l'autrice riesce a mettere a sesto qualche colpo di scena senza scadere nell'eccesso. Insomma, volevo vedere come andava avanti la storia, quindi mi sono impegnata nella lettura di questo secondo romanzo, ma riconfermo la mia impressione iniziale di immaturità, benché ci siano degli elementi interessanti; consigliato solo a giovani lettori, se cercate qualcosa incentrato sulle streghe, dedicatevi ad altro. Chissà se ci sarà un seguito...
Nota pignola: ho trovato più volte le espressioni "tirare un sorriso" o "lasciare una carezza"...ma solo a me suonano estremamente male?

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